PROLOGO
Lui odiava il verde.
La
luce che si infrangeva contro lo specchio gli ferì gli occhi, costringendolo a
portarsi una mano davanti al viso e a socchiudere le palpebre. La sua compagna
di distretto, Cyndi, camminava con le mani congiunte dietro
la schiena tenendo tra le dita una frusta – gli sembrava di aver capito che
avesse imparato ad usarla al 4, suo padre vendeva corde o qualcosa del genere,
ora come ora non gli importava.
Si
girò dalla parte opposta del vetro: dall’altro lato della strada si ergeva
qualcosa di simile ad un castello, anche se li aveva visti solo nei libri,
sembravano della stessa roccia degli scogli che trovava in alcuni punti della
spiaggia del Distretto 4, era chiara e lucida, le guglie della costruzione
arrivavano fino alla sommità della cupola che delimitava l’altezza dell’Arena.
«L’ho
trovato» pronunciò una voce alle sue spalle – Crydee
ed i suoi capelli corti, del Distretto 10, conduceva verso gli altri due il
ragazzo del 7. Quest’ultimo era un po’ scemo
ma ci sapeva fare con le asce, una strana combinazione – al suo distretto lo
chiamavano tutti “Cane Pazzo”.
«Finalmente!»
Cyndi fece una mezza giravolta verso gli altri due, i
suoi riccioli castani volteggiarono assieme a lei. In fondo alla via che
svoltava a destra i due del secondo distretto aspettavano quasi spazientiti il
resto del gruppo.
Narek sorrise debolmente a Crydee, che si affrettò a raggiungere Iyn
e Cas – i due del distretto dei Pacificatori, Cane
Pazzo la seguiva stringendo tra le mani la grossa ascia. Il ragazzo del 4
riportò gli occhi sul vetro dell’abitazione che fissava prima, come il
castello, la casupola sembrava fatta di scogli e, nonostante fosse meno alta,
possedeva anch’essa una figura longilinea.
Non
era molto tranquillo, a dir la verità: l’Arena aveva dimensioni molto ristrette
ed era costituita da qualcosa di vagamente simile ad una strana città chiusa
sotto una cupola la quale, a sua volta, sembrava trovarsi sul fondo del mare. Narek alzò lo sguardo verso lo zenit e in quel momento
giurò di aver visto un branco di pesci
attraversare l’oceano. Quella sensazione sgradevole lo fece rabbrividire e
l’impugnatura attorno al tridente diventò più stretta – la cosa lo metteva un
po’ in soggezione: in fondo era il suo
habitat naturale.
Riportò
gli occhi azzurri sullo specchio, cambiando leggermente angolazione; da quel
punto riusciva ad intravedere la parete del castello alle sue spalle e,
chinandosi indietro i primi spuntoni sulla sommità di questo. Si girò per
controllare l’aspetto dei pinnacoli, contorcendosi per guardare la stessa
immagine dal vetro.
Qualcosa
non andava.
Con
il manico del tridente, colpì la lastra che si infranse ai suoi piedi e afferrò
il coccio più grande, inclinandolo in modo da vedere il punto più alto della
costruzione dietro di lui. Non era sicuro di voler controllare, a dirla tutta.
«Narek, qualcosa non va?» domandò Cyndi,
appoggiandogli una mano sulla spalla.
Il
ragazzo sussultò e respirò a fondo, cercando di cacciare dalla sua testa
l’immagine delle guglie più in alto che diventavano verdi come fossero spuntoni
di smeraldi. «Andiamo» suggerì, lasciando cadere il pezzo di vetro e
incamminandosi verso gli altri quattro, Cane Pazzo aveva iniziato a girare in
tondo tenendo l’ascia come se fosse un martello da lanciare lontano.
Guardò
un’ultima volta in alto: il castello di pietra grigia continuava ad essere di
pietra grigia. Eppure era sicuro di non essersi sognato la metamorfosi
dell’edificio dietro di lui – e poi lui odiava il verde.
«Veramente più volte appaion
cose
che danno a
dubitar falsa matera
per le vere
ragion che son nascoste.»
NOTE D’AUTRICE ◊ «viviamo e respiriamo parole»
Ok, inaugurando la conclusione di Die on the front page, just like the stars pubblico il prologo in medias res
di Quando si muore, si muore soli.
19esima edizione dei giochi che vede come protagonista Narek
Yakir del Distretto 4.
A differenza della mia ff precedente su Hunger Games, questa volta tenterò di fare qualcosa di più
“organizzato” e magari meno frenetico, anche se dubito considerando il genere
di Arena che mi sono fissata. In tutti i casi, posso affermare che il tema
principale di questa storia è appunto “l’apparire” delle cose – ma lo capirete
leggendo.
Ho deciso, inoltre, di non linkarvi nessun
volto di nessun tributo per lasciare la vostra immaginazione libera da ogni
paletto :D ma vi metterò comunque descrizioni fisiche – se mi ricordo.
Il banner, se Raziel
vuole, verrà sostituito prima o poi, devo solo trovare l’ispirazione.
Ultima cosa! La varietà di tributi
di questo gruppo (M2 – F2 – M4 – F4 – M7 – F10) ha un motivo che verrà spiegato
più avanti, non temete(?).
Insomma, spero che vi possa piacere ♥
→ la citazione finale è di
Dante Alighieri; Divina Commedia - Purgatorio, 22.
Alla prossima~
radioactive,
EDITs;
28/11 – cambio grafica.