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Autore: Cagiu_Dida    17/11/2013    0 recensioni
"Se ti svegliassi a un'ora diversa in un posto diverso, ti sveglieresti come una persona diversa?"
Probabilmente no.
Ma faresti cose diverse, incontreresti persone che mai avresti immaginato di incontrare, se non in un sogno. Magari la tua vita cambierebbe e magari potresti anche cambiare il destino di quattro ragazzi.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

I mesi passarono molto lentamente e le ragazze non facevano altro che scrivere e ricevere lettere dai ragazzi. Anche Brian qualche volta si intrometteva e mandava i suoi saluti ad Alice e Julia.
Il contenuto delle lettere era quasi sempre del tipo: “Qualche volta vi pensiamo. Speriamo di tornare presto. Anche stasera, come sempre, abbiamo spaccato. Qui le ragazze non fanno altro che urlare e chiuderci nelle camere per…bhè, non ci sembra carino vantarci con voi ragazze.” Le ragazze erano sempre contente di avere notizie delle “avventure” dei ragazzi e ne sentivano molto la mancanza, nonostante avessero passato poco tempo con loro.
****
Terminati i concerti ad Amburgo, i ragazzi tornarono a Liverpool. Andarono a casa a riposare, con l’intenzione di piombare in casa delle ragazze il giorno successivo, facendole una (secondo loro) “gradita” sorpresa.  Dormirono sonni profondi, essendo felici e soddisfatti di essere stati grandi ad Amburgo, che dico grandi, erano stati fantastici ed erano finalmente tornati a casa. 

Il giorno seguente verso le sette vennero svegliati dalle grida di un gruppo di operai ubriachi che tornavano (o almeno ci provavano) a casa. Ma era decisamente troppo presto e loro dovevano recuperare le forse, così decisero che fosse meglio tornare a dormire. 

Alice e Julia si svegliarono un’ora più tardi, con l’intenzione di cercare un lavoro. Ormai erano passati poco più di tre mesi e i soldi che si erano portate iniziavano a scarseggiare, e non potevano certo chiamare casa per farsene mandare altri. Avevano quindi pensato, che dovessero rimboccarsi le maniche per cercare qualcosa. Ma dopo aver cercato invano per tutta la mattinata, giunsero davanti ad un negozio di musica. Entrarono rassegnate, pensando che ascoltare un po’ di musica le avrebbe tirate su di morale. Si guardarono un po’ in giro, osservando con interesse ogni tipo di strumento, in particolare le chitarre. Mentre Alice si era seduta ad un pianoforte accennando una sonata di Bach, Julia si era fermata di fronte ad una chitarra (uguale alla prima chitarra di John) non rendendosi conto di essere a bocca aperta. 
“Bella, vero?” disse il negoziante notando l’esagerato stupore sul viso della ragazza. Julia rispose annuendo lentamente.
“Vuoi provarla?” chiese.
“I-Io?” chiese Julia come se gli avessero proposto qualcosa di strano.
“E chi sennò?” disse ancora con un velo di ironia.
“C-certo! Sì. Voglio provarla!” disse arrossendo e prese la chitarra. Accarezzò le corde e rimase in silenzio per qualche secondo prima di iniziare a suonare. Prese il primo accordo lasciandosi trasportare dalla musica che lei stessa stava suonando. Riconoscendo Teddy Bear di Elvis in quella melodia, Alice iniziò a cantare unendosi alla voce dell’amica. Finita la canzone, il negoziante si complimentò con le ragazze. Si era ormai fatto tardi ed era quasi ora di pranzo, così Alice e Julia salutarono e intrapresero la strada di casa. 
****
Intanto, davanti a casa delle ragazze…
“Non credo sia una buona idea,John.” Disse Paul.
“Già! E se qualcuno dovesse vederci?” continuò George.
“Oh, andiamo! Siete proprio delle femminucce paurose. Tu Ringo, che dici?” chiese John.
“Per me va bene. Voglio proprio vedere che faccia faranno quando ci troveranno in casa loro.” Rispose Ringo.
“Probabilmente penseranno che siamo dei serial killer e ci uccideranno prima di riuscire a dire qualcosa. Oppure chiameranno la polizia, e poi moriremo in prigione.” Disse George tra il sarcastico e il preoccupato.
“Oh, George, andiamo! Smettila di dire cazzate!” disse John. “Comunque, io e Ringo entriamo. Se voi volete restare qui, fate pure.” Concluse John. Poi alzò lo zerbino cercando le chiavi, che non trovò.
“Maledizione! ” imprecò John“Tutti lasciano le chiavi sotto lo zerbino.”
“Non tutti, evidentemente. E non urlare comunque, ci sentiranno!” urlò Paul, tappandosi poi subito la bocca. 
“Cerchiamo una finestra aperta.” Propose John avviandosi intorno alla casa e facendo cenno agli altri di seguirlo. Dopo aver percorso per qualche metro il perimetro della casa, trovarono una finestra socchiusa. John l’aprì e velocemente si intrufolò dentro segui dagli altri. Tempo due secondi si ritrovarono tutti e quattro schiacciati dentro ad una vasca. Erano entrati dalla finestra del bagno.*
“Potreste, per favore, levarvi di dosso?!” urlò John schiacciato. “Siete tre cazzo di elefanti!” I quattro ragazzi uscirono dal bagno e iniziarono a girare per la casa, frugando in ogni stanza. George i rinchiuse nella dispensa in cerca di biscotti, Ringo e Paul si stravaccarono sul divano a fumare, mentre John si buttò sul letto di una delle ragazze. Dopo essersi fermato a pensare per qualche minuto, si alzò e iniziò a frugare tra i libri di Julia, dove trovò Alice in Wonderland, e altri libri italiani di cui non conosceva neanche i titoli. ‘Bei gusti!’ pensò. Poi aprì un cassetto, prese un paio di mutandine e se le mise in testa correndo per casa.
“Heeei ragazzi! Guardate cos’ho trovato!” disse sogghignando John.
George fece capolino dalla dispensa e si mise a ridere. 
“John, sei sempre il solito!” lo canzonò divertito Paul mentre Ringo continuava a fumare. 
“Ok, ok, la smetto.” Disse John fingendo rassegnazione col solito sorriso sghembo sul viso. 
Tornò nella stanza e vide sulla scrivania una cosa che non aveva notato prima. C’era una luce che veniva fuori da una strana scatola metallica molto sottile. L’aprì e si illuminò di più. Sulla parte interna della scatola c’era scritto qualcosa “Everything is changed.”. Era chiaramente confuso, non aveva mai visto qualcosa del genere. Era una specie di televisione, ma molto più sottile e c’erano come minimo 20 tasti per “cambiare canale”. Era una situazione davvero strana, ma decise di leggere quello che c’era scritto. 
“Ma che cazzo?” urlò John attirando l’attenzione dei suoi amici, che lo raggiunsero nella stanza. 
“Che succede John?” chiese Ringo.
“Guardate un po’ qui!” esclamò John tra il sorpreso e il compiaciuto.
“Allora, che succede?” chiese Paul curioso.
“Le ragazze stanno scrivendo una storia su di noi. Aah, quelle ragazze ci adorano. D’altronde, chi non lo farebbe?” esclamò John sornione.
“E questo cosa dovrebbe essere?” chiese George mostrando il computer.
“Non lo so. Sembra un piccolo televisore…” rispose John.
“Lasciamo stare adesso!” disse Paul facendosi spazio verso il computer. “Leggiamo cosa scrivono su di noi!” concluse, e la curiosità in lui cresceva.
Si avvicinarono tutti intorno a quella strana scatola per leggerne il contenuto, quando scattò la serratura della porta. Le ragazze erano tornate. Istintivamente, Paul, George e Ringo si nascosero. Il primo dietro la tenda, il secondo sotto il letto di Alice, e il terzo nell’armadio. John invece, inizialmente era rimasto seduto impassibile, deciso a chiedere spiegazioni su ogni cosa, ma poi pensò che sarebbe stato più divertente spaventarle a morte uscendo all’improvviso dal suo nascondiglio. Si nascose sotto la scrivania, coperto dalla sedia. Le ragazze entrarono nella stanza, ed esauste si buttarono sul letto. Quando Alice saltò sul suo letto, George mugugnò qualcosa, ma si tappò subito la bocca. Ma nessuna delle due ci fece caso e continuarono a poltrire sul letto, pensierose. 
“Non hai nostalgia del nostro tempo?” chiese Julia sospirando e girandosi verso l’amica.
“Non saprei dirti…infondo mi manca solo papà. Non c’è niente che mi leghi al 21° secolo. Lì tutti quelli che conosco sono inetti, non capiscono niente di musica, a parte qualche eccezione e soprattutto non credo sentano la mia mancanza. Una cosa che mi manca è internet, e comunque sai che mi sarebbe sempre piaciuto vivere negli anni ’60. Abbiamo anche conosciuto i Beatles! Come potrei lamentarmi?” rispose Alice.
“Sono d’accordo con te. Solo che mi manca la mamma. E anche il mio sogno è sempre stato quello di conoscere la nostra band preferita. Loro sono quelli per cui sono impazzita e per cui ogni giorno è migliore se ascolto una loro canzone.” Continuò Julia. 
“Ma ti sei chiesta per quale motivo e come diavolo abbiamo fatto ad arrivare qui?” chiese Alice pensierosa.
“Me lo sono chiesta tante volte ma, come sai, non sono ancora riuscita a trovare una risposta. Forse qualcuno ha deciso che dovevamo cambiare un po’ di cose..” rispose Julia all’amica.
“Già, ci ho pensato anch’io. Ma dobbiamo fare molta attenzione a ciò che facciamo, sbadate come siamo, potremmo combinare qualche guaio..” replicò Alice ridendo.
I ragazzi erano confusi da tutti quei discorsi e John decise che era ora di uscire dal suo nascondiglio per chiedere molte, moltissime spiegazioni, quando ad un tratto venne distratto dai discorsi molto interessanti di Julia e Alice. 
“Forse ora dovremmo cambiarci e andare a mangiare qualcosa.” Propose Julia.
“Ottima idea! Stavo morendo di fame… Oh, ecco un’altra cosa che rimpiango del 21° secolo, il McDonald!” disse Alice.
“Bene, io vado a farmi una doccia.” Concluse Julia e andò verso il bagno. Intanto Alice cominciò a spogliarsi canticchiando, quando abbassò lo sguardo e vide una testa piena di capelli e due occhi nerissimi spuntare dal sotto il letto. George avvampò e Alice cacciò un urlo. Julia, che aveva appena finito di farsi la doccia, si precipitò in camera allarmata. Alice si precipitò verso l’armadio per mettersi qualcosa addosso, mentre Julia urlava contro George, ma quando lo aprì si ritrovò due occhi azzurri puntati addosso e una mano gli passò la vestaglia, e richiuse l’anta. Si stropicciò gli occhi e riaprì l’armadio urlando contro Ringo. 
“Cazzo! Che cosa ci fa nel mio armadio? E perché George è sotto il letto?” A quel punto Paul uscì da dietro la tenda per cercare di calmarli, fissando Alice a bocca aperta. 
“Ma che bello spettacolino!” disse John uscendo finalmente dal suo nascondiglio, spostando la sedia e ritrovandosi inginocchiato davanti alle gambe di Julia, che era coperta solo dall’asciugamano.
“John! Potresti smetterla di fissarmi?” urlò Julia infuriata. “Allora, potreste gentilmente spiegarci cosa ci fate in camera nostra?” chiese continuando la ragazza.
“Potete gentilmente spiegarci cosa sono quelle storie su di noi?” chiese John alzandosi e avvicinandosi al volto della ragazza, che avvampò improvvisamente e cambiò espressione. Julia imbarazzata dalla vicinanza del viso di John al suo, gli mise le mani sulle spalle in modo che indietreggiasse.
“Sono solo…storie. Sono cose inventate.” Rispose lei.
“Non sembrano poi così inventate!” controbattè Paul entrando nella conversazione.
Intanto Alice lentamente e silenziosamente stave andando verso il bagno cercando di non farsi vedere, per sfuggire alla situazione.
“Hei tu! Dove credi di andare?” disse John notando la ragazza.
“Julia. Bagno. Ora!” Urlò Alice all’amica, che corse verso il bagno, ma John riuscì a fermarla afferrandola dall’asciugamano. La ragazza così si ritrovò mezza avvolta dall’asciugamano tra le braccia di John e avvampò nuovamente. Alice era riuscita a chiudersi in bagno e la sentirono parlottare dalla stanza accanto. 
“Ora tu ci dici tutto!” disse Paul autoritario.
Julia tentò di alzarsi, ma era ormai in trappola. Seduta sul letto tra George e Ringo, con Paul e John in piedi di fronte a lei.
“Bene, bene, bene. Dunque, cos’è quella scatola piatta sulla vostra scrivania?” chiese Paul curioso.
“E’ un computer…” rispose Julia timorosa.
“Capisco…e cosa stracazzo è un computer?” chiese John.
“E’ una macchina su cui puoi scrivere, trovare informazioni, guardare film, ascoltare musica…” rispose Julia cercando di spiegare chiaramente.
“Una specie di televisore sulla quale puoi anche scrivere?” chiese Ringo ingenuamente.
“Sì, qualcosa del genere.” Disse Julia.
“E perché noi non abbiamo mai visto una cosa così?” domandò George.
“Perché si usa solo da dove veniamo noi…” rispose Julia vaga.
“E vorreste dirci cortesemente da dove diavolo venite?” domandò John quasi gridando.
“Dal futuro.” Rispose secca Alice poggiandosi a braccia incrociate sulla soglia della porta. I quattro ragazzi rimasero a bocca aperta. ‘Tutto come da copione.’ Pensò Alice.





*Riferimento a “She came into the bathroom window” 



Angolo autrici:
Ce l'abbiamo fatta a pubblicare anche questo nono capitolo..come sempre, speriamo vi piaccia e vi invitiamo a recensire per farci sapere cosa vi piace o cosa non va bene :)
  
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