Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Marlene Ludovikovna    13/11/2013    6 recensioni
1943 - Parigi
Ester Stradsberg; the Swan. Giovane, bella e annoiata moglie di un ricco imprenditore. Ciò che più vuole é la libertà di disinteressarsi a tutto.
Hans Wesemann; the Hunter. Spietato Colonnello delle SS, la sua giacca e ornata da medaglie e i suoi occhi mostrano solo ghiaccio.
Emilie Kaltenbatch; the Hawk. Giovane pittrice pronta a tutto per sfondare e dagli istinti creativi repressi a causa della dittatura a cui sottostà il suo paese. Affascinante, crudele, ambiziosa e, per tutti, indimenticabile.
Jean Russeau; the Treacherous. Ricco, bello ed egocentrico è il re della vita mondana parigina. Ereditiere di un'immensa fortuna dedito al lusso e all'amore per se stesso.
Delle vite vissute a metà come se aspettassero di essere esaurite, così cariche di emozioni e prive di valori da essere memorabili. Anime distrutte al centro della ricchezza, della miseria e della follia. Vite distrutte dallo sfarzo del Terzo Reich.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Storico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
























 

 

Spring: Part 4






Quella giornata di lavoro era stata una come un'altra, nessuna novità. 
Hans Wesemann iniziava ad apprezzare sempre di più la routine a cui era sottoposto da quando era arrivato a Parigi. In realtà non era una vera e propria routine ed era quella la parte divertente del suo lavoro. 
Ogni azione corrispondeva ad una reazione, ma non si poteva mai sapere quale sarebbe stata la seconda senza aver consociuto la prima e adesso era nella posizione di decidere lui la reazione. 
In quel caso, la reazione non era stata troppo drastica, ma il Colonnello aveva fatto ben attenzione a non macchiarsi troppo la divisa di sangue.
Ci teneva al suo aspetto e non avrebbe mai voluto sembrare un soldatino da trincea, non gli si addiceva. 
In quella mattina primaverile, lui era entrato nella casa di Carl Margeit accompagnato da una squadra di Waffen-SS armate fino ai denti. 
Wesemann sapeva che non c'era realmente bisogno di tutte quelle armi, per il semplice motivo che il suo carisma intimidatorio poteva riuscire dove le armi non riuscivano. 
Quando si trovò davanti il signore emaciato che era Carl Margeit, ad Hans venne da sorridere. 
I nemici facili erano i suoi preferiti. Si divertiva da morire a giocare al gatto col topo, a vedere la gente che rimaneva col fiato sospeso pensando che lui, Hans Wesemann, avrebbe potuto ucciderli. 
Costruendo la propria immagine nel Terzo Reich era diventato molto più di una divisa. Era una celebrità e le sue azioni sarebbero state lodate da chiunque anche dallo stesso Hitler. 
 Buongiorno, siamo qui per Louis e Rachel Margeit. Annunciò il colonnello. 
Carl Margeit deglutì e disse con voce flebile: Non sono qui, sono andati a Vichy una settimana fa.
Hans sorrise. Posso accomodarmi? 
Carl Margeit fece un cenno d'assenso indicando il salotto. 
Venite pure. Disse. 
Wesemann gridò dei comandi in tedesco agli altri soldati e entrò nel salotto accompagnato dall'ufficiale Hesser. 
Gut, eccoci. Commentò l'ufficiale, parlando in tedesco.
Ci dica, monsieur Margeit - iniziò Hans con il suo francese fluente - ha per caso frequentato degli ebrei in vita sua? Insomma, sa che infide persone possono essere?
L'interrogato aveva l'aria di stare per scoppiare a piangere e il colonnello rispose con un sorriso comprensivo. 
Non è un peccato, commettere degli errori, monsieur. Ciò che conta per noi è che lei si sia pentito. Disse per poi interrompersi, nel osservare la squallida casa di Carl Margeit mentre con la coda dell'occhio si gustava l'espressione di tensione nel volto della sua vittima.
Allora... L'ha fatto? Domandò. 
Sì, signore. 
Questo è positivo e... Mi dica, lei che lavoro fa monsieur Margeit? Disse alzandosi per appoggiare la giacca allo schienale della sedia. 
Ero un dottore, fino a poco fa... Rispose lui. 
E poi? Esortò Wesemann stuzzicando le corde sensibili della sua vittima.  
Senta... Iniziò Margeit con le lacrime agli occhi. 
Sul volto del nazista si aprì un sorrisetto ricambiato anche dall'ufficiale. Era il sorriso di chi prima ancora di trarre i dadi sapeva di avere vinto. 
E adesso il francese, sapeva di essere morto, prima ancora di vedere la pistola puntata contro di se. 
Hans Wesemann si sporse verso l'indiziato. 
Suo figlio ha sposato un ebrea. Non era una domanda. 
Il francese guardò verso il basso.
Oui. Disse con la voce straziata dalle lacrime. 
Ora, noi sappiamo benissimo che i vostri figli abitavano qui e sono qui ancora, giusto? 
Oui. Rispose infine Carl Margeit, con impotenza e rassegnazione, stringendo forte i bordi della sedia come se conficcandosi le scheggie  nella carne avesse potuto espiare le sue colpe. 
Il nazista sorrise soddisfatto. 
Vedo che iniziamo ad intenderci. 
Nessuna risposta, se non un silenzio desolato. 
Il colonnello Wesemann mise una mano nella tasca della giacca ed estrasse delle manette mentre Hesser puntava la pistola contro Margeit. 
Hans lo legò, per poi costringerlo ad alzarsi. 
Per favore no! Per favore no! Non ho fatto nulla... Glielo giuro, lo giuro. Dio, aiutami! Pianse il francese, però nella sua voce c'era traccia di arrendevolezza. Sapeva di essere morto nel momento in cui aveva sentito bussare alla porta. 
Nehmen Sie es aus! - Portalo fuori! Comandò seccamente all'ufficiale. 
La porta si chiuse. 
Sentì uno sparo e altri rumori, poi il caos  cessò.  
La sua espressione rimase neutra. 
Dopo di che si rilassò, e assaporò la quiete che regnava intorno a lui. 
Sapeva di non essere solo in quella casa, ma nonostante ciò non aveva alcuna intenzione di mettersi fretta. 
Giocherellò con il macabro pugnale delle SS. 
Il tuo onore si chiama fedeltà era inciso sulla lama, subito sotto ad un teschio nero. 
In tutto quel silenzio si sentivano solo i suoi lenti e profondi respiri. 
Tamburellò le dita sul tavolo e poi si alzò con estrema lentezza e andò verso la porta chiusa che probabilmente portava alla camera da letto. 
Posò cautamente la mano sulla maniglia. 
Nel momento in cui aprì seppe con certezza di aver trovato ciò che cercava. 
Camminò avanti e indietro con le mani in tasca e attaccò a parlare. Stava recitando, lo stava facendo davvero.  
Non ha gli occhi un giudeo? Un giudeo non ha mani, organi, membra, sensi, affetti, passioni
Non si alimenta dello stesso cibo, non si ferisce con le stesse armi, non è soggetto agli stessi malanni, curato con le stesse medicine
Estate e inverno non son caldi e freddi per un giudeo che per un cristiano?
Se ci pungete, non facciamo sangue? Non moriamo se voi ci avvelenate? Dunque se ci offendete e maltrattate, non dovremmo pensare a vendicarci?

Alla fine del monologo smise di camminare e sorrise, poi si fermò ad ascoltare i rumori che c'erano attorno a lui. 
Un respiro.
Sorrise; amava Shakespeare, nonostante tra i due ci fosse qualche divergenza a proposito delle razze. 
Ah, caro Shylock, come saresti stato male in questi tempi! Questo pensierò scatenò un moto d'ilarità dentro di lui. 
Guardò verso la scala che portava al soppalco con aria beffarda. 
Era in momenti come questi che amava il suo lavoro. Sapeva che la visita a Margeit era stata improvvisa, sapeva che loro non sapevano del suo arrivo prima di sentire i suoi passi, la sua voce, la sua presenza. 
Salì le scale, sempre con una calma innaturale. Il suo modo di fare non era quello di una persona che aveva voglia di uccidere a tutti i costi, ma di un perfezionista.
Quando arrivò su si guardò intorno. 
Gli piacque lo spazio semivuoto che vide, illuminato dall'abat-jour sulla scrivania. Ciò gli faceva pensare che qui era stato qualcuno prima di lui. L'ormai defunto Margeit, probabilmente.
Si fermò e si guardò intorno con aria sospettosa. 
Heil, Juden. Disse sogghignando, ma con il tono di voce che si addiceva a chi chiama il proprio cane. Quasi teneramente. 
I rumori cessarono per un istante.
Persino Hans smise di respirare. 
Poi avanzò lentamente verso l'armadio di legno vicino alla disordinata scrivania piena di carte e di documenti che non perse tempo a guardare.
Si avvicinò all'armadio tenendo i passi più leggeri possibili, poi appoggiò la mano all'anta e aprì con un colpo secco. 
Oh, aberes ist jemand hier. - C'è qualcuno qui.  Disse con un sorriso crudele stampato in volto.
Guardò i volti lacrimosi di Rachel e Louis Margeit sbiancare di colpo. 
Erano abbracciati, tremanti e indifesi in un mondo ostile a loro. Non provò pietà, ma solamente divertimento e si sentì molto fortunato di essere nato nel paese giusto, dai genitori giusti e nel momento giusto
I due amanti sventurati restarono abbracciati senza guardarlo, i loro corpi semi illuminati scossi dagli spasmi del pianto. 
Il colonnello Wesemann li guardò con finta compassione ed estrasse la pistola.
Poi tutto finì con immensa velocità. 
Premette il grilletto tre volte, più un'altra per sicurezza e la vita dei due cessò. 
I due si unirono ai suoi... Scheletri nell'armadio con la facilità con cui avrebbe potuto bere un bicchier d'acqua. 
Pensò che probabilmente tra cent'anni nessuno avrebbe nemmeno saputo chi fossero. Sarebbero semplicemente stati due dei tanti ebrei uccisi. 
Chiuse le ante dell'armadio e lasciò tutto com'era entrato, rimise a posto perfino il tappeto di cui aveva un po' piegato l'angolo camminando. 
Si soffermò sul ricordo che aveva del volto dell'ebrea di poco prima che aveva causato la morte di ben due persone senza nemmeno accorgersene. Povera stupida, sospirò Hans Wesemann. 
E la vita dei tre era finita così come quella di tanti altri prima di loro e molti altri che sarebbero susseguiti. 
Si rimise la giacca e cercò qualcosa nella sua tasca. Un flacone di benzina che aprì facendone cadere accidentalmente il contenuto per terra. Così come fece cadere anche un fiammifero...
... Inziò a sentire l'odore di legno bruciato...
... Poi chiuse la porta. 

Angolo Autrice:

Ebbene sì, finalmente sono arrivata al capitolo di Hans *esulta* e notizia, notizia, anche il prossimo sarà dedicato a lui.
In questo  capitolo ho voluto fare un'introduzione della personalità di Hans, il bellissimo e crudele colonnello e credo che nessuno gli si addica meglio di Christoph Waltz come prestavolto *^*. Insomma... QUELL'UOMO. COSA NON E'. fdjkd. Okay, basta. AHAHHA.
Be', spero che questo capitolo sia stato gradito!
Un bacio e all prossima; 

Marlene xx

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Marlene Ludovikovna