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Autore: TheHeartIsALonelyHunter    10/11/2013    2 recensioni
“Non è la prima scopa che hai avuto?” domanda Luna, incrinando la testa e appoggiando le mani al vetro.
“Sì” bisbiglia Harry, ancora perso in quella visione e in un ricordo lontano.
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“Credevo non conoscessi la strada per…”
Luna sorride ed esclama, con fare divertito:
“Solo perché tu non me lo hai chiesto, non vuol dire che non sia possibile…”
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“Harry, l’ho sognato…” dice lei inflessibile. Harry sospira rumorosamente, tentando di non perdere ulteriormente la pazienza.
“Solo perché l’hai sognato non vuol dire che è vero!” tenta di spiegarle, con il tono più calmo che può assumere. “Luna, devi scendere dalle nuvole, lo capisci?”
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La ragazza si avvicina al suo orecchio e gli sussurra, dolcemente:
“Sembra che ti sia entrato un Gorgospizzo in testa…”
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Il respiro di Luna sul suo collo.
Il suo profumo di violetta che gli inebria le narici.
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“Allora… Come lo chiameremo?” chiede Luna, con complicità, all’uomo.
Harry pare riflettere un istante poi chiede, con lo stesso tono confidenziale:
“Cedric Colin?”
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Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, James Sirius Potter, Luna Lovegood | Coppie: Harry/Luna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Nickname: TheHeartIsALonelyHunter
Titolo: I segreti di Diagon Alley
Rating: Verde
Pacchetto: London (Prompt Respiri, Diagon Alley)
Note d'autrice: I momenti si sviluppano in libri e situazioni diverse.
Nel primo siamo subito dopo la morte di Sirius nel quinto libro, ma comunque sempre durante il quinto anno di Harry.
Nel secondo siamo invece nel sesto libro, verso l'inizio, diciamo.
Nel terzo siamo durante il sesto, sempre, però verso la fine, forse pochissimo dopo la morte di Silente, credo.
Dal quarto in poi siamo dopo il settimo, quindi dopo la pace.
Ho immaginato questa coppia che si sviluppa proprio su questa via, in tutti i loro momenti (tranne il momento del matrimonio).
Comunque, ogni momento è accomunato dal prompr "respiro", in un modo o nell'altro.
Inoltre, per i nomi dei bambini: ho deciso di mantenerli inalterati anche perchè credo che Harry li avrebbe chiamati così comunque, Ginny o non Ginny.
E sono ancora due maschi e una femmina.
Ma il secondo nome di Lily è diventato "Ginny", in quanto, visto che Luna è la madre, mi pareva contradditorio chiamarla ancora "Lily Luna".
E la canzone è "Sweeter than fiction" di Taylor Swift, con cui prima o poi dovrò fare un video con Harry Potter (non c'entra un accidente...)
Comunque ho tentato d far combaciare un pochino le strofe scelte con i momenti, non so se ci sono riuscita o meno.
OK, detto tutto!
Seen you fall, seen you crawl, on your knees, eh, eh 
Seen you lost in a crowd, seen your colors fade 
Wish I could make it better 
Someday you won't remember, 
This pain you thought would last forever and ever 

 
“Luna, ti prego, fermati un istante!”
Harry tenta di andare dietro alla ragazza che, con fare allegro, passa da una vetrina all’altra con il suo leggero intercedere che sembra, più che un camminare, un volare, quasi. Il ragazzo gli zoppica dietro, tentando di seguirla e di non perderla di vista, maledicendo mentalmente tutte le persone che ingorgano Diagon Alley.
“Luna!” urla per la centesima volta, andando a sbattere, senza troppi riguardi, contro un uomo che non riesce a identificare.
“Mi scusi” borbotta poco convinto, continuando la sua corsa in mezzo alla folla: la ragazza è nuovamente sparita correndo sulla strada, evidentemente sulla via per raggiungere un altro negozio.
Luna continua la sua strada allegramente, senza sembrare udire altro se non i confusi rumori che ci possono essere nella sua mente, quasi saltellando, passandosi ogni tanto la mano sulla testa, come se avesse paura che qualche Gorgospizzo le sia entratonell’orecchio.
“Luna!” la chiama di nuovo il ragazzo, sperando di attirare la sua attenzione.
Ma lei non gli risponde, anzi, si limita a dirigersi verso una specifica vetrina e a fermarsi davanti a essa, come se avesse improvvisamente trovato ciò che cercava.
“Luna!” tenta un’altra volta Harry. In tutta risposta, la bionda si gira in sua direzione e lo invita, con un cenno della mano, a raggiungerla.
Il moro si guarda intorno circospetto, sperando che non ci siano Mangiamorte in circolazione e, sbuffando, si avvicina alla giovane Lovegood.
“Cosa c’è?” chiede quando si trova anche lui davanti al negozio. Si accorge solo in quel momento che la giovane ha soffiato sulla vetrina, disegnando sulla superficie appannata qualcosa che già svanisce alla sua vista. Con un respiro, Luna lo guarda sparire e poi, trasognata, agita la mano come a volerlo salutare.
“Luna, che c’è?”
La ragazza gli indica un oggetto esposto in vetrina, con un’espressione di tale stupore che per un istante Harry pensa che abbia visto (o immaginato di aver visto) un Nargillo. Il moro si accorge però che ciò che indica la ragazza è, in verità, una scopa. Un semplice e umile scopa. Un modello anche abbastanza vecchio, constata Harry, non più così innovativa come era dovuta essere un tempo, ma agli occhi di Luna quel pezzo di legno sembra quasi la più bella scopa del mondo.
“Una Nimbus 2000” constata Harry con una punta di sorpresa nella voce.
Luna annuisce, continuando a tenere gli occhi fissi e spalancati sull’oggetto.
“Non credevo ne fabbricassero ancora…” aggiunge lui, abbassandosi lievemente a leggere il prezzo scritto poco accanto.
Poco meno di cinque Galeoni. E dire che solo qualche anno prima la McGrannit gliel’aveva acquistata per chissà quale cifra spropositata…
“Non è la prima scopa che hai avuto?” domanda Luna, incrinando la testa e appoggiando le mani al vetro.
“Sì” bisbiglia Harry, ancora perso in quella visione e in un ricordo lontano.
La scopa che l’aveva accompagnato per tre anni della sua vita, tanto, tanto tempo prima, quando ancora quella guerra insensata non era neanche iniziata e quando lui era solo un bambino, un bambino che si era stupito appena aveva udito che esisteva, effettivamente, non solo la magia, ma anche una Scuola di Magia.
Così tanto tempo prima…
Harry distoglie lo sguardo, tentando di ignorare la sensazione di malinconia che lo prende tutto, e ignorando la scopa che tanto aveva desiderato e tanto aveva sognato.
“Luna, andiamo, ti prego” bisbiglia, passandosi una mano sotto gli occhi.
La ragazza si gira verso di lui e lo guarda complice.
“Non devi sentirti triste” afferma, con una sicurezza disarmante. “Il passato è il passato, però davanti a te c’è il futuro”.
Harry abbassa lo sguardo, tentando di non pensare all’eventualità che non ci sia futuro per lui.
“Certo che avrai un futuro…” Il ragazzo alza lo sguardo sulla ragazza che accoglie il suo stupore con un sorriso aperto, così dolce che per un istante Harry ha l’impressione che sia un angelo.
“Come…” sussurra, incerto.
“Tu e gli altri siete così prevedibili, Harry…” risponde lei alzando le spalle. “Non è così difficile capire cosa vi passa in testa”.
Il ragazzo tenta un mezzo sorriso ma non riesce nel suo tentativo.
“Non devi essere triste” tenta Luna, afferrandogli la mano con dolcezza e con fare quasi materno. “Sirius e Cedric non vorrebbero vederti così” afferma, sicura di sé, scuotendo la testa come a voler dare ancora più ragione a quella frase. “E neanche i tuoi genitori”.
Harry deglutisce lievemente, ricambiando a malapena la stretta della ragazza. Non vorrebbero vederti così… Certo, è facile per chi non sa cosa si prova…
“Io ho visto mia madre morire davanti ai miei occhi, Harry” dice semplicemente Luna.
Il ragazzo rimane a fissarla alcuni istanti in silenzio, imbarazzato.
“E so cosa si prova, davvero” continua, imperterrita. “E non è una bella sensazione…”
A questo punto, Harry abbassa lo sguardo, ancora più imbarazzato di prima.
“Mi… Mi dispiace” dice semplicemente, in un tono di voce così basso che solo Luna può udirlo.
La ragazza sorride.
“Figurati” dice, di nuovo allegra. “Non è certo colpa tua”.
Harry alza gli occhi al cielo.
“Hai uno strano modo di far sentire meglio le persone, Luna” constata, e la ragazza scoppia in una risatina divertita.
Anche lui si concede una risata e un sorriso, rivolto alla ragazza, che esclama, stupita:
“Ma allora riesci a sorridere!”
What a sight, what a sight, when the light came on 
Proved me right, proved me right, when you proved them wrong 
And in this perfect weather 
It's like we don't remember 
The rain we thought would last forever and ever 

 
“Harry, fa davvero freddo” lei non si lamenta, ma lo dice flebilmente, concedente, quasi. Quella frase le è sfuggita dalle labbra, non avrebbe voluto dirla.
Lei è forte, non ha paura di un po’ di freddo.
Ma Harry non può fare a meno di notare le guance della ragazze che si arrossano, la mano bianca che tenta, inutilmente, di coprire il viso con uno scialle colorato e l’altra mano che, a fatica, tenta di riscaldare quel corpicino così fragile.
Sembra quasi più grande, Luna, infagottata in quel cappotto più grande di lei, nero, tutto imbottito, ma che ancora non riesce a scaldarla.
Harry si ferma un istante a fissare la ragazza.
“Luna, vuoi che ci fermiamo?” Ha fretta, molta fretta, ma per lei è anche disposto a fare una sosta.
Per lei questo ed altro.
“No, no” dice lei alzando la mano sinistra e passandosi, con l’altra, lo scialle sulla bocca. “Sto bene…” sussurra, riprendendo il passo prima di lui.
Harry rimane per poco ancora sulla strada imbiancata di neve, mentre Luna procede, tremando tutta come una foglia.
Quando si accorge della sua assenza, la ragazza si gira e chiede, curiosa:
“Vieni?”
Il ragazzo pare risvegliarsi da un sogno e affretta il passo, avvicinandosi alla ragazza infreddolita.
“Luna, dobbiamo fermarci”.
“Non serve, Harry, io…”
“DOBBIAMO fermarci” dice, stavolta più perentoria.
La ragazza rimane zitta a osservarlo e poi dice, calma e ponderata:
“Ginny ti aspetta ai Tiri Vispi Weasley...”
Harry ricaccia indietro quel pensiero ed esclama, deciso:
“Luna, hai molto freddo, e io non voglio portarti al Serraglio Stregato quando sarai già diventata un ghiacciolo!”
Luna sorride.
“A proposito, sei stato gentile ad accompagnarmi”.
Harry sbuffa, e il suo respiro diventa una nuvoletta bianca che si disperde nell’aria.
“Non vorrei che ti perdessi e…”
“Aspetta!” esclama Luna, alzando gli occhi al cielo estasiata, seguendo una scia che anche Harry tenta di vedere.
“Che c’è?” domanda lui, incuriosito.
“Fallo di nuovo!” esclama lei, stringendogli il braccio ma non distogliendo lo sguardo dal cielo.
“Cosa?” chiede aggrottando le sopracciglia.
“Soffia”.
Harry, lievemente stupito dall’insolita richiesta, obbedisce. Luna molla la presa sul suo braccio e, gli occhi sgranati, segue la nuvoletta bianca che si forma.
“Luna…” sussurra Harry, mentre la ragazza, con un respiro deciso, forma un’altra nuvola e batte le mani estasiata da quella vista.
“È molto bello!” esclama lei, entusiasta, respirando di nuovo, e di nuovo, e di nuovo.
L’aria invernale si riempie delle nuvole bianche del respiro di Luna, che la ragazza osserva con allegria e con meraviglia non indifferente, mentre Harry la guarda compiere quel gesto come fosse il più bello dei gesti. E intanto Luna continua nel suo soffiare e nel suo ridere mentre, come una bambina, danza nelle nuvolette bianche formate dal suo respiro.
Prima che se ne accorga, anche Harry è coinvolto in quello strano rituale, incoraggiato da Luna stessa: il Prescelto si ritrova a danzare nell’aria sferzante di fine dicembre, Luna Lovegood al fianco che, con delicatezza, soffia per la milionesima volta, con la stessa identica allegria della prima. E senza accorgersene, Harry si ritrova a ridere, ridere di gusto, felice di quel piccolo istante, felice di quel piccolo momento, quasi stupito anche lui di ciò che i loro respiri stanno facendo. L’aria appare meno fredda, la vita meno dura, con il respiro di Luna che si intreccia nel suo, che si avvolge nel suo formando altre nuvole bianche, sempre più grandi, sempre più grandi.
Solo quando Luna si ferma, anche lui smette. Ed è allora, solo allora, che Luna esclama, soddisfatta:
“Io non ho più freddo”.
Poi si dirige, saltellando allegramente, verso la strada per il Serraglio, lasciandolo lì in mezzo alla neve, mentre le nuvolette già si dissolgono nell’aria e lui, solo, non riesce a muovere un passo.
“Ehi!” la chiama, preoccupato. Lei si volta e, con un ampio sorriso, domanda:
“Sì?”
“Credevo non conoscessi la strada per…”
Luna sorride ed esclama, con fare divertito:
“Solo perché tu non me lo hai chiesto, non vuol dire che non sia possibile…”
Poi riprende la sua strada, con allegria, con quel fare che sa tanto di Luna Lovegood, mentre lui rimane fermo, impossibilitato a muoversi, impossibilitato a dirigersi a quell’appuntamento che, eppure, un tempo aveva tanto desiderato.
“Io non ho più freddo”.
E si accorge che effettivamente il cuore è più caldo.
 
 
Just a shot, just a shot, in the dark, oh, oh 
All you got, all you got, are your shattered hopes 
They never saw it coming 
You hit the ground running 
And now you're on to something 
I, I, I say 
 
 
“Luna, questa è l’ultima volta che ti porto qui” esclama lui, guardandosi in giro apprensivo. Il suo passo è svelto, lui è circospetto, si guarda le spalle nel vicolo buio, ormai deserto, guardando le vetrine chiuse con amara nostalgia.
La ragazza, accanto a lui, non pare affatto preoccupata: si trascina dietro la gabbietta con il piccolo gatto senza paura, a testa alta, senza temere che qualche Mangiamorte arrivi e le guasti la giornata, come troppo spesso capita al ragazzo che le è accanto.
“Il Serraglio NON PUO’ essere ancora aperto, te ne rendi conto, vero?” ripete per la milionesima volta lui, tentando di convincerla a Smaterializzarsi il prima possibile: l’aria sinistra di quel luogo, ormai abbandonato totalmente, non gli piace per nulla.
Luna alza le spalle.
“Tentar non nuoce”.
A Harry verrebbe voglia di battere i pugni da qualche parte, troppo frustato per poter anche solo inveire contro la ragazza e troppo arrabbiato per poter fingere di essere contento di quella visita alla via.
“Hai paura” dice Luna, sicura di sé.
“Non ho paura” ribatte Harry, nervoso. Si guarda ancora una volta alle spalle, cercando di cogliere un’ombra nell’oscurità o anche un movimento sospetto.
Tutto calmo.
Troppo calmo.
“Sì che ne hai” replica lei, mentre il ragazzo si infila in un vicolo stretto continuando a guardarsi alle spalle guardigno. “Hai paura che arrivino i Mangiamorte e che ti catturino”.
“Molto perspicace, Luna” ribatte seccato lui. Cerca con la coda dell’occhio qualche indizio che gli faccia anche solo avvertire la presenza dei servi di Voldemort, ma nulla pare turbare la quiete silenziosa di Diagon Alley.
“Hai paura che ti facciano del male” osserva la ragazza, seguendolo ancora a passo sostenuto e stringendo a sé la gabbietta.
“Hai paura che mi facciano del male” continua lei, fermandosi d’un tratto in mezzo al vicolo.
Harry rimane un istante fermo anche lui, colpito da quelle parole così forti e…
E così vere.
È vero, ha paura, molto paura.
Paura per sé, certo, ma soprattutto paura per lei.
Paura che le facciano del male, che riescano a prenderla, che riescono a privarla di quella gioia di vita che lui tanto…
Il ragazzo si gira verso di lei e la prende per le spalle, risoluto.
Il suo corpo sembra così piccolo in confronto al suo, grande e già…
Già adulto, in un certo senso.
Lei invece è piccola, quasi una bambina, sì, una piccola bambina ancora.
“Luna, dobbiamo andarcene da qui” scandisce lui sicuro, tentando di convincerla del suo proposito.
“Luna, il Serraglio è chiuso ormai da tempo, lo capisci?” chiede, tentando di ignorare lo sguardo calmo e rilassato che lo trapassa, e il suo profumo che può ora sentire chiaramente: violetta…
Inconfondibile violetta.
“E non c’è più niente, NIENTE qui a Diagon Alley che possa aiutarti a guarire Sdentato” esclama, tentando di ignorare lo sguardo del gatto cieco che lo osserva bieco.
Luna prende fiato ed esclama, decisa come non mai:
“Sì che c’è” Ad Harry cadono le braccia. “DEVE esserci qualcosa. Se non al Serraglio allora in…”
“Dove?” chiede il ragazzo, seccato, tentando di riportarla alla realtà. “Dove, Luna? Perché tutti i negozi di Diagon Alley hanno chiuso ormai da tempo!” replica, scuotendola violentemente.
“Harry, l’ho sognato…” dice lei inflessibile. Harry sospira rumorosamente, tentando di non perdere ulteriormente la pazienza.
“Solo perché l’hai sognato non vuol dire che è vero!” tenta di spiegarle, con il tono più calmo che può assumere. “Luna, devi scendere dalle nuvole, lo capisci?”
La sua è una richiesta accorata, quasi una supplica, non un rimprovero.
Una speranza, l’ultima speranza.
Perché preferisce che Luna cambi da sé piuttosto che qualcuno la obblighi ad essere chi non è. Preferisce che tenti almeno di ragionare, invece di affidarsi a sogni e animaletti inesistenti per tentare di salvare un gatto cieco e zoppo dalla morte.
Preferisce quasi che si addolori della morte di sua madre, che non sia così dannatamente felice nonostante tutto ciò che le è successo, perché è invidioso, molto invidioso, di come lei riesca a gestire il dolore mentre lui non riesce a sopportare tutta la morte che lo circonda.
Ma non vuole che soffra, la piccola Luna.
Sa che non se lo merita, eppure vorrebbe almeno un minimo di quella felicità.
Un decimo, almeno, una piccolissima parte, vorrebbe potersela permettere.
Vorrebbe potersi permettere di sognare ancora ad occhi aperti, e di stupirsi di ogni singolo aspetto della vita, anche il più misero, anche il più semplice.
Vorrebbe potersi permettere di andare in giro in una via deserta senza aver paura di vedere sbucare un Mangiamorte da un angolo.
Vorrebbe poter semplicemente essere un ragazzo normale, un normale ragazzo di sedici anni, un normale ragazzo di sedici anni che sa di non dovere sconfiggere il più grande Mago oscuro di tutti i tempi e che non sogna, la notte, i visi di tutte le persone che sono morte per causa sua.
Per proteggerlo.
Per salvarlo.
Per salvare quella piccola speranza.
Ma lui non è pronto.
Non è mai stato pronto.
Lui è…
È solo un ragazzo.
Non il Prescelto, non un mago, non uno studente della più importante scuola di magia del mondo, non tutte quelle qualifiche, no.
Solo un ragazzo.
Un semplice ragazzo di sedici anni.
E, stranamente, l’unica che riesce a farlo sentire non il Prescelto, ma semplicemente Harry, è quella ragazzina che ora stringe tra le sue braccia, che l’ha convinto a seguirla in una missione suicida, che quando l’aveva conosciuta aveva una matita infilata nell’orecchio e una copia capovolta del Cavillo tra le mani.
“Potevi non venire…” ribadisce Luna, sicura.
Harry scuote la testa.
“Dovevo venire e lo sai”.
“Perché?” domanda lei, ora curiosa. “Lo sai, è impossibile trovare qualcosa qui a Diagon Alley…”
La ragazza si avvicina leggermente a lui, e il respiro di Harry si intensifica, mentre il cuore comincia a palpitare più velocemente.
“Allora perché venire?” sussurra Luna, il suo viso poco distante da quello del ragazzo.
In quell’istante, Harry avrebbe quasi voglia di baciarla.
Prenderla tra le braccia, in un impeto di passione, eccitato da quel respiro e da quel profumo così vicino a lui, e baciarla.
“Perché?”
Perché ti amo, Luna, ecco perché.
“Perché ti voglio bene, Luna” Non voleva dire quello, ma va bene comunque. “E se c’è una cosa che non voglio è che tu non ti faccia male a causa mia.”
Non anche tu, vorrebbe aggiungere, ma non lo fa. Luna sembra però comprendere (come ha sempre fatto, d’altronde) e, con un ampio sorriso, passa vicino a lui e continua a camminare nel vicolo.
“Luna!” la chiama lui, la voce lievemente mozzata. Lei però lo ignora bellamente e continua a camminare.
Harry quasi si aspetta di vedere un lampo verde e una figura incappucciata sbucare da un angolo, ma nulla accade: la giovane Lovegood continua per la sua strada, tranquilla, come è sempre stata, persa in chissà quale strana congettura o pensiero profondo.
Lui allora si decide a incamminarsi dietro di lei, misurando ogni passo, prudente e sempre sospettoso, perché questo è ciò che la guerra gli ha imparato, questo ciò che la guerra gli ha trasmesso: mai fidarsi, mai abbassare la guardia.
Quando la raggiunge, lei è già arrivata davanti ai Tiri Vispi Weasley, unica macchia di colore nel grigio spento di Diagon Alley, e sta parlando, amabilmente, con George Wealsey, magari ancora speranzosa di poter salvare Sdentato.
La guarda da lontano agitare le mani, i suoi occhi stringersi, e le sue mani aggrapparsi ancora più forte alla gabbietta.
Dall’espressione che George le riserva, Harry non può fare a meno di capire: non c’è nulla da fare per il piccolo micetto.
Il ragazzo stringe i pugni, quasi dispiaciuto, quasi addolorato per quella prossima morte, quasi partecipe del dolore della stessa Luna, a cui ora George Weasley sta tarpando le ali, le sta strappando l’ultima speranza, l’ultima sua flebile possibilità di salvare la creatura che non ha avuto altra disgrazia se non nascere.
La ragazza si gira, e la prima cosa che Harry nota nella penombra del suo viso sono i suoi occhi.
I suoi occhi spalancati e il suo viso bianco, più bianco del solito, e i lucciconi che si stanno dipingendo nelle iridi della giovane.
Il ragazzo deve trattenersi per non scoppiare anche lui a piangere: sapeva benissimo che non c’erano possibilità, allora perché dispiacersi così? Perché piangere per qualcosa in cui non si è mai creduto?
Perché vicino a Luna Harry può ancra sognare, può ancora sperare, può ancora illudersi.
Ma come si sa, l’illusione è l’illusione. E non ci si può permettere di illudersi quando si sa che tutto è perduto, perché quando si perde poi si soffre.
Questo Luna pare averlo non capito, ma stranamente Harry pensa che quella ragazzina, che ora si butta tra le sue braccia piangendo disperata, e che lui stringe a sé tentando di calmare quelle lacrime amare, abbia capito molto di più della vita di ciò che lui ha mai capito.
 
I'll be one of the many saying 
Look at you now, look at you now, now 
I'll be one of the many saying 
You made us proud, you made us proud, proud 

 
Qualche mese dopo, Harry è di nuovo lì, nella stessa via, nello stesso vicolo, con la stessa ragazza. Il ragazzo (ormai uomo) quasi si stupisce di quanto la situazione sia identica eppure dannatamente diversa.
C’è persino Sdentato, con loro, di nuovo, come l’ultima volta.
Ma nel suo cuore non c’è angoscia, la sua paura è ormai sparita e, lentamente, molto lentamente, Diagon Alley sta tentando di tornare alla vita.
Come tutti loro, in fondo. Stanno tutti cercando di ripulire le ferite, di ricucire gli strappi, di mettere punti sulle fratture, di dimenticare.
Ma Harry non vuole dimenticare, no, non vuole dimenticare proprio nulla.
Vuole ricordare, sempre e per sempre, tutto ciò che gli è successo, tutto ciò che l’ha portato a essere l’uomo che è, tutto il periodo della sua vita in cui, in fondo, sotterrare i brutti pensieri sotto un cumulo di indifferenza era più facile che affrontarli.
Ora però vuole affrontarli tutti, vuole affrontare tutti i suoi fantasmi e ricominciare.
Ed è lì che tutto ricomincia.
Con lei e con il gatto cieco che ormai davano tutti per “spacciato”.
Tutti tranne Luna.
Tutti tranne la straordinaria ragazza (in fondo bambina) che ora gli cammina al fianco, la sua mano nella sua, e che spesso e volentieri gli lancia uno sguardo comprensivo mentre lui fa ciò che va fatto.
Quel gattino li segue ancora, con dedizione, zoppicando un pochino e guardandoli con il suo unico occhio, ma ancora vivo.
E dire che il proprietario del Serraglio gliel’aveva detto, l’aveva detto a Luna che quel piccolino non sarebbe durato a lungo, che sarebbe presto morto, che aveva una qualche febbre sconosciuta, che era meglio che non ci si affezionasse perché poi avrebbe sofferto quando se ne sarebbe “andato”.
Anche Harry gliel’aveva detto, aveva provato a convincerla a lasciarlo andare, a non portarselo ad Hogwarts, chiedendole di non illudersi troppo.
Ma Luna non aveva ceduto, non aveva mai ceduto, e se l’era preso promettendo solennemente “lo farò guarire”.
Ed effettivamente ora Sdentato era guarito, ed era proprio a Diagon Alley che Luna aveva trovato il rimedio sognato: una cosiddetta pozione d’amore dei fratelli Weasley che si era rivelata una portentosa medicina.
Strano come a volte affidarsi ai sogni fosse la soluzione migliore.
Strano come non arrendersi mai (non illudersi) alla fine portasse a dei risultati.
Ed in fondo, non era anche ciò che Harry stesso aveva fatto?
Non aveva combattuto una battaglia che molti definivano impossibile con il Signore Oscuro?
Non aveva continuato nella sua strada anche quando tutto sembrava impossibile?
Non aveva alla fine vinto, lui, e non Lord Voldemort?
Ora Harry camminava a testa alta nella stessa via in cui, tempo addietro, aveva scrutato ogni angolo ala ricerca di Mangiamorte.
Ora Harry stringeva la mano della ragazza con sicurezza, e non con la paura che qualcuno gliela strappasse via per sempre.
Ora Harry poteva davvero ricominciare, da dove si era fermato, da quella notte fatidica in cui il Signore Oscuro era risorto e un ragazzo innocente ucciso.
Aveva fatto visita ai signori Diggory qualche tempo prima.
Aveva riabilitato il nome di Sirius come il padrino meritava.
Aveva fatto in modo che nessuna delle vittime di quella guerra fosse dimenticata, Dobby, Colin o Lupin.
Ora è tempo di pensare a sé.
Quando entrò nel negozio di “Madame Malkin” per comprare quei vestiti, la mano ancora stretta nella mano di Luna, il suo respiro diviene sempre più ansioso, il suo cuore comincia a battere più forte.
La ragazza si avvicina al suo orecchio e gli sussurra, dolcemente:
“Sembra che ti sia entrato un Gorgospizzo in testa…”
 
And when they call your name 
And they put your picture in a frame 
You know that I'll be there time and again 
'Cause I loved you when 

 
Qualche mese dopo, il matrimonio.
Luna è bellissima nel suo vestito, Harry stupendo nel suo.
Una cerimonia tra intimi, una cerimonia raccolta, sebbene tutto il Mondo Magico avesse voluto accorrere.
Rita Skeeter è probabilmente appostata in un angoletto, trasformata e appollaiata cauta magari su una sedia, ma a Harry non importa.
L’unica cosa che sente è il suo respiro e quello di Luna che si uniscono nel bacio, e il suo cuore che tanto ha sofferto ora urlare di gioia.
La ragazza lo fissa poi per alcuni istanti negli occhi, dopo che si è staccata dalle sue labbra e si appoggia nell’incavo della sua spalla, gli occhi chiusi, mentre tutti si alzano in piedi, applaudendo la nuova coppia.
Il respiro di Luna sul suo collo.
Il suo profumo di violetta che gli inebria le narici.
Harry sorride e solo allora si rende conto che la guerra è finita.
When you hit the ground, hit the ground, hit the ground, oh oh 
Only sound, only sound that you heard was "no" 
Now in this perfect weather 
It's like we don't remember 
The rain we thought would last forever and ever (forever) 
 
Harry Potter stringe a sé la piccola Lily Ginny, poco più che un minuscolo batuffolo tra le sue braccia, una neonata dal visino dolce e dall’espressione costantemente concentrate. Luna sorride quando la vede aggrottare le sopracciglia, come se stesse pensando a qualcosa di particolarmente importante, o a qualcosa di assolutamente indispensabile per l’umanità.
“Ha preso da te” dice spesso riguardo alla bambina. “Vi preoccupate tutti e due troppo”.
Al contrario, James Sirius, che ora gli saltella intorno, tutto eccitato per quella prima visita a Diagon Alley, ha preso tutto dalla madre, almeno nel carattere: allegro, brioso, pieno di gioia di vivere, un vero e proprio vulcano in attività.
Albus Severus è stretto al braccio di Luna, e sorride imbarazzato agli sguardi indagatori della gente intorno, troppo timido per parlare o per fare qualsiasi cosa.
James guarda ogni cosa intorno a sé con una curiosità innata, gli occhi spalancati e il viso illuminato da un sorriso di soddisfazione.
Il ragazzo vola da un negozio all’altro con una velocità notevole, senza lasciare il tempo ai genitori di raggiungerlo.
“Mi ricorda qualcosa…” sorride Harry alla moglie. Lei risponde con un altro sorriso, tentando di stare dietro al bambino discolo.
“James, vieni, tesoro!” urla Harry, tenendo stretta la piccola come meglio può e contemporaneamente cercando di farsi spazio tra la folla.
Ad un tratto, vede il ragazzo fermarsi davanti a una specifica vetrina, l’espressione meravigliata e estasiata e lo sguardo assorto in chissà quale contemplazione.
Harry si avvicina allora al figlio, seguito dalla moglie e, quando si accorge di quale vetrina sia, spalanca la bocca.
“Luna…” sussurra, ma la moglie ha già raggiunto il loro bambino e guarda la scopa in esposizione.
“Guardate, è l’ultima Potter 3000!” esclama lui, tutto eccitato, mentre Harry e Luna ridacchiano, divertiti dalla coincidenza. Lo stesso negozio davanti al quale, tanti anni prima, si erano fermati a osservare una Nimbus 2000…
“Me la comprerai, papi, vero?” chiede James, sfoderando la sua espressione migliore da cucciolo.
Harry aggrotta le sopracciglia e chiede, scherzoso:
“Ma non sei un po’ troppo piccolo per cavalcare una scopa?”
“Certo che no!” esclama lui, alzando le spalle. “Ho il migliore Cercatore del mondo che può insegnarmi”.
Harry non si lascia incantare dal complimento.
“E la mia Firebolt non ti va bene, testa dura?”
Lui aggrotta le sopracciglia, scocciato:
“Certo che no! È un modello vecchio, e obsoleto!”
L’uomo spalanca bocca e occhi, mentre Luna si affretta a difenderlo:
“A suo tempo, era una gran bella scopa, e tuo padre la cavalcava bene”, dice in tono pacato.
“A suo tempo, mamma” specifica James, fermo sulla sua opinione. “Ovvero più di dieci anni fa!”
Harry sorride e gli appoggia una mano sulla spalla, promettendo con tono solenne:
“Quando andrai ad Hogwarts ti comprerò una scopa, monello. Per adesso è un po’ presto…”
James incrocia le braccia al petto seccato ma non replica. Si allontana a cercare altre meraviglie seguito da Albus.
Luna e Harry rimangono fermi davanti alla vetrina, Lily Ginny addormentata tra le braccia dell’uomo. La donna gli sorride al ricordo di quel lontano giorno, e lui non può fare a meno di osservare, con una certa malinconia, la scopa esposta.
“Non sapevo avessero dato il mio nome a una scopa…” afferma, seriamente sorpreso.
“Che onore…” commenta Luna. Harry sorride, poi, rivolto alla moglie, le chiede, curioso:
“Che cosa avevi dipinto sul vetro quel giorno?”
La donna non risponde. Semplicemente, appanna il vetro del negozio proprio lì, in quel punto su cui tanto tempo prima si era posato il suo dito di bambina.
E Harry si stupisce nel vedere che il disegno è ancora lì, dopo tanti anni, ancora lì dopo tutte le avversità e tutto il dolore della guerra.
Un cuore. Un semplice e umile cuore con, scritti al centro, i loro due nomi.
Harry sorride alla moglie e, come tanti anni prima, stavolta è lui a stringerle la mano, dolcemente, affettuosamente.
“Ti amo…” sussurra, stringendosela al petto, Lily Ginny ancora tra le sue braccia.
Luna si appoggia sulla sua spalla e gli passa le braccia intorno al collo, beandosi del suo profumo e della sensazione del suo respiro sui suoi capelli biondi.
Cioccolato…
Profuma di cioccolato.
Sorride, pensando alla scorpacciata di Nutella che lui e James devono essersi fatti prima di uscire, di nascosto da lei, ma non trova la forza di replicare: forse anche suo marito non è mai del tutto cresciuto…
O forse è stata lei a farlo tornare il bambino che la guerra aveva cancellato, forse è stata lei a farlo ritornare un pochino infantile.
E a lei va benissimo così.
Quando Harry si stacca, la prima cosa che fa è avviarsi lungo il viale, stringendo la mano della moglie.
“Allora… Come lo chiameremo?” chiede Luna, con complicità, all’uomo.
Harry pare riflettere un istante poi chiede, con lo stesso tono confidenziale:
“Cedric Colin?”
Luna domanda, allora:
“E se fosse femmina?”
“Ah, no, non sarà femmina!”
“Perché no?” domanda lei, alzando le spalle. “Due maschi mi bastano e mi avanzano, grazie!”
Harry sospira, ritornando a pensare.
“Mmmh… Ninfadora Hermione?”
Luna fa tanto d’occhi.
“Ninfadora?”
“Perché no?” chiede Harry, alzando stavolta lui le spalle. “È un bellissimo nome e…”
“Harry, perché dobbiamo dare ai nostri figli nomi di persone morte?” domanda lei, aggrottando le sopracciglia, sinceramente curiosa.
“Ehm…” L’uomo si ferma un attimo a riflettere, la piccola Lily che inizia ad agitarsi tra le sue braccia. “È un tributo, Luna, un tributo…”
“Un tributo?”
“Sì, un modo per ricordarli!”
“Ma loro non sono sempre nei nostri cuori, come dici sempre, Harry?”
“Fai tanto la difficile solo perché non vuoi che nostra figlia si chiami Ninfadora…”
“No, io..”
L’uomo tronca la discussione con un bacio sulla bocca della consorte.
 
E così, con il loro strano e dolce modo di amarsi, Luna Lovegood e Harry Potter si avviano, stretti mano nella mano, lungo la via che aveva visto, per prima nascere quello folle eppure bellissimo sentimento, insieme ai loro bellissimi tre figli.
O meglio, quattro.
 
Your eyes, wider than distance 
This life is sweeter than fiction 

There you'll stand, next to me 
All at once, the rest is history 
Your eyes, wider than distance 
This life is sweeter than fiction, fiction 

(Sweeter than fiction, Taylor Swift)

 
 
  
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