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Autore: Wolfass_    16/11/2013    2 recensioni
-Dovresti tornare dentro, fa freddo qui fuori- Fu l'unica cosa che le dissi, prima di alzarmi e porgerle un mano.
Poi, senza che me ne accorgessi, lei si alzò senza il mio aiuto e, inizialmente titubante, mi abbracciò senza stringere troppo.
Fu un gesto inaspettato ma decisi comunque di ricambiare la stretta, le posai una mano sui capelli e mi accorsi che era piuttosto bassina.
Aveva posato la testa sul mio petto involontariamente, era lì che mi arrivava, proprio dove batteva il cuore.
-
Un’altra lacrima solcò silenziosa la mia guancia e lui, prontamente, allungò la mano per asciugarla.
Il contatto con la sua mano calda contro la mia pelle fredda e bagnata mi fece rabbrividire appena, forse perché quel gesto fu del tutto inaspettato ma comunque piacevole e rassicurante.
 
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Settima stagione
Capitoli:
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Ciao a tutti/e!
Sono fiera di me, un capitolo dopo l'altro! No, scherzo, l'ultima volta ho aspettato quasi un mese prima di pubblicare qualcosa..
Comunque, nuovo capitolo ispirato ad uno ad uno dei miei episodi preferiti: Asylum, nella decima puntata della prima stagione.
Volevo vedere Vex alle prese con un Manicomio, paurosa com'è ne combinerà ben pochi di casini!
E poi devo dire che questo capitolo riserverà molte sorprese e novità, anche perché sarà un Dean's pov.
Sarà concentrato molto su Shirley e sulla sua storia, è anche l'ultima arrivata quindi spero che venga presa in simpatia, anche perché a dire il vero è il personaggio a cui mi sono affezionata maggiormente.
Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo volevo ringraziare e che mi seguono sempre e recensiscono la mia storia :)
Ci vediamo sotto con chiarimenti e spiegazioni varie!


Asylum

Dean's pov.


Quella non era solo paura, nei suoi occhi si leggeva il terrore.
Decisi di farla entrare, Alanis doveva spiegarci un bel po’ di cose.
-Un Nephilim? Cos'è?- Chiese Vex, alzandosi dal letto e facendo sedere la ragazza che non aveva lasciato la mano del Serafino neanche per un minuto.
-Si dice che gli Angeli caduti, quando misero piede per la rima volta sulla Terra, si accoppiarono con donne umane e di conseguenza nacquero i Nephilim, metà Angeli e metà umani- Spiegò Alanis- credevo che io e i miei Fratelli li avessimo sterminati tutti come ci aveva ordinato di fare nostro Padre, ma a quanto pare ne abbiamo mancato uno-
-Quindi ora mi ucciderai?- Chiese Shirley, che fino a un secondo prima era rimasta in silenzio ad ascoltare ciò che aveva di dire Alanis.
La sua voce tremava, potevo capire quanto fosse confusa, spaventata e con l'adrenalina a mille, ma avrà avuto più o meno diciotto anni e questo significava che non potevamo ucciderla.
-Tranquilla, sono sicura che nessuno ti farà del male- La rassicurò Vex inginocchiandosi davanti a lei e cercando di calmarla, di metterla a suo agio per quanto fosse possibile.
-E' un abominio, non possiamo lasciarla libera, causerà solo morte e distruzione- La voce di Alanis era ferma, decisa e impassibile.
-Guardala, pensi davvero che possa creare tutto quello scompiglio?-
-Neanche Caitlyn e Bethany sembravano poter recare danno a qualcuno, eppure erano vampire assetate di sangue che a momenti non ci uccidevano tutti quanti, o sbaglio Vex?-
-Ma lei è diversa, lo hai detto anche tu che è per metà Angelo, ciò significa che la sua umanità non è andata perduta- Replicò Vex alzandosi e sistemandosi a davanti ad Alanis, sempre mantenendo una certa distanza.
-Se nostro Padre ci ha dato l'ordine di sterminarli un motivo ci sarà, o vuoi mettere in dubbio la sua parola?-
-Sto mettendo in dubbio la tua di parola, nostro padre non vorrebbe ma il male per nessuno!-
-Sono più potente ed ho più esperienza di te, mostrami un po’ di rispetto o non ci metto nulla a rispedirti in Paradiso-
Sapevamo tutti che non lo avrebbe fatto ma il suo tono di voce non ammetteva repliche, dopotutto aveva anche ragione, Vex doveva limare un po’ il carattere, sopratutto se si ritrovava davanti un Angelo potente come Alanis, che era in grado di zittire persino me e Sam solo con la forza dello sguardo.
-Sarò indulgente per questa volta, sarà nostro Padre a decidere il suo destino, se potrà continuare a vivere o no-
-Questo significa che non sarai tu ad ucciderla?- Chiese Sam che naturalmente non voleva veder morire davanti ai suoi occhi anche una ragazza innocente, quella giornata era stata pesante per tutti.
Alanis fece cenno con la testa, quella sera non ci sarebbero stati altri morti.
-Come hai fatto a trovarla e sopratutto, perché è sporca di sangue?- Chiesi io, non aspettandomi che a rispondere alla mia domanda fosse proprio la ragazza.
-Un Serafino mi ha trovata prima di voi, mia madre mi ha svegliato e mi ha ordinato di non scendere in soggiorno per nessun motivo al mondo, mi sono chiusa in camera e sono uscita solo quando un raggio di luce ha colpito la mia porta- Quando alzò la testa mi accorsi che stava piangendo, le lacrime le bagnavano il viso e i suoi occhi color nocciola erano velati di tristezza, forse solo in quel momento aveva realizzato cosa fosse realmente successo- Quando sono scesa ho trovato i miei genitori stesi sul pavimento, circondati da una pozza di sangue e con un pugnale conficcato nel cuore- Le sue mani aveva iniziato a tremare, stava perdendo il controllo ma cercava comunque di mantenere il controllo.
La voce a volte si spezzava, sembrava non avere la minima voglia di mettersi a singhiozzare davanti a noi, quindi riuscivamo a percepire solo dei gemiti sommessi.
-Forse è meglio se io e Vex andassimo a procurarle dei vestiti puliti, non può restare così- Disse Alanis, prendendo l'amica per un braccio e trascinandola fuori dalla stanza del Motel.
Io e Sam ne approfittammo per raccontarle un po’ il quadro generale della storia, se doveva restare con noi doveva anche sapere in cosa si stava cacciando.
La ragazza, naturalmente, non sembrava molto interessata a ciò che le stavamo dicendo, dopotutto aveva appena perso i genitori e aveva corso per chissà quanto tempo cercando di seminare l'Angelo che voleva la sua morte.
Quando Vex e Alanis tornarono diedero il tempo a Shirley di farsi una bella doccia e di cambiarsi.
Aveva bisogna di riposare, di rallentare un attimo e di riorganizzare la mente o altrimenti non sarebbe mai riuscita ad andare avanti.

La stessa notte..

Mi svegliai di soprassalto, un'altro incubo su Castiel e la sua morte.
Cercai di riprendere a respirare normalmente, strizzai gli occhi più volte e mi guardai intorno.
Sam dormiva nel suo letto in una posizione da perfetto contorsionista, Vex era accucciata come un cane ai piedi del suo letto, sembrava essere caduta in un sonno davvero molto profondo, perché quando mio fratello si mosse dandole un calcio in testa lei neanche se ne accorse.
Nel vedere quella scena mi venne quasi da ridere, più volte mi ero domandato che razza di Angelo fosse Vex, era tremendamente scoordinata nei movimenti, goffa, impacciata e incredibilmente isterica.
A differenza di Alanis che era sempre composta ed elegante, anche se non aveva perso del tutto la sua umanità ci teneva a far capire che non era debole come noi semplici esseri umani, le piaceva far capire agli altri che era lei a comandare e che non le si potevano mettere i piedi in testa.
Per non parlare del fatto che era una di quelle bellezze da far perdere il fiato, non che Vex non lo fosse, anche lei aveva un certo fascino, ma Alanis era una di quelle donne impossibili.
Anche lei dormiva accucciata su una sedia, ma aveva decisamente il sonno più leggero di Vex, che non si sarebbe svegliata neanche se una gru l'avesse trasportata da chissà quale parte.
Quando mi girai per assicurarmi che Shirley stesse dormendo mi accorsi che il suo letto era vuoto.
Prima di farmi prendere dal panico più totale e svegliare tutti, dei singhiozzi sommessi mi arrivarono deboli all'orecchio.
Mi alzai dal letto e raggiunsi la porta che poi mi richiusi alle spalle.
Era a qualche metro da me, mi dava le spalle ed era seduta su uno dei gradini in legno del Motel.
Non sapevo bene cosa fare, non ero mai stato bravo nel consolare le persone, ma fuori si gelava e non volevo che restasse lì tutta la notte a piangersi addosso.
Mi avvicinai lentamente per evitare di spaventarla, aveva il viso nascosto nelle mani, riuscivo a sentire i suoi singhiozzi, sembrava non essersi accorta della mia presenza.
-Hey, mi dispiace- Dissi, sedendomi accanto a lei e sfiorandole delicatamente un braccio con la mano.
La vidi sussultare, forse aveva voglia di stare da sola ed era anche comprensibile, molte persone in quelle situazioni preferivano non soffrire sotto gli occhi indiscreti di qualcuno che prova inutilmente a farle stare bene.
Per la prima volta da quando aveva varcato la porta del Motel, la scrutai dalla testa ai piedi, notando anche i dettagli più piccoli.
L'insegna al neon dell'auto grill a pochi passi da noi le illuminava parte del viso, i capelli castani le scendevano morbidi sulle spalle, leggermente mossi sulle punte, solleticandole le clavicole per via del lieve vento che tirava.
Le labbra sembravano quelle di una bambola porcellana, arrossate e un po’ screpolate per il freddo, ma comunque invitanti.
Poi mi soffermai sugli occhi, erano proprio quelli che ti facevano capire ciò che stava passando la persona interessata.
Le iridi erano di un marrone molto chiaro e brillante, la pupilla era circondata da piccole pagliuzze simili al colore dell’oro, erano interessanti ma non riuscivano a nascondere tutta la confusione, la disperazione e la tristezza.
Quando mi accorsi di non aver distolto lo sguardo neanche per un secondo, mi imposi di guardare altrove.
Non sapevo davvero che dire, sembrava non aver la minima intenzione di parlare, sapevo come ci si sentiva in quelle situazioni, la voglio di urlare ma non riuscire neanche a respirare, la collera che ti divora ogni secondo di più.
Non avere il controllo delle emozioni ma imporsi di non piangere, finché poi la rabbia non prende possesso di ogni parte del nostro corpo e, passo dopo passo, cadere a pezzi.
La vedevo torturarsi le mani, lo smalto rosso scuro ormai era totalmente rovinato, le unghie spezzate e i dorsi rigati da piccoli graffi e bagnati ancora dalle sue lacrime nel vano tentativo di asciugarle.
-Dovresti tornare dentro, fa freddo qui fuori- Fu l'unica cosa che le dissi, prima di alzarmi e porgerle un mano.
Poi, senza che me ne accorgessi, lei si alzò senza il mio aiuto e, inizialmente titubante, mi abbracciò senza stringere troppo.
Fu un gesto inaspettato ma decisi comunque di ricambiare la stretta, le posai una mano sui capelli e mi accorsi che era piuttosto bassina.
Aveva posato la testa sul mio petto involontariamente, era lì che mi arrivava, proprio dove batteva il cuore.
Per un secondo riuscì anche a percepire il suo profumo, sembrava cioccolato bianco o fragole, dolce e anche leggermente fruttato.
Quando rientrammo notai che Shirley si scostò da me come a fatica, forse quel contatto le aveva fatto piacere e come biasimarla, ero irresistibile.
Poi, dopo averle intimato di dormire per davvero, anche io mi lasciai cullare tra le braccia di Morfeo, questa volta senza traccia di Castiel e della sua morte.

Il mattino seguente

Avevo ricevuto da poco un sms con delle coordinate: 42, -89 che, secondo una ricerca su internet, portavano a Rockford in Illinois.
Leggendo un articolo, sul giornale del posto, abbiamo trovato la storia del Roosevelt Asylum di Rockford, in quel manicomio c'èrano stati già sette avvistamenti non confermati di fantasmi e due morti.
Decidemmo quindi di partire per l'Illinois, anche se in macchina Alanis, Shirley e Vex nei sedili posteriori stavano piuttosto strette.
Il viaggiò andò avanti con le continue lamentele di Vex che, a forza di muoversi, diede una capocciata al tetto della macchina.
-Hey, stai attenta che mi ammacchi il tettino!- Dissi io, più preoccupato per la mia Baby che per Vex.
-No, ma tranquillo, mi sono causata un'emorragia cerebrale post traumatica, niente di chè!- Rispose la bionda massaggiandosi il punto in cui aveva sbattuto, intanto gli altri cercavano di trattenere le risate.
Arrivati a Rockford mi finsi un Giornalista del Chicago Tribune per fare qualche domanda a Daniel Gunderson, l'Agente più anziano della pattuglia di Polizia e anche sopravvissuto all'attacco degli spiriti nel Manicomio.
Per mia sfortuna l'uomo si rifiutò di parlarne ma Sam, guadagnandosi la sua fiducia, si fece raccontare tutto.
-Che ti ha detto Gunderson?- Chiesi rivolto a Sam che era uscito dal bar insieme ad Alanis.
-Solo che Kelly era un buon agente, brillante, equilibrato e destinato a fare carriera-
-E nel privato?- Chiese Vex che aveva aspettato con me e Shirley fuori dal bar.
-Ogni tanto qualche screzio con la moglie, ma il loro rapporto funzionava, avevano anche deciso di avere dei figli-
-Quindi gli deve essere successo qualcos'altro-
-Esatto-
-E che ti ha detto del Manicomio?-
-Molte cose-

Il giorno seguente..

-Era necessario venire ad ispezionare il Manicomio?- Chiese Vex cercando di nascondere la strizza.
-Smettila di lamentarti e raggiungici- Dissi io aspettando che anche Vex scavalcasse la recinzione.
-Beh, ma io potrei anche rimanere qui ad aspettarvi..- Alanis la guardò malissimo e Vex fu costretta a scavalcare, anche se, visto la sua totale mancanza di agilità, cadde a faccia avanti sbucciandosi un ginocchio ed entrambi i gomiti.
-Ti poteva andare peggio, sarebbe potuta arrivare Alanis che ti avrebbe incrinato minimo tre costole- Dissi io, guadagnandomi una leggera gomitata dalla Rossa.
Una volta entrati la prima cosa che vidi furono bottiglie di birra vuote, graffiti ce imbrattavano gran parte dei muri, ingialliti e leggermente crepati dal tempo.
Iniziai a leggere ad alta voce una parte dell'articolo di giornale:
"1972, tre ragazzi irrompono nell'ala Sud, ne sopravvive uno solo, uno dei suoi amici impazzisce ed incendia l'edificio"
-Qualunque cosa sia successa, è qui dentro che dobbiamo cercarla- Disse Sam.
-La cosa strana è che non ci sono state altre vittime-
-Le porte sono chiuse da catene- Ci fece notare Alanis -forse sono rimaste così per anni-
-Per non far entrare la gente, o per non farla uscire-
Con un leggero colpetto Alanis riuscì ad aprire entrambe le porte, non ci restava che entrare nell'ala Sud e dare un'occhiata.
Purtroppo l'unica cosa che riuscimmo a trovare fu una targa con scritto Dottor Samford Ellicott.
Facendo una ricerca scoprimmo che in città c'era uno psicologo di nome James Ellicott, così Sam fingendosi un paziente andò da lui per avere più informazione su Samford Ellicott, nonché padre di James.
Scoprì che Samford era il Primario del Manicomio, che nell'ala Sud venivano curati casi più gravi ed una sera del 1964, scoppiò una rivolta ed i pazienti aggredirono il personale, ci furono moti morti e alcuni di loro non vennero più ritrovati, come il Dottor Samford Ellicott.
La stessa sera decidiamo di riandare al Manicomio e finire il caso una volta per tutte.
Quando arrivammo il rilevatore EMF era ai massimi livelli, poi ci separammo, Sam con Alanis e io con Shirley e Vex.
Sam venne attaccato da uno spirito, ma Alanis prontamente gli sparò un proiettile di sale contro e quest'ultimo svanì di colpo.
Intanto un'altro spirito riuscì a rinchiudere Shirley, la più inesperta del gruppo, in una stanza.
Cercai di aprire la porta ma sembrava come bloccata, intanto Shirley terrorizzata continuava a tirare pugni e ad urlare di farla uscire.
-Dean fammi uscire, ti prego! C'è un fantasma!-
-Calmati, ok? Devi affrontarlo, questi spiriti non vogliono farci del male, devi ascoltarlo, devi guardarlo!-
All'improvviso la porta si aprì e Shirley corse via, la presi per un braccio e gli dissi di calmarsi.
-137, lo spirito mi ha sussurrato 137- Disse, lo sguardo sconvolto e i capelli tutti arruffati davanti agli occhi.
Iniziammo a camminare alla ricerca della stanza che lo spirito ci aveva suggerito, poi la trovammo.
Sembrava quasi un ufficio, fogli sparsi su tutto il pavimento, sedie ribaltate e pareti rovinate.
Iniziammo a frugare in giro, cercando qualcosa di interessante, aprendo lo sportello di un mobiletto trovai proprio quello che sembrava essere il diario del Dottor Samford Ellicott, c'èra scritto tutto il resoconto di quello che succedeva ai pazienti.
-Un uomo dedito allo studio questo Dottor Ellicott, guarda qua..- Dissi io, sfogliando le pagine ingiallite di quel vecchio diario.
Alla fine Sam e Alanis ci raggiunsero ed io gli spiegai che in realtà il Dottor Ellicott torturava i suoi pazienti praticando su di loro degli esperimenti.
Seguendo le indicazione del diario e facendo un bel giro per tutto il Manicomio, riuscimmo a trovare il corpo del fantasma pazzoide.
Facendo luce con la torcia riuscì a vedere che da una specie di armadietto usciva una ciocca di capelli, quando lo aprì e vidi il corpo putrefatto del Dottore a stento riuscì a trattenere i conati di vomito, era davvero disgustoso ma non mi impedì comunque di spargerci sopra un po’ di sale e della benzina.
Poi, quando finalmente stavo per dargli fuoco, venni attaccato dal fantasma di Ellicott che mi spinse dall'altra parte della stanza.
Sam e Alanis provarono a colpirlo con un proiettile di sale, ma fu inutile perché vennero allontanati, i tentativi di Vex invece furono stroncati sul nascere perché venne colpita dal tavolo in metallo, cadde a terra priva di sensi.
-Non devi aver paura, voglio soltanto aiutarti, voglio guarirvi tutti quanti!- Diceva il fantasma, che ad un certo punto iniziò a bruciare davanti ai miei occhi.
Quando capì che era stata Shirley a dare fuoco al corpo del Dotto Ellicott senza che se ne accorgesse.
-Hey, ti senti bene?- Chiese la ragazza premurosa, inginocchiandosi davanti a me e afferrandomi per le spalle.
-Si, più o meno..- Mi aveva lasciato davvero senza parole, sembrava così ingenua che non mi sarei mai aspettato che potesse salvarmi la vita, anche se non lo avrei mai ammesso.
-Mi sono persa qualcosa?- Chiese Vex piuttosto stordita, vide il corpo frantumato del Dottor Ellicott e svenì di nuovo, questa volta a riportarla a casa fu Sam che se la mise in spalla come un sacco di patate.
Quando si riprese e si accorse del modo brusco con qui veniva trasportata si lamento come suo solito fare: - E' proprio vero che il Principe Azzurro è andato a farsi friggere! Sam, ma che cavolo, un po’ di delicatezza mi hai quasi fatto sbattere la testa su quella colonna di marmo!-
Guardai Shirley che camminava accanto a me cercando di non scoppiare a ridere, preferivo vederla così che sul punto di crollare e in lacrime.
Quando anche lei alzò lo sguardo verso di me sorrisi, quella ragazza era più forte di quanto si potesse immaginare.



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Note dell'autore:
Questa volta non c'è molto da spiegare, ho cambiato molto i fatti accaduti nell'episodio originale, ma voi sapete bene perché.
Che ne pensate di questa Shirley? La devo abbattere all'istante o può rimanere viva e vegeta all'interno della storia?
Naturalmente anche in questa fan fiction sboccerà l'amore , ma con molta calma, dovete avere pazienza.
Avete però già adocchiato qualche coppia futura o che vorreste vedere nascere?
Se vi va scrivetelo in una recensione, mi fa piacere sentire il vostro parere.
Detto questa, buona giornata e un bacio forte forte!

-Wolfass.

 
  
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