Dedicato a Molly, la piccola mascotte di EFP.

Non c'è che dire: proprio un bel ragazzo! Capelli mori, legati in una coda da un nastro di seta rossa, occhi penetranti, fisico statuario. Non è un caso se tutte le donne arrossiscono al suo passaggio. Chi può resistermi d'altra parte? Sono il marchese Augusto Bartolomeo III Federico Guglielmo della nobile casata dei Cirimbaldi di Vilaurio e questo ritratto mi rende proprio giustizia! Tutte le giovani pulzelle di Vilaurio ne dovrebbero avere una copia in camera loro!
 
«Signorino Augusto, il marchese vostro padre vi sta attendendo nelle sue stanze.»
 
Senza nemmeno voltarmi sapevo che la giovane serva, imbarazzata dalla mia avvenenza, attendeva di essere congedata a testa bassa e con un colorito roseo sulle gote.
 
«Dite! Non trovate che io sia meglio in carne ed ossa?» stuzzicai la cameriera girandomi di scatto e indicando l'enorme dipinto appeso sopra al caminetto del salone.
 
«Non saprei dirvi, signorino Augusto. Non mi è concesso pensare al padrone in questa maniera!» rispose sempre a testa china ma voltando gli occhi nella mia direzione.
 
«Orsù Angela, non ti sto mica invitando ad un ballo a corte! La mia era una richiesta "tecnica", diciamo! Probabilmente non avrei dovuto conferire d'arte con una cameriera in preda ai calori adolescenziali!» mi divertii a guardare il suo incarnato farsi gradualmente di un colore violaceo.
 
«Avete ragione, signorino. Vi chiedo scusa per non essere stata all'altezza della vostra domanda! Con il vostro permesso posso tornare alle mie faccende domestiche?»
 
Che sciocca ragazza, non è nemmeno in grado di celare l'imbarazzo! Credo proprio che mi divertirò ancora un po' a tormentarla.
 
«Angela, così offendi il tuo padrone! Dovrei forse pensare che non ti aggrada la mia presenza?»
 
Un brivido di terrore scosse l'ingenua serva.
 
«Non era mia intenzione recarvi offesa, lo giuro! Se lo riterrete opportuno farò meritata penitenza!»
 
«Non farai alcuna penitenza, Angela. Mio figlio si diverte ad importunare le giovani fanciulle e a far attendere i vecchi. Vai pure ad assolvere ai tuoi incarichi!»
 
La cameriera si congedò con un inchino e si defilò a passo svelto.

Ecco il matusa arrivato a guastarmi i giochi!
 
«Padre, vi vedo in splendida forma! Mi avevate forse fatto chiamare?»
 
Lo vidi sogghignare mentre, accompagnandosi con il bastone, mi si avvicinava.
 
«Sei sempre il solito bugiardo, Augusto! È già tanto se mi reggo in piedi e lo sai bene!»
 
Ci risiamo, ecco che inizia con l'autocommiserazione.
 
«Suvvia padre, non dite così! Siete più fresco e arzillo di un giovanotto di campagna! Mi piacerebbe fare due chiacchiere con voi ma, ahimè, ho dato disposizione di sellarmi il cavallo perché ho degli impegni improrogabili che mi attendono in paese.»
 
«Augusto, figliolo, è proprio di questo che ti volevo parlare. So bene che gli impegni improrogabili in paese vestono una succinta gonnella e un corpetto scollato. Non potresti, per una volta, ascoltare il tuo vecchio?»
 
Diamine, deve aver pagato qualcuno per pedinarmi!

«Mi dispiace contraddirvi, padre, ma quest'oggi ho impegni di ben altro tenore. Uno di questi giorni, però, sarei lieto di presentarvi le mie allegre amiche!  Sono certo che vi tirerebbero un po' su… bè per lo meno il morale!»
 
Il vecchio mi aveva proprio spazientito. Con queste ultime parole presi la porta e mi diressi alle stalle ignorando i suoi richiami.