Serie TV > I Cesaroni
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Autore: Nike93    30/04/2008    1 recensioni
La diciottenne India si trasferisce a Garbatella per due anni. Lì farà la conoscenza della grande famiglia Cesaroni e, soprattutto, dei Masetti: un ragazzo spensierato e irriverente, una professoressa vigile e severa, un meccanico simpatico e distratto. Non tutto ciò che sembra complicato lo è davvero...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 30 – Sospesa

 
Non è possibile.
Era questo l’unico pensiero sensato che India riuscì a formulare dopo la discussione con sua madre.
Andarsene da Roma? Semplicemente, non era possibile. Vivere in una terra che sarebbe rimasta per sempre sconosciuta, lontana dalla sua vita vera?
No, non era possibile…
Eppure stava per succedere.
Nei quattro giorni successivi, India rimase come sospesa, in trance. Sua madre si rifece viva solo per dirle, con il massimo distacco, che sarebbero partite esattamente tre settimane dopo. Il tempo di fare gli esami e vedere i risultati. Già, ma non aveva calcolato il tempo che avrebbe impiegato India a digerire l’idea. O forse proprio perché non l’avrebbe digerita mai.
Come dirlo alle persone che conosceva?

Cosa dico a Veronica? A Marco… A Stefania… a Walter?
Se non era riuscita neanche a realizzarlo da sé, come avrebbe fatto a spiegarlo agli altri?
Semplice. Non dico niente.
Ma non era difficile accorgersi che doveva essere successo qualcosa. Qualcosa di grave.
- India! Sveglia! – la richiamò a gran voce Stefania. India alzò la testa dalle braccia conserte.
- Eh? Ah, sì, scusi, professoressa. – Stefania le lanciò un’occhiata preoccupata prima di tornare al proprio lavoro. Mancavano solo pochi giorni agli esami. India avrebbe voluto che non arrivassero mai, e non per la paura di dover rendere conto a insegnanti sconosciuti di cosa aveva imparato in un anno di scuola. Quella era una cosa da niente.
- India? India, porca paletta, mi vuoi ascoltare?! –
- Cosa? – Solo in quel momento India realizzò che Veronica si era attaccata al suo braccio e la stava scuotendo senza pietà. E la classe era pure vuota. Toh. Doveva essere suonata la ricreazione.
- Ma che hai, India? Perché stai così? – Diretta come al solito, Veronica. Preoccupata ma sbrigativa. Che ne poteva sapere, lei? Che ne potevano sapere, tutti?
- Niente, Vero… Niente. –
- Guarda che non sono cretina! Avanti, sputa il rospo! – Ma India rimase in silenzio, fissando il vuoto davanti a sé. – E’ successo qualcosa con Walter? –
Effettivamente non si parlavano da quattro giorni. O meglio, era India a non rivolgergli la parola e a evitarlo come la peste. Se stava già male lei, perché condannare anche lui? Scosse debolmente la testa.
- E allora cos’è successo? – Dato che l’amica seguitava a non rispondere, Veronica lanciò uno sguardo fuori dalla porta per controllare che non ci fosse nessuno. Poi si alzò e andò a chiuderla. Tornò a sedersi accanto a India. – India, non ti posso vede’ così. Me lo dici cos’è successo? – Il suo tono si fece più basso e dolce. – Ti prometto che non lo dico a nessuno, se non vuoi. Ma se stai così dev’essere una cosa grave. Allora? – India alzò lo sguardo, incrociando i dolci occhi azzurri di Veronica.

Avanti, parla. Non è difficile.
- Io… è che… - cominciò con voce sommessa, ma un violento scoppio di pianto le impedì di andare oltre la terza parola. – Scusami, Vero… scusami… - singhiozzò. Veronica stava per sporgersi ad abbracciarla, ma in quel momento si aprì la porta e Walter fece il suo ingresso nell’aula. Era chiaro dalla sua espressione che stava per dire qualcosa, ma non appena vide India in quello stato, prima rimase bloccato sulla porta, poi le si avvicinò di corsa.
- India! India, cos’è successo? – le chiese con evidente preoccupazione, circondandole le spalle con un braccio. Veronica si alzò lentamente dalla sedia.
- Vi lascio soli… - mormorò prima di dirigersi verso la porta e uscire. Intanto, India continuava a singhiozzare senza accennare a fermarsi.
- Piccola, perché fai così? E’ successo qualcosa? – Dapprima India scosse la testa.
- No… n-no, niente… -
- Ma che niente! Me vuoi dire che c’hai? – India tirò su col naso, ma poi incrociò lo sguardo preoccupato del suo ragazzo e riprese a piangere sconsolatamente. Walter, non sapendo bene cosa fare, la strinse a sé, sperando così di calmare i suoi singhiozzi. Era fin troppo chiaro che India non era in condizioni da spiegargli cosa fosse accaduto. Per il momento, non poteva fare altro che cercare di consolarla. Dopo pochi minuti il pianto si calmò e India si sciolse dall’abbraccio, asciugandosi le lacrime con il dorso della mano.
- Allora? – mormorò dolcemente Walter, accarezzandole una guancia. – Ti va di parl… - Ma la sua voce fu coperta dal suono della campanella e dal brusio dei ragazzi che cominciavano a rientrare in classe. – Vabbè, mi spieghi dopo… – Le diede un bacio e si alzò, facendo come per andarsene, ma istintivamente India lo trattenne.
- Walter… resti qui? – mormorò. Walter sorrise e le accarezzò i capelli, tornando a sedersi al posto di Veronica. Baciò India sulla fronte e le prese una mano, intrecciando le dita con le sue.
- Stai tranquilla, ok? – India annuì debolmente, senza dire nulla. Dubitava che anche lui sarebbe riuscito a rimanere tranquillo, poche ore dopo.
All’uscita, prima di uscire dalla classe, India scorse Veronica alzare in alto il pollice e farle l’occhiolino. A sua volta, tentò di sorriderle in risposta, ma il risultato non fu molto convincente. Walter le mise di nuovo un braccio intorno alle spalle.
- Vuoi venire da me? Magari ne parliamo anche con mia madre… -
- No, no, grazie. – si affrettò a rispondere lei. – No… Vieni tu da me? – Walter le sorrise e le scompigliò affettuosamente i capelli.
- Andiamo, dài. – Fecero il tragitto in silenzio, senza scambiare una sola parola. Walter sembrava solo vagamente preoccupato per quello strano comportamento… di certo non immaginava cosa vi si celasse dietro.
Una volta arrivati a casa, India ebbe la tentazione di mandarlo via con una scusa, magari dicendogli che quelle lacrime erano solo la manifestazione dello stress per gli esami. Ma cosa avrebbe risolto, così? Come gli avrebbe spiegato il motivo del suo distacco nei giorni precedenti? Walter non era certo uno che si accontentava di quattro parole messe una dietro l’altra. Non da India.
Salirono le scale in silenzio, dopodiché India entrò in casa con estrema lentezza, come se così facendo avesse potuto rimandare la “resa dei conti”. Posò lo zaino e il giubbotto e aprì la finestra, poi si appoggiò al davanzale con un lungo e penoso sospiro. Meglio fissare bene nella mente le immagini di Roma, le sue strade, i suoi negozi, i suoi abitanti, perché non avrebbe più avuto modo di rivederli.
Due mani le cinsero la vita e subito dopo sentì Walter appoggiare il mento sulla sua spalla.
- Va tutto bene, piccola? –
Quell’odioso groppo in gola.
- No, non va tutto bene. –
Quelle mani grandi e delicate, e quelle carezze…
- E allora cosa c’è che non va? –
Quella voce dolce e vellutata, riservata solo a lei.
- Io… -
Quelle lacrime dispettose e brucianti…
Walter le passò un braccio dietro la schiena, facendola voltare verso di lui, e le accarezzò una guancia.
- Tesoro, perché fai così? – India scosse la testa, passandosi una mano sugli occhi.
- Scusami, Walter… -
- Ecco. Stavo aspettando. – Walter sospirò sorridendo. – Quando capirò perché mai devi scusarti ogni volta che sei triste, non sarà mai troppo tardi. – Le mise un dito sotto il mento, facendole alzare la testa e puntare lo sguardo nel suo. La vista di quegli occhi disperati e sofferenti gli fece quasi paura. – India… che stai male si vede… ma, per favore, mi dici cosa ti è successo? Non ti posso vedere così. –

Aiuto.
Le cose erano più difficili di quanto pensasse. Come poteva mai tirar fuori le parole più adatte a spiegare quello che c’era da spiegare? Doveva forse aspettare che venissero fuori da sole?
- Mia madre è qui a Roma, Walter. – Lui la guardò senza capire.
- E non sei contenta? –
- Lo ero… Ma ho saputo che è tornata a sentirsi con mio padre. –
- E… non sono in buoni rapporti? – India si morse le labbra.
- Anche troppo buoni. –
- India, scusami, non capisco… Qual è il problema? – India rimase in silenzio per qualche secondo.
Poi, lo disse.
- Il problema è che mia madre torna a vivere con lui e vuole che io vada con loro! – esplose.
Ecco, le parole erano arrivate. Peccato che non avesse fatto in tempo a chiedersi se fossero quelle giuste.
Walter rimase ammutolito a guadarla, come se lei avesse parlato arabo.
- Vuole che… tu…? – mormorò, inebetito.
- Che io me ne vada con loro, Walter, con loro! In India! Ecco cosa vuole! – esclamò, sull’orlo di una crisi di nervi. Ecco, gliel’aveva detto. Non ebbe neanche modo di vedere la sua faccia né di capire in alcun modo quale fosse la sua reazione: continuava a singhiozzare, ferma davanti alla finestra, Walter invece non disse una parola, non fece un solo movimento. Solo quando India riuscì bene o male a calmarsi, lo sentì proferire:
- No… Non può essere. – India tirò su col naso.
- Ah, secondo te sto scherzando? Ho la faccia di una che scherza?! – si alterò.
- M-ma… ma non ha senso! – esclamò lui con voce insolitamente acuta. – Perché devi andare con loro? Non te la sei cavata da sola finora? Non… non stai bene qui? –
- Ma che domande mi fai?! – esplose India, riprendendo a versare fiumi di lacrime. Le dava fastidio questa sua improvvisa impossibilità di frenarle, ma per quanto ci provasse non riusciva a trattenersi. Walter rimase immobile per qualche secondo, poi l’abbracciò, cercando forse di confortare sé stesso più che lei.
- Scusami, amore… scusami… - mormorò con voce tremante, posando un bacio sulla sua fronte. – Non… non ci posso credere. Perché non me l’hai detto subito? –
- E per cosa? – balbettò lei. – Saresti stato meglio? Le cose sarebbero cambiate? No! E’… sarebbe stato tutto inutile… è tutto inutile… - Pianse ancora più forte, stringendosi a lui con tutte le sue forze. – N-non voglio andarmene! – Walter la allontanò da sé, prendendola per le spalle.
Fu per la prima volta che India vide la disperazione nei suoi occhi.
- E allora non andare. –
- Non posso! Mi… mi ci costringerà lo stesso! – Le mani di Walter cercarono le sue e le strinsero. Erano stranamente fredde, a dispetto della stagione.
- India, non… non puoi farlo. Per favore… ti prego, non andare via. – mormorò, stringendola nuovamente a sé. India di certo non avrebbe pensato a una tale reazione, ma adesso, se da una parte si sentiva liberata di un peso, dall’altra provava ancora più disperazione, vedendo Walter implorarla di fare qualcosa che avrebbe voluto, ma che non poteva fare. Nascose il viso nell’incavo del suo collo e chiuse gli occhi. – Ti… ti amo, India. –
Quelle parole avrebbero dovuto confortarla, ma la fecero sentire ancora più scoraggiata.
Si liberò debolmente dell’abbraccio e fece per rispondergli, ma si bloccò vedendo che Walter aveva gli occhi lucidi e che una lacrima aveva segnato il suo percorso sulla sua guancia.
Non l’aveva mai visto così, né avrebbe mai pensato che sarebbe potuto succedere.
- N-non devi dirlo, Walter. – Per tutta risposta, lui deglutì e sorrise forzatamente.
- Che fai, scherzi? Te lo dirò fino allo sfinimento. –
- No, non devi! – ripeté lei, allontanandosi di qualche passo e distogliendo lo sguardo. Non ce la faceva più a guardarlo negli occhi. – Sto abbastanza male per tutti e due, Walter. Non… cerca di non pensarci. –
- Ma che dici? – esclamò lui. – Come vuoi che non ci pensi? –
- Per favore! Renderai solo tutto più difficile! –
- India, non puoi arrenderti così! Và a parlare con tua madre, anzi no, se vuoi ci parlo direttamente io, la convinciamo, le facciamo cambiare idea… non può finire così! –
- Non l’ho deciso io il finale, Walter! – replicò lei, esasperata.

Non piangere, India… Non provarci neanche… Sii forte ancora per un po’.
- Ma se si può fare in modo che… -
- No! Non si può fare niente! – quasi gli gridò contro. – N-non complicare le cose, ti prego. Cerca di non pensarci, ora… ora ci sono gli esami, pensa a quelli, non buttare all’aria mesi di lavoro, ok? E se… se qualcuno ti chiede cos’è successo, beh… digli che tra noi è finita! –
Walter restò a fissarla attonito. Non era India, quella. Non poteva aver detto davvero una cosa del genere. – Spero… spero che tu non dica sul serio. –
- Pensi che mi faccia piacere vederti stare così? –
- E tu pensi che io starei meglio facendo finta che tu non esista, sapendoti lontana miglia e miglia?! – Lui stesso si meravigliò di aver gridato così di fronte a lei, ma gli era venuto naturale. Qualcosa stava per distruggersi e lui non era disposto ad arrendersi così. Ma la cosa che gli faceva più male era che solo lui sembrava voler combattere. – Cosa mi stai chiedendo, India? Di fare finta di niente? Tanto io sono forte, no? Tanto io sono quello sempre allegro, senza una preoccupazione al mondo! Chi vuoi che se ne accorga, di quello che mi frulla per la testa? Vuoi che ti implori in ginocchio di restare qui?! –
- No, Walter, non sto dicendo che… - farfugliò India, cominciando a spaventarsi.
- No, davvero, se proprio ci tieni, te lo dico eccome! Non voglio che tu parta, India! Forse sono solo egoista, o un bambino, o più semplicemente un cretino, o quello che vuoi tu, ma se tu parti… - Si interruppe per qualche istante, poi riprese, con voce strozzata: - Se tu parti, io… io non ce la faccio. –

 “Parce que tu pars
On restera brisé devant l'irréparable.
Parce que tu pars
On éteindra tout contre soi l'intolérable
Parce que tu pars”

(L. Fabian, “Parce que tu pars”)
 

- Walter, ti prego… - mormorò India, senza più la forza di aggiungere altro.
- Ti prego? Ti prego che? – Il tono di Walter tornò basso, dolce. Prese le mani di India tra le sue, accarezzandole con i pollici. – Piccola, io… -
- Per favore, vai via. – sussurrò lei senza guardarlo negli occhi.
- India… -
- Vai via! – ripeté con la voce rotta, liberando le mani dalle sue e voltandogli le spalle. Non seppe per quanto tempo Walter rimase alle sue spalle, immobile e in silenzio, prima che la porta si aprisse per poi richiudersi con un tonfo che frantumò definitivamente tutte le sue speranze.

Ragazze, tenete duro, il prossimo sarà il penultimo capitolo!!! XD
  
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