Capitolo 8
Sei qui davanti a
me, tranquillo come possono essere gli adolescenti il cui sguardo non conosce
la sporcizia del desiderio, la sua violenza, i cui occhi si limitano a
procedere a tentoni...mi ricordo bene dei suoi.
( Emma
Becker)
Bonnie
sedeva composta al suo posto, era lì già da una
decina di giorni ed ormai sapeva come comportarsi, e aveva capito che
era tutto
differente rispetto al mondo che conosceva ed in cui era cresciuta.
Anche
lo stare seduti composti era un concetto molto differente
dall'accezione comune, o almeno dall'accezione che fino a dieci giorni
prima
poteva indicare come comune.
In
questo contesto lo stare seduta composta per una
fanciulla come lei significava essere seduta sulla comoda sedia
rivestita di
velluto rosso, quasi dello stesso colore dei suoi capelli,
completamente
raccolti, con il busto e le spalle dritte, il collo leggermente
inclinato
rispetto alla linea perfetta della sua colonna verticale, e il mento
basso, per
guardare il piatto. Non poteva alzare la testa per guardare apertamente
Damon-
Francesco si corresse mentalmente- mentre sentiva che la osservava,
doveva
aspettare che il capofamiglia le rivolgesse la parola, dandole
implicitamente
il permesso di parlare, per sollevare il capo almeno per i pochi minuti
necessari a rispondere alla domanda che le era rivolta, tenendo
però sempre un
atteggiamento di dolcezza e umiltà, cosa che fortunatamente
a lei veniva
naturale... chissà come se la sarebbero cavata invece
Meredith e Elena, così
fiere, orgogliose e sicure di se’, in quella situazione.
Quasi
non riuscì a trattenere un sorriso divertito al pensiero delle amiche, ma
subito si rabbuiò:
loro non sarebbero mai finite in certe situazioni perché non
sapevano essere
delle streghe decenti!
Non
capiva ancora come era potuta arrivare in quel luogo, e
in quel tempo. Aveva "semplicemente" fatto un incantesimo per cercare
di ricordare cosa aveva amato in Damon, per recuperare la memoria.
Indubbiamente da quel punto di vista l'incantesimo aveva funzionato,
ora aveva
recuperato la memoria,
il problema era
che era finita indietro del tempo, a prima dell'arrivo a Villa
Salvatore di
Katherine e quindi a prima della trasformazione di Damon e Stefan in
vampiri e
persino, da quel che aveva imparato in questi giorni, della nascita
della
rivalità tra i due fratelli, nonostante i loro sempre
differenti atteggiamenti
e le loro opposte indoli, che si palesavano soprattutto nel rapporto
col padre,
idilliaco per quanto riguardava Stefano, di sopportazione per Damon
-Francesco,
si corresse ancora.
Infatti
già nel nome del figlio, Giuseppe Salvatore-
Giuseppe Maria Filippo conte di Salvatore - trovava un motivo di forte
scontento, infatti avrebbe preferito chiamare Damon col secondo nome,
Francesco, che reputava più adatto alla sua condizione di
erede del casato,
mentre il ragazzo si sentiva legato al primo nome, scelto per lui dalla
ormai
deceduta madre, che aveva voluto dargli il nome di un racconto mitico,
nome che
invece per il padre aveva un che di demoniaco, ma alla cui imposizione
per
amore della consorte non era stato capace di opporsi.
La
cosa piú strana di tutta la vicenda era che, sebbene
rimanesse atipico e fuori dagli schemi, il comportamento di Dam-
Francesco era
molto diverso da quello del suo Damon: meno malizioso, meno sfrontato,
meno
cupo e più dolce era questo ragazzo rispetto al SUO Damon,
quello che tanto
amava, e che tanto adorava metterla in difficoltà solo per
vederla arrossire
sotto i suoi occhi ardenti come braci. Persino lo sguardo dei due
ragazzi era
differente: questo più ingenuo e più giovane
Damon aveva uno sguardo dolce ed
allegro, curioso, curiosità che sicuramente doveva aver
perso vivendo per 500
anni.
Era
stato proprio lui ad aiutarla in questa storia. Quando
lei si era accorta della situazione in cui era finita e aveva cercato
di
giustificare la sua presenza e lo slancio che l'aveva portata ad
abbracciarlo,
lui con dolcezza aveva sorriso e le aveva detto qualcosa, ma appena
compreso
che lei non capiva la sua lingua aveva provato con altre fino a
giungere ad un
inglese un po' affettato -quello di Shakespeare si era detta la
ragazza- che
Bonnie poteva capire.
"Non
preoccuparti, ci prenderemo cura noi di te."
aveva detto mentre la versione impressionantemente giovane di Stefan le
sorrideva.
Francesco
aveva inventato una storia di copertura, aiutato
dalle suore del chiosco: lei era una nobile scozzese in visita in
Italia, la
cui carrozza era stata attaccata da dei briganti, che non avevano
lasciato vivo
nessun altro oltre a lei, lo shock le aveva portato via la memoria.
Lì l'aveva
trovata una nobile imparentata con una delle suore e l'aveva spedita
alla
parente per prendersene cura, ma Damon avendolo scoperto aveva ritenuto
che non
fosse decoroso per una giovane della sua posizione sociale vivere come
una
semplice borghese in un chiosco e aveva deciso di accoglierla in casa.
Il
padre era stato stranamente felice della proposta di
ospitare questa nobile, soprattutto dopo aver visto lo stemma
principesco che
questa portava.
La
notte in cui aveva fatto l'incantesimo infatti, Bonnie
aveva trovato sulla sua finestra una busta blu
e oro, apertala aveva visto un messaggio ed un
braccialetto con uno
strano ciondolo.
"Ti
prego indossalo subito. Ricorda: ti sono sempre
amico. Con affetto, Sage."
Aveva
fatto come scritto dall'amico e una volta arrivata in
questo tempo aveva scoperto che quello strano ciondolo era lo stemma
nobiliare
dei principi di Scozia, ecco come poteva vivere a Villa Salvatore.
La
ragazza con la scusa di aver perso la memoria aveva
ricevuto in quei dieci giorni di permanenza l'educazione base di ogni
nobildonna, e si era rivelata molto capace di assorbire gran parte
delle
nozioni, la cosa più difficile gli risultava l'educazione
alla dottrina
neoplatonica del tempo. Fortunatamente era stato designato suo compagno
di
studi un giovanissimo Stefano, anche lui all'inizio dei suoi studi, che
la
aiutava volentieri.
Quindi
era con il suo dolce amico che la ragazza avrebbe
dovuto passare più tempo, ma incredibilmente si ritrovava
sempre a condividerne
sin troppo con il maggiore dei Salvatore, troppo perché la
imbarazzavano le
attenzioni e le galanterie che lui le riservava. Francesco infatti ogni
giorno
le faceva lezioni d'italiano e in parte di latino: per la prima volta,
le aveva
raccontato, suo padre sembrava felice di una delle sue stramberie, il
voler
ostinatamente imparare l'inglese, perché poteva aiutarli in
questa situazione.
Il conte sembrava eccezionalmente felice della presenza di una
Principessa
nella sua casa...
Erano
le 5 del pomeriggio e finalmente Bonnie
poteva aver accesso alla biblioteca,
che era enorme.
Purtroppo
i testi in inglese però erano molto limitati,
qualche originale d'oltre manica, qualche traduzione di testi classici,
ma
perlomeno poteva non dedicarsi allo studio del suo 'amato'
neoplatonismo!
Mentre
cercava tra le traduzioni in inglesi si sentì
sfiorare il braccio: non aveva bisogno di voltarsi, la scarica
d'adrenalina che
aveva ricevuto e il brivido che sentiva sulla schiena, dove sentiva il
suo
sguardo, non era mai cambiato... poteva non essere ancora il suo Damon,
ma il
suo corpo rispondeva alla sua presenza come sempre.
-Francesco
a cosa devo la vostra presenza e, cosa alquanto
più imbarazzante, il tuo ostinato silenzio?-, gli disse
voltandosi, dopo una
decina di minuti, in un italiano quasi perfetto, volendo rendere
orgoglioso il
suo maestro.
-Vi
osservavo, mia diligente allieva. Sapete siete molto
aggraziata, vi muovete come un piccolo uccellino...-
Sentire
quel soprannome su quelle labbra, dove si era
disegnata un'espressione stranamente maliziosa e compiaciuta, ma
così abituale
nel Damon che lei amava, le provocò dei brividi e le
mozzò il fiato.
Francesco
intanto la osservava incuriosito da quella
reazione.
-Sapete
Bonnie siete molto strana... e soprattutto non mi
avete ancora spiegato da dove venite. Abbiamo inventato quella storia,
ma ora
non pretenderete che ci creda anche io che l'ho ideata?- le disse in
inglese
avvicinandosi troppo a lei, invadendo con eleganza il suo spazio
personale.
-Io
non ricordo...- provò lei, guardandosi intorno come per
assicurarsi che nessuno li ascoltasse.
-Volete
prendermi in giro? E non dovreste preoccuparvi di
essere ascoltata, sapete che sono l'unico che capisce la vostra
lingua...-
-Sul
serio non so...-
-Bonnie...-,
le disse avvicinandosi ancora mentre lei si
schiacciava più alla libreria
dietro di
lei,- Vi rinfresco la memoria se volete. I vostri abiti erano assurdi,
e mi
avete subito riconosciuto nonostante io non vi avessi mai vista prima,
mi avete
abbracciato e avete riconosciuto anche mio fratello...-
-Francesco...-
-No.
Conoscete il mio nome...-
-Vi
prego, sapete che vostro padre...-, ma lui sembrava
avvicinarsi ancora di più.
Proprio mentre lei stava per cedere e chiamarlo col suo nome l'arrivo di Stefano lo costrinse ad allontanarsi e permise a Bonnie di correre nella sua stanza.
SerenaEbe vi manda a dire " Mi dispiace avervi fatto aspettare tanto, so che il capitolo non è molto entusiasmante ma nel prossimo c'è Damon, quello vero " tradotto in parole povere, GET READY che nel prossimo capitolo potreste ritrovarvi un corvo svolazzante per casa, o un Ian Somerhalder che sbuca fuori dal vostro PC. Vi saluto, alla prossima. Sperando di essere una donna libera e non più soggetta a nessun tipo di schiavizzazione. XO XO - Chloy