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Autore: marguerite_murcielago    21/11/2013    3 recensioni
1a classificata al contest “I titoli di Faber” indetto da Marge86 sul forum di EFP.
Oggi è morta la Bice.
È morta da sola, a novant’anni suonati: l’hanno portata fuori già nella bara; il suo giardino è talmente minuscolo che lo occupava tutto.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: marguerite_murcielago (Tenebrae Aeterna sul forum)
Titolo: Delitto di paese
Rating: Giallo (solo per una scena)
Avvertimenti: //
Genere : Drammatico
Introduzione/riassunto: 
A dire il vero, fu una storia che si intrecciò con quella della Bice solo per un istante, quando quell’uomo cadde sotto la finestra di donna Pasqua, ma tanto bastò perché due vite si legassero insieme e volassero via come due aquiloni attorcigliati.
N.d.A (facoltative): //

 

Delitto di paese

 

 

Oggi è morta la Bice.
È morta da sola, a novant’anni suonati: l’hanno portata fuori già nella bara; il suo giardino è talmente minuscolo che lo occupava tutto.
Mia nonna Maria è morta da molti anni, ma anche per merito della Bice non ho mai dimenticato la sua voce; mi piacevano molto le leggende e i pettegolezzi dei tempi andati, perciò me ne facevo raccontare moltissimi. La storia della Bice, poi, me la ricordo benissimo, con tutte le volte che gliel’ho fatta ripetere.

 

La storia della Bice cominciava quando lei era ancora una putea.
A dire il vero, fu una storia che si intrecciò con quella della Bice solo per un istante, quando quell’uomo cadde sotto la finestra di donna Pasqua, ma tanto bastò perché due vite si legassero insieme e volassero via come due aquiloni attorcigliati.
Mia nonna diceva che la sua disgrazia non era quella di essere stata una ragazza più bella che carina, in un paese - che è anche il mio - in cui non se ne vedevano molte così. Mia nonna diceva che la sua disgrazia era stata quella che non l’aveva nemmeno toccata, ma si era presa una persona che non le apparteneva.

Devastante, diceva, mai più la stessa.

 

Fu quella che chiamavano donna Pasqua, che allora abitava al crocevia, la prima a veder arrivare la tragedia. Un uomo correva lungo la strada, gridando e sbracciandosi. Inciampò sotto i salici, si rialzò con un gemito e si trascinò fino al paese. Donna Pasqua spalancò di botto la finestra della cucina e lo trovò accoccolato nella polvere, che piangeva come un bambino.
Qui iniziava una discesa lenta ma ripidissima - mia nonna è sempre stata brava con le parole - perché accorsero Toni il fornaio, suo figlio Primo, i fratelli Malavasi e... insomma, un po’ tutti quelli che vivevano nei pressi. Nessuno pensò di allontanare la Bice, perché nessuno sapeva cosa stava succedendo... quello fu il grande errore.
 “Mio fratello! Me l’hanno ammazzato, me l’hanno ammazzato!”
Avrebbero dovuto impedirle di seguirli, ma non ci pensarono. Presero la strada dei campi e lo trovarono. Nessuno di loro riuscì a spiegarsi meglio, tanto erano sconvolti, perché quello che trovarono fu... be’, sai quando ti ho detto che la Bice era più bella che carina, ma che non era qualcosa da mozzare il fiato? Per lui era tutto il contrario continuava mia nonna, crollando il capo.
Si chiamava Daniele e le vecchie dicevano che sua madre doveva aver fatto un favore a una fata o a una strega o a qualche demonio di campagna per avere un figlio così bello.
Ecco cosa trovò la Bice: l’uomo di cui era innamorata che guardava il cielo con gli occhi neri spalancati e un taglio in pancia che sembrava un ghigno da dove si vedevano luccicare la carne e il sangue.

 

Suo fratello Domenico - che aveva il braccio rotto e piangeva ancora disperatamente - raccontò che era stata una donna con i capelli biondi ad uccidere suo fratello e a ferirlo. Nessuno ne dubitò: pensarono che fosse quel famoso demonio di campagna che si era ripreso il suo dono. Mia nonna diceva che era qui che finiva la storia della Bice, perché dopo non c’era nulla da raccontare: era diventata silenziosa come una suora, indifferente agli altri spasimanti. Suo padre le aveva comprato quella casetta che ha abitato fino alla morte e lei non si è mai lamentata. Solo una volta, mi confidò mia nonna, la fermò per strada e le disse che non c’entrava nessun mostro con la morte di Daniele: era stato suo fratello e don Martino lo aveva coperto. Insistette a dire che se c’era un demonio di mezzo, si trattava di una donna che amava Daniele e non lo avrebbe mai ucciso. Io le dissi che era impossibile, concludeva mia nonna, con un filo di voce, ma... ma don Martino e Domenico morirono davvero nella grande piena del ’52...

 

Sono stata al funerale della Bice. C’erano pochissime persone, perché solo gli anziani si ricordano di lei e molti sono già morti - come mia nonna - o sono stati spazzati via dalla piena del ’52. Avevo il cuore pesante, perché mi sembra che siamo arrivati tutti troppo tardi per dirle addio. Sarebbe dovuto succedere molti anni fa.

   
 
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