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Autore: ourlifesavers    15/11/2013    9 recensioni
Fuoco, fiamme scoppiettanti e fumo avvolgevano ormai completamente quella casa.
Il luogo appariva deserto, se non fosse stato per i quattro ragazzi che ammiravano soddisfatti il tetro spettacolo davanti ai loro occhi.
Erano certi che nessuno, eccetto loro, avesse assistito a quella scena, ma due occhi spaventati avevano visto tutto.
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Jiley fanfiction.
Scritta a quattro mani da: jileyheart e Neverlethimgo
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Justin Bieber, Miley Cyrus
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 9
   
Rimasi interi secondi a fissarla negli occhi, i quali apparivano lievemente lucidi ed ero certo che fosse per colpa mia. Indietreggiai lievemente, fino a quando, con la coda dell’occhio, intravidi l’inizio delle scale e mi voltai, scendendole.
La guardai di nuovo, spezzando il nostro contatto visivo solo quando fui costretto a salire in macchina. Era immobile, con la schiena appoggiata al dorso della porta, e mi guardava. I suoi occhi, ora, erano freddi come il ghiaccio e Dio solo sapeva per quanto altro tempo mi avrebbe dedicato quel tipo di sguardi.
Strinsi fortemente la presa sul volante, sentendo l’odio crescere verso Logan e su quanto mi aveva portato a fare quella sera.
Se solo non ci fosse così tanta rivalità tra di noi, non sarei mai stato costretto a mettergli le mani addosso.
Se solo Alexis non si fosse fatta raggirare dalle sue moine, non sarei in questa situazione.
Se solo…
Scossi il capo ed inserii la chiave nel blocco d’accensione, la girai con forza e il rombo del motore riempì immediatamente l’aria, facendo sussultare lievemente Alexis. Sollevai lo sguardo ed incrociai ancora una volta i suoi occhi, ma quel contatto durò poco, perché abbassò di colpo il capo, quasi a volersi nascondere. Feci retromarcia e mi allontanai da lì, senza però distogliere lo sguardo dallo specchietto retrovisore, grazie alla quale la vidi sparire all’interno di casa sua.
 
Avrei dovuto aspettarmi una reazione simile da parte sua, vedere come il suo sguardo era colmo di paura ogniqualvolta compivo anche il più insignificante dei movimenti mi provocava un fastidioso senso di colpa. Non avrebbe dovuto assistere allo scontro tra me e Logan, non di nuovo.
Lo avrei ammazzato di botte se solo lo avessi incontrato ancora una volta. Non m’interessava di lui, non avrei dovuto avere niente a che fare con uno come lui, ma il caso aveva voluto diversamente.
Parcheggiai davanti a casa, lasciando l’auto di sbieco nel bel mezzo del vialetto. Sbattei violentemente la portiera e mi diressi a grandi falcate verso la porta d’ingresso. Stavo quasi per entrare in casa, quando sentii chiamare il mio nome.
Mi voltai ed inquadrai la figura di Simon, appoggiato contro la portiera della sua macchina dall’altro lato del vialetto. Non mi ero minimamente accorto della sua presenza, eppure ero certo che fosse lì da qualche minuto.
Gli feci un cenno con il capo, intimandogli di seguirmi dentro casa, non appena spalancai la porta d’ingresso.  Mia madre era fuori, quella sera, e lo sarebbe stata fino al giorno seguente. Era un punto a mio favore, dato che non avevo nessuna voglia di essere riempito di domande per i lividi che, sicuramente, recavo in viso.
Simon entrò, lasciandosi poi cadere a peso morto sul divano, agendo come se fosse casa sua. Chiusi la porta e mi appoggiai al dorso di essa, volgendogli un’occhiata interrogativa.
Non sapevo perché fosse lì, soprattutto da solo.
«Ho visto Logan poco fa.» disse e mi avvicinai, prendendo posto sull’altro divano ed incitandolo poi a continuare, «era conciato parecchio male
«Sembra quasi che ti dispiaccia.» mormorai sbuffando, assumendo un’espressione disinteressata.
«Non hai sentito quello che ha detto il padre di Scott? Non dobbiamo andarci giù troppo pesante.» sbottò, sporgendosi in avanti e stringendo il pugno sopra al ginocchio.
Alzai gli occhi al cielo, scocciato, «non mi sembra di averlo ammazzato. Respirava ancora quando me ne sono andato.» ribattei, passandomi distrattamente una mano tra i capelli.
Respirava ancora.
«Justin, cazzo!» imprecò, alzandosi in piedi ed assumendo un’espressione parecchio contrariata, «perché l’hai picchiato? È per quella ragazza, non è vero?» domandò, ma dalla sua espressione capii che non voleva davvero una risposta.
Sbiancai all’istante, ma scossi il capo, sperando di farglielo credere, «non dire stronzate, ti conosco, lo so che è per quello!» esclamò, infuriato.
Scostai lo sguardo dal suo e strinsi le labbra in una linea dura, tanto che avvertii un dolore non indifferente ai punti colpiti dai pugni di Logan.
«Ma che differenza fa?» sbottai poi, alzandomi ed allargando le braccia, «non l’ho ammazzato, non gli ho fatto nemmeno troppo male.» mentii di nuovo, ma, se l’aveva visto in piedi, non avevo detto una stronzata così grossa.
«Non importa, abbiamo altro in mente per lui. Non di certo allontanarlo da una ragazza della quale non ce ne frega nulla.» replicò, quasi pensandoci su.
«Non fregherà nulla a te, ma-» mi zittii nell’esatto istante in cui realizzai di aver parlato troppo e ricevetti un’occhiata più che gelida da Simon.
«Sai cosa penso?» mi domandò e scossi prontamente il capo, «forse è meglio che tu ti tenga alla larga da quella ragazza. Potresti fare delle grosse cazzate come, per esempio, farti scappare quello che è successo tre anni fa.» assottigliò lo sguardo, puntandomi contro un dito accusatore.
«Lo sa già» ribattei, spiazzandolo. «Logan le ha raccontato tutto.» mormorai, abbassando il tono di voce.
Vidi il mio amico impallidire all’istante e mi pentii di aver pronunciato quelle parole, ma sarebbe venuto a saperlo prima o poi, e non sarebbe di certo stato il solo.
«Bastardo.» ringhiò poi e non potei che annuire a quell'aggettivo perfettamente appropriato ad una persona come Logan.
«Non saranno mai troppi i pugni che riceverà.» mormorai, rilassando i nervi e lasciandomi cadere sul divano dietro di me.
«No, gliela faremo pagare in modo diverso, ma tu devi star lontano da quella ragazza.» ripeté.  Colsi un guizzo nel suo sguardo e m'irrigidii all'istante.
«Cosa cazzo hai in mente?» sbottai, preoccupandomi lievemente. Sapevo che nella sua testa vagava un'idea basata sulla vendetta e sapevo anche contro chi l'avrebbe scatenata. «Non toccherai Alexis.» mormorai a denti stretti, ricevendo un'occhiata gelida, ma non gli diedi il tempo di ribattere, «lei non c'entra nulla con questa storia.» mormorai.
Simon scosse la testa, «Non ho mai detto che le avrei fatto del male, solo che-»
«No!» Ribattei, balzando in piedi, «non metterla in mezzo!»
Si strinse nelle spalle, arricciando le labbra, «troppo tardi, amico. È la persona più vicina a Logan e non abbiamo altra scelta.» aggiunse.
Scossi il capo ripetutamente. «Non abbiamo la certezza che a lui importi davvero di lei. Conosci Logan, è la persona più falsa presente su questo pianeta. Sono sicuro che avrà raccontato un mucchio di stronzate ad Alexis, pur di mettermi in cattiva luce ai suoi occhi.» esclamai.
«Allora vorrà dire che aspetteremo finché non saremo certi di tutto ciò, ma, ripeto, stai lontano da quella ragazza. Non mi piace non sapere che cos'ha in mente quel bastardo.»
Annuii lievemente, lasciando che quel discorso si chiudesse momentaneamente, ma non riuscivo ad evitare di pensarci. Nella mia mente erano ancora vive le immagini della discussione che avevo avuto con Alexis poco prima, il suo sguardo terrorizzato mi aveva provocato una morsa non indifferente attorno al mio stomaco. Non mi sentivo in colpa, non per Logan, quello mai, ma non avrei voluto che lei fosse presente mentre sfogavo la mia ira su di lui. Non avrei voluto che mi vedesse così violento. Era di Logan che doveva avere paura, non di me.
Simon tornò a sedersi e, nel momento in cui fece per allungare la mano per afferrare il telecomando della televisione, udimmo le voci di un ragazzo e di una ragazza provenire dall'esterno. Da ciò che si dissero, sembrava stessero discutendo animatamente e mi domandai per quale ragione avessero deciso di farlo proprio davanti a casa mia.
Simon mi lanciò un’occhiata interrogativa e subito dopo sentii bussare insistentemente alla porta d'ingresso.
«È meglio per te che sia in casa!» gridò la voce femminile dall’esterno.
Aprii la porta e mi ritrovai davanti le figure di Andie e Killian, intenti a scambiarsi occhiate fulminee.
«Tu!» sbottò lei, puntandomi un dito contro, «sei un idiota!» gridò a voce talmente alta che sobbalzai.
La guardai con aria interrogativa, poco prima di vederla avanzare e spintonarmi volutamente.
«Che problemi ha?» domandai a Killian, il quale scosse le spalle ed andò a sedersi sul divano accanto a Simon.
«Bene, ora potete anche andare.» disse Andie, con tono solenne e, in tutta risposta, Simon scoppiò a ridere, «fossi in te non riderei.» mormorò, assumendo un'aria di sufficienza.
Simon alzò le mani in segno di resa, senza però far scomparire quell'aria divertita dal viso.
Mi affiancò, «non sapevo che te la facessi anche con mia cugina.» sogghignò, parlando al mio orecchio.
Continuò a ridere e gli diedi un leggero pugno sul braccio. «Non dire stronzate, non so perché sia venuta qui.» ribattei, sentendo la tensione montarmi dentro. Andie infuriata non era un bene. Mai.
«E non voglio saperlo.» ridacchiò, poco prima di lasciare definitivamente casa mia assieme a Killian.
Una volta che udii la porta chiudersi, mi voltai verso Andie, «perché sei qui?» domandai, facendole cenno con il mento.
«Fingi di non sapere?» sbottò, incrociando le braccia al petto ed assumendo un'espressione sorpresa. Aggrottai le sopracciglia, realmente confuso.
«Poco fa mi ha chiamata Alexis ed era in lacrime. L'hai spaventata a morte con quello che hai fatto a Logan!» esclamò, spazientita.
«Alexis non dovrebbe uscire con uno come lui.» mormorai, appoggiandomi al divano.
«A te questo non dovrebbe interessare!» ribatté, alzando notevolmente il tono di voce, e ciò non fece altro che farmi innervosire.
Contrassi la mascella a quelle parole, «sei venuta qui solo per dirmi questo? Lo sapevo già! L’ho accompagnata io a casa, ho visto come mi guardava, non era necessario farti venire qui a ripetermelo.» ribattei, allargando le braccia, esasperato.
Mi guardò torva, dischiuse di poco le labbra, intenzionata a dire qualcosa, ma rimase in silenzio.
«Se hai finito puoi anche andare.» mormorai, abbassando lo sguardo.
«D’accordo, come vuoi.» la vidi alzare le mani in segno di resa, poco prima di compiere qualche passo verso di me.
«Oh, quasi dimenticavo, mi ha anche detto che non vuole più vederti, ma forse sapevi già anche questo.» mormorò, in tono teatrale.
Strinsi i pugni lungo i fianchi, talmente forte da sentire le unghie conficcarsi nei palmi. Rimasi in silenzio, con la coda dell’occhio la vidi aprire la porta e sparire poi dalla mia visuale quando la richiuse dietro di sé.
 
 
 
Nell'istante in cui il rumore dell'auto di Justin si affievolì, rassicurandomi che fosse oramai lontano, diedi due giri di chiave alla porta, poggiandomici di schiena. Avevo appena parlato al telefono con Andie, raccontandole quanto era appena successo. Era furiosa e sapevo che non avrebbe esitato ad andare dritta da Justin, ma al momento, non m'importava.
Respirai a lungo e profondamente. Avvertivo una sensazione allo stomaco e non mi piaceva per niente. Terrore. Ecco cos'era. Ero spaventata e il fatto che fossi da sola, in quella casa grande, circondata dal nulla, non faceva che aumentare la brutta sensazione.
Pensai a mia madre, fino all'indomani non sarebbe rientrata. Non volevo stare sola, ma non avevo nessun altro con cui parlare o nessun altro posto dove potevo andare per sentirmi al sicuro.
Mi presi il viso tra le mani, sentendolo bagnato di lacrime e gemetti, frustrata. Odiavo piangere per quel tipo di cose, ma lo spavento mi aveva scioccato.
Mi asciugai le guance e salii le scale, lentamente. Inciampai in uno scalino e con un verso, a metà tra un grido e un'imprecazione, mi tolsi le scarpe, lanciandole sul pavimento, una volta raggiunta la mia camera.
Odiavo quel posto, non mi sentivo a casa mia. Mi mancava il rumore del traffico. Mi mancavano le luci della città. A qualsiasi ora sembrava giorno, mentre qui, sperduta in mezzo al nulla, nonostante fossero appena le undici, era buio pesto. A fatica mi tolsi il jeans e andai diretta in bagno. Accesi l'acqua della doccia, sentendo le tubature scricchiolare in modo sinistro e rabbrividii. Una volta che l'acqua fu a temperatura, mi ci fiondai sotto, lasciando che il getto dell'acqua mi inondasse. Al contatto con l'acqua calda, le ginocchia bruciarono appena. Abbassai lo sguardo e scorsi una piccola chiazza rossa su uno di essi. Mi ero graffiata quando mi ero inginocchiata accanto a Logan.
Logan.
Sentii lo stomaco contorcersi, ricordando in che stato fosse. Ed io non ero lì. Justin lo aveva pestato, mi aveva terrorizzata e mi aveva costretta a salire sulla sua auto, lasciando Logan in quello stato da solo, in mezzo ad una strada, senza nessuno ad aiutarlo.
Sentii gli angoli degli occhi pizzicare, ma alzai il viso, lasciando che l'acqua mi distogliesse dai quei pensieri.
Non so quanto tempo passò prima che l'acqua iniziò a raffreddarsi, segno che stava per finire la sua autonomia, così chiusi, girando la manopola e uscii velocemente, avvolgendomi un asciugamano intorno alla vita.
Mi fermai davanti allo specchio e con la mano, lo pulii dal vapore. Quello che vidi mi fece spaventare.
Avevo il viso rigato di nero, colpa del mascara colato. Gli occhi erano ancora rossi per via delle lacrime ed ero pallida.
Mi fissai per qualche secondo, prima di prendere un lungo respiro e lasciar cadere a terra l'asciugamano – oramai zuppo – e vestirmi. Mamma aveva lavato parecchia roba, così dovetti accontentarmi di un paio di pantaloncini di una vecchia tuta e una maglietta a maniche corte. Dietro la porta c'era il mio cardigan, così lo indossai, prima di trafficare con il lungo filo del phon. Inserii la presa e mi asciugai i lunghi capelli. Feci uno chignon piuttosto scomposto, sarei andata a dormire nell'arco di dieci minuti. Ritirai tutto e, una volta seduta sul letto, presi il cellulare.
Provai a chiamare diverse volte mia madre – volevo solo sentire la sua voce, nonostante avessimo litigato negli ultimi giorni - , ma la segreteria scattava dopo qualche squillo, così rinunciai.
Sbuffai, sdraiandomi a letto e fissando il soffitto. Ero stanca, ma non riuscivo a prendere sonno.
Rividi nuovamente Justin scendere dall'auto, precipitarsi verso Logan e sbatterlo al suolo, riempiendolo di pugni. Mi accorsi di stare trattenendo il respiro, così esalai, stringendo i pugni lungo i fianchi.
Lo odiavo. Lo odiavo sul serio.
Qualcosa mi strappò ai miei pensieri. Bussavano alla porta? Impossibile.
Scossi la testa, probabilmente me l'ero immaginato o uno stupido ramo aveva sbattuto contro la finestra. Chiusi gli occhi, ma quel suono tornò.
Sì, qualcuno stava bussando alla porta, piuttosto insistentemente.
Mi alzai con cautela dal letto, prendendo il cellulare e scesi le scale. Accesi la piccola luce del corridoio e arrivai davanti alla porta. Posai una mano sulla maniglia, ma cambiai idea, dirigendomi in cucina. L'unica cosa che trovai e che pensai potesse andare anche solo bene per fare male a qualcuno, fu un mestolo di legno. Meglio di niente, no?
Tornai alla porta, dove bussarono di nuovo, facendomi sobbalzare. In un primo momento pensai a Justin, ma scacciai subito quel pensiero. Era andato via parecchio tempo prima.
Presi un lungo respiro e aprii appena la porta. Due occhi azzurri e dei capelli biondi spuntarono. Logan.
Granai gli occhi, aprendo del tutto la porta e lasciando cadere il mestolo a terra, «Logan!» esclamai, sentendo il cuore battere all'impazzata.
Il suo sguardo cadde sul cucchiaio di legno a terra e lo sentii sogghignare, «pensavi di uccidermi con quello?» mormorò.
Incrociai le braccia al petto, trattenendo un sorriso, «sta' zitto, mi hai spaventata a morte.» borbottai, prima di chinarmi e raccoglierlo.
A quelle parole si accigliò, «scusami, non era mia intenzione.» ammise, arricciando le labbra.
Mi strinsi nelle spalle e lo invitai ad entrare, «stai bene, non è vero?» domandi, frettolosamente, scrutandolo con lo sguardo.
Annuì. Non era propriamente vero. Il livido sotto l'occhio, causato dal pugno di Justin, stava diventando violaceo e si teneva un braccio sullo stomaco, come se provasse ancora dolore.
«Non avrei voluto lasciarti lì, ma Justin-»
«Non importa.» mi interruppe, dolcemente, «tu non c'entri niente, è Bieber il colpevole di tutto.» aggiunse a denti stretti.
Annuii appena, d'accordo con lui, «sarei rimasta con te se solo me l'avesse permesso.» mormorai. Chi non l'avrebbe fatto?
Sorrise e mi sfiorò una guancia con le nocche, facendomi rabbrividire, «non avrei dovuto permettere che ti trascinasse via in quel modo.» sussurrò, avvicinandosi appena.
Sbattei più volte le palpebre, colta dalla sorpresa di quel gesto, ma non feci nulla per sottrarmi al suo contatto.
«S-stai bene davvero?» domandai, di nuovo, balbettando.
Le labbra si piegarono nuovamente in un sorriso e annuì, «sto bene. Domani sarò pieno di dolori, ma ora sto bene.» rispose, marcando le parole con il tipico accento londinese.
Socchiusi gli occhi quando la sua mano si aprì, soffermandosi sulla mia guancia. Lo sentii avvicinarsi, «qualcuno ti ha aiutato?» domandai, cercando di non pensare a quanto fosse vicino.
Rise, quasi divertito, «non mi ha conciato poi così male, Alexis.» disse, continuando ad accarezzarmi il viso.
Spalancai gli occhi, incontrando i suoi, «cosa?» dissi, senza fiato, «ho visto il modo in cui ti ha picchiato!»
Si strinse nelle spalle, «ho sopportato di peggio.» mormorò, con voce roca.
Deglutii, rimanendo in silenzio, non sapendo più cosa dire. Lo guardai negli occhi e per qualche secondo, mi ci persi. Erano di un azzurro intenso, non molto diverso dal mio, ma i suoi, in quel momento, erano più luminosi che mai.
«Perché sei venuto qui?» domandai, senza nemmeno rendermene conto.
La sua mano lasciò il mio viso, solo per scendere lungo il braccio e sfiorare la mia, prima di stringerla. Abbassai lo sguardo, ma fui subito sui suoi occhi, di nuovo.
«Volevo assicurarmi che stessi bene.» rispose, con voce suadente. Un calore improvviso si impossessò delle mie guance. Se ne accorse, perché sorrise languidamente.
Deglutii, «sto bene, credo.» mormorai, «sono solo un po' scossa.» aggiunsi.
Aggrottò le sopracciglia, «mi dispiace che tu abbia assistito a tutto ciò, davvero.» disse.
Mi strinsi nelle spalle, «sei stanca?» continuò.
Annuii, «sì, ma non riesco a dormire.» ammisi, sentendomi talmente stupida che abbassai lo sguardo. Senza che potessi rendermene conto, mi ritrovai stretta tra le braccia forti di Logan. Dopo un'istante di panico, mi rilassai, appoggiando la guancia sul suo petto. Emanava un vago odore di asfalto.
«Vuoi che resti qui per un po'?» propose, sussurrando sui miei capelli. Annuii, consapevole che se ne sarebbe accorto. Non lo conoscevo eppure, in quel momento, mi fidai di lui.
Sciolsi l'abbraccio e mi voltai, salendo le scale. Sentivo Logan dietro di me, così continuai a salire, fino a raggiunge la mia stanza, dove vi entrai.
Ero sicura che Logan fosse dentro, così mi voltai, decisa a chiudere la porta, quando mi scontrai contro di lui. Trasalii e, prontamente, Logan mise un braccio intorno alla mia vita, reggendomi e impedendomi di perdere l'equilibrio. Senza nemmeno pensarci, posai le mani sul suo petto. I suoi occhi furono nei miei, prima di abbassarsi e guardare le mie labbra, che si schiusero appena.
Si avvicinò, fino a che non sentii il suo respiro sul mio viso, solleticarmi appena. Sapevo che mi avrebbe baciata, ma non mi mossi. Qualcosa mi impedii di muovermi. Io stessa me lo impedii.
Trattenni il fiato quando le sue labbra si posarono sulle mie, decise, come se già sapesse che non mi sarei sottratta. Strinse la presa sui miei fianchi, avvicinandomi e facendo combaciare i nostri corpi. Afferrai il colletto della sua felpa, alzandomi appena sulle punte. Sentivo la mano bendata pulsare, come se stesse protestando per quel gesto. Le labbra di Logan schiusero le mie e intrappolò il mio labbro inferiore, mordendolo appena. Quando lasciai la felpa per allungare le mani e intrecciarle nei suoi capelli, un gemito scaturì dalla sua gola. Sentii la sua lingua cercare la mia e, questa volta, fui io a gemere. Senza che me ne accorgessi, eravamo arrivati ai piedi del letto. Logan fece in modo che mi ci sedessi e si abbassò, sfiorandomi le labbra con le sue, di nuovo e per gioco. Alzai il viso, per poter essere più vicino a lui e le mani furono sulla sua felpa. Con un unico movimento, se la sfilò, restando in canottiera, che metteva in risalto le sue spalle.
Mi guardò negli occhi, prima di chinarsi nuovamente su di me, facendo in modo che risalissi il materasso, sdraiandomi su di esso. Puntellandosi sui gomiti, fu su di me. Mi baciò di nuovo ed intrecciai le braccia al suo collo, avvicinandolo. Sentivo il suo peso su di me, nonostante si stesse trattenendo. Passò a baciarmi il collo e rabbrividii, inarcando la schiena e cozzando sul suo petto. Mormorò qualcosa, baciandomi la spalla, ma non riuscii a capire le esatte parole. Sentii solo il mio nome che, detto con quell'accento inglese, suonava estremamente sensuale. Le sue mani risalirono la mia gamba e si insinuarono sotto la maglia, sfiorandomi lo stomaco. La pelle d'oca seguì quel gesto e sospirai.
Alzò lo sguardo, inchiodandomi con gli occhi. Avevo il fiato corto, il petto si alzava e si abbassava velocemente.
Se un momento prima non volevo altro che continuasse a baciarmi, il momento dopo, il peso che sentivo, non fu più solo dovuto al suo corpo contro il mio. All'improvviso sentivo che non era giusto.
Logan è un bastardo, si approfitterà di te senza troppe cerimonie.
La voce di Justin rimbombò nella mia testa e sobbalzai per l'intensità con cui la sentii, quasi fosse accanto a me.
Logan aggrottò le sopracciglia e chiusi gli occhi, «non posso.»


 
 

Ci sono anche io :)

Here we are again, babes
Stiamo fatto il possibile per mantenere dei tempi di aggiornamento decenti e siamo davvero contente che la storia vi stia piacendo sempre di più.
Vi ringraziamo veramente tanto per le recensioni e per chi ha già messo la storia tra le preferite, siete dolcissime!
Siamo davvero curiose di sapere che cosa ne pensate di questo capitolo e di come si stanno svolgendo le cose tra Alexis e Logan - che da quanto abbiamo capito vi sta poco simpatico. haha

Vi postiamo i link delle nostre storie, se per caso aveste voglia di passare a leggerle :)

Catch me   ~   The Journey

Ci farebbe piacere sapere che cosa ne pensate.



Un bacione,
Giulia e Federica.
Per sapere quando aggiorniamo, seguiteci su twitter:
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