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Autore: Fair_Ophelia    21/11/2013    2 recensioni
Cosa accade quando manca il dialogo in una famiglia, o non si riesce a realizzare? Quando i membri sono totalmente diversi tra di loro? Si creano paradossi e pensieri inconcepibili, si scoprono aspetti che neanche si immaginano: scoprite i pensieri di una madre di famiglia a cui gli altri membri riservano numerose sorprese e le sue reazioni tragicomiche!
Per chi vuole tuffarsi in uno stile di vita completamente estraneo al proprio e conoscere una mentalità che a molti sembra inconcepibile, ma è ben radicata in molte zone del nostro Paese.
Per chi vuole farsi una risata, o per adolescenti incompresi, perché sappiamo fare uno sforzo di volontà verso le persone che più ci sono vicine e più sembrano estranee.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti :) questa è una ff di soli quattro capitoli, scritta per un contest di cui poi ho avuto poche notizie, perciò ripropongo qui la mia storia.

Per chi vuole tuffarsi in uno stile di vita completamente estraneo al proprio e conoscere una mentalità che a molti sembra inconcepibile, ma è ben radicata in molte zone del nostro Paese.

Per chi vuole farsi una risata, o per adolescenti incompresi, perché sappiamo fare uno sforzo di volontà verso le persone che più ci sono vicine e più ci sembrano estranee.

Oh, quanto sono logorroica! Be', a voi la parola, un parere è sempre ben accetto, senza starvi a preoccupare di quello che scrivete, bastano poche parole a volte per esprimere un gradimento generale... Sono ben accette tutte le critiche, dal formale "potevi curare di più la trama" al più schietto e classico "Datti all'ippica". Buona lettura e grazie a tutti! ^^

 

 

 

3.00 DI NOTTE

 

1-In bianco

 

 

Turrivalignani, provincia di Chieti, ottobre 2013. Ticchettio freddo e monotono, butto uno sguardo: le tre. Sveglia nel cuore della notte nel letto matrimoniale, da sola. I pensieri mi ronzano nella testa e la rendono pesante. Cerco di distrarmi in qualsiasi modo, lo sguardo vaga per la stanza: la finestra che dà sul balcone, l'imponente armadio davanti a me, il comodino. Una foto incorniciata: una ragazza con un vestito da cerimonia, diligentemente truccata e con bei riccioli, sorride spensierata stringendo la mano a un ragazzo che le passa un braccio sulle spalle. Li conosco? Dovrei... Ma... Io... Io non li conosco più. Eppure quelle sagome prendono vita e si muovono come fecero più di vent'anni fa.
 
Roccamontepiano, provincia di Chieti, 4 settembre 1990. La festa impazza a casa mia: un'allegra polka rende l'aria leggera e movimentata e mette ai piedi voglia di danzare freneticamente. Stretta al mio promesso sposo mi muovo veloce sulle mie gambe di trentenne, in un bel vestito blu e nero che mi fa impazzire! Gli invitati applaudono, gridano e noi non smettiamo mai di ridere. Girando su noi stessi ci muoviamo sulla pista come ballerini provetti su questa musica meravigliosa e nel vorticare di visi intorno a me riconosco tutti gli abitanti del mio paesino: Tonino "di Fascin", da sempre amico di mio padre, Lara "Capritt", zia della mamma (o madrina della sorella di papà? Ah no, quella era Assunta...), mio fratello con la telecamera nuova che ci riprende con sua moglie al braccio.
-Alla fine li si truvat lu spos!
-Mo iniziano i guai!- si aggiunge mia cognata. Lui si gira con le sopracciglia aggrottate e un gran sorriso e subito dopo li perdo di vista, trascinata dal ballo vorticoso.
Cerco di respirare tra le risate e mi faccio sostenere dallo sposo che è pazzo di gioia più di me. Finalmente provo anch'io la gioia di mio fratello e sua moglie, anch'io ho un uomo che mi ama e con cui vivrò felice.
Anzi, lo sto già facendo: da quando abbiamo deciso di sposarci ho ripreso contatti con tante persone che non sentivo purtroppo da tempo, ho scelto un abito davvero magnifico, un bel locale per il pranzo e deliziose pietanze per il ricevimento, che finalmente è arrivato. Tutti gli invitati, dagli anziani amici di mio nonno alle cugine di mamma ai bambini della famiglia, sembrano aver gradito la cena. Del resto, come si possono rifiutare pasta alla chitarra, ravioli, porchetta e vitello?
Tutti ridono, tutti sono felici, ed io più di chiunque.
-Margheri'! A Margheri'! Margherita! Vi‘ qua che ti fi' 'na foto!- Il grido mi arriva appena distinto tra le altre voci, mi sembra che sia mia madre. Il mio lui mi prende per mano e mi porta in casa, dove ci aspetta il fotografo in salotto.
-Allora, mettetevi davanti alla finestra... Anzi, no, davanti al mobile coi bicchieri di cristallo.- Mi stringo al mio Antonio e lui mi circonda le spalle con un gesto semplice e affettuoso. -Bravi... Così...- FLASH! FLASH!
 
Ma altre immagini, molto più recenti, si sovrappongono a quelle:
 
-…quindi, oggi facciamo i fagiolini, li colgo e tu li pulisci e lessi, domani dobbiamo fare le bottiglie di pomodori…
-Ma Anto’, sono tre giorni che non poso il culo sulla sedia! Non mi siedo neanche per mangiare a momenti, va bene?!
-Se vuoi mangiare, questo è! Ti piace la pasta con il sugo?
-Sì, ma…
-E allora domani faremo quella ventina di cassette di pomodori.
Si gira e se ne va borbottando. Odio quando fa così.
 
-Si chiama Davide, ha 17 anni e fa… Lo scientifico delle scienze applicate.- La mia bella bambina, che brava, si è trovata il ragazzo.
-E di dov’è?
-Di Bosco Albergati.
-E… Dov’è?
-A quattrocento chilometri da qui.
Fermi tutti. Gelo al cuore. Cosa?!

No, no, NO! Non doveva finire così! Io dovevo vivere felice aiutata da mio marito e con due bravi figlioli che ci avrebbero aiutati a fare le faccende di casa e ci avrebbero portato tante... Gioie...

Il respiro si fa più pesante, si stringe un nodo in gola, ho un blocco che scompare a intermittenza coi singhiozzi ma mi attanaglia nuovamente la gola un istante dopo. È soffocante. C'è solo un modo per farlo sparire: piango tutte le lacrime che in questi venti e più anni ho quasi sempre trattenuto. Come sono calde... Cadono sul cuscino, sulle coperte, formano macchie irregolari. Che fine ha fatto la bella trentenne? È diventata una donna di novanta chili per niente attraente. È... È impossibile che siamo diventati questo. Non avevamo le basi per diventare questo disastro, noi dovevamo essere tutt'altro! Lo eravamo! Com'è potuto diventare... QUESTO?

Be', forse avrei potuto prevederlo in qualche modo...

 

 

 

 

NdA

Ah, dimenticavo: la storia è ispirata alla mia famiglia e la mia Musa è stata "Time Is Running Out" dei Muse :) i prossimi capitoli saranno più lunghi ma comunque non di estrema lunghezza... Grazie di cuore a chiunque sia arrivato anche fin qui :)

   
 
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