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Autore: alaskha    24/11/2013    7 recensioni
“Zayn fa il pugile - confessò incolore - e tu la ballerina" puntualizzò poi, il mio migliore amico.
“Beh? Cosa centra lui con me?”
“Niente, appunto”
“Harry, non ti seguo”
“Facciamo sì che questo ‘Niente’ rimanga tale, d’accordo?”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Everybody needs love
 

(1)

Wrong eyes




 

“E per oggi basta così, grazie a tutti ragazzi”
Sospirai, pensando che se fossi andata avanti ancora per anche solo un minuto, avrei seriamente tentato la via del suicidio. Claire non sapeva porsi limiti, ed i miei piedi se ne accorgevano settimana per settimana.
“Helena, vieni qui”
Mentre la raggiungevo, mi ritrovai a pensare che conoscevo da più tempo Claire Crawford, del mo fratellino. Jj aveva otto anni, e Claire si prendeva cura di me e della mia istruzione riguardo alla danza classica da ben quattordici anni. Ballavo da quando ne avevo cinque: tutta una vita,  praticamente. Lei mi voleva bene come una madre da sempre, ma da tre anni a questa parte, ne aveva preso l’effettivo posto. Mamma e papà erano venuti a mancare in un incidente d’auto, nel giorno più brutto della mia vita di cui ricorderò sempre la data: il 10 novembre 2010. Jj aveva solo cinque anni, ed io ne avevo sedici quando iniziai ad occuparmi di lui come una madre. Ero dovuta crescere prima delle mie coetanee, per questo non avevo neanche un’amica: le mie priorità e le mie idee non rispecchiavano affatto le loro.
“Che c’è Claire, qualcosa non va?”
Mi sciolsi i capelli biondi che ricaddero sudati lungo il mio viso, mentre lei mi sorrideva affettuosamente. Claire non mi sorrideva mai durante le lezioni, anzi, con me era più dura rispetto a quanto non lo fosse con gli altri. Ma lo faceva soltanto perché della mia preparazione le importava sul serio, per lei non ero solamente una  sua allieva, io ero come una figlia e lei mi voleva bene, di questo ne avevo la certezza.
“Tieni – mi consegnò una busta –tu e Jj ne avevate proprio bisogno”
“Ma Claire, mi hai già dato i soldi la settimana scorsa, tieni, non posso accettarli” feci per restituirle la busta contenente i soldi, ma lei mi prese le mani tra le sue, continuando a sorridere.
“Porta tuo fratello al cinema, ha bisogno di divertirsi, in fondo è solo un bambino”
In effetti aveva ragione, non portavo mai Jj da nessuna parte, ma non perché non gli volessi sufficientemente bene, anzi, lui era l’unico motivo per cui continuavo a lavorare così duramente. Mi destreggiavo tra il mio lavoro di barista, la danza ed il mio ultimo anno di lezioni scolastiche da privatista. Ma la mia paga non bastava e non potevo certo mandare Jj a lavorare, così Claire ci dava una mano.. anzi, due mani.
Così presi quella busta, sorridendole riconoscente.
“Grazie Claire, davvero”
“Di nulla, adesso vai a cambiarti”
Annuii e camminai svelta verso gli spogliatoi, dato che quella sera il Pub avrei dovuto aprirlo io, ed ero già in ritardo di dieci minuti buoni.
Mi sciacquai velocemente, guardando le mie occhiaie riflesse nello specchio, scacciando dalla mia mente il pensiero che quello era troppo per una semplice ragazza di neanche vent’anni. E con quello intendevo la mia vita, ma non potevo farci nulla: dovevo occuparmi di Jj, diplomarmi e realizzare il mio sogno, diventando una ballerina professionista.
Mi ero innamorata della danza a cinque anni, quando mia madre, anche lei ballerina, mi aveva portata a vedere il mio primo balletto a teatro. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla bellissima ragazza che interpretava la Sylvia, il balletto che tutt’oggi preferisco. A fine spettacolo, avevo applaudito a quei meravigliosi artisti fino a farmi male le mani.
Volevo diventare una professionista, calcare i migliori palcoscenici e rendere orgogliosa mia madre, anche se, purtroppo, sapevo che lei non avrebbe mai potuto vedermi con i suoi occhi.
M’infilai la maglietta grigia e poi i pantaloni della tuta, uscendo velocemente dagli spogliatoi con i capelli in disordine ed il borsone sulla spalla.
“Niall! – urlai, quasi istericamente, ma ero troppo in ritardo – ragazzi, dove diavolo è Niall?” chiesi ai miei compagni.
Loro m’indicarono gli spogliatoi maschili e dalla porta ne uscì un Niall senza maglietta, dei jeans chiari ed un asciugamano bianco sulle spalle. I capelli bagnati mi suggerirono che aveva appena terminato al doccia dopo gli allenamenti.
“Che hai da urlare, Helena?”
“Devi farmi un favore enorme!” lo pregai.
“Di che si tratta?”
“Devi andare a prendere Jj a scuola, ho chiesto alle sue insegnanti di tenerlo lì un’oretta in più” lo guardai speranzosa, fino a che non annuì.
Gli gettai le braccia al collo,  per poi dargli le solite raccomandazioni.
“Tu portalo a casa, fagli fare i suoi compiti e poi preparagli da mangiare, io sarò a casa a mezzanotte – m’infilai distrattamente la giacca di pelle e poi il cappello di lana sui capelli, scoccandogli un bacio sulla guancia – grazie, grazie, grazie!”
Dopo averlo abbracciato nuovamente, corsi fuori dalla Royal Ballet, scendendo velocemente gli scalini e riversandomi nella confusione di Londra, pensando a quanto nella mia tragica situazione fossi stata fortunata.
Niall Horan era una delle poche note positive della mia vita, mi aiutava e c’era sempre per me. Mi dava una mano con Jj e , praticamente, mio fratello passava più tempo con lui che con me. Era un ottimo amico e ballerino: Niall ballava alla Royal Ballet da quando aveva sette anni, più o meno come me. Eravamo andati d’accordo da subito, diventando grandi amici e partner nella danza. Sarebbe stato anche uno di quei fidanzati che tutte quante desiderano al loro fianco, ma nonostante Niall fosse un bellissimo ragazzo con capelli biondi, occhi azzurri e fascino irlandese, non avevo tempo anche per l’amore.
Per quanto fosse triste, era così, sarei rimasta single a vita: Helena Nixon, la zitella di Covent Garden. Probabilmente era così che mi identificavano, i miei vicini di casa.
Scossi la testa, cercando di non pensarci e mettendo sottosopra la mia enorme borsa, alla ricerca delle chiavi del Pub. Ma più cercavo, più una tremenda sensazione si faceva largo nella mia mente: non potevo averle perse, Jean mi avrebbe ucciso. E non dicevo per dire, Jean era un tipo abbastanza distruttivo.
Ma poi ricordai e mi portai una mano alla fronte, maledicendo la mia sbadataggine ed il disordine immane che regnava nella mia testa.
Dannazione, avevo lasciato le mie chiavi da Harry.
 
 
 
 
 
 
Harry Styles era colui che completava la nostra triade: lui e Niall erano i miei migliori, nonché unici, amici. Conoscevo Harry da tutta la vita: era il figlio minore dei migliori amici dei miei genitori, che decisero di farci crescere insieme.  E li ringrazio tutt’ora per quella loro decisione.
Lui frequentava il liceo statale, determinato ad entrare nella facoltà di legge e diventare un avvocato prestigioso. Era un ragazzo molto ambizioso e nonostante amasse divertirsi in maniera non sempre legale, era un ottimo studente, forse il migliore del liceo ed i suoi voti erano sempre altissimi. Harry sapeva farti innamorare di lui, con le sue battute divertenti e quel suo modo di essere gentile con chiunque. La sua fidanzata Madeline, forse l’unica ragazza che potevo considerare mia amica, era la persona più fortunata del mondo, ad averlo accanto.
Anche lui mi dava spesso una mano con Jj insieme a Niall, e senza di loro non so tutt’ora come avrei fatto. Probabilmente mi sarei uccisa, lasciando completamente solo il mio fratellino, per cui dovevo loro la vita.
Harry abitava nello stesso quartiere del Pub in cui lavoravo, il Lucky Strike, di cui era un assiduo frequentatore, quindi non ci misi molto ad arrivare a casa sua. Riconobbi la Mini Cooper un po’ malandata del suo amico e compagno di scuola Liam Payne al cui dava ripetizioni. Fortunatamente non persi tempo al citofono, dato che una signora che doveva abitare nel condominio di Harry stava uscendo proprio in quel momento. Così ne approfittai e salii velocemente cinque piani di scale, arrivando finalmente al suo appartamento.
Mi sentivo morire, per quanto avevo corso, ma non avevo tempo di riprendere fiato. Così, suonai con insistenza il campanello di casa Styles, iniziando a battere sul pavimento del pianerottolo con una converse, impaziente.
Dannazione ad Harry, perché ci metteva così tanto?
Quando la porta si aprì, ero così nervosa ed in ritardo che non resistetti dall’ urlargli contro, senza neanche accertarmi che fosse stato lui ad aprire.
“Ma che diavolo stavi facendo? Sono già le sei meno un quarto e sai bene che avrei dovuto essere al Lucky almeno venti minuti fa!”
Ma quando mi trovai davanti due paia di occhi diversi da quelli di Harry, mi maledissi in tutte le lingue del mondo per essere stata così cretina.
 
 



 


Bonjour
ciao a tutti, sono ancora qui, ebbene sì.
viva le rime, amici
allora, parlando alle lettrici della mia Skinny Love: lo so che vi avevo promesso un seguito, ed arriverà, ve lo prometto.
per quanto riguarda questa stora: ispirazione dell'ultimo minuto, spero che l'inizio vi piaccia..
quanto meno per ciò che avete capito, insomma, so che questo prologo è un pò confusionario..
ma spero per lo meno che il personaggio di Helena, interpretato dalla bellissima ed unica Cara, vi sia chiaro
per il resto niente, nei prossimi capitoli capirete meglio..
lascio i commenti a voi
love you all
Simo.





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