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Autore: Medea00    17/11/2013    3 recensioni
Raccolta in cui sono contenute tutte le OS che ho scritto per le Seblaine Sundays e l'iniziativa domeniche a tema, organizzata dal gruppo Seblaine Events. Tutti i rating e i generi che mi passano per la testa.
23/06: Supernatural!AU
30/06: Babysitting
21/07: Dystopic!AU
1/09: Aeroporto
15/09: Magia
22/09: Literature!AU
6/10: 4 canzoni del tuo Ipod
20/10: Raffreddore
27/10: Scommessa
17/11: Esame andato male
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction partecipa all'iniziativa domeniche a tema organizzata dal gruppo Seblaine Events .




Sebastian quel giorno tornò a casa molto tardi.
Per fortuna c’era il ponte alla Dalton, così poteva prendersi tutto il tempo del mondo per non studiare, non partecipare a stupidi consigli dei Warbler, non sentire schiamazzi e urla di coinquilini o vicini a notte fonda e, soprattutto, non stare con la gente.
Odiava la gente.
Amava, invece, quel bellissimo letto matrimoniale con coperte fresche e profumate, che non doveva lavare lui, su cui non doveva fare sesso – era una delle regole d’oro, mai invitare ragazzi a casa – e, soprattutto, sul quale poteva schiacciare un pisolino rilassante.
Si tolse le scarpe, senza nemmeno preoccupare di sfilare i lacci dei mocassini neri, si allentò la cravatta e si buttò a capofitto, stiracchiando i muscoli e chiudendo gli occhi per prendere meglio il respiro, concentrandosi unicamente sul tentare di dormire.
Era stata una settimana davvero infernale, tra allenamenti di lacrosse, prove del Glee Club ed esami di profitto. In realtà, dare tre esami in una settimana non era certo una cosa da poco, soprattutto se uno dei tre era algebra, materia che lui detestava, sebbene prendesse quasi sempre una A. Ma quello perchè era un genio, ovvio.
Stava quasi per addormentarsi, cullato dal silenzio della sua grande casa vuota – i suoi erano al lavoro e i suoi fratelli in qualche altro college privato molto, molto lontano da lì -, quando sentì suonare il campanello.
Decise di ignorarlo. Il postino poteva lasciare un avviso, e se non era un postino, non aveva voglia di improvvisare un francese della Provenza per far scappare il venditore ambulante di turno. E poi la porta era davvero troppo, troppo lontana da camera sua. Addirittura venti passi, ma siamo matti.
Suonò di nuovo. Diavolo, quel postino era davvero insistente.
Al terzo squillo decise di trattare male chiunque avesse avuto la malaugurata idea di rompergli le scatole, così a passo pesante, ma attutito dal suono dei calzini che strusciavano contro il parquet pregiato, iniziò a parlare ancora prima di aver aperto la porta, a denti stretti.
“Chiunque tu sia se suoni un’altra volta quel campanello giuro che te lo ficco su per il-“
Un momento.
Non era il postino. E nemmeno una giovane marmotta o un testimone di Geova. Sebastian strabuzzò bene gli occhi, perché non riusciva a crederci, doveva essere una visione, quella.
Che ci faceva Blaine Anderson sulla porta di casa sua?
“Sebastian.”
Non sembrava molto un saluto, quello, quanto un rimprovero. Si sentì come un bambino chiamato all’attenzione da una maestra, subito dopo aver fatto il misfatto. Ma lui non aveva fatto niente, a meno che non fosse reato togliersi le scarpe senza averle slacciate; e insomma, che diavolo voleva Blaine Anderson da lui?
“Blaine”, Ammiccò, con un sorriso sghembo che adorava fare, più che altro, perchè adorava vederlo arrossire. “A cosa devo questa piacevole visita? Finalmente hai cambiato idea?”
Lo vide avvampare in mezzo secondo, mangiandosi le parole in gola e fissando il tappetino all’uscio di casa come se fosse oro pregiato. Sebastian aveva adocchiato Blaine da più o meno un anno, esattamente dal suo trasferimento alla Dalton. Insomma, lo sapevano anche i muri che voleva tanto entrare dentro ai suoi pantaloni, e giusto qualche giorno prima gli aveva proposto un’interessante giornata studio sotto alle coperte di camera sua. Ma Blaine aveva sempre tergiversato, non facendogli capire le sue vere intenzioni. A volte sembrava provasse le stesse cose, altre volte, invece, era freddo e distaccato.
“N-no. Non sono venuto per questo. Cioè, non voglio venire, in quel senso. Voglio dire... okay.”
“Prendi un bel respiro.” Lo canzonò. Tuttavia, il modo con cui si era appena morso la lingua lo rendeva ancora più adorabile, ai suoi occhi. Approfittò di quel piccolo momento per squadrarlo come amava fare: Blaine quel giorno lo aveva deliziato con una polo aderente, un cravattino verde e dei jeans molto, molto stretti.
Da leccarsi i baffi.
“Sebastian, non pensare male.”
“Mi chiedi l’impossibile.”
Blaine scosse la testa; “Allora non pensare affatto.”
“Beh, questo è un peccato. Perchè stavo giusto pensando a quanto mi piacerebbe sfilarti quella maglietta...”
“Sebastian.”
“E poi slacciarti i pantaloni...”
Sebastian.”
“Sì, te lo farei urlare molte volte e-“
“Voglio soltanto il mio libro di fisica.”
“Esatto, fisico perfetto, asciutto, tonico e-“
“No Sebastian, non ho detto fisico, ho detto fisica.”
“Fisic-aspetta, cosa?”
Fu come una doccia fredda.
“Il libro, ti ricordi? Quello che mi hai rubato quando eravamo in biblioteca. Avevi detto che me lo avresti riportato il giorno dopo, e non l’hai fatto. Stamani sono venuto nella tua stanza e Nick mi ha detto che eri tornato a casa. Mi serve quel libro, Sebastian, ho il compito domani e non ho ancora ripassato assolutamente niente.”
Oh. Giusto. Il libro di fisica. Da quando in qua aveva il libro di matematica di Blaine? Lui non ce l’aveva nemmeno fisica, tra i test di fine anno. Cercò di immaginare un possibile motivo per cui potesse averlo rubato, ma non gliene venne in mente nessuno; a parte quello classico, ovviamente. Più che altro, non aveva la più pallida idea di dove l’avesse messo.
Si accarezzò il mento con le dita, assottigliando lo sguardo e puntando le iridi verdi su di lui: “Sei sicuro che te l’ho preso io?”
“Certo che sì. Non dire che non te lo ricordi!”
“Blaine io non ricordo niente che non sia il numero di telefono di qualcuno con un bel pacco.”
“L’altro giorno. In biblioteca...” Lasciò cadere la frase, inarcando le sopracciglia. “Non ci posso credere che non te lo ricordi, mi hai scritto tutte quelle cose indecenti sul capitolo delle leve!”
Ma lui si giustificò dicendo: “Non potevo non scriverti cose indecenti su quel capitolo. Scatenano l’immaginazione meglio di un porno.”
Ah, ecco, adesso ricordava. Era il giorno in cui Blaine indossava la divisa senza cravatta, cosa che lo aveva fatto letteralmente impazzire. Chiaramente, non aveva ascoltato una singola parola di quello che gli aveva detto; però ricordava di avergli preso il libro, effettivamente, e adesso ricordava anche perchè.
“Ah, sì, certo, la biblioteca, il libro.”
“Ecco”, Constatò Blaine, con un sospiro. “Potresti ridarmelo? Dovrei studiare.”
“Ma che fretta c’è? Entra. Ti offro una birra.”
Blaine si guardò intorno leggermente spaesato; esitazione, un buon inizio.
“Puoi studiare qui, in casa non c’è nessuno, non dai nessun fastidio. Io tanto dovevo finire quella ricerca di scienze.”
“Sicuro che non rompo? Perchè dovrei davvero mettermi a studiare il prima possibile se voglio soltanto sperare di passare quel compito domani... e per arrivare a casa ci metto minimo un’ora...”
“Blaine.” Sebastian gli appoggiò le mani sulle spalle, con un sorriso che era di grande conforto. “Insisto. E non ti disturberò. Puoi studiare per tutto il tempo che vuoi.”
 
Mezz’ora dopo, una tazza di tè e tanti, tantissimi fogli sparsi per tutta la camera di Sebastian, Blaine aveva appena finito la sua prima birra, mentre cartella e portatile erano abbandonati in cucina.
Sebastian doveva ammettere che era piuttosto divertente osservare Blaine alle prese con la fisica. Di solito, anche quando studiava, era sempre calmo e composto, adesso invece non faceva altro che passarsi le mani trai capelli, scompigliandoseli tutti, mordicchiando il tappo della biro che stringeva tra le dita e succhiandone leggermente la punta.
Inutile dire che Sebastian avrebbe potuto fissarlo per ore, ma non era quello il momento. Adesso, doveva trovare un modo per ridargli quel libro e, allo stesso tempo, ottenere quello che c’era all’interno.
“Tieni.” Glielo porse in fretta, e Blaine lo afferrò quasi con uno scatto. Per un attimo sembrò quasi che lo stesse fissando, come controllando se fosse tutto apposto.
“Oh, perfetto, bene. Cosa guardi?” Chiese a un tratto Blaine, alzando gli occhi di scatto e- Dio, i suoi occhi nocciola erano qualcosa di davvero indescrivibile.
“Niente. Stavo pensando che dovresti davvero appuntare quella matita.” Indicò quella sottospecie di matita, lunga massimo quattro centimetri, appoggiata accanto al libro, completamente spuntata. Blaine inclinò la testa di lato, altra mossa molto pericolosa.
“In effetti hai ragione. Hai un tempera matite?”
“Prova a guardare dentro la cartella.”
Ingenuo, ingenuo Blaine.
Quando si alzò dalla sedia, dopo una veloce controllata al suo fondoschiena – che non faceva mai male - , Sebastian si fiondò a capofitto sul suo libro di fisica, alla ricerca di quella cosa che lo aveva spinto a prenderlo e portarlo a casa. Blaine si accorse del suo grave errore troppo tardi: quando si voltò di scatto per impedirglielo, urlando perfino il suo nome nella speranza di fermarlo, Sebastian aveva già estratto un foglietto dalle pagine plastificate del libro, e lo aveva portato molto al di sopra della portata di Blaine.
Ed eccolo lì: il bigliettino che si erano scambiati Blaine e Nick, quello che aveva intravisto in biblioteca, subito dopo il quale Nick gli aveva detto “Sai, forse non sei del tutto spacciato con Anderson.” Lo stesso bigliettino che Blaine aveva ficcato maldestramente tra le pagine del libro, arrossendo appena aveva incrociato lo sguardo di Sebastian e balbettando qualcosa circa il caffè e la pausa studio.
Grazie al cielo, Blaine era dotato di memoria davvero scarsa. Infatti, erano bastate un paio d’ore di svago per dimenticarsi completamente di quel biglietto, tanto che, quando Sebastian gli aveva chiesto il libro in prestito, lui aveva annuito senza problemi.
E Sebastian, come aveva fatto a dimenticarsene? Aveva seppellito quel libro tra gli altri della sua cartella e, preso dagli esami e dalla settimana infernale, si era dimenticato di quel preziosissimo cimelio.
Lo aprì in fretta, il biglietto era soltanto la fine di una conversazione, probabilmente cominciata a voce, ma la calligrafia di Blaine era perfettamente riconoscibile, con il tratto forte e marcato.

 
Ma se ti piace così tanto perchè non glielo dici?
Ma hai presente di chi stiamo parlando?
Certo che ho presente. Ci dormo insieme. Cioè, non come credi.
Appunto. Lo sai che non funzionerebbe. Mi prenderebbe in giro.
Prova almeno a dirglielo!
No. E guai a te se spifferi qualcosa.
 

Eh eh. Scacco matto.
Sebastian abbassò finalmente le braccia, un sorriso trionfante in volto, sventolando il bigliettino davanti agli occhi di Blaine. Inutile dire che lui era completamente sbiancato.
“E questo, mio caro Anderson?”
“Non-non è come credi.” Lo aveva detto in modo sin troppo veloce e balbettato per sembrare vero. “Nick è un idiota, non stavamo parlando di te, non c’è scritto il tuo nome quindi non puoi pensare che-“
“Perchè infatti, Nick dorme in stanza con qualcun altro oltre me, giusto?”
Blaine adesso aveva raggiunto tonalità color porpora e stava indietreggiando sempre di più verso la porta, con la speranza di uscirne vivo.
“Non-non c’è scritto questo, stai fraintendendo tutto, non è mai stato così tardi e io devo proprio andar-“
“Blaine.”
La voce ferma e, allo stesso tempo, sensuale, lo paralizzò sul posto.
“Facciamo un po’ di pratica per l’esame di domani, ti va?”
Si avvicinò lentamente a lui, il fiato corto, la voce roca che gli faceva venire la pelle d’oca. Blaine non riusciva a smettere di fissarlo.
“Signor Anderson”, Esordì Sebastian, “Mi enunci il principio su cui si basa la legge di Coulomb. E badi bene, non ho usato questa legge soltanto per l’assonanza con il suo meraviglioso didietro.”
“È... quando due cariche... due cariche elettriche...” Blaine sembrava in seria difficoltà. Forse per il fatto che gli occhi verdi di Sebastian erano a pochi centimetri dai suoi, e non erano mai stati così vicini; forse, per il fatto che, davvero, non sapeva dire quella maledetta legge di Coulomb.
“Non la so”, Ammise infatti dopo qualche secondo, “Non la so, te l’ho detto, domani boccio sicuramente a quell’esame.”
“Beh, sai Blaine, sei fortunato che io sono un ragazzo molto sveglio.”
Lo vide deglutire a vuoto.
“E molto bravo.”
Un altro silenzio.
“E il principio di Coulomb dice che tra due corpi elettricamente carichi si esercita una forza, attrattiva se i due corpi hanno cariche di segno opposto, repulsiva nel caso contrario.”
“Ah... certo. È vero.”
“Noi formiamo una forza attrattiva o repulsiva?”
Blaine sembrò quasi spaesato, non si aspettava quella domanda. Non in quel modo, almeno. Certo era che ragionare in quelle condizioni, con Sebastian vicino a lui che sapeva, sapeva tutto quanto, era davvero molto difficile.
“Io non-“
“Risponda, Anderson. Attrattiva?”
“Sebastian...”
E Blaine, per un vago secondo, sembrò tornare lucido nell’imbarazzo più totale. Gli permise di sputare il rospo una volta per tutte perchè, diavolo, era pure un anno che si teneva tutto dentro, e ormai non aveva più motivo di far finta di nulla.
“Sì, è vero, mi piaci. Mi piaci da impazzire e so che tu detesti queste cotte stupide da adolescente, tu non vuoi metterti con me, quindi fa finta di non saperlo e-“
“Sai, mi è sempre piaciuto il modo con cui pronunci il mio nome.”
Fu preso completamente in contropiede, non se lo aspettava.
Ma mai quanto le sue mani che andavano ad accarezzargli il volto, per poi avvicinarlo in un bacio.

 
 
 
“Allora? Com’è andato questo compito di fisica?”
Sebastian si staccò dal muro della Dalton per andare incontro a Blaine, appena uscito dall’aula numero cinque.
“Male.” Ammise lui, con tono molto deluso. “Non sapevo assolutamente nulla. Sono bocciato di sicuro.”
“Ah, forse mi sento un po’ in colpa.”
Blaine si fermò nel mezzo del corridoio affollato da ragazzi sotto esame, prendendo Sebastian per un braccio e costringendolo a voltarsi verso di lui. Per un attimo, Sebastian credeva che fosse veramente arrabbiato con lui.
Ma poi lo vide sorridere.
“Devi sentirti molto in colpa, Smythe.”
Lo afferrò per la cravatta e lo tirò a sè, catturando le sue labbra in un bacio che durò troppo poco, rispetto a quelli del giorno prima.
“E questo cosa sarebbe?”
“È il bacio del ‘Il tuo ragazzo ha appena bocciato un esame’”.
“Inizio a pensare che tu abbia bocciato di proposito.”
Blaine gli diede una gomitata, scrollando la testa con un sorrisetto. Si incamminarono fianco a fianco lungo il corridoio, fino a quando Sebastian, guardandosi un po’ intorno, non lo spinse dentro a un’aula vuota, chiudendo a chiave la porta alle loro spalle e spingendo Blaine sulla cattedra.
“E questo, cosa sarebbe?” Cantilenò Blaine, imitando la sua voce con una risata. Sebastian gli lanciò uno sguardo che poteva essere descritto soltanto come famelico.
“È il sesso de ‘Il tuo ragazzo vuole farlo sulla cattedra di quello di fisica.’ Così gli facciamo vedere noi i corpi che si attraggono.”



   
 
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