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Autore: Nothingness    15/11/2013    5 recensioni
Qualcosa è successo a Rukia, in un passato troppo vicino, troppo doloroso perché possa dimenticarsene. Una persona a lei cara, probabilmente la persona più importante di tutta la sua intera esistenza, non c'è più. Lui, che sembrava invincibile, lui, che tanto la scherniva, lui, che la faceva infuriare, proprio lui, per il quale lei viveva, si era sacrificato per lei. E nell'estremo sacrificio, l'aveva lasciata sola. Forse.
Perché non sempre le cose vanno come previsto e, delle rare volte, la vita ci offre una seconda possibilità.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuchiki Rukia, Kurosaki Ichigo, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO V

 

 

 

 

Non riusciva a muovere un solo muscolo. Era completamente rapita da quello che i suoi occhi vedevano, che il suo cuore desiderava e che la sua mente difficilmente era disposta ad accettare: Kurosaki Ichigo era lì, a qualche passo da lei. Per quei brevi secondi, nella stanza non esistette nessun altro per Rukia che chissà quante volte aveva immaginato quel momento e che adesso non sapeva cosa fare. Un suono ovattato giunse alla sue orecchie riuscendo a riportarla alla lucidità. Era Saito che sorridente ed entusiasta la chiamava per nome.

“Kuchiki-sensei! Grazie per essere venuta!” esclamò il ragazzo voltandosi raggiante verso di lei.

Tornò in sé e guardò Saito che forse era troppo felice per accorgersi della confusione dipinta sul viso di Rukia.

“Lasciate che vi presenti mio fratello” continuò Saito con lo stesso entusiasmo e Rukia dovette riportare lo sguardo su quel ragazzo che aveva il volto di Ichigo “Keichi, questa è Kuchiki-sensei”

Il ragazzo che le veniva presentato indossava l’uniforme dell’Accademia. Con rispetto fece un breve inchino e poi allungò la mano verso di lei con quel sorriso che Rukia conosceva così bene. Strinse la mano che gli stava porgendo e sentire nuovamente quel tocco e quel calore fu come una scossa per lei. Frastornata da quella cascata di emozioni, Rukia cercò di evitare lo sguardo di quel giovane che diceva di chiamarsi Keichi.

“E’ un onore fare la vostra conoscenza, Kuchiki-sensei” disse Keichi e Rukia poté constatare come non solo l’aspetto e le espressioni del viso, ma anche la voce era esattamente come quella di Ichigo “Spero che mio fratello non vi abbia dato dei problemi” guardò affettuoso  Saito e aggiunse “si è già messo nei guai, vedo”

Saito, sentendo il suo orgoglio ferito, ritrasse a sé la mano fasciata e fulminando con lo sguardo il fratello guardò Rukia che stava vivendo quella scena come se si trovasse in un sogno.

“Fa poco lo spiritoso, fratello, entrerò nel Gotei 13 prima di te, vero Kuchiki-sensei? È venuta qui per dirmi che posso rifare la prova, non è così?”

Keichi rise per quello che Saito aveva detto e Rukia rimase silenziosamente a fissarlo mentre si prendeva gioco del povero Saito esattamente come avrebbe fatto qualsiasi fratello. Guardava Keichi, che per lei altri non era che Ichigo, e aspettava che da un momento all’altro quel giovane l’avrebbe avvicinata a sé e sussurrando il suo nome l’avrebbe abbracciata. Non ci sarebbe stato bisogno di aggiungere altro, quel semplice gesto sarebbe valso più di mille parole e quel contatto avrebbe colmato anni di lacrime e solitudine. Ma la persona che aveva davanti, sebbene all’apparenza sembrasse Ichigo, sembrava vederla per la prima volta. Quella sorta di distanza le fece male.

“Di sicuro sei riuscito ad entrare prima di me in una infermeria. Ah ah ah!” lo schernì Keichi.

Intanto, lo shinigami della quarta divisione, responsabile di quella struttura, la riportò nuovamente alla realtà assicurandole che effettivamente il ragazzo sarebbe completamente guarito in un paio di giorni. A Rukia non restò che acconsentire e tornando a guardare Saito che continuava a inondarla di ringraziamenti, non riuscì a trattenersi nel lanciare furtiva ancora qualche sguardo fugace a Keichi. Voleva uscire da quella stanza, restare da sola e fare ordine nei suoi pensieri e nel suo cuore.

“E’ stato un piacere, Kuchiki-sensei. A presto” la salutò Keichi e Rukia ammise d’aver forse trattenuto troppo il suo sguardo sul volto del giovane che le sorrise ancora ignorando d’aver fatto riprendere a battere il cuore di quella piccola shinigami.

Quando Rukia fu fuori dall’edificio, fu come se il suo fisico si sentisse libero di cedere finalmente a quello stress emotivo a cui era stato sottoposto. Le gambe iniziarono a tremarle e si appoggiò al muro riuscendo a compiere ancora qualche passo, infine cedette e si lasciò scivolare fino al suolo. Poggiò la testa al muro e respirò a pieni polmoni sentendosi stranamente debole. L’ultima cosa che udì prima di perdere conoscenza fu la voce di Renji che accorreva per soccorrerla, ma quello che i suoi occhi videro prima che la vista le si oscurasse del tutto fu ancora una volta il volto di Ichigo.

 

Quando Rukia riprese conoscenza, le mani delicate di Misaki avevano appena posto sulla sua fronte un panno umido. Lentamente aprì gli occhi e fu accolta dal sospiro di sollievo della donna che esternava la sua felicità nel vedere che le sue condizioni stavano migliorando. Rukia era a casa. Portò una mano alla testa e riuscì a mettersi seduta dopo le continue insistenze di Misaki nel restare sdraiata.

“Siete svenuta, Rukia-san, dovete riposare”

Ma Rukia ignorò le sue premure e si mise in piedi, pretendendo di sapere se quello che ricordava era davvero accaduto “Devo andare in Accademia…” sussurrò “devo vedere Renji!” si, Renji l’avrebbe aiutata a trovare quel Keichi, anche lui sarebbe rimasto di stucco nel vedere come quello studente fosse identico a Ichigo e insieme avrebbero capito perché non ricordava niente di loro. Per tutti quegli anni aveva vissuto silenziosamente come Keichi, ma lei avrebbe fatto ritornare Ichigo. Si mise in piedi e superò Misaki che impotente non riuscì a fermarla, ma Rukia non andò molto lontano perché a sbarrarle la porta trovò suo fratello. Lo sguardo severo con cui Byakuya la stava fissando fece vacillare la determinazione di Rukia per alcuni secondi.

“Nii-sama?” sussurrò.

L’espressione di rimprovero assunta da Kuchiki Byakuya riempì il silenzio che si pose tra di loro. Rukia non disse niente, ricambiava il suo sguardo e attendeva che egli parlasse.

“Non uscirai da questa casa fino a mio nuovo ordine” le disse con tono marziale e uccise sul nascere qualsiasi protesta di Rukia aggiungendo “è il tuo capitano che te lo ordina” e senza darle modo di poter ribattere, Byakuya le diede le spalle e andò via.

“Voglio vedere Renji” gli urlò dietro Rukia che ancora non voleva desistere.

Byakuya si volse lentamente, quel tanto da permettere ai suoi freddi e severi occhi di trafiggere la fragile figura di Rukia “Non hai alcun motivo per vedere Abarai Renji. Non avrei mai dovuto acconsentire alla sua folle idea” fece una pausa “sei troppo debole”

Rukia risentì il colpo di quelle parole e stremata, delusa e dispiaciuta si accasciò sul pavimento di legno e Misaki la esortò a tornare a letto.

Quando le tenebre della notte giunsero, Rukia sgattaiolò fuori dalla sua residenza. Prima di raggiungere il portale non si accorse di essere seguita e un timido paio di occhi verdi la videro svanire verso il mondo degli umani.

Raggiunta Karakura, Rukia si diresse verso casa di Ichigo e attese. Nel giro di pochi minuti, la figura di Urahara le fu affianco accompagnata dalla sua solita aria di mistero.

“Ultimamente ci incontriamo spesso, Kuchiki-kun” le disse cercando di decifrare l’espressione di lei da sotto la visiera del cappello.

“L’ho rivisto” bisbigliò Rukia, serrò i pugni e la voce quasi le tremò quando disse “devi aiutarmi” e guardò Urahara con un’espressione che rendeva chiara la sua disperazione “Perché non si ricorda di me?” e gli occhi le si riempirono di lacrime.

Urahara abbassò lo sguardo e si sistemò meglio il cappello “Te l’ho già detto, Kuchiki-kun, l’anima di Kurosaki Ichigo non solo è ritornata alla soul society, ma è rinata. Sebbene ne abbia mantenuto l’aspetto, devi accettare che chiunque tu abbia visto adesso è un’altra persona. I ricordi di Ichigo, questo giovane li ignora completamente. So che è un’amara consolazione, ma non puoi farci niente”

Eppure Rukia non sembrava disposta a mollare e Urahara parve capirlo “Hai detto che lo spirito di Ichigo era così forte d’aver mantenuto il suo aspetto da umano, perché questo non dovrebbe valere anche per i suoi ricordi?” chiese lei quasi con rabbia “in una parte di quel… di quel Keichi ci deve essere ancora Ichigo! Anche tu sai che è così, non è vero Urahara?” gli urlò contro e con le lacrime che le rigavano il viso.

Urahara le si avvicinò e da sotto la visiera del suo cappello, Rukia poté scorgere i penetranti occhi grigi di quell’uomo dai mille segreti.

“Sei davvero disposta, Kuchiki-kun, a far rivivere a Ichigo tutto quello che ha passato? Le battaglie, il dolore e le perdite che ha dovuto subire solo per il tuo egoismo?”

Rukia sgranò gli occhi. Quelle parole l’aveva ferita più di quanto qualsiasi lama avrebbe potuto fare. Urahara si allontanò da lei e, dandole il tempo di metabolizzare quello che le aveva appena detto, fece una breve pausa e aggiunse “A te la scelta, Kuchiki-kun” e senza aggiungere altro sparì nella notte di Karakura lasciando Rukia in preda allo shock e allo sconforto.

  
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