Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
Segui la storia  |       
Autore: Kirara_Kiwisa    24/11/2013    1 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tutti sulla nave notarono che qualcosa era cambiato fra me il capitano. Piccoli gesti, piccoli sguardi, piccoli sorrisi. Presto la ciurma giunse alla stessa conclusione di Hunter. Questo divise nuovamente l’equipaggio in due. Gran parte riteneva che la mia fosse solo una manovra per raggiungere il potere in fretta, diventare comandante in seconda. Il resto mi considerava una ragazza facile.
Maledizione. Ancora mi preoccupavo del giudizio della gente.
I loro occhi mi ferivano più di quanto non volessi dare a vedere. Li sentivo mormorare alle mie spalle e mi sembrava di essere tornata a Salem. Nuovamente ero al centro dell’attenzione e non in senso positivo. Come i primi giorni sulla Gold, quando entravo in mensa scendeva un gran silenzio. Ancora una volta, sfilavo con il vassoio davanti ai loro sguardi fino a raggiungere Thos e Hunter, gli unici che non temevano di farsi vedere in mia compagnia, insieme a Barbas ovviamente.
- Alcuni sembrano spaventati da me-
Borbottai.
- Non temono te, bambolina-
Spiegò Thos, sorridendomi gentilmente.
- Hanno paura di quello che comporterà ciò che hai fatto-
- Io non ho fatto niente di male-
Ribattei, offesa.
- Lo sappiamo, dolcezza. Tutti noi lo sappiamo. Tranne Lucyndra-
Al suo nome sussultai.
- Lucyndra?-
- Farai bene a guardarti le spalle da lei-
Consigliò Hunter.
- Non ci vorrà ancora molto prima che capisca quello che è successo. Sarà allora che inizieranno i guai per te-
- Non spaventarla-
Rimproverò il grosso demone tutto muscoli.
- E’ la verità. Potrebbe spuntare e ucciderla in ogni momento e non esiste che lei possa sopravvivere in uno scontro contro Lu-
- Io sono qui-
Sbottai, ricordando ad entrambi che stavano parlando di me in terza persona.
- Quello che Hunter cerca di dire…-
Riprese Thos, squadrando malamente il compagno.
- E’ che ti sei messa contro un avversario pericoloso. Devi essere preparata per quando lei ti verrà a cercare, perché lo farà-
- Bene-
Esordii.
- Motivo in più per imparare ad usare la spada-
 
- Ne è valso la pena?-
Chiese acidamente Hunter, in un grande salone al secondo piano verso il basso della Gold.
- Non sono affari tuoi-
Sbottai, posizionandomi dall’altra parte del campo d’allenamento. Un gigantesco lampadario di cristallo si stagliava sopra le nostre teste, illuminandoci mentre l’oscurità della notte ci raggiungeva dalle vetrate che percorrevano tutta la parete al nostro fianco.
- Sto per insegnarti come battere il comandante in seconda. Forse sono un po’ anche affari miei-
Sospirai, fissando la sua figura con già il fioretto in mano.
- Non sono pentita di quello che ho fatto-
Risposi scegliendo in fretta un’arma, quella che mi sembrava più leggera di tutte.
- Bene-
Replicò Hunter, sorridendo.
- Questo ti aiuterà a sopravvivere-
Non riuscii a dire niente, lo stregone iniziò a spiegarmi i fondamentali della scherma. Ne avevo letto qualcosa in un libro anni prima ma non l’avevo mai praticata.
In quel momento entrò il Capitano. Aprì la porta silenziosamente, occupando un angolo della stanza per osservarci. Mi sorrise, incrociando le braccia e poggiando la schiena al muro mentre fissava la mia figura con il fioretto in mano. Divenni leggermente rossa, quanto Hunter catturò la mia attenzione.
- Primo, questa non è scherma-
Precisò.
- E’ la scherma dei pirati-
Continuò.
- Secondo, dimentica tutto quello che sai sulla scherma-
- Ma…mi hai appena ricordato le regole…-
- Infatti, adesso dimenticale-
Fissai istintivamente Hyner per capire se Hunter fosse impazzito, di nuovo.
Il Capitano sorrise leggermente, annuendo verso lo stregone in segno di ascoltarlo.
- Nessuno segue le regole in uno scontro all’ultimo sangue. Non ci sono punti o altro, in gioco c’è la tua vita-
Proseguì seriamente il ragazzo.
- Ma andiamo avanti. Come ti ho detto, questo è un fioretto. Si tratta dell’arma più leggera e facile. Inizieremo con questa fino ad arrivare alla spada. Tienila nella mano destra, afferrala vicino alla coccia-
- La cosa?-
- La guardia-
Spiegò.
- Devo mettermi in guardia?-
- L’elsa!-
- Aah-
Andavo bene, lo avevo fatto innervosire in meno di un minuto.
Feci come mi aveva mostrato e si congratulò. Mi sentii ancora più imbranata del solito.
- Piega leggermente il pollice e con l’indice controlla l’impugnatura. Perfetto-
Era un modo un po’ scomodo di tenere un arma ma aveva senso. Mi garantiva una perfetta posizione d’attacco e una prontezza d’azione che una tenuta goffa non mi avrebbe mai potuto dare.
- Adesso le posizioni…-
- Hunter-
Lo bloccai.
- Di solito non ci sono delle tenute? Tipo un giubbotto, una maschera…i guanti?-
Il ragazzo rise e cercò di tornare in posizione tenendo l’arma ben dritta verso l’alto, con il braccio non utilizzato anch’esso verso l’alto. Conoscevo questa posizione, era la terza.
- Te lo ripeto. Questa è la scherma dei pirati, è lotta fino alla morte. Qui l’utilizzo delle spade non sono contemplate per divertimento, se vengono impugnate è solo per uccidere. Non è logico farti mettere precauzioni che poi in battaglia non avrai. Devi imparare a temere la punta di una spada, non credere “tanto anche se mi colpisce non succede niente”. Non è una gara da vincere, se ti colpisco sei ferita gravemente o morta. Hai capito?-
Annuii, un po’ titubante. Aveva ragione ma per un allenamento faceva leggermente paura.
Fortunatamente Hunter acconsentì almeno nel mettere un bottoncino alla punta del fioretto, per evitare di ferirmi subito.
- E’ solo perché devi imparare-
Disse.
- Da domani useremo le vere armi, quelle taglienti-
Tornai a fissare Hyner. Non appena scorsi il suo viso mi tornò in mente Lucyndra e perché lo stessi facendo. Accettai e il ragazzo prese a spiegarmi le otto posizioni della scherma. Le avevo già viste sul libro ma le ripetei con lui. La cosa che notai fu che il braccio sinistro non cambiava mai posizione, lo dovevo sempre tenere in alto e leggermente dietro di me.
Non combattevo di fronte all’avversario ma delicatamente di lato. Le posizioni cambiavano in base alla disposizione del fioretto e delle gambe. In breve fui capace di eseguirle tutte, imparando anche a destreggiarmi con le linee invisibili che dovevano circondarmi.
- Intorno al tuo corpo hai ben quattro linee, due alte e due basse. Devi imparare a vederle e a riconoscerle. Per ogni linea ci sono due posizioni, a seconda di come tieni il fioretto e di come poni il polso. Anche per il polso ci sono tre posizioni, le conosci? Bene-
Mi insegnò che la terza e sesta posizione erano sempre nelle linee alte, davanti al mio cuore. Invece la seconda e l’ottava erano sempre nelle linee basse, davanti al mio bacino. Anche la prima e la settima facevano parte delle linee basse ma la lama doveva essere posizionata in modo diverso: verso il mio corpo e non verso quello dell’avversario.
Quando la luna iniziò a farsi alta nel cielo, sapevo almeno come mettermi in posizione. Hunter decise allora di iniziare anche un po’ di movimento, preparandomi alle varie tecniche della scherma.
- Prima dello scontro c’è la posizione di guardia-
Mi spiegò.
- Piega il ginocchio, braccio arretrato piegato verso il basso e fioretto rivolto verso di me. Bravissima-
Io sorrisi ma durò poco. Dopo la guardia Hunter passò all’attacco, ordinando di non muovermi. Mi  mostrò che per attaccare il nemico dovevo avvicinarmi ad esso, con un passo in avanti e un allungo in corsa. Con questo movimento Hunter si piegò in basso, raggiungendomi e puntandomi il fioretto al cuore. Teneva il braccio armato ben disteso, fermo.
- Capito?-
Annuii.
- Adesso io cosa faccio?-
Domandai inquieta, gettando un occhio al Capitano che non faceva che assistere divertito.
- Se non vuoi morire dovresti effettuare la parata-
In pratica dovevo deviare la sua arma con la mia. Vi erano tre azioni della parata: schivare l’arma, bloccarla, indietreggiare.
Io colpii forte il fioretto di Hunter, distogliendolo dalla traiettoria verso il mio petto. Indietreggiai ma il ragazzo non mi diede tempo per fare altro, ripartì all’attacco con lo stesso movimento. Questa volta però non rimasi immobile e posi la mia arma come difesa contro la sua, parandola.
- E adesso?-
Chiesi non sapendo cosa fare. Il ragazzo teneva il fioretto con forza, spingendo verso di me per liberarsi e colpirmi. Io tentavo di bloccarlo ma sapevo che non sarebbe durato a lungo.
- Dovresti effettuare la risposta. Sai come?-
Annuii.
- Ma non ci riesco, non riesco a liberare la spada e non c’è una posizione…-
- Questa è la scherma dei pirati Victoria-
Ricordò, guardandomi negli occhi.
- Non rimanere vincolata alle regole. La tecnica con cui ti sto bloccando non fa parte della scherma. Devi salvarti la pelle. Pensa ad un modo per sfuggirmi e attaccarmi-
Cercai di farlo. Posi la mano sinistra sulla lama della mia arma, distogliendolo dalla classica posizione del fioretto. Utilizzando la forza di entrambi i bracci e facendo un movimento con il bacino in avanti, respinsi l’arma avversaria. Hunter, sbalzato, fu costretto a fare qualche passo indietro ed io con un salto leggero guadagnai almeno un metro.
Adesso potevo effettuare la risposta.
Avanzai verso di lui con un allungo in corsa e schivai il fioretto che mi ritrovai innanzi. Lo aggirai, giungendo al fianco sinistro del ragazzo. Fui più veloce e lo colpii al cuore lateralmente.
- Morto-
Urlai felice, cercando immediatamente lo sguardo orgoglioso di Hyner. Hunter sorrise complimentandosi, iniziavo ad imparare la scherma dei pirati.
 
Quella notte tornai in camera, a farmi una doccia. Sotto l’acqua corrente udii qualcuno bussare alla porta, qualcuno che non attese la mia risposta. Avevo lasciato la porta del bagno socchiusa, attraverso essa scorsi una figura aggirarsi per la mia stanza. Il cuore prese a battermi forte, temendo di essere in pericolo. Lasciai l’acqua scorrere, raggiungendo la porta gocciolante da capo a piedi e con indosso solamente un asciugamano. La camera era al buio e in quell’oscurità non vidi il volto dell’intruso, ne percepì solo la presenza. Andava avanti e indietro nervosamente, cercando chissà cosa. Quando passò davanti a me gli saltai addosso, certa che si trattasse di Lucyndra lì per uccidermi. Udii immediatamente delle urla di sorpresa, maschili.
Due grandi braccia mi catturarono, quando un attimo prima io avevo cercato di catturare loro. Mi sollevò da terra, chiedendo perdono e supplicandomi di stare calma. Mi mise sul letto, quando ancora io stavo urlando. Solo sdraiata osservai il volto del Capitano illuminato dalla luce della notte.
- Sei forse impazzito?-
Urlai.
- Potevi farmi morire!-
- Volevo parlarti di questo-
Eruppe l’uomo, fissandomi con il fiatone sopra di me, dopo che avevamo improvvisato quell’assurda lotta al buio.
- Parlare della mia morte?-
- No! Certo che no-
Si corresse il vampiro.
- Parlare del tuo comportamento-
- Quale comportamento?-
Domandai, sulle difensiva, continuando ad osservare i suoi occhi neri sopra i miei.
- Sembri tesa, spaventata. Coi nervi a fior di pelle. Hai paura di qualcosa?-
- A parte di un uomo che entra in camera mia nel cuore della notte?-
- Sono un vampiro-
Si giustificò.
- La notte è il giorno per me-
- Sei comunque entrato furtivamente-
Replicai.
- Ho bussato!-
Sbottò l’uomo.
- Non avrei chiesto il permesso se avessi voluto ucciderti-
- Lo dici te-
Replicai. Cercai di rotolare giù dal letto, fuori dalle sue braccia, dal suo corpo. Le sue mani mi ripresero, bloccandomi nel suo abbraccio.
- Me lo dici di cosa hai paura?-
- Di niente, non preoccuparti-
Mentii, preferendo di gran lunga non tirare in ballo conflitti familiari. Stava per replicare, così lo baciai, sperando che per un attimo dimenticasse.
 
Dopo quella seconda volta, a distanza di pochi giorni, ognuno tornò ai suoi compiti diligentemente. Lui aveva una nave da condurre, io dovevo pulire tutte le pistole dell’equipaggio. Raggiunsi Barbas con l’affanno, dopo essermi preparata in fretta. Non disse nulla, si limitò a sorridere e ad indicare le armi che avrei dovuto controllare e sistemare. Solo una cosa volle sapere, poi più niente a riguardo.
- Dimmi una cosa piccola, stai imparando a tirare di spada, vero?-
- Sì, perché?-
- Impara bene. Credimi, ti servirà-
Questo certamente non giovava ai miei nervi. Sospirai, iniziando a lavorare ricordandomi ancora una volta che non avevo niente di cui pentirmi.
Non incrociai mai Lucyndra in quei giorni, sembrava che casualmente le venissero assegnati compiti molto distanti dall’armeria. Non riuscii ad incontrarla nemmeno quando il Capitano decise di farmi consumare ogni pasto nei suoi alloggi, forse per tenermi lontana dalla mensa e dagli sguardi dei marinai. Non che io gli avessi detto niente, probabilmente era merito di qualche “spia” oppure del suo intuito, in ogni caso mi obbligò a disertare la solita parata di occhiate che ogni notte dovevo subire per tre ben volte. Inizialmente temetti di dover incontrare la vampira durante i pasti col Capitano, al contrario Lucyndra non c’era mai. Questa calma prima della tempesta mi raggelava.
- Ti vedo più tranquilla-
Affermò compiaciuto una notte Hyner, dopo almeno una settimana e mezza che ancora tenevo la mia vita stretta fra le mani.
- Sì Capitano…effettivamente lo sono-
Risposi sorridendo, compiacendomi delle mie doti di attrice che iniziavano a migliorare.
Ovviamente non ero tranquilla, non avrei mai potuto esserlo. Sembrava che Lu si stesse preparando lentamente e con freddezza ad uccidermi. Ero certa che la donna ormai avesse capito cosa era successo fra me e suo fratello, non ero ottimista come Thos che invece affermava il contrario.
Lei sapeva e stava preparando una vendetta esemplare, potevo percepirlo.
- Con la scherma come va?-
Chiese Hyner, facendomi rinsavire.
- Molto meglio. Adesso potrei battervi-
Non l’avessi mai detto. Il vampiro si asciugò le labbra con il tovagliolo, si alzò in piedi e mi raggiunse dall’altra parte del tavolo. Mi porse una mano, pregandomi di afferrarla e accettare la sua sfida in un combattimento.
- Stavo scherzando-
Mormorai sbiancando.
- Ormai l’hai detto. Adesso devi dimostrarlo-
Incredibilmente divertito, mi condusse sul ponte della Gold dove chiamò a raccolta tutti i demoni del turno di notte. Li invitò ad osservare i progressi della nuova arrivata, istruita da Hunter in persona. In meno di mezz’ora il ponte era ghermito di pirati, radunati in cerchio lasciandoci giusto lo spazio di combattere. Hyner mi porse un fioretto, strappandomi la promessa che se avesse vinto avrei dovuto iniziare a chiamarlo per nome. Annuii alle sue parole, sussurrate piano all’orecchio, innanzi alla ciurma. Si posizionò davanti a me, inchinandosi al mio cospetto e sancendo l’inizio della battaglia.
Io deglutii, cercando di ricordare che avevo affrontato ben altro fino ad allora. Non dovevo temere un vampiro. Il Capitano attaccò per primo, stoccando mirando dritto al fianco. Parai il colpo, allontanando la spada avversaria e cercando un punto libero per attaccare a mia volta. Mi sentivo gli occhi di tutti addosso, fissavo i loro sguardi non riuscendo a concentrarmi, questo mi provocò un graffio sul braccio. Mugolai, incrociando il volto di Hyner che mi ricordava che stavamo facendo sul serio. Feci un respiro profondo, tentando di calmarmi. Ripartii dalla prima posizione, mettendo l’arma in linea. Scattai nell’offesa, incappando immediatamente nella sua lama ferma pronta a contrastarmi. Velocemente ritirai l’arma, rimettendomi in posizione di guardia. Il Capitano fece lo stesso, sorridendo intento a fissarmi. Ci squadrammo per qualche istante, che parve un tempo infinito, iniziando a girare su noi stessi studiandoci l’un con l’altro. In un attimo, durante quel movimento, mi parve di incrociare gli occhi viola di Lucyndra. Il vampiro approfittò della distrazione, affondando nella mia direzione. Scansai la punta del fioretto appena in tempo, scattando al fianco scoperto del comandante e tentando una stoccata a mia volta. Un’ovazione da parte dell’equipaggio ruppe il silenzio che ci aveva accompagnato fino a quel momento. Cercai di non perdere la concentrazione, nemmeno quando udì molti dei presenti iniziare scommettere su di noi. La mia quotazione non era poi tanto male. Sorrisi, soddisfatta dei miei progressi con la scherma. Il mio compiacimento durò poco, il Capitano iniziò a mettermi sotto duramente, compromettendo seriamente la mia difesa.
Le nostre lame si incrociavano continuamente, illuminando l’oscurità e i nostri sorrisi nascosti in essa. Improvvisamente il suo fioretto si avvicinò troppo alla mia gola, rischiando di tagliarla.
Abbandonai il sorriso, fissando il suo volto sconcertata.
Stavamo facendo sul serio ma così era troppo.
Anche lui sembrava meravigliato, soprattutto quando per la seconda volta la sua spada rischiò di uccidermi.
- Cosa stai facendo?-
Domandai inquieta, riuscendo a scansare a malapena una stoccata al cuore. Ulteriore ovazioni si alzarono in mio favore.
- Non lo so-
Rispose Hyner.
- Non ne ho idea-
Continuò.
- E’ il fioretto. Si muove da solo-
Sussultai allibita, lasciandomi colpire al fianco. Caddi in ginocchio, con una mano sulla ferita e l’altra che stringeva la spada, tremante. Scese il silenzio d’impatto, che venne a spegnersi quando il vampiro si avventò nuovamente su di me. Osservai i suoi occhi preoccupati, il suo corpo che desiderava farsi indietro, smettere di combattere mentre il suo braccio era preda della spada. Mi rialzai in fretta in piedi, scansando la lama che aveva puntato alla mia testa. Velocemente mi guardai intorno, squadrando l’equipaggio. Alcuni acclamavano, quasi felice che il Capitano mi stesse distruggendo, altri bofonchiavano sbalorditi, non aspettandosi un combattimento così violento. Ciò che non riuscì più a scorgere, erano gli occhi di Lucyndra. Se ne era andata.
- Victoria!-
Urlò Hyner, facendomi notare che stava nuovamente tentando di uccidermi. Mi gettai a terra, rotolando di lato. Il fioretto non mi dava tregua, continuava a cercarmi, a ferirmi. Stesa sulle assi dorate della nave, fissai l’arma intensamente, certa di chi fosse la colpa.
- Fa qualcosa!-
Urlai, cercando di far sovrastare la mia voce su quelle della ciurma.
- E cosa?!-
Gridò a sua volta Hyner, evidentemente in preda al panico. Non avevo mai visto un vampiro in preda al panico.
- Gettala!-
Proposi, continuando a difendermi dai suoi affondi, non sapendo esattamente come reagire. Non potevo ferirlo, non potevo colpirlo per fermarlo. Dovevo trovare un modo per uscirne entrambi vivi.
- Non posso!-
Urlò l’uomo, aumentando la velocità delle stoccate. Strinsi i denti, con una mano che bloccava la ferita sanguinante sul fianco. Sembrava dannatamente opera della magia nera.
Caddi a terra, nel tentativo di scansare la punta della lama. L’equipaggio continuava ad echeggiare e a scommettere, nessuno che capisse cosa stesse realmente accadendo. Eravamo io e il Capitano, imprigionati, bloccati in quel cerchio di morte. A terra ansimavo, fissando il corpo del Capitano, reso impotente dall’incantesimo. Sotto i suoi occhi, lo fissavo stremata sul pavimento della Gold, con le vesti stracciate e insanguinate.
Improvvisamente, mi venne in mente che Hunter non era venuto a vedermi.  
- Spostati!-
Gridò Hyner, facendomi rinsavire. Scattai in piedi, procedendo nella mia strategia di difesa. Le proteste partirono immediatamente. I pirati chiedevano che io reagissi, più azione e meno fuga. Le scommesse a mio favore iniziarono a calare. Sbuffai, cercando di ignorarli. Il vampiro era troppo preso nel tentare di contrastare la maledizione, che informare i suoi uomini che stava rischiando di uccidermi per davvero. Solamente Thos sembrava realmente preoccupato per me. Quando caddi a terra per l’ennesima volta, percepì le forti mani di qualcuno riportarmi in piedi. Mi volsi e incrociai i suoi occhi sgomenti, increduli. Non riuscii a sorridere, a ringraziarlo. Lui fece appena in tempo a chiedermi cosa stesse accadendo mentre io gli domandai dove fosse Hunter.
- Perché?-
Chiese, perdendo tempo. Hyner intanto ci raggiunse, cercando di colpirmi al cuore. Usai il fioretto come scudo, intercettando la lama avversaria e tentando di contrastarla con tutta la forza che possedevo.
- Rispondi cavolo!-
Urlai al demone dietro di me, che mi stava tenendo le spalle impedendomi di cadere all’indietro e di soccombere alla forza del vampiro.
- E’ andato via poco fa!-
Affermò.
- Quindi era qui!-
- Certo che era qui. Tutti sono venuti a vedervi-
- Anche Lucyndra-
Sbottai raccogliendo le forze e scaldando l’arma del comandante, che udì il nome di sua sorella.
- Cosa c’entra Lu?-
- Niente Capitano-
Risposi, roteando gli occhi.
- Sì, anche lei era qui-
Replicò tardivamente Thos. Digrignai i denti. Non ebbi bisogno di domandare se fossero andati via insieme. Quella non era semplice magia nera, non del tipo che un vampiro potesse spezzare. Sapevo tutto sulla magia del demoni, tutto. Molto più di quanto non sapessi sulla mia.
Le maledizioni dei demoni non riuscivano ad essere così potenti sugli altri demoni. Hyner non avrebbe dovuto faticare così tanto, se l’incantesimo fosse stato lanciato da Lucyndra.
Quella era stregoneria. E l’unico stregone oltre me sulla nave era Hunter.
Mi fermai, dall’altra parte del cerchio. Rimasi in piedi, ad ansimare, fissando il Capitano fermo anch’esso innanzi a me. Ansimava, disorientato. Stava sprecando tutta la sua energia per combattere l’incantesimo che stava lo controllando, di questo passo la spada avrebbe assorbito la sua linfa vitale, uccidendolo. Conoscevo quel tipo di maledizione. Esigeva una vita e una volta lanciata non poteva essere spezzata. Uno di noi, doveva perdere.
Sorrisi, cercando lo sguardo di Thos.
- Punta sul Capitano-
Gli consigliai, gettando il fioretto a terra.
 
- Cosa ti prende?!-
Udii Hyner gridare.
- Raccogli la spada!-
Gli sorrisi, assordata dalle urla della ciurma. Molti si mostrarono delusi dal mio comportamento, dandomi della codarda e gridando che non potevo arrendermi durante una sfida dei pirati. Altri non parvero sorpresi, confermando ciò che pensavano di me. Ero debole, incapace di sostenere uno scontro con la scherma dei pirati.
Avanzai verso il comandante, disarmata, fissando solamente gli occhi neri dell’uomo.
Stavo rispettando la prima regola, durante un combattimento o si vince o si muore.
Anche il vampiro venne avanti, gridando con tutto il fiato che aveva in corpo, supplicandomi di scansarmi. Rimasi immobile, certa della mia decisione. Chiusi gli occhi, attendendo quel dolore.
Non dovetti aspettare molto. La spada di Hyner mi trapassò il cuore, congelando i presenti. Il rumoroso equipaggio improvvisamente si ammutolì, fissando la mia figura che si accasciava a terra fra le braccia del comandante. Finalmente l’incantesimo era spezzato. La lama si era portata via una vita.
 
Riaprii gli occhi, incrociando quelli attoniti del Capitano.
La ciurma ci circondava completamente, fissandoci in silenzio funebre. Solo qualcuno aveva ancora il coraggio di sussurrare qualcosa.
- Perché l’ha colpita se si era arresa?-
- Probabilmente avevano litigato-
Avrei voluto sorridere ma ero troppo occupata a non morire.
Avevo dato ordine al cuore di fermarsi per un secondo, dando così il tempo alla maledizione di spezzarsi. Dopodiché, stavo imponendo al sangue di coagulare, alle cellule di ricrearsi. Usando il controllo del sangue su me stessa, stavo tentando di sopravvivere. Era la prima volta che lo facevo e non sapevo come sarebbe andata.
- Perché l’hai fatto?-
Domandò il vampiro, straziato.
- Mancanza d’immaginazione-
Rivelai, rispondendo con fatica. Gli strinsi la mano, con tutta la forza che mi rimaneva. Quel gesto improvvisato mi aveva provocato un dolore insopportabile. Hyner ricambiò la stretta, tenendomi fra le sue braccia senza scottarsi. La mia temperatura si era abbassata radicalmente.
Dopo le prime critiche da parte dell’equipaggio, giunsero anche le prime perplessità. Tutti iniziavano a chiedersi perché una ragazza pugnalata al cuore non stesse morendo.
Domanda che presto si pose anche il mio assassino.
- Non intendo morire-
Risposi, pensando che questo spiegasse tutto.
- Ho ancora troppe cose da risolvere-
Un sorriso, spontaneo, comparve per un momento sul volto triste e preoccupato del comandante.
- Potevi uccidermi-
- Elehandro-
Pronunciai, stringendogli la mano forte in preda al dolore.
- Tu saresti morto-
Lo avvertii.
- Se avessi deciso di ucciderti, saresti morto per davvero-
Scorsi ancora il suo sorriso, prima che mi sollevasse da terra per portarmi via dal ponte. Mentre scendevamo sotto coperta diede ordine di gettare la spada in mare, di non volerla più impugnare in vita sua. Tacqui, pur sapendo che non era colpa dell’arma.
Rimasi cosciente, certa che se mi fossi addormentata avrei perso il dominio del sangue e sarei morta. Non ebbi la forza di obiettare, quando il Capitano sorpassò il corridoio che portava alla mia stanza. Mi portò nei suoi appartamenti, privi della presenza della sorella. Lasciai che mi adagiasse sul suo letto, che vedevo per la prima volta. Percepì le morbide coperte di seta a malapena, come anche la pezza che Hyner aveva continuato a premere sulla ferita affinché smettesse di sanguinare.
- Sei stata imprudente-
Continuava a recriminarmi.
- Terribilmente imprudente. Come facevi a sapere che saresti sopravvissuta?-
- Non lo sapevo-
Spiegai.
- Ma dovevo tentare. Non mi veniva altro in mente-
- Imprudente-
Continuò a mormorare fra sé e sé scuotendo il capo. Sorrisi, senza smettere un attimo di stringergli la mano.
- Com’è possibile che tu sia ancora viva?-
Domandò, non capacitandosi di quell’assurdo miracolo.
- Sono brava in queste cose-
Mugolai.
- Sono brava a non morire. E’ tutta la vita che cerco di non morire-
Al Capitano scappò un altro sorriso triste. Alzò la pezza bianca dal mio petto, constatando che non stavo più perdendo sangue. La ferita si stava chiudendo. Avevo preparato il mio corpo ancora prima di essere ferita, riducendo i danni. Il cuore aveva l’ordine di fermarsi un attimo prima che il fioretto lo colpisse, per poi riprendere a battere non appena il corpo estraneo fosse stato estratto.
Il mio organismo obbedì appieno, prendendo a coagulare la ferita fin da prima che questa venisse creata. Funzionò ma non avrei voluto sperimentarlo due volte.
- Sei già stata pugnalata-
Affermò il vampiro, accorgendosi della cicatrice.
- Non è la prima volta che vieni pugnalata al cuore-
- Già-
Sussurrai, ricordando bene come fosse successo.
- Ti ho detto che sono brava a non morire-
- Allora cerca di non farlo anche questa volta-
Implorò, accarezzandomi la fronte. Lo fissai dritto in quegli occhi colmi d’oscurità, assicurandogli che non lo avrei fatto. Non potevo dare una soddisfazione simile a chi aveva provato ad uccidermi.
Un velo di tristezza cadde sul suo volto a quell’affermazione.
- Tu sai chi è stato?-
- Ho una teoria-
Sbottai, iniziando a sudare. La temperatura si stava alzando, troppo questa volta. La febbre iniziò a salire, rendendomi i capelli e il volto fradici.
- Dimmi chi è. Lo ucciderò-
Fui io ad accarezzargli il volto, dolcemente.
- Elehandro-
Lo chiamai.
- Sono abituata a vendicarmi da sola. Non chiedo mai ad altri di finire le mie battaglie-
- Sei una donna orgogliosa, Victoria-
Constatò il vampiro, accarezzando la mano con cui stavo sfiorando la sua guancia.
- Ma se qualcuno ha tentato di farti del male, è anche una mia battaglia-
Gli sorrisi, tuttavia preferendo di non rivelare i miei sospetti sulla sorella. Le tragedie familiari non facevano per me.
 
Ci misi qualche giorno a ristabilirmi. Scorsero veloci, passandoli quasi tutti interamente a dormire. Ad informarmi che avevo riposato per così a lungo fu appunto Lucyndra, che la quinta notte comparve sul mio capezzale. Non era armata di nessun coltello ma il suo sorriso mi trafisse più di qualsiasi lama.
- Che piacere vedere che non sei morta-
Sbottò la creatura, mentendo spudoratamente.
- Immagino-
Mugolai, cercando di tirarmi a sedere sul letto del comandante. Il petto fasciato scivolò da fuori le lenzuola, provocando una luce di insoddisfazione negli occhi della donna. Sapevo bene che una semplice ferita mortale non sarebbe bastata a compiacerla.
- Già, la tua sarebbe stata una terribile perdita. La manutenzione delle nostre armi ne avrebbe sofferto molto-
- Io odio le pistole-
Informai, fissando la sua figura appoggiata al muro, ferma a scrutarmi con i suoi occhi viola.
- Ma c’è una cosa che amo, più di tutto-
Continuai, coprendomi il petto con il lenzuolo.
- Sarebbe?-
- La vendetta. Amo incredibilmente vendicarmi-
- Vuoi prendertela con mio fratello?-
Domandò, ponendo istintivamente una mano sulla frusta che portava al fianco. Sorrisi, scuotendo il capo.
- Non è stato il Capitano a ferirmi-
- Se parli della spada, è già stata distrutta-
Informò la donna, lasciando l’elsa della frusta.
- Non è la spada che mi preoccupa-
Dichiarai, senza mai perdere il contatto visivo con i suoi occhi.
- Se pensi che sia stata io…-
- No Lucyndra, so che gli incantesimi non sono il tuo forte-
- Bene. Perché non sono stata io-
Continuai a fissarla, con le mani che mi fremevano. Effettivamente non era lei la persona che avrei desiderato prendere a pugni in quel momento.
- Hai intenzione di rimanere qui a lungo?-
Domandai, non sopportando la sua presenza.
- Sei nei miei appartamenti-
- E tu sei nel bel mezzo di un turno di lavoro. La ciurma inizierà a sentire la mancanza della tua frusta sulla schiena-
Un sorrisetto comparve sul volto della donna.
- Hai ragione, ho da fare cose migliori che osservare una strega-
Digrignai i denti, attendendo pazientemente che uscisse chiudendo la porta dietro di sé.
Udì i suoi passi allontanarsi e scattai fuori dal letto. Afferrai i vestiti con cui ero stata portata in camera, la camicia bianca era sempre macchiata di sangue. La indossai sopra le bende, senza curarmi di chiuderla. Impugnai il fioretto che era stato appoggiato accanto a letto e mi riversai in corridoio. Iniziai a percorrere la nave da una parte all’altra, sotto gli occhi attoniti dell’equipaggio. Pallida in volto, con gli occhi circondati da pesanti occhiaie nere, stavo correndo senza preoccuparmi della mia debolezza. La camicetta lacerata all’altezza del cuore, svolazzava mentre perlustravo la Gold alla ricerca di una persona. Tutti fissavano le bende immacolate che cingevano il busto, macchiarsi sempre più velocemente di sangue. La ferita si stava riaprendo ma ancora non avevo trovato la persona che mi interessava. Mi dissero che in quel momento doveva essere nelle profondità della nave, nella stiva dedicata esclusivamente ai barili di liquore. Mi precipitai laggiù, raggiungendo la stiva con il fiatone e aggrappandomi alla porta un attimo prima di urlare il suo nome.
- Hunter!-
Con lui, l’intera ciurma presente nel magazzino si voltò. I suoi occhi nocciola mi percossero da capo a piedi, accennando ad un velo di sgomento. Lasciò i barili di rum che stava sistemando e avanzò di un passo nella mia direzione. Non ne dovette fare altri, fui io a raggiungerlo, a scaraventarmi su di lui. Mi fissò terrorizzato mentre percorrevo la stiva e lo afferravo per la camicia con entrambe le mani. Gettando la spada a terra, lo avevo agguantato per il colletto fissandolo dritto negli occhi e domandogli perché. Semplicemente perché.
Hunter non rispose ed io lo colpii in pieno volto, assestandogli un pugno che lo fece crollare al suolo. La ciurma sussultò domandandosi se qualcuno dovesse intervenire, intanto la Gold prendeva ad oscillare.
- Perché hai cercato di uccidermi?!-
Tornai a chiedere, senza curarmi dei tremori che stava subendo la nave.
- Dimmi perché Hunter!-
- Io non ho cercato di ucciderti-
Gridò il ragazzo, fissandomi da terra con una mano sulla guancia. Mi chinai furiosamente verso di lui, afferrandolo di nuovo per la camicia e sferrandogli un secondo pugno. Allora la nave tremò maggiormente  un demone cercò di bloccarmi, di allontanarmi dallo stregone. Mi rivoltai verso il marinaio, scottandolo con la mia temperatura e ordinando a tutti i presenti di starne fuori. Agguantai il fioretto che avevo gettato a terra, ripetendo la mia intimidazione armata.
- Se qualcuno osa intromettersi, sarà il prossimo-
Giurai, con i capelli tornati ormai neri sciolti lungo le spalle. La ferita sul mio petto continuava a perdere sangue, tingendo completamente le bende di rosso vermiglio. Scorsi degli uomini andare a chiamare il Capitano ma non me ne preoccupai. Per quando fosse arrivato, io avrei già finito.
Tornai su Hunter, puntandogli il fioretto alla gola.
- Come ti è venuto in mente di tradirmi?-
Domandai, con ogni parte del mio corpo che sembrava andare a fuoco dalla rabbia. Il sangue ribolliva letteralmente nelle vene, iniziando ad erodere le bende come se fosse stato acido.
- Da quando lavori per lei?-
Sbraitai.
- Cosa ti ha promesso per convincerti?-
Il ragazzo abbassò lo sguardo, scoppiando improvvisamente a ridere.
Ritrassi leggermente la spada, sorpresa da quella reazione. Quando tornò a fissarmi, l’ombra nei suoi occhi era riapparsa.
- Io non lavoro per lei-
Spiegò, sorridendo e massaggiandosi la mascella.
- Io non lavoro per nessuno-
- Cosa ti ho fatto?-
Chiesi, non capendo.
- Io mi fidavo di te. Pensavo che fossimo amici-
- Beh, ti sbagliavi-
Eruppe lo stregone, alzandosi lentamente da terra. Seguii la sua figura con la punta della spada, senza mai perdere la mira sulla sua gola. Fissai i suoi occhi nocciola, così profondi e colmi di quell’oscurità che si stava divorando la sua anima.
- Pensavi che sarebbe stato così facile arrivare al comando della Gold?-
Domandò lo stregone, spiazzandomi.
- Conosco le persone come te. Pensano di poter raggiungere il successo in un giorno o meglio in una notte. Una notte passata con il Capitano-
Sobbalzai, fissando i volti di coloro che ci circondavano, preoccupandomi del loro giudizio per la prima volta da quando ero entrata nella stiva.
- Non sei tu a parlare-
Sbottai.
- Queste sono parole di Lucyndra-
- Nel caso lo fossero, io la penso esattamente come lei-
Dichiarò il ragazzo, avanzando verso di me, fino a toccare con la gola la punta del fioretto.
- Sei entrata con l’inganno a far parte della ciurma, fingendo di non essere nessuno. In realtà sei pericolosa, una bomba ad orologeria per ognuno di noi-
Il mio cuore sussultò, il mio corpo intero sobbalzò, provocando una fitta terribile alla ferita aperta. Mi posi una mano sul petto, percependo il sangue fuoriuscire copiosamente. Eppure non faceva male, almeno non quanto le parole di Hunter. Abbandon mi aveva chiamato allo stesso modo. Iniziavo a pensare di esserlo davvero.  
- Dovevo farlo-
Continuò il ragazzo, facendomi rinsavire.
- Devo farlo. Devo ucciderti per proteggere la nave, altrimenti tu ci porterai a fondo con te-
Affermò, premendo la gola contro la punta della mia arma ancora alzata.
Una goccia di sangue sporcò la lama del fioretto, rigando il suo collo fino a raggiungere il pavimento. Fissai intensamente quella piccola goccia di sangue, il suo colore scarlatto sembrava sporcato di fuliggine.
- Ogni cosa che tocchi Victoria, va in pezzi-
Proseguì lo stregone, divertito. In quel momento le bende sul mio busto si sciolsero sotto il calore del sangue, cadendo lentamente a terra.
- O meglio, si brucia-
Si corresse il ragazzo, con un sorrisetto beffardo rivolto al mio seno scoperto. Abbassai lo sguardo, notando che il petto e la terribile ferita sul cuore erano esposti agli sguardi della ciurma. Istintivamente tentai di chiudere la camicetta, perdendo di vista Hunter. Non appena agganciai il primo bottone sul seno, mi sentì afferrare e scaraventare a terra. Sbattei la testa, gettando un grido per il forte dolore alla ferita. Persi la spada di mano ma per un attimo non me ne preoccupai. Tentai di tamponare la lacerazione, non riuscendoci. In pochi istanti mi trovai al suolo immersa in una pozza del mio stesso sangue. Digrignai i denti furibonda, cercando lo stregone con lo sguardo. Lo trovai innanzi a me, con la mia spada fra le mani.
- Vorrei dire che mi dispiace ma non sarebbe vero-
Pronunciò Hunter, avventandosi su di me armato. Non ebbi il tempo di pensare, agii d’istinto, utilizzando le armi di cui il mio corpo disponeva naturalmente. Raccolsi nella mano una manciata di sangue che stavo perdendo dal petto e la gettai addosso allo stregone.
- Neanche a me-
Pronunciai ansimando mentre il ragazzo gridava dal dolore che le gocce di sangue bollenti gli provocavano. Con esse avevo colpito parte del volto e del collo, costringendolo temporaneamente a bloccarsi. Non persi tempo, lo disarmai e afferrai la gola a mani nude, bruciandolo. Ci battemmo in uno scontro corpo a corpo mentre il vascello tremava, inclinandosi con noi. I barili iniziarono a cadere e a rotolare, la ciurma urlò scappando dalla stiva lasciandoci annegare nella nostra stessa furia. Ci azzuffammo per qualche minuto, fino a che Hunter non prese fra le mani una cassa di bottiglie di vino. La sollevò sopra la sua testa, puntandola su di me. Io rimasi a terra, non trovando il tempo di alzarmi e scansarmi. Mi sentivo terribilmente affaticata, ignoravo quanto sangue avessi perso ma sapevo che non sarei riuscita ad alzarmi così velocemente. Rimasi immobile con gli occhi sbarrati a fissare la figura dello stregone accanirsi su di me, con in mano quella cassa di legno.
Mi avrebbe schiacciata, mi avrebbe uccisa.
Improvvisamente Hunter si bloccò, il sorriso sul suo volto scomparve. Vacillò e la nave venne colta da scosse più forti. Il vascello fece un rumore sordo, iniziando ad inabissarsi mentre lo stregone perdeva di mano la cassa che cadde a terra. Il vino rosso si riversò sulle assi di legno, seguito dal corpo di Hunter che vi crollò in mezzo subito dopo. La Gold stava affondando sotto il suo stesso peso ma io rimasi attonita a terra, ammutolita a fissare la figura dello stregone senza capire cosa fosse successo. Non si muoveva, non respirava.
- Hunter-
Chiamai scattando con incredibile agilità verso di lui. Senza più percepire la stanchezza, raggiunsi con paura il suo volto colto da un terribile pallore. Lo voltai completamente, potendo osservare i suoi occhi nocciola spalancati. Mi mancò il fiato, constatando che fosse veramente morto. Ignorando che la nave stava affondando, iniziai a scrollare il corpo del ragazzo, tentando di riportarlo alla vita.
- Hunter!-
Chiamai nuovamente, non tanto preoccupata che altrimenti sarei morta anch’io, intrappolata nella prigione che la Gold presto sarebbe diventata. Il mio cuore già ferito provò un altro tipo di dolore innanzi al cadavere del mio amico, non potendone accettare la vista.
Intrapresi il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, invano.
Era morto, era morto veramente e non era stata colpa mia!
Passai allora ad un’altra tattica. Dalla ferita sul collo che gli avevo provocato, stazionava ancora una goccia di sangue. Posi le mie labbra su di essa, su quella strana goccia sporca di tenebre, facendone mia. L’assorbii, percependone tutta l’oscurità contenuta in essa.
Riuscii ad affrontarla, a controllarla senza problemi.
Probabilmente fu l’oscurità contenuta in me a soggiogare quella appena assimilata.
- Cuore batti!-
Urlai, ordinai, disperata. Posi le mie mani sul suo petto, ripentendo l’ordine, ripetendolo fino a che la gola non iniziò a farmi male. Ero debole, troppo per mantenere attivo il controllo del sangue ma non mi persi d’animo. Il vascello si stava inabissando velocemente, inclinandosi e raccogliendo acqua ma io non desideravo scappare. Lo avrei salvato, non avrei spezzato, bruciato, anche lui.
- Batti maledizione!-
Gridai con maggior convinzione, riempiendo quelle parole con tutto il dolore con provavo. Non riuscivo a visualizzare la sua vita, non riuscivo a concentrarmi.
- Respira!-
Improvvisamente divenni gelida, non so se per il terrore o per la debolezza.
Continuai a tentare, assestando un ulteriore colpo al petto. Con gli occhi pieni di lacrime quasi non mi accorsi del sussulto che ebbe il corpo dello stregone. Ne udii il rumore, che fece il suo respiro soffocato riportato alla vita. Cercò di riprendere aria, quella che gli era mancata per quasi tre minuti. I suoi occhi sbatterono e mi fissarono, il suo cuore riprese a pompare sangue.
Terrorizzato cercò la mia mano, stringendola forte. Avvolsi il corpo del ragazzo fra le mie braccia, stringendolo con tutta la forza che avevo. Scoppiai a piangere, questa volta per un motivo diverso.
- Hunter-
Continuai a chiamare il suo nome, con sollievo.
- Cosa è successo?-
Domandò il ragazzo mentre la nave iniziava leggermente a stabilizzarsi. Gli baciai la fronte, fissando i suoi occhi, finalmente privi di ogni oscurità. Lo aveva abbandonato, le tenebre se ne erano andate nel momento in cui erano riuscite a strappargli la vita.
- Sei vivo!-
Spiegai, continuando a stringerlo.
- Ero morto?-
Domandò con il fiatone, senza smettere di lasciare la mia mano. Più di trecento anni ed era così fifone.
- Sì ma ora è tutto apposto-
Dichiarai, asciugandomi le lacrime. Il vascello smentì le mie parole, continuando ad inclinarsi e ad affondare.
- Perché non funziona?-
Domandai.
- Perché ho perso la connessione con la Gold. Non…non riesco a ristabilirla-
Spiegò, pallido in volto, terrorizzato ed ansimante. Gli sorrisi, ricordandogli che era un incantesimo che solamente uno stregone o una strega poteva tenere attivo.
- Passalo a me, te lo tengo io in piedi questo guscio di noce-
Hunter mi fissò dubbioso, in quel momento sulla porta fece la sua comparsa il comandante. Si appoggiò allo stipite ansimante, in preda anch’egli agli sbalzi della nave. Aveva corso per raggiungerci il più in fretta possibile ma, come avevo previsto, ormai era tutto finito.
L’oscurità che aveva contagiato Hunter, se ne era andata per sempre.
Conoscevo quella maledizione, il suo scopo era avvelenare la vittima fino ad ucciderla. Aveva annullato tutto ciò che restava della vera natura di Hunter, costringendolo a compiere un gesto che il suo stesso corpo avrebbe ripudiato. Quando lo stregone era stato vicino ad uccidere un amico, il cuore si era fermato come ultima difesa da parte dell’anima. Faceva parte delle magie vendicative che avevo studiato, qualcuno l’aveva scagliata contro di lui.
Tornai ad abbassare lo sguardo verso gli occhi marroni del ragazzo, mostrandogli le nostre mani unite.
- Ce la posso fare. Passami l’incantesimo-
Hunter non ebbe il tempo per replicare o pensare ad altro, il vascello si stava inabissando, l’acqua ci stava raggiungendo e riempiva la stiva. Mi passò il sortilegio che lo aveva collegato alla nave per più di tre secoli, quello che non gli aveva mai permesso di perdere coscienza una volta, neanche per dormire. Le nostre mani si illuminarono al passaggio di quella magia. Iniziai a sentire il peso della nave poggiare sulle mie spalle, progressivamente. Percepii la Gold Sea in tutta la sua interezza, conoscevo ogni angolo della nave, ogni stanza, ogni cosa o persona vi poggiasse sopra. Vedevo tutto, sentivo tutto, io tenevo quella maledetta carretta a galla. La nave tornò in superficie, quasi con un balzo, stabilizzandosi del tutto e salvandoci dall’annegamento. L’acqua iniziò a ritirarsi, a ricoprire l’area della stiva proporzionalmente. Alla fine poggiavamo solamente su tre centimetri d’acqua salata. Finalmente libero dal peso del vascello, Hunter si addormentò, crollando fra le mie braccia. Anche io a mia volta crollai, ma schiacciata dalla gravità. Mi ritrovai pressata a terra, impossibilitata nel muovermi, nel respirare. Il Capitano ci raggiunse, urlando i nostri nomi. Indeciso su chi dovesse soccorrere prima, pose una mano sul corpo di Hunter e una sul mio petto. Fissò la mia ferita riaperta, sgomento. Provò a chiedermi per quale motivo mi fossi alzata, cosa mi fosse saltato in mente, perché avessimo iniziato a lottare ma alla fine una domanda più importante gli sorse spontanea.
- Perché non stiamo affondando?-
Fissò lo stregone privo di coscienza, steso a terra imprigionato in un sonno ristoratore. Io roteai gli occhi, domandandomi quanto ci avrebbe messo a capirlo. Non riuscivo a muovermi e mi sembrava ovvio che non fosse per la mancanza di sangue, non ero così fragile.
- Sono io-
Tentai di pronunciare, a fatica. Era come se dieci elefanti stessero riposando adagiati sul mio petto.
- Sto tenendo io a galla la tua nave d’oro -
Spiegai, odiando incredibilmente i gusti del vampiro in fatto di navi.
- La prossima prendila di legno magari, oppure sorreggitela da solo-
Continuai, nervosamente. Hyner si protese verso di me, concedendomi tutta la sua attenzione. Mi fissò negli occhi, non riuscendo a parlare. Rimase semplicemente a fissarmi, sbigottito. Lo fissai a mia volta, dispiaciuta di avergli risposto così acidamente. Il peso della nave e la ferita aperta sul petto mi provocavano un gran dolore che mi rendeva nervosa.
- Andiamo in infermeria-
Disse solamente, toccando la lacerazione che avevo sul petto con le mani guantate. Tentò di tenere a bada il sangue, di impedirgli di fuoriuscire, senza però molto successo.
- Non riesco a muovermi-
Svelai.
- Il peso della nave…mi sta schiacciando…-
Istintivamente il vampiro si volse verso Hunter per svegliarlo.
- No-
Urlai, riuscendo a fermarlo in tempo.
- Lascialo dormire. Sono secoli che non dorme. Io ce la faccio, devi solo portarmi in braccio-
- Va bene ma tu devi dirmi cosa è successo-
Annuii e il Capitano mi sollevò dalla pozzanghera sporca di sangue su cui ero stesa. Credevo che avrebbe fatto più fatica, che con il mio peso avrebbe quasi dovuto alzare anche quello del vascello. Invece mi tirò su facilmente, come se fossi stata un fuscello. Capii che il peso della Gold gravava solamente su di me, irrigidendomi e rendendomi incapace di muovere anche solo un dito. Hyner mi tenne vicina al suo petto con l’ausilio di un solo braccio, mentre con l’altro afferrava Hunter per caricarselo sulle spalle. Fissai la sua figura addormentata uscendo dalla stiva. Non capivo come quel ragazzo si dimostrasse tanto agile con un peso del genere su di sé. Lo aveva sopportato per tanti anni, in silenzio. 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni / Vai alla pagina dell'autore: Kirara_Kiwisa