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Autore: Icy    20/11/2013    5 recensioni
Sono le due di notte, mi rigiro nervosamente nel letto. Non trovo posa, ho bisogno di aria, aria fresca. Sposto le coperte di lato, le lenzuola sono accartocciate sul fondo del letto.
Il contatto dei miei piedi nudi sul pavimento freddo mi crea un brivido che mi corre lungo la schiena, che sensazione assurda, per la strega del ghiaccio. Cerco di non farci troppo casa, prendo una vestaglia e me la metto addosso. Poi finalmente esco.
Tira un leggero vento, ma non è fastidioso, è fresco, piacevole. Inspiro una grande quantità  di ossigeno, trattengo per un attimo il respiro, per poi espirare. L'aria fredda mi punge la gola, come se stessi respirando piccole
scaglie di ghiaccio. Anche questo è strano. [...]
Mi giro per rientrare, ma vengo bloccata da una figura alta, snella, scura. A catturare la mia attenzione sono gli occhi, rossi come due tizzoni ardenti, occhi che ho già  visto, gli unici occhi che mi abbiano mai spaventato. E' lui.

E se, mentre le Winx sono sulla Terra per cercare l'ultima fata, Magix venisse attaccata da bellissimi e potenti creature del male rappresentate dai Vampiri e ci fossero solo le Trix a "proteggerla"?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darcy, Icy, Sorpresa, Stormy
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Capitolo 25 -


Mi sento rinata, ho una speranza.
- Non credere di riuscire a salvarti con dei semplici trucchetti di magia: non puoi farcela contro di me! - sbraita Andrew, venendomi incontro.
- Questo è ciò che pensi tu. - ribatto in un sussurro, alzandomi in volo poco prima che lui riesca a raggiungermi.
Il succhiasangue muove le braccia sotto di me, senza però trovarmi. La sua espressione stupita che si guarda di fronte, senza trovare niente, scaturisce in me una lieve risata.
Mi sente e alza lo sguardo, sta sorridendo.
- Sei consapevole che non è difficile per me riuscire a prenderti, anche se stai volando? - mi chiede.
Sembra un bambino che vuole farsi grande, cercando di convincere gli altri che lui può fare tante cose. Peccato che gli manchi la tenerezza, l'ingenuità e il pudore di un marmocchio.
- Cosa intendi dire? - domando, ritirando le gambe e restando in un angolo della stanza, il più possibilmente vicino al soffitto.
Fidarsi potrà anche essere bene, ma non fidarsi è sempre meglio.
- Mi basterebbe un salto - spiega lui, fissandomi con il sopracciglio inarcato, come se stesse studiando qualcosa che non riesce a capire, ma che comunque sembra affascinarlo.
- Provaci, se sei così convinto di farcela. - lo sfido, continuando a sputare acido.
Lo vedo sbarrare leggermente gli occhi, come se gli avessi chiesto di fare la cosa più stupida del mondo.
Dimostrazione che ho ragione io: non ci arriva.
- No, da qui ho una visuale migliore. Sono pizzi quelli sui tuoi slip? - ribatte con tono provocatorio.
Sento il sangue salirmi sul viso, le mie guance sono in fiamme. Come si permette?
Urlo, attaccandolo con una raffica di schegge di ghiaccio. Cade a terra.
Scendo e mi piazzo davanti a lui, mi guarda dal basso verso l'alto: sono io che comando adesso.
- Questo è per il tuo continuo stuzzicarmi! - dico a denti stretti, menando fendenti per aria che si trasformano in raggi azzurri che lo colpiscono in pieno, facendolo sbattere contro la parete.
- Questo è per tutte le cicatrici che tu e la tua razza mi avete lasciato!
Continuo a sfogare la mia rabbia picchiando l'aria e riflettendo i colpi su di lui, amplificando sempre di più la ferocia degli attacchi.
- Questo è per avermi rovinato i piani una volta uscita da quella schifosa prigione! - creo delle sfere azzurre che  partono ad una velocità fuori dal normale per dargli un colpo dritto allo stomaco.
Lo vedo piegarsi su se stesso, gli occhi spalancati e vitrei, la saliva che gli cola dalla bocca, sul collo per finire sulla camicia slacciata.
- Questo è per esserti preso l'unica cosa che ancora avevo di puro! - urlo con gli occhi lucidi, mostrando i denti.
Un nuovo fascio di luce azzurra lo colpisce. Lo sento gemere dal dolore e più i suoi lamenti sono forti, più sento una sensazione appagante farsi strada nel mio corpo, sento il mio cuore pompare sempre più sangue.
Il succhiasangue incassa i colpi senza reagire, ma non mi interessa, adesso deve soffrire, deve provare dolore, deve sentirsi lacerare dentro, proprio come me!
- E questo è per ciò che dici di aver fatto alle mie sorelle!!
L'esplosione finale è devastante. Rado completamente al suolo i resti della stanza, creandovi sopra un leggero strato di ghiaccio, che viene presto ricoperto dalla neve che scende copiosa.
Andrew è immobile, coperto da una coltre di ghiaccio.
Cado sulle ginocchia, non provo neanche a cercare di intercettare la caduta con le mani.
Probabilmente picchio la testa.
Attraverso la trasparenza simile a quella di un vetro che la mia rabbia e il mio potere hanno creato vedo di nuovo gli occhiali spezzati e la scarpa rossa.
"Rispondetemi... Vi scongiuro..." continuo a pensare, ma il silenzio è tutto ciò che mi fa compagnia in quel momento.
Della loro scia magica neanche una misera traccia.
- Mi dispiace... - sussurro, sento una lacrima calda rigarmi il viso, mentre porto la mano all'altezza degli occhi.
Osservo il palmo e le sue rigature, ma la mia attenzione sarà sempre rivolta alla cicatrice che segna la mia mano.

***

- Pronte? - chiese una piccola ragazzina da corti e scompigliati capelli azzurri e gli occhi glaciali.
- Sì. - rispose sicure e all'unisono altre due figure, piccole come la prima.
Una delle due aveva boccoli ribelli che cercava di trattenere in due codini bassi, gli occhi verde acqua e un look un po' trasandato. L'altra aveva grandi occhiali tondi che nascondevano in parte i fini occhi verdi. I capelli lisci e castano verdognolo erano tenuti ordinati con una passata.
- Bene. Sappiate che dopo non sarà più possibile tornare indietro. - detto questo la bambina dagli occhi azzurri tirò fuori un coltellino svizzero, che usò per incidersi il palmo della mano, fino a che il sangue carmino facesse capolino, contrastando il candore di neve della sua pelle - Uccidereste per salvare le altre due? - continuò.
- Sempre. - rispose sicura la ragazzina dai capelli ricci, porgendo la mano e lasciando che la bambina dai capelli d'argento le facesse un taglio sul palmo. Si morse il labbro.
- Sempre. - ripetè l'altra ragazzina, prima di ripetere su di lei la stessa operazione, senza lamentarsi.
- Proteggerete le altre due, anche a costo della vostra stessa vita? - domandò la prima, porgendo la mano con il taglio.
- Sempre. - disse, di nuovo, la seconda ragazzina, posando la sua mano ferita su quella di capelli d'argento.
- Sempre. - anche la terza fece la stessa cosa.
- Rinnegate la vostra vecchia famiglia, le vostre origini, i vostri antenati, il vostro passato, per formarne una nuova?
- Sì. - risposero la castana e la ricciola all'unisono.
La ragazza dagli occhi azzurri strinse le mani delle altre due. Dalla mano di ognuna cadde una goccia di sangue, finirono tutte e tre nello stesso punto, nello stesso istante.
Da quello stesso punto nacque una luce candida che avvolse le tre ragazze. Quando questa cessò le tre guardarono i propri tagli cicatrizzarsi all'istante.
- Stormy, Darcy, da oggi siamo sorelle a tutti gli effetti. - concluse Icy, sorridendo alla sua nuova famiglia.

***

Mi stringo la mano forte al petto.
- Non sono riuscita a proteggervi... Mi dispiace... - continuo a dire, con voce strozzata.
Le lacrime continuano ad inondarmi gli occhi senza sosta.
Mi giro, appoggiandomi sulla schiena.
Sento bruciare le ferite al contatto con il ghiaccio, come se il mio elemento stesse cercando di aiutarmi, di cicatrizzarmi i tagli.
Nonostante tutto è una sensazione piacevole, mi fa credere che non sono ancora sola, qualcuno continua ad aiutarmi.
Torno a fissare la cicatrice che ho, ormai da tanti anni, sul palmo della mano.
Di solito la nascondo dietro ad un guanto, esattamente come fanno le mie sorelle, vederla mi provoca una certa nostalgia. Muovo la mano per vederla da diverse angolazioni, ma resta sempre la stessa cicatrice storta, quasi come un fulmine.
Mi asciugo le ultime lacrime, come posso essere stata tanto stupida e debole da pensare che le mie sorelle fossero morte?
No, sicuramente si sono teletrasportate in un altro luogo, al sicuro, e nella fretta hanno perso gli occhiali e le scarpe. Può succedere, no?
Abbasso lentamente la mano e inizio a guardare il soffitto, senza realmente vederlo.
- Quante altre volte... Dovrò ripeterti... Di smetterla... Sei ridicola. - dice una voce accanto a me, annaspando.
Mi giro di scatto, per vedere Andrew che si alza tremante da terra.
- Ti sei visto? Qua l'unico ridicolo sei tu! - ribatto con un tono di voce sostenuto, senza levare gli occhi di dosso al succhiasangue.
- Almeno io non credo in una famiglia che non è mai esistita e che non esisterà più! - risponde secco.
- Sei prolisso, non ti credo, ne mai ti crederò! Sei solo un infido vile bugiardo! - dico con un tono di voce quasi calmo che colpisce me prima di tutti.
- Sei troppo testarda. Togli quei veli davanti agli occhi e affronta la realtà! - ringhia Andrew.
Vedo i suoi occhi purpurei scintillare, insieme alle scaglie di ghiaccio che ha tra i capelli biondo grano.
- Smettila con questa farsa! Fino a che non lo vedrò con i miei occhi non ti crederò mai. Mai! - urlo stringendo i pugni.
L'espressione di Andrew cambia in pochi secondi, da deciso e sicuro passa ad un aria interrogativa, inarca leggermente le sopracciglia come se stesse riflettendo, per finire con un ghigno soddisfatto.
- Dunque è questo che vuoi davvero? - domanda senza realmente voler ascoltare la mia risposta. Ormai ha deciso il da fare, la mia opinione ha lo stesso valore di un granello di polvere.
- Cos'hai in mente? - provo lo stesso a chiedere, seria, anche se so che non riceverò delucidazioni di alcun tipo.
Mi scruta per qualche secondo con quei suoi occhi famelici, indagatori, mi sento rabbrividire senza motivo.
- Alex! Vieni un po' qui, mi servi: subito! - urla a pieni polmoni il succhiasangue, verso il punto in cui pochi minuti prima sorgeva la porta.
Quel nome... Cosa significa? E' stato Alex a uccidere le mie sorelle? No, è uno scherzo... Deve esserlo.
Resto impietrita, aspettandomi il peggio. Fisso la porta, aspettando che Alex arrivi. Ho paura di non voler vedere ciò che vogliono mostrarmi.
Sento i battiti del mio cuore riempirmi le orecchie, le vene pulsarmi nelle tempie.
Il tempo sembra congelarsi, esattamente come lo spettacolo davanti ai miei occhi: la stanza coperta di ghiaccio, che non intende sciogliersi, ma che brilla sotto la fioca luce di ciò che rimane del sole. L'unica cosa che da movimento a quell'ambiente statico è il lento cadere della neve, anche se non risulta sufficiente a scandire il passare di un tempo che sembra volersi dilatare all'infinito.
Poi lo vedo, lì, davanti ai miei occhi.
- Hai chiamato, Andrew? - domanda l'ex barista e allievo di Fonterossa, senza neanche notare la mia presenza.
I suoi lunghi capelli castano dorati risplendono al riverbero del ghiaccio, l'abbronzatura sul suo corpo statuario è sempre perfetta e uniforme, la sua pelle sembra morbida e priva di imperfezioni.
Ha i vestiti stracciati, segno di una lotta che non deve essersi rivelata così semplice, neanche per uno specialista-vampiro.
Dopo un po' si gira, con lo sguardo fisso su di me.
Trasalgo quando noto che, ormai, i suoi occhi verdi come due smeraldi lucenti se ne sono andati per sempre, lasciando il posto ad uno sguardo famelico, crudele, fatto puramente di sangue e di odio, che stonano con la bellezza di Alex.
Un altro simbolo della mia sconfitta, l'ennesima prova che sono sola. Anche Alex, l'unico ragazzo che ancora si fidava di me, che mi guardava con rispetto e col sorriso, mi è stato portato via.
Serro i pugni, non doveva andare così,
- Che piacere rivederti. Dimmi, come hai fatto alla fine a contrastare la trasformazione? Non pensavo che i mezzosangue ne fossero capaci. - dice con sarcasmo e disprezzo il castano.
Le nocche mi si sbiancano, prima di ricordarmi che in realtà è stato lui a scegliere la sua via. E io non sono sola.
- Sei un traditore, un vile traditore! - tuono a denti stretti.
Mi fissa con disappunto, ma non sarò io a perdere, in questa gara di sguardi carichi d'odio.
Lo sento sbuffare e torna a guardare Andrew, che ancora non gli aveva risposto.
- Sai, Alex, Icy continua a credere che da qualche parte, in chissà quale pianeta, le sue sorelle siano vive e vegete ad aspettarla. - gli spiega il succhiasangue, come se io fossi una bambina ottusa e lui un amico di vecchia data.
Inizio a tremare dalla rabbia, mentre inizio a emanare a intermittenza una lieve luce azzurra, pronta per attaccare entrambi.
- Qualcuno qui si sta scaldando, ma penso di sapere come raffreddare i tuoi bollenti spiriti, carissima Icy. - dice Andrew, per poi rivolgersi all'ex specialista - Tutto ciò che devi fare è evocare la visione della morte di Darcy e Stormy, in modo che anche Icy possa goderne.
Alex sembra colpito, adesso resta zitto, anche il suo sorriso quasi sadico è sparito.
- Ma lei... E' immune ai poteri dei vampiri. - ribatte lo specialista, balbettando, senza distogliere lo sguardo da me.
- Lo è, hai ragione, ma adesso si è indebolita troppo e la sua protezione è cedevole. In ogni caso non preoccuparti, adesso ci penso io. - conclude Andrew.
Prima che riesca a capire quello che intende dire, il succhiasangue mi plana addosso e mi sferra un colpo sulla schiena che mi fa barcollare in avanti, seguito in rapida sequenza da un pugno nello stomaco.
Mi leva il respiro, la forza delle mie gambe cede sotto il peso del corpo. Mi accascio a terra tenendomi stretta l'addome, con un urlo soffocato in gola.
- Prego. - lo invita Andrew.
Alex continua a fissarmi, noto nei suoi occhi una luce strana, sembra quasi compassione, tenerezza... O forse sensi di colpa?
Non ho il tempo di stabilirlo, perché sparisce, come anche la stanza intorno a me. Tutto si fa nero.

Appena riapro gli occhi sono nella stanza Occultismo, ma, porta a parte, è ancora intatta.
Non sento dolore, non sento neanche il mio corpo. Mi metto seduta, o almeno penso.
- State indietro!!! - urla una voce familiare, con una nota accentuata di panico nella voce.  Proviene dalle mie spalle.
Mi giro e mi sento mancare appena vedo Darcy e Stormy, che combattono allo stremo delle loro forze in un angolo della stanza, creando protezioni e barriere per respingere un gruppo di almeno dieci vampiri.
- No!! Lasciatele stare! - grido con tutto il fiato che ho in gola, ma nessuno sembra potermi vedere o sentire.
Mi alzo e corro verso i suchiasangue. Se riuscissi a distrarne almeno una parte le mie sorelle avrebbero una possibilità in più. Mi avvicino a tutta velocità, ma quando tento di dare un pugno in faccia a uno dei tanti succede una cosa che non mi aspettavo: lo trapasso.
Riprovo, e continuo a provare, ma è come se il mio corpo avesse perso consistenza.
Non posso che assistere inerme a quello spettacolo atroce.
I vampiri avanzano e le difese delle mie sorelle si fanno sempre più deboli.
- E' la fine... - sussurra con voce strozzata Stormy. Sta tremando mentre cerca di tenere in vigore la sua barriera protettiva.
- Già... Sappi che ti ho voluto bene, sorellina.. - risponde Darcy con voce spezzata e una lacrime che le riga la guancia.
No Darcy, non è da te arrenderti così... Per favore, reagite!
- Sono contenta che Icy non sia qui... Non vorrei che anche lei facesse questa fine. - continua Darcy, cercando di ignorare le lacrime che ormai le solcavano il viso senza sosta.
- O che ci vedesse in questo stato... - nota Stormy, adesso anche lei ha gli occhi lucidi.
- Combattere ormai è inutile. - riflette ad alta voce Darcy, guardando per un attimo nostra sorella.
No...
- Pronta, Stormy?
La nostra sorellina si limita ad annuire.
- Addio Darcy..
No... Non potete...
- Addio Stormy... 1... 2... 3...
No!!
Le mie sorelle abbassano le mani, annullando le loro barriere protettive.
I vampiri saltano addosso ad entrambe, che hanno chiuso gli occhi e si sono strette la mani.
Mi butto a terra, chiudo gli occhi più che posso, non potrei sopportare una visione del genere.
La fine delle Trix, la fine della mia famiglia, la fine della mia vita.
Tengo la testa serrata tra le ginocchia, con le mani cerco di coprirmi, invano, le orecchie.
Le voci delle mie sorelle mi arrivano distintamente, sento le loro grida, implorano pietà. Mai le avevo sentite parlare in quel modo.
Non provo neanche a trattenere le lacrime che scendono come torrenti dai miei occhi serrati.
Ad un certo punto le urla cessano. Sento degli schizzi arrivarmi addosso, ma non controllo cosa sia.
Sento un odore agrodolce, pungente, ferroso.
Sono sporca del sangue delle mie sorelle.
Sono morte per causa mia.

Urlo tutto il mio dolore, mi sento completamente svuotata, come se qualcuno mi stesse sventrando dall'interno.
Andrew sta ridendo di gusto, come mai prima d'ora.
Appena riapro gli occhi mi ritrovo nella stanza coperta di ghiaccio, Alex mi fissa, pallido in volto.
Abbasso lo sguardo e lo punto sulla cicatrice che ho sulla mano.
La stringo forte al petto, ma il dolore non si allevia.
E' colpa mia, è inevitabile. Continuo a urlare, cercando di sfogarmi, stringo i denti. Come posso vivere adesso?
- Vattene, adesso! - sento dire ad Andrew, o almeno credo.
Ormai non m'importa più niente, sono sola al mondo. Non ho più la forza di rialzarmi, perché mai dovrei? Ho perso tutto, voglio solo morire.

Sono. Un. Mostro.
Continuo. Ad. Essere. Un Mostro.
:)))))
Non so che dire, se non che sono un mostro... Ma l'ho già detto, vero?
E siccome sono un mostro sadico (che frigna ma ok) allego anche il disegno rappresentativo ;)

http://i41.tinypic.com/qryv13.jpg
... Baci,
Icy

  
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