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Autore: Neverlethimgo    15/11/2013    6 recensioni
Una professoressa scomparsa, la festa di fine anno annullata.
Tre ragazze e tre ragazzi che s'immischieranno in affari che non li riguardano, andando incontro ad eventi (forse) spiacevoli...
'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo.'
Genere: Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chaz, Justin Bieber, Nuovo personaggio, Ryan Butler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 32.
 
Il giorno seguente Justin fu svegliato di buon'ora e, per quanto solitamente detestasse aprire gli occhi all'alba, quella mattina non ne fu infastidito. 
Un paio d'infermieri erano in piedi accanto al suo letto: uno dei due reggeva tra le mani una cartelletta rigida, contenente alcuni fogli scritti in maniera fittissima, mentre l'altro aveva appena provveduto ad effettuare al biondo un prelievo del sangue.
Per quanto Justin si fosse sforzato di mantenere la bocca chiusa, non riuscì a reprimere la voglia che aveva di porre loro quella fatidica domanda: "Allora, posso uscire?"
L'infermiere, che reggeva tra le mani la cartella, abbozzò un sorriso e, sfogliando un paio di fogli, rispose: "Ci sono buone probabilità che tu possa uscire già oggi, ma ti daremo la conferma tra una mezz'ora."
Il volto di Justin s'illuminò all'istante.
"Davvero?" domandò sorpreso e l'infermiere annuì, poco prima di lasciare la stanza assieme al suo collega.
Il biondo tirò un sospiro di sollievo e, nonostante non avesse riacquistato a pieno tutte le sue forze, non vedeva l'ora di ritornare alla sua vita di sempre.
 
***



Nel frattempo, all’interno dell’abitazione appena fuori dal quartiere di Sweetgrass, Mark era seduto sul divano, lo sguardo fisso nel vuoto e le mani giunte avanti a sé. Josh era appoggiato alla parete ed impiegò diversi istanti prima di proferire parola.
Allora? Qual è la prossima mossa?
L’unica cosa che mi serve sapere è quando lasceranno uscire quello sfigato di Bieber”  rispose Mark a denti stretti, senza nemmeno scomporsi.
E poi? Che altro hai in mente per lui?
Sta zitto!” lo ammonì il moro, convinto di aver già sentito fin troppo la voce del suo amico.
Josh alzò entrambe le mani in segno di resa e rimase in silenzio.
So cosa fare, ti basta sapere questo” aggiunse poi Mark, abbozzando un sorriso che di rassicurante aveva ben poco.
Lexy era ancora avvolta da un sonno profondo, per tanto non si accorse minimamente del suono del campanello.
Mark era in piedi, davanti alla porta d'ingresso della villa della ragazza, e gettava ripetutamente occhiate all'orologio da polso. Il padre di Lexy, sveglio già da tempo, si precipitò ad aprire.
"Cercavo Lexy" mormorò Mark con tono sbrigativo.
"Dorme ancora" ribatté l'uomo, "forse è il caso che ripassi più tardi."
"Ma-" Mark fece per ribattere, ma l'altro lo interruppe.
"Credo che ti sia accorto del fatto che Lexy non sia in piena forma. Non so cosa sia successo mentre non c'ero, ma preferisco che si riposi."
Il ragazzo annuì, sebbene riluttante, e dopo aver accennato un saluto, si allontanò da lì. Nemmeno lui seppe con esattezza per quale ragione non avesse insistito, ma non aveva alcuna intenzione di apparire scortese e commettere, quindi, qualche errore.
 
 
***
 
Quasi mezzora più tardi, presso l’ospedale di Sweetgrass…
"Non possiamo dirti che sarai pienamente in grado di fare la vita che avevi prima, almeno per le prossime due settimane"
- spiegò un infermiere, facendo capolino all'interno della stanza del biondo ed avvicinandosi poi al suo letto - "
però ti sei ripreso più
in fretta del previsto e ti lasceremo uscire fra meno di un'ora.
" Concluse, abbozzando un sorriso e staccando poi i vari tubi collegati al braccio del biondo. Justin aveva ascoltato solo le ultime parole, aveva già scordato la prima parte del discorso. Ciò che gli importava era solo uscire da quell'ospedale il più presto possibile. Si era sempre sentito in trappola tra quelle spoglie quattro mura. Sentiva di non aver ancora acquistato tutte le forze, ma quella poca energia, scaturita principalmente grazie alla buona notizia appena udita, sembrava essere sufficiente per fare esattamente ciò che voleva: andare da Lexy. "Nel frattempo avviseremo la tua famiglia per-" No!” lo bloccò il biondo, "lo farò io." L'infermiere annuì e lo lasciò solo. Justin afferrò velocemente il suo cellulare ed avviò la chiamata con Ryan. Impiegò più tempo del dovuto a rispondere, ma, alla fine degli squilli, la voce assonnata dell'amico gli fece tirare un sospiro di sollievo. "Ryan, devi farmi un favore!" esclamò il biondo. Posso fartelo tra un paio d'ore? ribatté l’amico, affondando pienamente il viso nel bel mezzo del cuscino. "Non fare lo spiritoso, ho bisogno che tu mi venga a prendere." Oh, quindi ti fanno uscire quella suonò più come una domanda, che un’esclamazione di sorpresa e Ryan non era poi così sicuro di aver capito le intenzioni di Justin. Sì, grazie a Dio!” sospirò lui, “cerca di essere qui nell'arco di un'ora.D'accordo concluse Ryan, disattivando poi la chiamata. Justin non perse tempo ad indossare nuovamente i suoi vestiti, forse avrebbe dovuto aspettare un’ulteriore conferma dai medici, ma poco gli importava. Nell’istante in cui gli era stato dato il via libera per uscire, gli sembrava di aver finalmente ricevuto la possibilità di respirare, di vivere, cosa che negli ultimi giorni si era totalmente ridotta. I minuti trascorsero lenti ed inesorabili e non cessava un solo istante di guardare il display del suo cellulare, sperando che i numeri che indicavano l’ora cambiassero il più velocemente possibile. Dovrai prendere queste per circa tre settimane e-” lo stesso infermiere che era stato nella sua stanza solo pochi minuti prima, gli stava porgendo un paio di confezioni di medicinali e Justin, ancor prima che potesse sentire tutto ciò che quell’uomo aveva da dire, lo interruppe. “Sì, okay, grazie. Arrivederci!” esclamò il biondo, afferrando quelle due confezioni e precipitandosi fuori dalla stanza. Si ritrovò a respirare più affannosamente del normale sin da subito, avvertiva alcuni dolori alle gambe, ma non si fermò nemmeno un istante per riprendere energia. “Posso farcela.” Disse tra sé e sé, mentre entrava in ascensore, recandosi al piano terra. Nel frattempo, il suo cellulare squillò, annunciando una chiamata in arrivo da Ryan. Sono qui fuoridisse lui, ancor prima che Justin potesse rispondere. D’accordo, sto arrivando.Varcò la soglia dell’edificio, senza nemmeno voltarsi o rallentare i suoi passi. Volse uno sguardo al cielo, non del tutto limpido, e sorrise, poco prima di compiere qualche altro passo e raggiungere la macchina dell’amico. Grazie, amico” mormorò Justin non appena salì in macchina. Stai bene? Sembra che tu abbia corso per ore.Sto bene” tagliò corto lui, “puoi portarmi da Lexy?Cosa?” domandò Ryan sbigottito, non sicuro di aver sentito bene. Portami da Lexy, per favore.Oh, quindi avete chiarito?” Justin annuì a quella domanda e Ryan riprese a parlare. “Ma non dovresti andare a casa e riposarti, insomma-No! Non adesso almeno. Avviserò mia madre più tardi, non credo cambi la situazione se la dovessi chiamare tra mezz’ora.Se lo dici tu” mormorò  l’amico, arrendendosi. Dai, metti in moto” disse Justin impaziente, picchiettando nervosamente il piede. Gli sembrava di aver perso chissà quanto tempo, mentre invece erano trascorsi appena cinque minuti. Ryan non se lo fece ripetere due volte ed avviò il motore, dirigendosi, a velocità non troppo moderata, verso casa di Lexy. E se dovesse esserci ancora Mark con lei?” gli domandò Ryan, rallentando non appena intravide la casa della ragazza. No, ieri sera le ho scritto dei messaggi e mi ha detto che era sola.Ryan scosse le spalle e arrestò l’auto. Grazie, ci vediamo dopo!” lo salutò in modo sbrigativo Justin. A dopo” rispose l’altro, allontanandosi immediatamente da lì. Era così impaziente di arrivare lì, ma, quando finalmente fu davanti alla villa di Lexy, perse quanto più tempo riuscì prima di avvicinarsi alla porta d’ingresso. Si guardò attorno diverse volte, prima di compiere qualche passo lungo quel vialetto. Diede una rapida occhiata all’orologio sullo schermo del cellulare, segnava appena le nove del mattino e, forse, era ancora troppo presto. Bussò prima una volta, poi una seconda, senza apparire troppo insistente e si trovò il padre della ragazza davanti. Buongiorno” disse titubante, “so che forse è un po’ presto, però ho bisogno di vedere Lexy.Accidenti, che viavai questa mattina” esclamò, in tutta risposta, il padre di Lexy, ridacchiando. Il biondo lo guardò senza capire, ma l'uomo scosse il capo, come a voler far cadere il discorso. Si scostò e diede la possibilità a Justin di entrare in casa. Sta ancora dormendo, però io ora devo uscire e… Anzi, fammi il favore di dirlo a Lexy. A dopo, ciao!D’accordo” disse semplicemente Justin, vedendo l’uomo uscire dall’abitazione. Rimase a fissare il vuoto con un’espressione perplessa dipinta in volto. Quella mattina sembravano andare tutti di fretta, ma lui per primo. Si diresse a passo lento verso la camera della ragazza, era socchiusa e dall’interno non traspariva nemmeno il più piccolo spiraglio di luce. Justin si sentì quasi in colpa nel volerla svegliare, ma prese coraggio e bussò leggermente sul dorso di quella porta. Lexy si mosse appena e così il biondo ripeté quel gesto, facendola svegliare del tutto. La ragazza spalancò gli occhi, ritrovandosi davanti la parete bianca della sua stanza. Avvertì il cuore battere sempre più velocemente e rimase immobile per alcuni istanti. Suo padre non l’avrebbe mai svegliata e non c’era nessun altro, se non Mark, che avrebbe potuto farlo. Si ricordò all’istante di quanto le aveva detto la sera prima, non aveva idea di dove l’avrebbe portata, ma l’angoscia e la paura s’impossessarono di lei non appena realizzò il tutto. Si mise a sedere di scattò, cercando di regolarizzare il respiro. Lexy, calmati, sono io” mormorò il biondo e lei, senza ancora aver voltato il viso verso di lui, dischiuse di poco le labbra. Non appena incrociò lo sguardo di Justin, appoggiato allo stipite della porta, scattò in piedi e gli corse incontro, gettandogli le braccia attorno al collo, senza dire una parola. Justin rimase immobile alcuni secondi, fissando il vuoto avanti a sé, e, solo quando la sentì singhiozzare, avvolse le braccia attorno alla sua vita, stringendola forte a sé. Mi dispiace davvero” mormorò lui, lasciandole un bacio sui capelli. Mi sei mancato così tanto” sussurrò lei, affondando il viso nell’incavo del suo collo e lasciando che alcune lacrime fuoriuscissero dai suoi occhi. Andrà tutto bene, ci sono io con te” disse nuovamente lui, stringendo di poco la presa attorno alla sua vita. Lexy scosse il capo, indietreggiando di poco. “No, non andrà tutto bene. Quando Mark scoprirà che sei qui andrà su tutte le furie, tenterà di farti del male e io non voglio che-Shh” la zittì lui, “puoi non pensare a quel bastardo per almeno dieci minuti? Lui non è qui adesso.” Justin le volse uno dei sorrisi più dolci che riuscì a fare ed avvicinò le labbra a quelle di lei. Quel bacio fu breve, fin troppo, tanto che a Lexy non bastò per allontanare del tutto l’immagine del ragazzo che la terrorizzava. Altre lacrime ripresero a rigarle le gote e, sebbene facesse di tutto per respingerle, non riuscì a non mostrarsi debole. Lexy, ti prego, non piangere. Non voglio vederti così.La ragazza scosse nuovamente il capo ed indietreggiò fino a che non si ritrovò il letto alle spalle, sedendosi poi sopra. Si coprì il volto con entrambe le mani, cercando di asciugare il più possibile quelle lacrime. Justin si avvicinò a lei, inginocchiandosi e poggiando entrambe le mani sulle sue gambe, facendola sussultare lievemente. “Che cosa ti ha fatto?” le chiese, abbassando notevolmente il tono di voce. “Sei pallida, sei ancora più magra di come ti ricordavo. Dimmi che cosa ti ha fatto.Lexy prese un respiro profondo, passandosi ripetutamente il dorso della mano sugli zigomi e cercando di placare i singhiozzi. Mi ha distrutto, parlando psicologicamente per fortuna. Mi sentivo in trappola stando in casa mia, non mi toglieva gli occhi di dosso un solo istante. Ho mangiato pochissimo negli ultimi giorni e non facevo altro che piangere. Ho vissuto con la paura più totale fino a quando, ieri sera, non mi ha detto che mi avrebbe lasciata in pace. Ma so che tornerà, so che oggi si presenterà qui e troverà una scusa per trascinarmi da qualche parte insieme a lui. Non voglio andare con lui, non voglio vederlo. Non voglio che continui a comandare la mia vita come se ne avesse il diritto.  Non voglio continuare a mentire a mio padre, dicendogli che va tutto bene. Justin, non voglio che Mark continui a rovinarmi la vita!Lexy pronunciò quelle parole con quanta più forza aveva in corpo, si sentì come se avesse compiuto uno degli sforzi più grandi ed il respiro le si era affannato nuovamente. Riprese a singhiozzare sonoramente ed altre lacrime ripresero a rigarle il viso. Justin avvertì una morsa avvolgergli lo stomaco e non poté che provare ancora più odio verso Mark. Non avrebbe mai accettato il fatto di vedere la sua Lexy in quello stato a causa sua e, sebbene non si sentisse in grado di affrontarlo, gliel’avrebbe fatta pagare. La strinse nuovamente tra le sue braccia, cercando invano di placare quel pianto. “Ti prego, amore, non piangere” le sussurrò ad un orecchio, accarezzandole dolcemente la schiena. “Non l’avrà vinta ancora per molto.Spazio Autrice
Sono in ritardo o sono in anticipo, non lo so. Fatto sta che avrei voluto aggiornare prima, ma ho terminato il capitolo solo.... adesso e quindi ho aggiornato il più in fretta possibile. Non vorrei fare la rompiscatole - anche se solitamente lo sono - ma mi ha fatto rimanere parecchio male vedere soltanto quattro recensioni al capitolo precedente. Che fine avete fatto? Spero davvero che mi lasciate qualche vostro parere a questo capitolo.
Alla prossima! Much Love, Giulia  @Belieber4choice on twittah and instagram.      Per sapere quando aggiorno,  ask me.
   
 
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