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Autore: Naruto89    18/11/2013    1 recensioni
"Sasuke Uchiha si stropicciò gli occhi cisposi, aprendoli lentamente. Gli ci vollero alcuni secondi prima di capire dove si trovava.
Dopodiché, alla vista del grande ventaglio bicolore posto sulle tende blu, ricordò di essere in camera sua. Era da veramente tantissimo tempo che non faceva più quel sogno: erano già passati tre anni da allora e, in tutta sincerità, non poteva minimamente giurare che le cose si fossero svolte come le ricordava lui.
"
Sono passati tre anni dalle vicende delle scuole medie e Sasuke, che è ormai al liceo, ha continuato imperterrito a seguire la via della delinquenza e delle bande, alla ricerca della verità riguardo Itachi. Sakura, dal canto suo, si sta impegnando con tutte le sue forze per proseguire, a suo modo, il terreno solcato da Naruto e vorrebbe trascinare in questa avventura anche Sasuke. Uchiha, però, ha ormai deciso di distanziarsi da tutto e da tutti, rinunciando all'amicizia (e all'amore) in favore di verità e vendetta...
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '100% Sakura'
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Sasuke XI
Io voglio te

Il bambino è steso sul letto, supino, le braccia proiettate verso il soffitto. Tiene tra le mani un libro dalla copertina nera e blu. Sopra, due ragazzi e una ragazza con delle vesti da mago con, sullo sfondo, un grosso castello grigio. Uno dei ragazzi ha una cicatrice a forma di saetta sulla fronte, l'altro i capelli rossi.
Il bambino legge l'ultima pagina, posa il libro accanto a sé e guarda in alto. E' la terza volta che lo rilegge e gli piace come se fosse la prima. In fondo, lui ci si ritrova un po', nelle avventure di quel maghetto.
E' vero, lui la mamma e il papà ce li ha. Però, il papà è sempre fuori casa e, quando torna, parla soltanto con il fratellone. E, negli ultimi tempi, neanche più con lui. Quando parlano, cominciano a litigare. Allora la mamma prende il bambino, gli copre le orecchie e lo porta in cucina. Lì, gli prepara del pane con la cioccolata.
Già, la mamma. Tutte le volte che sta con lui, sembra lo faccia per dovere. Ogni tanto rimangono del tempo a parlare, è vero, ma lei non è mai felice. Anche la mamma, in fondo, lo preferisce quando se ne sta chiuso in camera, a leggere. Senza parlare e senza disturbare. Così, può dimenticarsi che esiste.
Il bambino sbatté le palpebre e scaccia dagli occhi un inizio di pianto. Se li asciuga con il dorso della mano e torna a osservare il soffitto. La lampada di carta di riso è debole, si sta spegnendo. Presto la dovrà cambiare.
In casa, da qualche tempo a quella parte, c'è anche lo zio. Quando si è separato dalla zia, il papà lo ha accolto in casa per un po'. In realtà, ormai è quasi un anno che sta qui e non esce quasi mai dallo studio. Chissà che cosa ci starà a fare, tutto il giorno là dentro.
E poi, beh, poi c'è il fratellone. La sua immagine appare nella mente del bambino, e quasi gli sembra di sentirne la voce. Sbatté le palpebre un paio di volte, si alza a sedere e si volta. Effettivamente, il fratellone sta parlando con qualcuno, nella stanza accanto. Sembra calmo, ma qualcosa ne incrina il tono.
Il bambino scende dal letto con un salto e trotterella fino alla porta. La apre molto piano, si guarda intorno e sta bene attento che non arrivi nessuno. Poi esce e, in punta di piedi, attraversa il corridoio fino alla stanza del fratellone. Senza farsi accorgere, spinge un po' la porta e riesce a socchiuderla.
“Che cosa c'è tra voi due?!” urla Mangetsu.
Ha preso per la maglia il fratellone e gli sta sputando addosso ogni volta che apre bocca.
“Perché l'hai fatto? Che cosa nascondete!?”
Il fratellone è calmo. Sta fermo, le braccia lungo il corpo e guarda Mangetsu con gli occhi neutri. Anzi, no. C'è una punta di disperazione, in quello sguardo. La disperazione che nasce dalla lontananza. Il bambino, questo, lo capisce benissimo. Anche se gli sta urlando a pochi centimetri dalla faccia, il fratellone sente, sa che Mangetsu è lontano. E questo lo fa stare male.
“Non c'è più niente, Mangetsu” gli dice.
La voce è un sussurro. Calma, controllata, ma anche un po' roca. Sembra sull'orlo del pianto. Ma no, è impossibile: il fratellone non piange mai.
“L'ho dovuto fare. Se no, mio padre...”
“Tuo padre, tuo padre e ancora tuo padre! Sai parlare d'altro, Uchiha?!” gli sbraita in faccia Mangetsu.
“Mangetsu, la mia famiglia...”
“Sì, è sempre così! C'è sempre la tua famiglia di mezzo! Ma non ti stanca essere così... così Uchiha, a volte? Non ti corrode l'anima dover star sempre dietro a tuo padre, a tuo zio, alla tua fottuta famiglia!? Io...”
Mangetsu attira il fratellone a sé, gli prende la testa fra le mani e lo bacia con passione e violenza sulla bocca. Il fratellone mugugna un po', poi si lascia andare. Dopo il quarto, il quinto bacio, Mangetsu si stacca.
“Io voglio te, Itachi. Non la tua famiglia.”
Il fratellone sorride. E' contento. Passa una mano sul petto di Mangetsu.
“Anche io. Anche io lo vorrei.”
Il bambino si volta e si appoggia al muro lì vicino. Ha gli occhi sbarrati e il fiato corto.
Da quando in qua, i maschi si baciano tra di loro!?

Sasuke aprì gli occhi. Sbatté le palpebre due o tre volte e, pian piano, i contorni si fecero sempre meno sfumati. Un ragazzo dai capelli azzurri era fermo davanti a lui, e lo guardava.
“Mangetsu...” sussurrò.
“Oh mamma!” esclamò l'altro
“Le botte che hai preso t'hanno fatto uscire di testa, Uchiha?”
Sasuke si alzò a sedere e si accorse di essere su un letto. Era un po' reclinato e aveva grandi cuscini bianchi. Ci si appoggiò con la schiena e si guardò un po' intorno. Una grande stanza dai muri bianchi e azzurri. Accanto a lui, un altro letto di metallo con materasso, cuscini, lenzuola e coperte bianchissime. Dall'altra parte della sala, di fronte, una schiera di armadietti giallo ambra.
Aveva un forte mal di testa e delle flebo attaccate al braccio. Erano collegate a un piccolo macchinario che gli monitorava i parametri vitali. La linea verde del battito cardiaco era bella vispa e produceva un rumore regolare e rassicurante.
Si sentì tirare sul busto e sulla faccia. Si portò una mano sul viso e capì d'essere pieno di bende e cerotti. Poi si guardò sotto la lunga vestaglia verde chiaro: aveva il torace fasciato di bianco. Alzò la testa e riconobbe l'altro ragazzo. Non era Mangetsu. Mangetsu era morto. Quello era suo fratello.
“Sui... Suigetsu?”
“Mi riconosci, allora!” gli urlò in faccia l'altro, sorridendo con i suoi denti da squalo.
Una volta, quando aveva trovato in un libro l'espressione 'sorriso tagliente', non era riuscito a non pensare alla famiglia Hozuki. E, ancora adesso, quell'episodio lo fece sorridere.
“Non ti sei completamente rimbambito!”
“Cosa, cosa è successo? Dove sono finito?”
“Tre giorni fa mi hai mandato un messaggio, dicendo che volevi vedermi. Io sono corso da te e, guarda caso, avevo dietro anche i miei amici, Juugo e Karin. Quando sono arrivato, però, eri a terra, tutto sanguinante e due tizi di Akatsuki ti stavano conciando per le feste. Te lo ricordi, no? Ma tranquillo!”
Si batté una mano sul petto.
“Ci ha pensato il tuo amico Suigetsu a salvarti la pellaccia!”
Sasuke deglutì a fatica. Doveva essersi tagliato da qualche parte tra la bocca e la gola.
“Tre... tre giorni, hai detto?”
“Sì! Appena mi sono occupato di quei due bestioni che, detto tra noi, ho fatto fuggire a gambe levate, ti ho subito portato in ospedale e sbolognato davanti all'entrata. Poi, facendo finta di nulla, sono tornato il giorno dopo a chiedere informazioni su un mio amico con cui mi dovevo vedere la sera prima e che non si era presentato all'appuntamento... sai, del tipo che avevo già contattato la famiglia e anche loro non ne sapevano nulla, eccetera, eccetera...
Ecco, a quel punto m'hanno detto che c'era qui un ragazzo che corrispondeva alla mia descrizione. Ah, sì, sono bravo a descrivere, sai? E, comunque, m'hanno portato qui, nella tua camera. Però tu te la dormivi della grossa, ma non era colpa tua. Hanno detto che era un coma da farmacista, o una cosa del genere...”
“Coma farmaceutico” lo corresse Sasuke.
“Sì, quello! Beh, insomma, fatto sta che avevano fatto tutto i dottori! Tipo per non farti sentire il male per tutte le botte che hai preso, o una roba del genere. Sai, devono averti conciato proprio per le feste, quei due!”
E lo disse con un bel sorriso sulle labbra. Sasuke ebbe l'istinto di piantargli un pugno in mezzo agli occhi, ma purtroppo non ebbe la forza.
“E, tant'è, sei qui da tre giorni!” concluse il racconto Suigetsu.
“Chi... chi altri lo sa?” articolò con fatica Sasuke.
“Ah, sì, giustamente! Vedi, io ho provato a nascondere tutto, ma purtroppo tuo padre non ti ha visto rientrare e ha fatto il mio stesso giochetto. Cioè, il suo non era un giochetto, era davvero preoccupato per te. E, fatto sta, ti ha trovato e sono tre giorni che viene qui per almeno due ore, sperando che tu ti svegli.”
“Mio padre, e basta?” chiese Sasuke.
“No, ehm... sai com'è, è un paese piccolo e le notizie girano...”
“Chi altri?”
“Tutti quanti, più o meno. Anche a scuola.”
“Sakura...” biascicò Sasuke.
Suigetsu annuì, grave.
“Anche lei viene qui tutti i giorni, dopo la scuola. Non se n'è lasciato sfuggire uno e...”
Guardò l'orologio.
“... sì, se non sbaglio, dovrebbe arrivare fra poco.”
Sasuke imprecò. Questa non ci voleva.
“Dici che sospetta qualcosa? Tu che gli hai detto, a proposito?”
Suigetsu deglutì.
“Ehm, sì... io ho detto che non ne sapevo niente, è ovvio. Ma c'è un piccolo problema. Niente di che, eh! Probabilmente, si risolve veloce veloce, facile facile, però...”
“Che problema, Suigetsu? Non cazzeggiare.”
“Temari ha detto che sta cominciando a sospettare qualcosa. E che lei non è più in grado di tenerla.”
Fece una piccola pausa.
“Però, sai come sono le donne, no? Esagerano sempre, e sono melodrammatiche...”
Sasuke affondò il viso nel palmo della mano e sospirò. No, questa non ci voleva proprio.
“Neji?” chiese
“Dov'è Neji?”
Suigetsu lo guardò un po', le guance pallide improvvisamente rosa. Chiuse la bocca, che si gonfiò come un pallone, e poi esplose in una risata. Si piegò in due, le mani sulla pancia.
“Guarda, tu non puoi immaginare dove è andato a ficcarsi il boss! Ah ah ah!!”
Sasuke non rise.
“Suigetsu, davvero. Dov'è Neji?”
“Sakura s'è fatta venire in mente l'idea di un club di manga. E, non chiedermi come, Neji si è lasciato coinvolgere nella loro attività.”

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Buongiorno, cari lettori
innanzitutto, chiedo venia per il giorno di ritardo. Ieri ho avuto un lavoro fuori sede e non ho proprio trovato il tempo di scrivere. Inoltre, questo capitolo è stato un parto e ho dovuto trovare la forma mentale giusta per riuscire a portarlo fino in fondo. Ora che ci sono riuscito, però, ne sono abbastanza soddisfatto: ha una prima parte un po' malinconica e un po' forte (non tanto per quello che succede, quanto per le implicazioni che ha nella storia) e una seconda molto più semplice, tranquilla e scanzonata. Insomma, credo che sia venuto abbastanza bene, meglio degli ultimi tre, quattro che non m'avevano convinto in pieno. Spero sia lo stesso per voi.
In seconda istanza, segnalo un racconto autoconclusivo che ho postato sempre qui, sul sito. E' un fantasy originale, di sei pagine di word (quindi un po' più del doppio dei capitoli di 100% Sakura) ed è una sorta di esperimento. L'avevo scritto per un concorso che, purtroppo, non ha avuto esito, però lo trovo carino e penso si meriti la "pubblicazione" online! Se ne avete voglia, dateci un occhio e fatemi sapere cosa ne pensate.
Infine, passo alle recensioni:
DoubleSkin: Bene! Ti ringrazio molto!
LaGrenouille: Ed è una soddisfazione, da parte mia, avere una lettrice con cui confrontarmi anche sugli aspetti che stanno dietro il romanzo e che non si fa scrupoli a farmi notare le scelte che, per un motivo o per l'altro, le hanno fatto storcere in naso. Anche perché, in un caso o due, i miei erano proprio errori che non avevo riscontrato e non parte d'un ragionamento precostituito, quindi è molto utile per poi poter correggere la fanfic xD Beh, il doppio gioco di Temari non avrei mai potuto toglierlo. Ma questa volta, semplicemente, ho provato a tenere un po' più sotto controllo il personaggio e a non farlo andare eccessivamente OOC, almeno da tenere vivo il dubbio fino alla fine. E, mi sembra, ci sono riuscito abbastanza. Ora devo solo riuscire a gestirmi bene il proseguo e a non giocarmi il personaggio come una semplice rivelazione di metà storia e via... ma ci dovrei riuscire. Alcune idee ce le ho, altre mi verranno. Non so quanto durerà questa 'seconda parte' de Le stagioni di Sasuke, anche perché le cose da dire sono molte, però - in compenso, in un certo qual senso - la terza parte dovrebbe essere molto veloce. A meno che non decida, alla fin fine, di mettere di mezzo un unico flashback chiarificatore. Ci sto seriamente pensando, ma non ho ancora deciso. Va beh, intanto vediamo di arrivarci, alla terza parte xD
Ringrazio tutti quelli che seguono la fic settimana dopo settimana, il prossimo capitolo non dovrebbe avere ritardi di pubblicazione. Ciao a tutti,

il vostro autore

   
 
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