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Autore: GottaBeAnApple    22/11/2013    7 recensioni
Fanfiction quattromani di quattro capitoli scritta da ThePirateSDaughter e Onigiri.
In un futuro post-qualsiasi reality, Heather e Alejandro convivono da qualche mese. Un giorno, però, ad Alejandro sorge il proposito di...
Tra suspence, indecisione, amore e un esagerato pasticcio, come saprà svilupparsi la questione?
Speriamo possa piacere a voi quanto a noi è piaciuto scriverla! (il che vuol dire che ci aspettiamo risultati adoranti, dacché noi abbiamo ADORATO lavorare assieme -w-) xD
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Dal quarto capitolo:
Alla sola domanda – alla sola domanda- sentì il nodo nello stomaco stringersi ancora di più, inesorabile, accompagnato da una specie di inondazione rovente che sembrò propagarsi per tutto il petto. Perché la domanda, la sola percezione della domanda, conteneva già la sua risposta.
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Heather | Coppie: Alejandro/Heather
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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I did it!
And I Do.
 
#Quarto (e ultimo).
Scritto da: ThePirateSDaughter.

Silenzio. In attesa.
Silenzio in attesa da parte di Alejandro, ancora inginocchiato davanti a lei, un mezzo sorriso speranzoso sul volto, una scatoletta aperta su un vuoto che non poteva vedere.
Silenzio in attesa da parte di Heather, che fissava orripilata a tratti la scatola, a tratti il ragazzo, a tratti qualsiasi altra cosa nella stanza, aspettando febbrilmente il momento in cui una voragine si fosse spalancata sotto i suoi piedi, risucchiandola e facendola per sempre sparire dal circondario.
In ambo i casi, comunque, il silenzio era quasi fisico, gravido di due diversi tipi di terrore.
Silenzio.
 
Dopo un minuto circa, Alejandro dovette realizzare che era troppo, che qualsiasi stupore Heather avesse potuto provare dovesse ormai essere stato superato; il sorriso gli scivolò lentamente via dalla faccia come cera da una candela.
“Heather n… stai bene?
Lei si limitò a fissarlo  a pugni stretti – aveva le nocche completamente bianche - ; poi riportò lo sguardo sull’anello.
Madre de Dios.
Ecco cos’era.
Era successo tutto troppo in fretta, ecco tutto. Oppure il discorso non le era piaciuto. Oppure (realizzò con un fremito di orrore) oppure
“N-non ti piace l’anello? Chica, si può cambiare, io..”
Voltò di scatto la mano verso di sé, come a riesaminare il gioiello e a vedere se, nel frattempo, si fosse trasformato in qualcosa di verde e arrugginito - razza di idiota che non era altro, come aveva potuto pensare di non ricontrollarlo periodicamente per cinque giorni!? -; la frazione di secondo prima di distogliere lo sguardo da lei, vide Heather letteralmente pietrificarsi nell’orrore.
Cosa che successe anche a lui non appena fissò l’interno della scatoletta.
 
La darkettona aveva ragione, realizzò Heather. Il karma funzionava.
Funzionava e le circostanze in cui operava sapevano essere particolarmente sadiche. Sadiche. Fin da quando era piccola aveva sempre immaginato il giorno in cui il suo futuro fidanzato – un uomo che lei avrebbe potuto comandare a bacchetta per farsi portare il tè a letto tutte le mattine e tutte le sere, come sognava ai tempi – si sarebbe proposto a lei come un avvenimento eccezionale. Ristoranti, mazzi di fiori, un vestito scintillante per lei, uno smoking e un mantello per lui. E, qualunque fosse poi la visione, tutto finiva per il meglio, con lei che sventolava un diamante grande quanto un melone sotto il naso di sua madre, facendole notare come fosse più bello e scintillante di quello del suo anello di fidanzamento.
Ora il momento era arrivato. Negli anni, qualche volta, era arrivata anche a dubitare che, alla fine, ci sarebbe stato qualcuno che si sarebbe arrischiato a chiederla in moglie; poi quello stupido di Alejandro era piovuto giù dal nulla. E ora non c’erano ristoranti, ma solo la solita camera da letto. Nessun mazzo di fiori, datosi che l’unica cosa che mandava odore era la crema sulla sua faccia – e non era nemmeno il migliore degli odori. Vestiti e completi, manco a pagarli: un accappatoio umidiccio e i capelli bagnati.
E, cosa peggiore di tutte, nessun anello.
E, ancora peggio, Alejandro che se n’era accorto.
E adesso? E adesso?!
Non poté far altro che contemplare il suo ragazzo sbiancare sempre di più, contemplando la scatoletta disperatamente vuota; stretti a pugno, avvertì i palmi ricoprirsi di un fastidioso velo di sudore.
“Ma… ma…” Alejandro aveva gli occhi sbarrati e tremava impercettibilmente, mentre girava e rigirava la scatoletta in tutte le direzioni, come a vedere se l’anello fosse rimasto appiccicato su uno dei lati “Ma… chica, te lo giuro, l’anello c’era!”
Lo stomaco le si attorcigliò in maniera spiacevolissima e ci mise un po’ a identificare quella sensazione, datosi che la provava raramente: era dispiacere. Le faceva male, a dispetto di tutto, guardarlo struggersi in quella maniera, disperato, pensando che fosse colpa sua, pensando di aver sbagliato qualcosa.
Fu quella consapevolezza a farle ripensare e a farle scorrere nella mente, come una carrellata di immagini, quanto lui si fosse impegnato. Non solo negli ultimi tempi, ma anche in generale. Dopo le parentesi del reality nei quali si erano impegnati a prevalere stupidamente sull’altro, Alejandro non le aveva saputo provare altro che amore. Amore secondo i loro, standard, logico, ma pur sempre amore. Amore totale, amore che era stata così idiota da non riconoscere e accettare subito. E poi, recentemente, tutta la dedizione che aveva impiegato per organizzare tutto nei minimi dettagli e chiederle… quella cosa. Dedizione che lei, per un errore, uno stupido errore – ma quella sera non poteva tenere le mani in tasca e lasciare quella maledetta finestra aperta?!- aveva mandato al diavolo più e più volte, rovinando ogni scenario che Alejandro aveva contemplato per chiederle… quello che doveva chiederle.
E solo in quel momento arrivò a chiedersi, per la prima volta, con Alejandro in preda allo shock che aveva iniziato a borbottare un po’in inglese e un po’in spagnolo, che si chiese che cosa avrebbe risposto lei. Se quella sera non avesse scoperto l’anello, se tutto fosse andato come sarebbe dovuto andare, cosa avrebbe risposto lei, alla domanda che Alejandro le avrebbe fatto?
Alla sola domanda – alla sola domanda- sentì il nodo nello stomaco stringersi ancora di più, inesorabile, accompagnato da una specie di inondazione rovente che sembrò propagarsi per tutto il petto. Perché la domanda, la sola percezione della domanda, conteneva già la sua risposta.
Chica…” Alejandro sollevò finalmente lo sguardo su di lei, guardandola a metà tra l’orripilato, il deluso, il dispiaciuto e lo spaventato, come se temesse che Heather potesse fargliela pagare per l’anello che non c’era – se solo avesse saputo!- “Chica… l’anillo non c’è, ma ti giuro, io…”.
E ADESSO?!
Ormai tutto si riduceva a quell’ultima opzione, Heather l’aveva realizzato: non aveva più senso temporeggiare e interrompere la richiesta, anche perché era già stata fatta. Poteva soltanto spiegare.
E come poteva farlo, come? Come poteva, con quello stupido che la guardava così?
Calma, Heather.
E calma fu.
“Ahm… io…” esordì, attorcigliandosi evasivamente una ciocca di capelli umidi attorno al dito; ridacchiò, esattamente come aveva affrontato l’ansia durante il reality e vide lo stupore sul volto di Alejandro farsi a poco a poco strada, come se l’avesse capito “un… ah, ehm, io capisco… d-dammi un attimo!”
E, approfittando del suo sbigottimento e della situazione assurda, oh, assurda – non chiuderò mai più una finestra in vita mia!- corse a rinchiudersi nel sacro rifugio del bagno, dove si appoggiò di colpo alla porta e respirò profondamente. Non contribuì ad alleviare il senso di disagio nello stomaco e nel petto.
E. Adesso?!
Si portò le mani tra i capelli umidi, completamente nel pallone. Grazie a Dio, nessuno poteva vederla in quello stato, a marciare su e giù per quella piccola stanzetta, gli occhi a vagare sulle piastrelle lucide e ancora coperte di una leggera patina di vapore. E adesso?!
Il suo sguardo le cadde accidentalmente sullo specchio. E si vide come la ragazza alla quale Alejandro aveva chiesto di sposarlo: i capelli in condizioni disastrose, l’accappatoio bagnaticcio e quella maledetta crema verde in faccia!
E, realizzò, con il petto che tornava a inondarsi di calore… strano, che anche se non era nelle sue condizioni migliori, Alejandro gliel’aveva chiesto lo stesso. E gliel’aveva chiesto perché l’amava. Gliel’aveva chiesto e gliel’avrebbe chiesto anche se non avesse ancora avuto i capelli e si fosse drappeggiata un sacco della spazzatura attorno al corpo; perché l’amava.
Abbassò lo sguardo sulle mani e le vide tremare.
Che situazione del cazzo! Come diamine aveva fatto a rovinare tutto?!
Riempì il lavandino d’acqua e cominciò a sciacquarsi la faccia più freneticamente che poteva; asciugandosela, poi, utilizzò la stessa salvietta per frizionarsi velocemente i capelli, pettinarseli e raccoglierseli nella coda più spiccia che avesse mai fatto. Andava meglio o, almeno, ad Alejandro sarebbe andata meglio. E glielo doveva, pensò, respirando a fondo. Il tempo dei giochetti scemi e orgogliosi era passato da un pezzo; bisognava affrontarlo e spiegargli cos’era successo. Anche perché aveva già aspettato troppo. Anche perché aveva organizzato tutto e aveva tentato a provarglielo un sacco di volte, senza riuscirci. Glielo doveva.
… Maledizione a lui; era cambiata veramente.
Sospirò ancora una volta. Mancavano soltanto i vestiti ed erano, giustamente, in camera da letto; ogni cosa la riportava ad Alejandro. Si impose di staccare lo sguardo dallo specchio e si diresse decisa verso la porta, cominciando a organizzare quello che avrebbe detto al ragazzo. Senti, Ale… mi dispiace, ma è successo così. Le cose sono andate in questa maniera. Non volevo. Oddio, questo presupponeva che avrebbe anche dovuto rispondere a quella domanda. Ormai gliel’aveva posta!
Abbassò la maniglia.
Esattamente due secondi dopo, lo spavento che prese minacciò di farla schizzare fino al soffitto e aggrapparcisi con le unghie; Alejandro stava dietro la porta, appoggiato allo stipite.
“Per la miseria, ma voi spagnoli avete qualcosa che non va con il cervello, per caso? Come ti è saltato in mente di appostarti qui?!”
Si interruppe prima di rincarare la dose. E perché, come si accorse poco dopo, Alejandro aveva una strana espressione in faccia.
Indecifrabile.
Reggeva in mano la scatoletta incriminata, chiusa.
Chica, tu sai cos’è successo all’anello, vero?”
 
Maledetto Burromuerto.
Maledetto idiota, maledetto splendido idiota che la conosceva troppo bene.
Heather roteò gli occhi, tornando ad arricciarsi la ciocca, ogni proposito di discorso serio polverizzato via dall’ansia e dall’agitazione.
“Ehm… c-come dire… potrei accidentalmente averlo scoperto e, ehm… sì, insomma, potrei averlo preso in mano per un secondo, per dargli un’occhiata e… e poi c’era la finestra aperta e un clacson improvviso e l’anello… potrebbe… essere… ipoteticamente… caduto… giù”.
L’espressione di Alejandro non era cambiata di una virgola; non aveva spalancato gli occhi, non aveva aperto bocca, non aveva sollevato le sopracciglia, niente. Si era limitato ad ascoltarla e basta. Quanto a Heather, improvvisamente sentì un formicolio al dito e si accorse di essersi attorcigliata la ciocca di capelli talmente stretta da fermare la circolazione del sangue.
Alejandro sospirò profondamente e molto piano, passandosi la mano nei capelli; strinse appena le labbra poi, facendo annodare, sciogliere e riannodare lo stomaco di Heather, le sorrise.
Chica…” esordì piano, dolcemente “… quell’affare era costato quasi duemilacinquecento dollari!” sbraitò poi, improvvisamente.
Heather fece un passo indietro, di riflesso, spalancando gli occhi. Non ebbe nemmeno il tempo di realizzare la situazione che già stava urlando.
“Quindi la colpa sarebbe mia, stupido asino impomatato? D’accordo, magari è effettivamente colpa mia se l’ho perso, ma chi è l’idiota che l’ha lasciato in giro? EH?!”
“Questo perché siempre tienes que poner las manos dove e quando no debes!”
“E gradirei profondamente che la piantassi di parlare nella tua schifosissima lingua!”
“Sono secoli che penso a come propormi, Heather! Non potevi semplicemente dirmelo?”
“Oh, proporti è una parola grossa, Alejandro Burromuerto! Sicuramente la tua prima idea sarà stata sdilinquirti in qualche stupidaggine spagnola! E, ti ripeto; non è stata colpa mia!”
“Non riesci mai a confessare quando comites un error, vero?”
“Evidentemente no! Provaci tu, quando la situazio…”
“Sei increíble, lo sai?!”
“… Mi hai interrotto per caso? Quando parlo io, nessuno mi interrompe m…”
Mai, volevi dire?”
Non mi interrompere!”
¿Si no, qué pasa?”
“Alejandro, piantala di parlare in spagnolo!”
Si fermò per riprendere fiato dopo l’ultimo, improvviso urlo; di fronte a lei, anche Alejandro era improvvisamente ansante. Ora che era scoppiata la bolla che li aveva rinchiusi mentre urlavano, Heather si accorse di come fosse più vicino; evidentemente si erano avvicinati di qualche passo, presi dal fervore con cui si gridavano addosso. Ed eccoli lì, rossi in viso e ansanti, a squadrarsi; Alejandro che la superava di tutta la testa, i pugni serrati e gli occhi verdi che scintillavano; Heather che non lo perdeva di vista, gli occhi a mandorla assottigliati e la bocca contratta in una smorfia aggressiva.
Vide Alejandro abbassare per un attimo solo lo sguardo verso il pavimento, senza smettere di ansimare a bocca chiusa, come se avesse finito di sollevare un peso particolarmente impegnativo. O come se si fosse reso conto di dove tutta la situazione era andata ad arenarsi. Suo malgrado, anche Heather distolse lo sguardo, i primi segni dell’imbarazzo che andavano a solleticarle la coscienza.
“… Però mi sposi, vero?”
Come se temesse di non aver sentito bene, Heather fece scattare la testa di nuovo verso di lui, sorpresa; non si era mosso, ma anche lui aveva ripreso a guardarla, gli occhi seri nell’attesa, un sopracciglio appena sollevato in un’espressione interrogativa, quasi incerta, come se temesse (cercando di non dimostrarlo, cercando di apparire neutrale) che quanto era successo potesse aver condizionato la sua risposta.
Che ora Heather conosceva perfettamente, come si accorse semplicemente guardandolo. Perché era Alejandro e perché era ancora lì. Le labbra le si stesero in uno dei suoi sorrisi: maligno, ma autenticamente felice.
“Sei tu che sposi me”.
Ci fu un secondo o forse due, prima che anche sul viso di Alejandro si andasse a stendere un sorriso, lentamente, come il sole che sorge piano ma è sempre più spettacolare, secondo dopo secondo. Ed Heather aveva visto un sacco di varianti del suo sorriso; calcolatore e maligno, esattamente come molti dei suoi, scherzoso, storto, seducente e molti altri; ma non credeva di averlo mai visto sciogliersi in un sorriso come questo, semplice, ma pervaso di pura gioia, quella indescrivibile a parole.
E le piaceva, realizzò, mentre Alejandro faceva compiere un perfetto volo alla scatoletta, oltre la sua spalla, e la prendeva tra le braccia, lasciando che lei gli circondasse il collo con le sue e la incastrava tra il suo corpo e il muro del bagno, baciandola con l’amore e il trasporto felice che un “sì” riescono a portare.
Tutto era partito da un anello; ma in fondo, non che l’anello fosse così importante.
 
FINE
(OMMAIGAWD! *____________________________*)



 
Note d'autore: Qui è la Pirats, ThePirateSDaughter o quello che volete e QUESTO era l'ultimo capitolo!
Perdonate il ritardo con cui l'ho pubblicata, ma tornai tardi dall'Universit
ät E sono oberata dai feels per lo Special di Doctor Who che uscirà DOMANI DOMANI DOMANI, FSOEFHEOIFHEOIFH!!!
YAY! Spero abbia soddisfatto le vostre aspettative, questo così come tutta la storia!
Ho adorato enormemente scriverla con la signora Onigiri e la ringrazierò forever per questa esHperienza fanfictionante pucciosa :3
E grazie anche a chiunque abbia letto/recensito/posto tra preferitiseguitiricordati /varie ed eventuali :3
Alla prossima! :D
   
 
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