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Autore: Kamelye    19/11/2013    1 recensioni
Luce e Oscurità. Vita e Morte. Estate e Inverno. Facce della stessa medaglia.
L'ombra non può mai perire, finchè ci sarà un ultimo barlume di luce. E più fulgida è la Vita, tanto più totale è la Morte. Ma dopo la fine, c'è sempre un Inizio.
Tre anni dopo la sconfitta di Pitch Black, un'ombra nuova sta per oscurare la luce della Luna. Un potere più grande anche dei Cinque Guadiani. In loro aiuto, verrà invocata un'altra Immortale, antica quanto la Luna stessa, ormai dimenticata.
Un sussurro, sulle labbra dell'Ultima Luce: Solstyce, il Solstizio D'Estate.
Tra scontri, vecchi nemici e nuovi sentimenti, i Guardiani si troveranno a combattere la battaglia più grande.
Perchè la Paura non può sparire, finchè ci sarà un solo cuore che batte sulla Terra.-
JackXNuovo Personaggio
[Ogni capitolo della storia è stato revisionato e corretto. EPILOGO PUBBLICATO!]
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rise of The Guardians: Eclipsed

-Chapter Seventh: "Versus" (Parte 1)



-Versus

Pre. ingl.; in it. prep,. usualmente pr. adatt.

"In contrapposizione a, contro, abb. 'Vs.' mette a confronto i due contendenti di uno scontro"



 


Appurato che i bambini fossero al sicuro, Solstyce e i Guardiani tornarono in fretta e furia al Polo Nord, dichiarata base operativa.

Tutti avevano insistito affinché Solstyce e Jack riposassero, dopo quel tremendo attacco. Non dovettero penare più di tanto: entrambi si ritirarono nelle loro stanze senza troppe proteste. Nei due giorni seguenti, tutti notarono che qualcosa nello spirito dell’Estate stava cambiando, come se stesse combattendo una battaglia interiore che aveva intenzione di risolvere da sola. L’unico a cui permettesse di avvicinarla era Jack Frost: di certo lo spirito burlone non sapeva cosa le passasse per la testa e nel cuore, ma tutti aveva notato come, quando lui faceva lo sciocco in mille modi pur di farla ridere, la tempesta negli occhi verdi della ragazza si placava un po’.

Quando, due giorni dopo, riunendo il proprio coraggio Dentolina era andata a chiamare lo spirito dell’Estate per una riunione sul da farsi, non l’aveva trovata nella sua stanza. Prima di farsi prendere dal panico, la cercò sulla guglia più alta del palazzo di Babbo Natale: la conosceva da talmente tanto che sapeva di doverla cercare in posti elevati, quando spariva per pensare. 

“Avere lo sguardo libero mi aiuta ad aprire la mente” gli aveva detto secoli e secoli prima, quando aveva fiori intrecciati nei capelli e i suoi occhi ridevano insieme ai raggi del sole. 

“Dovevo pensare.” Disse infatti Solstyce, quando la Guardiana dei Ricordi la trovò appollaiata sulla torre più alta. Guardava l’enorme distesa innevata del Polo con sguardo solenne: aveva preso una decisione. Su cosa, Dentolina lo scoprì poco dopo. 

Riunitisi intorno al grande tavolo rosso delle riunioni, per prima cosa i Guardiani chiesero a Jack e Solstyce di raccontare nel dettaglio cosa fosse successo. 

Un trenino sbuffante svolazzò sopra la testa di Nord, inseguito da un elfo che correva disperato tentando di acciuffarlo.

“Pitch ha ben pensato di spiattellarmi il suo piano; In poche parole l’intento di Hanwi è di uccidervi tutti ed alimentarsi della mia disperazione per portare l’Oscurità nel mondo. Mi ha bloccato in uno dei suoi incubi, pensando di tenermi intrappolata nella mia mente e fare i suoi comodi mentre ero impossibilitata a combattere. Per sua sfortuna, eccomi qui.” Disse lo spirito dell’Estate, allargando le braccia. Jack rabbrividì, ricordando il dolore lancinante che aveva provato solo a sfiorarla. 

“Non glielo permetteremo.” Mimò deciso Sandy con la sua sabbia dorata, facendo sorridere dolcemente la ragazza, che gli accarezzò la guancia paffuta. 

“Pitch non è più lo stesso” continuò la ragazza; “E’ molto, molto più forte di prima, grazie al potere che riceve da Hanwi. Se vogliamo avere una possibilità di batterli, dovete diventarlo anche voi. Dovete imparare ad usare questo.” disse, concentrandosi ed evocando il globo di energia che trasformava nelle sue armi, pulsante di potere. 

“Questa… E’ la forma fisica di tutta la Luce del mio essere. L’unica cosa che può opporsi alla pura Oscurità di cui sono fatti gli Hanwi-hen. Ciò che fa, tuttavia, non è eliminarli, ma rispedirli al mittente. Va da se…” disse, e sospirò “che per eliminarli definitivamente, dobbiamo eliminare la fonte: Hanwi stesso.”

“Perdonami.” La interruppe Aster, con un filo di astio nella voce non esattamente nascosto: “Ma se sapevi dall’inizio di quest’arma miracolosa, si può sapere perché non ce l’hai detto prima?!”  disse, sbattendo una zampa sul tavolo. 

Solstyce fece un piccolo sorriso colpevole, ma non abbassò lo sguardo: “E’ stato un grande errore e me ne rendo conto. Forse, se ve ne avessi parlato prima, non saremmo arrivati a questo punto.” Ammise, scuotendo la testa. “Mi dispiace. Non commetterò lo stesso errore due volte. Ho passato… secoli, in solitudine. Solo Sandman…” si interruppe per sospirare e il Guardiano dei Sogni le strinse la mano, guardandola con uno sguardo così dolce da farle pizzicare gli occhi. 

“Ho vissuto fino ad ora contando solo su me stessa e in preda alla rabbia. Ora non posso permettermelo: dobbiamo collaborare, e non permetterò al mio risentimento di mettere in pericolo i bambini e … voi” Concluse, guardando Jack Frost con uno sguardo così deciso da fargli battere il cuore ancora più forte. 

Quelle parole rimasero nell’aria tra Nord, Aster e Dentolina aleggiando e posandosi nelle loro menti. Tutti e tre giunsero ad una dolorosa consapevolezza che gli fece abbassare gli occhi dal senso di colpa: loro tre l’avevano abbandonata. L’avevano vista, distrutta dalla morte di Hinan. Avevano provato a starle vicino all’inizio… Si erano arresi presto, dicendosi che anche loro erano distrutti dalla perdita ma dovevano portare avanti i loro doveri come Guardiani, e che alla fine Padre Tempo avrebbe fatto il suo lavoro lenendo il lutto dello Spirito. Avrebbero dovuto intuire che non sarebbe successo. Solo Sandman, il dolce, coraggioso Sandy, aveva capito e le era stato vicino. 

“Non è il momento per i sensi di colpa.” Disse Solstyce, interrompendo il loro flusso di pensieri. I suoi occhi li fissavano, indagatori ma dopo tanto tempo finalmente sereni. 

Ora era decisa, ora aveva uno scopo: salvare i bambini. Aveva compreso, finalmente, il motivo per cui Hinan aveva sacrificato la sua vita. Aveva sentito, provato sulla sua stessa pelle la disperazione di quelle piccole anime durante i Secoli Bui nella visione in cui Pitch aveva tentato di intrappolarla. 

“Nord, avremmo bisogno di spazio. Hai una sala adatta?” Chiese Solstyce. Babbo Natale si riscosse:

“Da, da, questa parte prego” disse, voltandosi e facendo strada. Dopo una sequela infinita di corridoi, arrivarono in una sala gigantesca, piena di specchi. 

“Ottimo” commentò lo spirito dell’estate “Ora tutti seduti per favore.  

I Guardiani eseguirono, disponendosi a semicerchio intorno a lei, che si sedette a sua volta incrociando le gambe in posizione meditativa. 

“Chiudete gli occhi e concentratevi. Pensate, e riportate alla mente tutti i momenti felici della vostra vita, terrena e non.”

Non era una cosa facile: tutti si distraevano al minimo scricchiolio o rumore e non riuscivano a concentrarsi. 

Tutti tranne Calmoniglio. E no, il suo soprannome non centra nulla, ma essendo un esperto di pratiche orientali, era ferratissimo nella meditazione. 

Una serie velocissima di immagini scorreva nella mente del Guardiano, che concentratissimo, sentiva come se qualcosa gli premesse lo stomaco. 

Quasi sobbalzò, quando sentì la voce di Solstyce raggiungerlo direttamente nella sua mente. 

“Senti questa pressione? Questo sentimento di euforia? Ora concentrati e cerca di focalizzarlo in un unico punto.” 

Poco dopo, un Boomerang di un bianco purissimo era stretto nelle zampe del Guardiano. 

Tutti si strinsero accanto a lui per congratularsi, ma Solstyce riportò l’ordine: “Davvero complimenti. Ora però dovete riuscirci anche voi”

La seconda a riuscire nell’impresa fu Dentolina.

Tuttavia la Guardiana dei Ricordi era piuttosto perplessa. 

“Perchè non si è materializzato nulla davanti a me? Ero convinta di esserci riuscita” chiese, un po' rattristata. 

“Ci sei riuscita infatti” confermò lo spirito dell’Estate, ma Dentolina continuava a non capire. 

Calmoniglio iniziò a girarle intorno, scrutandola e facendola arrossire.  Il Guardiano si accorse del rossore della compagna: sotto la pelliccia arrossì anche lui fermandosi per qualche attimo di troppo a guardarla negli occhi, ma infine continuò l'analisi. Poi, a furia di girarle intorno, arrivò l'illuminazione. 

“Seguimi!” disse, prendendola per mano e trascinandola lentamente sotto un fascio di luce che penetrava da una delle grandi finestre che illuminavano la sala. 

Un coro meravigliato si levò dai presenti: tutte le piume di Dentolina risplendevano luminosissime, come se fosse un prisma, lasciando riflessi e piccoli arcobaleni in ogni direzione. 

“Voglio fare una prova.” disse Solstyce piano: “Tirami un pugno.”

“Eh?” Rispose la Guardiana, incredula. 

“Hai capito, ho detto un pugno! Proprio qui, in faccia!” disse lo Spirito indicandosi la guancia. “Dai, con tutta la forza!”

Dentolina chiuse gli occhi e colpì. Quando li riaprì, ci mise un attimo per capire che Solstyce non era più davanti a lei, ma praticamente schiantata contro il muro dall’altra parte della stanza.

Tutti accorsero per vedere se fosse ancora viva, e quando poco dopo la ragazza si riprese, scoppiò a ridere. “Certo che hai un bel destro” disse massaggiandosi la guancia colpita. “Inoltre suppongo che tu ti senta molto più forte. Scommetto che anche i tuoi incantesimi sono molto più forti di prima.”

Dentolina annuì e si sentì al settimo cielo: “Finalmente posso essere utile anche io!” Pensò quasi commossa. 

Il resto del pomeriggio passò nel tentativo degli altri tre Guardiani. Vi basti sapere che Jack ghiacciò quasi l'intera sala (presenti compresi), Nord rischiò di affettare Solstyce un paio di volte con le sue daghe estensibili e Sandy, oltre ad esseri addormentato almeno una quindicina di volte, si divertì un mondo con le sue bombe soporifere e le sue figure di sabbia, prima solo bestiole innocue, trasformarsi in feroci animali che rispondevano ad ogni suo ordine. Anche se il T-Rex alto otto metri e mezzo che stava per papparselo se lo poteva risparmiare. 

Dopo una cena piuttosto frugale, tutti andarono a dormire, sfiancati dalla giornata piena. 

Solstyce però, stesa sul letto ma sopra le coperte, era perplessa; si rigirava l’acchiappasogni tra le dita da ore. 

“Qui c'è qualcosa che non quadra... Prima la mamma, ora mio padre… E' come se mi avessero donato la loro forza. La sento che mi scorre nelle vene. E queste perle…”

Sotto al cerchio di legno erano ora appesi due fili di perline, che terminavano con una piccola piuma d'aquila e una ciocca di peli di orso. 

Ad un certo punto sentì qualcuno bussare piano alla porta. “Avanti.” disse piano. La porta si aprì senza cigolare, rivelando la figura di Dentolina che un po' imbarazzata svolazzava senza rumore fuori dalla porta.

“Ehm... Solstyce, possiamo parlare?” Disse la Guardiana, incerta. 

“Entra” disse Solstyce, facendole cenno di sedersi sul letto accanto a lei. 

Dentolina si sedette leggiadra sul letto, guardandosi le mani per trovare le parole più adatte per esprimere ciò che voleva dire. Alla fine optò per la più vera.

“Scusami.” disse solennemente. 

“Per cosa?” chiese Solstyce, anche se si aspettava ciò che la Guardiana volesse dirle. 

“E’ per colpa nostra che Hinan... Oh, insomma, era la nostra battaglia, le nostra guerra, eppure siamo stati solo capaci di farci difendere” Dentolina parlava piano, torturandosi le mani mentre le lacrime minacciavano di iniziare a scendere. Lo spirito dell'Estate, in silenzio, ascoltava.

“Io poi… mi sento molto più responsabile. Almeno gli altri ci hanno provato! Io invece non so fare niente! Non porto speranza, non porto i sogni ai bambini, non li faccio ne divertire ne meravigliare. In confronto agli altri, io sono sempre stata l'anello debol-”

“Non dirlo.” La interruppe Solstyce. Aveva lo sguardo vacuo, perso chissà dove. 

“Non dirlo mai più.” Disse più decisa, piantando i suoi occhi in quelli della Guardiana. 

“Tu hai un potere grande e potente quanto il loro. Tu dai alle persone la possibilità di ricordare chi sono, nei momenti in cui tutto sta andando in pezzi.” Continuò, raccogliendo le gambe al petto e stringendole con le braccia, un’abitudine che aveva preso nei tempi in cui credeva di andare in pezzi davvero.  

“Tu dai alle persone che se ne sono andate la possibilità di vivere ancora. Hinan vive nei nostri ricordi e nei nostri cuori. Che ne sarebbe di lei se non la ricordassimo più? 

Sarebbe morta per sempre.” Scosse la testa.  

“Sono io che dovrei chiederti scusa. Quando sono venuta qui, ero in preda ad una grandissima rabbia. Rabbia contro di voi, contro l'Uomo nella Luna, ma soprattutto contro me stessa, che mi ha corroso l’anima per secoli… era diventata la ia quotidianità e la Luna sa quanto sia difficile lasciarla andare. Sapevo, ma non capivo perché Hinan scelse quella strada per difendere ciò che di più caro aveva al mondo e sentivo il bisogno di incolpare qualcuno per ciò che era successo. Ma ora…" si interruppe per tentare di trattenere le lacrime, senza successo. 

Dentolina era a bocca aperta. Non aveva mai visto Solstyce piangere. Era sempre così forte, così coraggiosa! Le si strinse il cuore, a vedere quella che conosceva come la grande guerriera, sempre pronta a gettarsi nelle peggiori battaglie, così fragile, i begli occhi verdi arrossati e piangenti. 

“Ma ora…” continuò Solstyce, tirando su col naso ma senza asciugarsi il viso dalle lacrime. “… durante l’ultimo attacco, quando Pitch ha colpito Jack dopo che lui… mi ha restituito… i bambini… Mi si è mozzato il respiro. Dopo così tanto tempo… non so cosa… ma mi terrorizza.” disse, portandosi una mano al petto e stringendosi disperatamente la maglia, come se il cuore le facesse male. Non era stato un discorso molto comprensibile, ma Dentolina capì all’istante. 

Capì che il motivo per cui Solstyce aveva deciso di abbandonare il suo risentimento non era solo per il bene dei bambini, capì perché si era fidata quando Jack l’aveva portata a conoscere L’Ultima Luce, capì il perché di tutti quegli sguardi che aveva scambiato con il Guardiano burlone, così intensi e pieni di parole non dette, nei due giorni precedenti: ci era passata lei stessa in prima persona tempo prima e ora che pensava di aver superato la cosa…

“La prima volta che abbiamo incontrato gli Hanwi-hen, è stato Jack a chiamarci in aiuto. Era stato attaccato mentre era solo, e quando siamo arrivati quel mostro orribile lo prese e lo strinse a tal punto da fargli perdere i sensi” cominciò a raccontare e Solstyce sbarrò gli occhi.

“Ero letteralmente in preda al panico. Non sapevo cosa fare. L’Hanwi-hen mi aveva ipnotizzato facendomi provare una rabbia incredibile. Se Aster non fosse intervenuto, mi avrebbe colpita. Si è buttato su di me, incurante del pericolo, e mi ha salvata. Quando mi ha chiesto se stessi bene, aveva una voce terrorizzata. Non ci ho dato peso all’inizio, ma giorno dopo giorno… Mi è stato accanto come nessuno. Durante il secondo attacco, quando i due mostri si sono uniti, ho provato lo stesso terrore mentre vedevo te ed Aster combattere per difenderci tutti quando non siamo più stati in grado di farlo noi stessi. Ogni volta che uno di quei tentacoli orrendi lo sfiorava e lui era ferito e combatteva come un leone… ero disperata. Se Jack non avesse salvato la situazione, non penso l’avrei sopportato.” 

Solstyce la guardava come se la vedesse per la prima volta. 

“Ti prego ti prego ti prego non dirlo a nessuno!” disse Dentolina supplicandola: era così rossa che sembrava stesse andando a fuoco. 

Solstyce la abbracciò, senza parole. Piansero di nuovo, insieme, stavolta per sfogarsi.

“Mi sei mancata così tanto”, “perdonami” ripeteva la guardiana dei Ricordi, come se fosse un mantra o una formula magica per non far allontanare la sua amica “mai più, mai più”. Solstyce la stringeva più forte ogni volta, dandosi della stupida senza avere la forza per dirlo ad alta voce.    


Nel frattempo, un vecchio lupo grigio osservava da lontano la finestra della stanza dove le due parlavano. Si voltò e andò via, con calma, senza la fretta irruenta tipica dei giovani e senza lasciare alcuna impronta nella neve, ne essere disturbato dal freddo gelido. Si voltò un'ultima volta a guardare il suo piccolo Fiore d'estate, un po' sconsolato. 

“Piccola mia... Arriverà per te il momento in cui ti sarà posta davanti una difficile scelta… Ma non temere. Io sarò sempre al tuo fianco.

Poi scomparve, ululando alla Luna piena che gli sorrideva benevola. 





“Vuoi trascinarmi nell'Oscurità Pitchsteiner? Sappi che ci sono dentro più di te.”

L'Uomo Nero ridacchiò sommessamente, ricordando le parole dello Spirito dell’Estate. 

Tutto era andato secondo i piani e vedere quella disperazione così profonda nei suoi occhi...

Si leccò le labbra deliziato. 

“In effetti ora che ci penso, la Luce in lei è così forte che la sua Oscurità latente deve essere parecchio potente. Capisco perché Hanwi abbia preso di mira proprio lei. Un altro punto a nostro favore.” Pensò. 

Allungò il braccio, da cui uscì una piccola sfera di Oscurità solida. 

“Sarò pure cambiato, ma resto sempre il Re degli Incubi…” Pensò divertito, e lasciò che la piccola sfera andasse a cibarsi per lui di deliziosi sogni di bambini. 

Con un elegante gesto scostò la lunga veste nera e si sedette sul suo nuovo trono. Probabilmente, a parte lui e Frost, chiunque altro sarebbe morto di freddo sulla superficie della Luna, ma in questo caso il non provare nessuna sensazione rivelava piuttosto comodo. 

“Proprio come un morto.” Si disse ridacchiando. 

Come un lampo, gli occhi dello Spirito dell'Estate gli tornarono in mente. Doveva ammettere che pur essendo la sua peggior nemica, quegli occhi erano mozzafiato. 

Anche per uno che non respirava più. 

Ricordò la prima volta che l'aveva incontrata, poco prima della sua seconda ascesa. Diciamo pure che era stata lei, senza volerlo, a permetterla. 

Se la ricordava bene, mentre dormiva su uno scomodo tronco, e mugugnava nel sonno per un incubo che sembrava ai suoi occhi affamati estremamente delizioso.

Ricordò che si era avvicinato, silenzioso come una pantera, e aveva provato ad assorbirlo. Il risultato fu lui sbattuto per terra ansimante, lei priva di sensi. Quell’incubo, in cui lo spirito non riusciva a difendere i suoi cari, era così denso di paura e sofferenza che lo aveva lasciato senza fiato ma rinvigorito a tal punto che il primo stallone di sabbia nera gli apparve di fronte, nitrendo obbediente. 

Oh, come aveva esultato, quella notte. Eppure, mentre si allontanava il più in fretta possibile, aveva sentito come un piccolissimo ago fastidioso che gli pungeva la mente. C'era qualcosa di assurdamente familiare in quell'incubo... Ma cosa? Cosa?

D’istinto un ricordo della sua vita terrena lo aveva investito, inchiodandolo sul posto. Solo uno svolazzare di capelli biondissimi, nient'altro. 

Si riteneva fortunato a non provare più alcun sentimento, ora: il ricordo di quella fitta all'altezza del petto l'aveva tormentato per giorni. 

Pitch, nonostante tutto, rise sommessamente: tra poco non avrebbe avuto più nessun tormento. 


***


L'alba ed i suoi meravigliosi colori rossastri trovò Jack Frost sveglio, quella fredda mattina al Polo, una settimana dopo.

L'allenamento del giorno prima l'aveva distrutto, ma proprio non riusciva a dormire. 

Era fluttuato fino alla guglia più alta del palazzo di Nord, e li si era messo a pensare a tante cose, ammirando il sole che sorgeva e lo sconfinato e catartico paesaggio. 

Ricordando il preoccupante sogno in cui aveva parlato con Hinan, pensò che ormai Solstyce aveva recuperato due dei quattro spiriti, ma ancora non capiva il vantaggio che le avrebbe potuto portare. Nell'ultimo scontro con Pitch non era andata poi così bene. 

Scosse la testa con forza. 

“Probabilmente non ho ancora avuto modo di vedere le sue capacità…” Pensò. 

Sospirò, tendendo la mano davanti a sè ed afferrando al volo il bianchissimo bastone ricurvo che ormai compariva docilmente nelle sue mani al minimo richiamo della sua volontà. 

Aveva passato tutta la settimana ad allenarsi come un pazzo, ed ora gli riusciva naturale come se l'avesse fatto da una vita. Si rigirò il bastone fra le mani, con il suo tipico sorrisetto sghembo. Era davvero bellissimo: sembrava fatto di ghiaccio a prima vista, ma ad un'analisi più attenta, non rientrava in nessuna delle categorie di materiali esistente sulla Terra. Sembrava risplendere di luce propria, ma se esposto alla luce di quel bellissimo sole nascente, si colorava di un rosa delicato. Inoltre, era ricoperto da quelli stessi sinuosi arabeschi che comparivano incisi sul suo ghiaccio. 

Lo fece roteare un paio di volte, sentendolo proprio come un prolungamento del suo corpo.

“Notte insonne anche per te?” Disse una voce che lo fece sobbalzare. 

Solstyce si sedette accanto a lui, lasciando le gambe a penzoloni. 

“Già. Anche tu?”

Quella annuì. 

“Vedo che ora riesci ad evocare il Bastone con facilità” Osservò. “Perchè non gli dai un nome?”

“Un nome? E perchè dovrei?”

“Beh, perché tutte le cose importanti hanno un nome, altrimenti rimangono 'solo' oggetti.”

Lo Spirito dell'Inverno ci pensò su, ma non gli venne in mente nessun nome. 

“Tranquillo, sarà lui stesso a rivelartelo, a tempo debito” disse Solstyce sorridendo.

Jack, sebbene perplesso, annuì. Solstyce ridacchiò divertita. Rimasero in silenzio, a contemplare i raggi di fuoco che tingevano la desolata piana ghiacciata del Polo. 

“Bella rogna fare il Guardiano eh?” domandò al ragazzo, che sembrava su un altro pianeta. 

“Già…" rispose neutro, rimanendo con lo sguardo fisso su quel meraviglioso paesaggio. 

“Ehi, stai bene?” chiese di nuovo la ragazza, stavolta con una punta di preoccupazione. 

Jack si riscosse all'istante, sentendo la mano caldissima di Solstyce premuta sulla sua. Immediatamente sentì una sorta di scarica elettrica risalirgli per tutto il braccio ed arrivare al viso, che sembrò prendere fuoco. 

La guardò intensamente negli occhi. 

Rispose alla stretta, trovando il conforto di cui aveva bisogno. Tornò ad osservare un punto imprecisato davanti a se', un po' imbarazzato. 

Ah, se avesse saputo come era arrossita Solstyce, quando aveva chiuso le mani pallidissime intorno alle sue!

“Ti sembrerà strano detto da qualcuno che dovrebbe essere il Guardiano del Divertimento, ma... Ho paura Sol. Ho paura di non farcela, ho paura di Hanwi, di Pitch, ho paura perchè ho paura che succeda qualcosa ai bambini ed ai miei amici... ed ho paura che a te succeda qualcosa.”

Alzò lo sguardo, piantando gli occhi color del mare aperto in quelli spalancati e verdissimi dello Spirito dell'Estate, che gli restituiva uno sguardo stupito. 

Jack tirò su un sorriso sghembo dei suoi, quando sentì il battito di Solstyce che diventava più veloce attraverso il contatto con la sua mano. 

La ragazza non riusciva a staccare lo sguardo dai lineamenti affilati del giovane. 

Non sapeva perchè gli aveva preso la mano, era stato un gesto dettato dall'istinto, ma si sentiva completamente avvolto da quel calore che ormai stava diventando un'abitudine quando erano vicini.  

“E' normale avere paura, Jack. Soprattutto per le persone a cui si tiene di più…” Disse infine la ragazza, distogliendo lo sguardo ma stringendo la mano del ragazzo ancora più forte. 

“Non dobbiamo temere la paura... Bisogna solo trovare la forza e il coraggio dentro di noi per combatterla.” 

Tra i due si sollevò un silenzio carico di interrogativi e di speranze. 

Jack si ritrovò a fissare il volto della ragazza e dovette ricordare ai polmoni di respirare.

Solstyce, illuminata dai raggi rossastri dell'alba, era bellissima, quasi da togliergli il fiato. Era minuta, ma sapeva perfettamente che possedeva una forza selvaggia e straordinaria. Ed era proprio quella forza celata, quel grande coraggio, che l'avevano stregato. Lei era Estate, era un fuoco in balia delle emozioni, così distruttivo eppure così... così… vivo. 

Improvvisamente la ragazza si girò e gli sorrise, di un sorriso così vero che sentì come un pugno nello stomaco, senza fiato. 

“Su, scendiamo, credo che ormai gli altri si siano svegliati” Disse imbarazzato. Solstyce lo guardò, forse un po' delusa, e il ragazzo si diede dell'idiota così tante volte che perse il conto.

Scesero fluttuando lentamente, staccando le mani solo l'istante prima di entrare. Solo Dentolina li vide mentre entravano defilati dalla finestra, cercando di regolarizzare il battito e di far scomparire il rossore sulle guance. Sghignazzò e fece l'occhiolino a Solstyce, che di rimando alzò gli occhi al cielo.  

“Su, al lavoro! Disse e i Guardiani, che non l'avevano vista arrivare. sobbalzarono colti di sorpresa,

Sospirarono, sapendo perfettamente cosa li aspettava: l’allenamento fu davvero estenuante. 

Rimasero le ore in quella sala, ad apprendere le basi delle arti marziali e a combattere non più buttandosi a capofitto in battaglia in preda alle emozioni, ma a controllarle così da non essere più in balia degli Hanwui-hen. 

Terminato l’allenamento, nonostante la stanchezza, aveva un’ultima cosa da fare.

“Dentolina…" chiamò piano. L'amica si girò, con un'espressione interrogativa.

“Ti dispiace se ti rubo Aster per cinque minuti?” 

“Beh, dipende” rispose sorridendo la Guardiana dei Ricordi “Perchè?”

Solstyce non rispose e ammiccò. 

Se per sistemare le cose con Dentolina era bastata una chiacchierata a cuore aperto e con Nord un abbraccio spacca-ossa dei suoi, la ragazza sapeva che con il Coniglio di Pasqua non sarebbe stato così semplice e come volevasi dimostrare, ancora non si parlavano. Fortunatamente, conosceva l’unico linguaggio che l’amico comprendesse quando si chiudeva alle parole. Volò veloce da lui, e senza alcun preavviso, materializzò il lungo bastone bianco e lo attaccò alle spalle, facendo quasi prendere un infarto a Dentolina.

Prontamente, il Coniglio Pasquale materializzò i suoi Boomerang d'osso e parò il colpo. 

“Ottimi riflessi! Non ti sei arrugginito in questi quattrocento anni”disse Solstyce ghignando.

“Pensi ancora di fregarmi con lo stesso trucchetto dopo quattrocento anni?” rispose quello, perfettamente consapevole delle intenzioni di lei. 

“Touchè!” Disse infatti Solstyce, e ripresero a combattere. 

Jack raggiunse Nord, preoccupato: “Ma cosa fanno?!”Gridò all'omone in rosso, che stava in disparte con un bel sorriso sornione e si godeva lo spettacolo. 

-Tu stai tranquillo ragazzo, da? Loro molto amici. Prima di battaglie di Secoli Bui, tutti spiriti venivano per vedere loro combattere. Bello spettacolo, da. Guarda- 

Il ragazzo si girò, e rimase di sasso: era davvero uno spettacolo magnifico. 

Solstyce e Aster combattevano a ritmo serrato, lei con il bastone e lui con i Boomerang. Entrambi si muovevano con un'agilità spaventosa e schivavano e paravo colpi compiendo arabeschi complicatissimi. Certo, non miravano a ferire, ma ogni colpo era preciso e potenzialmente letale: le armi bianchissime e luminose generavano scintille che illuminavano i volti dei due contendenti. 

Si staccarono un attimo per prendere fiato. Entrambi avevano il respiro affannato, ma un bel sorriso stampato in faccia. 

In effetti, a chi osservava poteva sembrare solo una rissa, ma i due spiriti si stavano scambiando molto più che colpi. Parlavano con gli affondi, le parate, i colpi schivati, gli sguardi ed i muscoli tesi che guizzavano veloci e dolevano per lo sforzo: uno scambio non verbale, ma pieno di significato. 

“Ti sei un po' rammollita eh, vecchietta?”

“Peccato che la vecchietta te le stia dando di santa ragione!” Rispose Solstyce ridendo felice.

Se, come no!” Calmoniglio di colpo fece sparire il Boomerang in lampo di luce. “Facciamo alla vecchia maniera?” le chiese, scrocchiando le nocche. 

“E me lo chiedi?” disse lei, facendo sparire l'arma a sua volta.

Nicholas rise forte, quando vide l’espressione preoccupata di Jack a quell'affermazione.

“Anche io fatto quella faccia, prima volta che visto loro. In circa cinquecento anni, loro ancora a 1709 a 137 per lupacchiotta, da.” Jack sbottò a ridere: 

“Ha! Calmoniglio stracciato così da una ragazza? Non gliela faccio passare liscia questa!”

“Oh, all'inizio Aster odiava Solstyce per questo. Non sopportava di perdere contro ragazza, no. Ma poi lei salvò sua vita, tanto tempo fa, quando Pasqua rischiava di sparire. Da allora, loro grandi, grandi amici. Salvati vita l'un l'altro tante volte, in guerra, da.” 

Jack sorrise di nuovo. Riprese ad osservare lo scontro. Se quello con le armi era stato davvero straordinario, ora che combattevano senza, era da lasciare senza fiato. 

Entrambi i contendenti erano di un'agilità sovrumana. Facevano davvero impressione! Un coniglio gigante alto quasi due metri che faceva a botte con una ragazza mingherlina alta si e no un metro e sessanta e se le davano di santa ragione. Se Solstyce aveva dalla sua un’agilità garantita dalla bassa statura, Calmoniglio incassava tutti i colpi senza fare un fiato, calmo e perfettamente consapevole di quando stare fermo e quando colpire. 

Il suo fisico allenato e massiccio gli permetteva di sopportare la maggior parte dei colpi, e la sua stazza non infieriva in alcun modo sulla sua velocità. Di colpo, dopo aver parato un calcio più violento degli altri della ragazza con l'avambraccio, Calmoniglio la spinse via, tentando di farle perdere l'equilibrio senza successo. Nonostante la violenza della spinta, un paio di salti all'indietro e Sol era in piedi, in posizione e con la guardia alzata, senza nemmeno il fiatone.

“Allora? Tutto qui quello che sai fare?” disse la ragazza, con un sorriso strafottente che sembrava andasse da un orecchio all'altro tanto era contenta.

“Eh no cara mia! Stai a vedere!” Disse Calmoniglio, molleggiando sulle gambe ed in posizione d'attacco. Improvvisamente, iniziò a saltare come un flipper da tutte le parti, velocissimo. 

Solstyce, per la prima volta in difficoltà, si rilassò completamente e chiuse gli occhi. Escluse ogni suono, ogni minimo rumore che potesse distrarla e si concentrò a fondo per vedere non con gli occhi, ma con tutto il corpo. Sentiva lo spostamento d'aria che Calmoniglio produceva quando saltava. Era un ritmo irregolare, concepito apposta per  confondere l'avversario, ma ogni salto era della stessa intensità. 

All'improvviso, ne percepì uno più forte. 

A Destra!

Fu solo grazie a dei riflessi temprati da anni di combattimenti che, un attimo prima di essere colpita, la ragazza alzò le braccia a difesa del fianco, dove di abbattè un devastante calcio dell'amico, sferrato con entrambe le gambe e con tutta la forza. L'impatto fu così violento, che l'esile figura fu sbalzata via a velocità spaventosa e andò a schiantarsi contro il muro. Si alzò un gran polverone, che per qualche istante nascose la figura della ragazza. 

Calmoniglio era sconvolto: va bene, il colpo era forte, ma non così tanto! Strinse gli occhi per vedere oltre la nube di polvere, senza successo. 

“Non è possibile… Che sia una fint- “

“Regola numero uno! Mai abbassare la guardia!!”

Fu preso completamente di sorpresa: non fece in tempo nemmeno a girarsi che Solstyce, concentrata tutta la sua forza in un solo punto, facendo leva sulle anche colpì l'amico sulla schiena con il palmo della mano aperto e il gomito, rilasciando tutta l'energia in un attimo. Il colpo generò un onda d'urto spaventosa, che sollevò Calmoniglio e scaraventandolo rotolante dall'altra parte dell'ampia sala. La ragazza rimase ferma qualche secondo, regolarizzando il respiro affannato. Calmoniglio, finito steso a pancia in su ma sano e salvo, alzò le braccia in segno di resa:

“Mi arrendo!” disse sorridendo, per poi lasciar andare mollemente le braccia lungo il corpo disteso a terra, esausto. Solstyce si avvicinò all'amico, tendendogli una mano per aiutarlo a rimettersi in piedi. Quello la prese e si alzò, mentre la ragazza gli dava delle piccole pacche sulla spalla.

“Ma che fai, mi cadi sui fondamentali?” scherzò. 

“Aah ma stai zitta nanetta!” replicò il Coniglio di Pasqua, sghignazzando e restituendo il pugno. 

“NANETTA A CHI! Che c'è, ne vuoi ancora?!" Disse lei, fingendosi profondamente offesa e con un'espressione bellicosa, ma con un gran sorriso in faccia. Anche Aster, nonostante la sconfitta, sorrise: era tornata. Non c'era altro da dire.

 

Ma quel momento di felicità non durò a lungo. Di colpo, Solstyce si trovò inginocchiata a terra con la testa tra le mani, boccheggiando. 

-STANNO ATTACCANDO!-



  
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