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Autore: Brida    22/11/2013    3 recensioni
Questa è la storia dell'infanzia e della tormentata adolescenza di Brida Cousland destinata a salvare il Ferelden dall'invasione della Prole Oscura.
Dal 5° capitolo:
"Mi fai una promessa piccola lady?"
"Una promessa?" chiesi stupita guardando il suo volto.
Quasi automaticamente fissai una delle sue tante, piccole cicatrici. Era un guerriero esperto e quelle cicatrici lo testimoniavano.
"Farai sempre ciò che ritieni più giusto, a dispetto di quello che ti diranno gli altri, me lo prometti?"
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode e i suoi compagni'
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'Ti illudi, lo fai sempre' continuava a ripetere una voce dentro di me.

E io sapevo che aveva ragione.
Eppure non riuscivo a rigirarmi e a tornare nel mio castello, ignorando quanto Alfred mi avesse detto.
Avevo bisogno di aiuto e solo questo era importante.
Lui mi aveva lasciata andare, non mi aveva fermata, quando avevamo litigato, era vero.
Lui non era lì ad aspettarmi, dietro alle mura bianche dell'imponente Chiesa, anche questo era vero.
Ma potevo io davvero biasimarlo? Nessuna risposta certa si formò nella mia mente.
Eppure di una cosa ero certa: per il bene di entrambi e delle persone a cui eravamo legati, dovevo fare il primo passo.

Una sensazione di nausea mi colpì quando vidi l'insegna che recitava "L'orso sbronzo" stagliarsi al di sopra dell'apertura della locanda.
In un secondo avvertii contemporaneamente tutte le sensazioni che nel giro di poco più di un mese avevo provato venendo lì, ogni sera.

Felicità, ansia, paura, senso di colpa.
In particolare mi tornarono alla memoria tutti quei pensieri che avevano occupato la mia mente la prima volta che ero entrata, intimidita, nella taverna: la felicità che avevo sentito riscaldarmi il cuore, nel sentire le risa di Kai e gli altri, l'invidia e l'ammirazione che avevo provato per Pet, il rossore che mi aveva scatenato il tocco della mano di Jack...
La soddisfazione nell'aver bevuto una birra, in un locale pieno di sconosciuti.
Un leggero sorriso occupò il mio volto, nel ricordare tutti questi momenti, ma presto svanì quando mi accorsi che proprio queste piccole cose che avevano dato un altro senso alla mia vita, si erano a poco a poco distrutte, erano scivolate via da me.
Era colpa del destino? No, sarebbe stato troppo facile dire così.
Lucky tirò su le sue zampe e le appoggiò sulla mia pancia, scodinzolando.

Io gli sorrisi e gli diedi una leggera carezza sotto la testa "Vuoi entrare, non è vero?" lui mi rispose abbaiando e strofinando, poi, il suo muso tra le mie dita.

"E sia" conclusi inspirando più aria che potessi.

Io avevo bisogno del loro aiuto e loro avevano  bisogno del mio.
Qualunque cosa fosse accaduta là dentro non avrei mai dovuto dimenticare questo punto.
 
 
"Eccola" fu il commento annoiato di Hugh, nel vedermi entrare.

Fu il primo a scorgermi e a riconoscermi.

"Che cosa vuoi ancora?" venni subito assalita da Robert, il padre di Jack e Petrice.

Anche Jared e Frank spostarono i loro occhi su di me, con profondo astio.

"Voglio solo parlare. Io, lo so che non è facile per tutti voi. So di avervi fatto del male e comprendo che non mi vorreste più qui. Ma posso esservi di aiuto ed è per questo che non me ne andrò" mi rivolsi verso di loro.

"Non sappiamo neanche chi sei" disse Jared.

Dei soldati sono venuti a chiederci dove fossi scomparsa e noi non avevamo l'idea di cosa dire. Non era molto credibile 'Shayna viene solo la sera e il giorno si dissolve nel nulla'. E ora, dopo tutto quello che è accaduto, dovremmo fidarci di te?" domandò innervosito.

"No, hai ragione Jared. Vi dirò ogni cosa su di me, solo però se mi promettete che poi sarete disposti ad ascoltare come intendo aiutare Kai, Steve, Lore e Flie ad uscire dalle gattabuie del castello" spostai gli occhi avanti e indietro, per tutto il locale, alla ricerca di una sola persona, finché questa comparve.

Jack era sceso dalle scale che portavano alle camere in tutta velocità.
Quando mi vide aprì la bocca per dire il mio nome, accorgendosi ben presto che non lo poteva dire, così si bloccò e di nuovo cercò di farfugliare qualcosa.

"Cosa stai facendo?" mi chiese, avvicinandosi a me a lunghi passi, più con aria preoccupata che arrabbiata.

"Jack è necessario" gli spiegai io.

Shayna era morta dentro di me, era fuggita via con tutti i suoi bei ricordi, e non mi serviva più.
Profonde occhiaie rendevano lo sguardo, solitamente brillante e luminoso di Jack, più tetro e stanco, quasi non lucido.
Per molto tempo i nostri occhi rimasero così, fissi gli uni su quelli dell'altro.

"Non sono chi credete che io sia" iniziai spostando lo sguardo sul resto degli interlocutori che mi squadravano diffidenti.

Lui non disse nulla.

"Vi ho raccontato molte bugie"

Di nuovo rimase in silenzio, anche se potevo scorgere dentro di lui agitarsi un mare in tempesta.

"Mi pento di ciò e di aver portato solo tristezza in questo locale, che tanto amate." abbassai gli occhi a fissare il pavimento in legno.

Tutti e cinque i miei interlocutori mi fissavano con estrema confusione e curiosità.

"Sono di Altura perenne o meglio, Altura Perenne è mia" quand'ebbi concluso questa frase, Jack si fece scappare un "No!" e si avvicinò a me, come per proteggermi dalla rabbia che avrebbero potuto causare le mie parole su Robert, suo padre, e sugli altri.

Io lo guardai un attimo, lui mi pregò con lo sguardo di non continuare: suo padre mi odiava, chiunque in quella taverna lo faceva, dopo tutto quello che era successo. Perchè dar loro un altro motivo per dividerci? Per separarci? Per odiarmi ancora di più?
Far partecipi anche loro del mio segreto avrebbe valso come mettere a rischio qualsiasi cosa fossimo diventati, io e Jack, lo sapevo bene. Eppure dovevamo rischiare.
Mi mancò il respiro quando capii che lui ancora ci teneva, che, dunque, era ancora preoccupato per me, per lui, per noi.

"Altura Perenne è tua?" interruppe questo mare di pensieri Frank.

Jack si mise accanto a me, di fronte a suo padre e parlò prima che dalle mie labbra potesse uscire alcunché "Lei è Brida, Brida Cousland. Secondogenita del Teyrn" disse con aria sicura.

Sì, io ero davvero Brida.
Brida che si era travestita, Brida che aveva cantato, che era entrata in quel locale tentando di rendersi simpatica, che si era innamorata, che aveva perso ogni cosa e mentito mille volte.
Shayna era solo un'invenzione, tutte quelle sere trascorse in quel luogo con Pet e Jack, erano appartenute solo a me, a Brida, e a nessun altro.

"Perdonatemi" sussurrai solo piano, abbassando lo sguardo, quando mi accorsi che tutti i presenti nella stanza parevano non credere alle proprie orecchie.

"La figlia del Teyrn? Stai scherzando Jack?" fu Robert a parlare per primo, incredulo.

Jack si limitò a scuotere la testa "E' la verità" aggiunse poi fronteggiando apertamente lo sguardo torvo di suo padre.

Io gli lanciai un'occhiata e mi accorsi in quell'istante che non esisteva sensazione migliore che essere protetti e appoggiati da chi si ama.

"All'inizio, in realtà, avevo pensato potessi essere una nobile" fu Frank a parlare, mostrando che non era così ingenuo come sembrava.

"Ma dopo la ballata delle api, ho riflettuto che bisognava essere matti per venire a cantare una canzone del genere e che nessuna Lady l'avrebbe mai fatto" la sua frase mi strappò un sorriso.

"A quanto pare mi sbagliavo" concluse.

"E' una canzone molto bella, folle ma spiritosa." dissi io, cercando di alleggerire l'ambiente, mentre ancora sguardi confusi erano rivolti verso di me.

"Puoi davvero aiutarci?" chiese allora Jared. "Ma se è tuo padre a tenere prigionieri Kai e gli altri!" si ritrovò a riflettere subito dopo.

"So come farli risultare innocenti al processo, in modo che venga punita soltanto la megera che li ha accusati" punita nel sangue.

"Ma ho bisogno del vostro aiuto" cominciai a presentar loro la situazione, con la speranza che capissero che ero la loro unica chiave di salvezza.

"Io sono con te" disse dopo molti secondi di silenzio Jack, stringendomi la spalla con la sua mano calda.

"Non hai riso della mia fata. Penso che potrei aiutarti per questo" io sorrisi felice, mentre anche Frank si spostava al mio fianco.

"Potrei mai lasciarti da solo, amico io?" si rivolse a lui, Jared "Combineresti solo pasticci, senza di me, lo sai" lo raggiunse, ponendosi anche lui dalla mia parte.

Il mio Mabari corse poi incontro a Hugh, che accarezzandolo si avvicinò pure lui.

Solo Robert rimaneva di fronte al figlio, con negli occhi un turbine di così tante emozioni che era impossibile comprendere cosa stesse davvero provando dentro.

"Per Pet e per Kai e per tutti gli altri, noi dobbiamo fidarci e tentare, padre" affermò in tono deciso Jack, al quale lanciai uno sguardo di ammirazione.

Il padre infine sospirò e si arrese alla saggezza mostrata da suo figlio.

"Eh va bene, piccola Lady bugiarda, cosa possiamo fare per tirarli fuori da lì?" mi domandò infine.
 
 
 
Avevo raccontato loro ogni singolo aspetto del piano.
Piano, così l'avevamo chiamato. Avevo parlato dell'elfa, e di quanto mi avesse raccontato, di Oriana e delle sue preoccupazioni, avevo parlato di mio padre, di Ser Gilmore e di mio fratello. E solo dopo  aver parlato di tutte queste cose mi accorsi di quanto la serata fosse volata e che non mancava moltissimo al sorgere del sole.

Fu in quel momento che mi alzai in piedi "Purtroppo devo andare. Ma voi dovete essere rapidi e veloci. Dovete spargere questa notizia in giro e trovare più persone possibili che vi sostengano" spiegai a Jack, suo padre e gli altri uomini.

"Noi lo faremo, ma sarà sufficiente?" domandò Robert.

"Non lo so" dovetti ammettere amaramente io.

"Domani sera tornerò, ma sarà solo per gestire gli ultimi dettagli. Fra solo un giorno si terrà il processo" rabbrividii al pensiero di non riuscire ad essere abbastanza pronti.

"No, non tornare qua. Manda un messaggio all'anziano elfo, come ci hai detto tu, attraverso una serva del tuo castello. Ci incontreremo tutti alla baracca abbandonata. Lì decideremo ogni cosa, insieme" fu Jack a dirlo e tutti noi approvammo la sua decisione.

Io presi la cappa e la indossai, coprendomi il volto con il cappuccio, temendo che qualche abitante troppo mattiniero potesse riconoscermi. Non come Brida, ma piuttosto come Shayna, il che di sicuro non sarebbe stato lo stesso piacevole.

"A domani sera" salutai i miei compagni di cospirazioni (se così si poteva definire i nostri tentativi di prepararci una strategia per l'imminente processo) quando Jack mi fermò "Aspetta. Ti accompagno per un pezzo".

Avrei creduto di vedere suo padre fermarlo, ma non fu così.

"Va bene" dissi soltanto, sorridendo al giovane, mentre il cuore cominciava ad accelerare.

L'ultima cosa che vidi prima di uscire dall'edificio, fu un luminoso sorriso di Robert, che rappresentò per me la migliore ricompensa per tutti gli sforzi che stavo compiendo per rimettere a posto le cose.

"Ciao bel cagnolone" sentii poi Hugh chiamare il mio Mabari che stava già zampettando verso la meta che aveva imparato a raggiungere a memoria.
Io e Jack lo seguivamo entrambi silenziosi, nessuno dei due con il coraggio di prendere la parola per primo.
Poi ad un certo punto arrivammo vicino alla Chiesa. Lui si fermò, io senza accorgermi continuai ad avanzare di qualche passo.

"Brida" mi chiamò lui, io mi voltai.

Tornai indietro verso di lui, per esplorare ancora meglio con lo sguardo, quegli occhi così profondi che parevano riuscire a scrutare l'anima.
Nessuno di noi disse ancora nulla per molto tempo, rimanemmo solo così, incantati a guardarci l'un l'altro, mentre il sole stava ormai cominciando la sua lunga ascesa sull'orizzonte orientale.
Fui io a distogliere il mio sguardo da lui, proprio per perdermi nei raggi che stavano spuntando ad est, come per illuminare le nostre figure, ma presto lui catturò il mio volto tra le sue mani.

"Ti amo" mi confessò e poi mi baciò dolcemente.

Era la prima volta che me lo diceva, e mentre le sue mani si aggrappavano ai miei capelli, avvicinando i nostri due voli in un bacio ora più passionale capii che davvero avrei lottato con ogni mia energia per sistemare le cose, per rimanere con lui.
Quando ci separammo gli lanciai un luminoso sorriso. Non dissi nulla, qualsiasi mia parola sarebbe stato superflua.

Fu lui però ad iniziare a parlare prima che mi allontanassi "Perdonami" mi disse.

"Sono stato uno stupido a comportarmi così con te, io... Non avrei mai dovuto...".

"Qual è il tuo colore preferito?" così lo interruppi.

Lui mi guardò sorpreso, mentre sul mio volto rimaneva dipinto un dolce sorriso.
Io accarezzai lievemente il suo volto dai lineamenti duri.

"Il mio il rosso" gli dissi, riportando alla mente quel lontano discorso in cui lui aveva smorzato la tensione tra di noi in questo modo.

Jack sorrise, capendo che non mi doveva alcuna scusa. Poi mi diede un altro bacio.

"Sarò sempre qui per te, lo giuro" mi promise mentre già stavo andando a raggiungere il mio Mabari che annoiato mi stava aspettando.

"E io verrò da te. Sempre." mi limitai a rispondergli.

E nonostante non avrei mai creduto possibile pronunciare certe parole a qualcuno, sentii che in quel momento non esisteva bugia o esitazione o dubbio in quella mia semplice frase.
Perchè lui era ciò di cui avevo avuto sempre bisogno, e io lo amavo.

'Il tuo colore preferito è il giallo' pensai nel tornare momentaneamente nella mia camera, mentre già i servitori si accennavano a svegliarsi.

Sorrisi nel sedermi a letto.

'Un colore bellissimo'.
 


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Ecco il nuovo capitolo :) finalmente tutta la verità è stata rivelata e a brevissima averrà davvero questo fantomatico processo :) Come finirà? Chi avrà la meglio? Riusciranno a farsi ascoltare i nostri amici? Alla prossima!!

Ciaoo

 
  
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