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Autore: Feel Good Inc    01/05/2008    4 recensioni
Si voltò di scatto e sollevò la spada all’altezza degli occhi, contrastando appena in tempo un colpo di pugnale diretto alla sua testa. Si alzò e tenne la spada contro il coltello, ma non sentì il misterioso nemico arretrare. Quando le due lame si abbassarono, consentendogli di guardare in faccia l’avversario, Shaoran si ritrovò a ricambiare lo sguardo di due occhi di una stupefacente tonalità di verde.
Una ragazza...

[ Dal capitolo 4 ]
L'ombra della guerra oscura il Regno da molto, troppo tempo. Ma c'è qualcosa che può far tornare la luce.
Un cavaliere lo cerca, una guerriera lo difende, una Principessa ha preso la decisione che determinerà la differenza tra la vita e la morte del Regno.
Due adolescenti uguali e diversi, senza bei ricordi e senza sogni piacevoli, in un viaggio impossibile, attraverso segreti e bugie e cose non dette, potranno forse trovare se stessi. E la luce di Aamyan potrà finalmente brillare...
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Li Shaoran, Sakura Kinomoto, Tomoyo Daidouji | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Aamyan degli Elfi

Ecco pronto il quarto capitolo. Come prima cosa saluto e ringrazio vivamente Evans Lily (troppo buona, troppi complimenti, più del solito! Ebbene sì: dal titolo troverai la risposta alla tua domanda…), Sakura182blast (grazie come sempre, sorellina, mi ha fatto molto piacere il tuo commento!) e Pikki SakuraChan (come ti capisco, anch’io ho un sacco di problemi con la rete! Comunque sono contenta che la mia storia ti piaccia e mi piacerebbe sentirti anche su MSN, che ne dici?).

Adesso, come sempre, vi auguro buona lettura!

 

 

Aamyan degli Elfi

 

4

Incontri

 

Shaoran cavalcava senza posa. Non riusciva più a ricordare l’ultima volta in cui si era fermato a riposare o a mangiare un boccone. Aveva con sé una bisaccia ancora mezza piena, e aveva appena finito di metter mano alle provviste, senza nemmeno scendere di sella. Non sapeva neanche lui perché fosse tanto ansioso di giungere presto alla meta.

Era in viaggio da una settimana circa. Il giorno in cui aveva visto Clow per l’ultima volta e lo aveva sentito raccontare ai bambini della città la storia dello Specchio degli Elfi, subito dopo essere tornato alle scuderie a preparare il suo cavallo, era partito senza guardarsi indietro. Dopo un paio di giorni aveva varcato il confine, evitando i posti di guardia dei suoi conterranei: si era sentito un disertore, un traditore della patria; non aveva detto nulla della sua partenza che sapeva di fuga ai suoi compagni d’armi, né alla Principessa Meiling, alla cui scorta era stato recentemente assegnato. Ma sapeva che era giusto così, e se doveva essere considerato un disertore, poco importava, perché lui non si sentiva più in grado di servire nessuno, nemmeno se stesso.

Costeggiando il fiume si era dunque inoltrato nella Terra della Luce. Non si era aspettato di vedere nulla di diverso rispetto alla propria terra, e in effetti le poche persone che aveva incontrato avevano gli stessi sguardi spenti, le stesse mani sporche di sangue, le stesse diffidenze degli abitanti della Terra del Buio. Lo spettro della guerra produceva su tutti gli stessi inconfondibili effetti. Ancora una volta aveva evitato i luoghi in cui era più facile incontrare soldati o cavalieri, ma si era tenuto alla larga anche dagli occhi curiosi dei contadini. Quando il fiume aveva svoltato a sud con un lungo braccio esteso fin quasi all’estremo confine del Regno, Shaoran aveva proseguito verso est, nella trepidante attesa di vedere stagliate all’orizzonte le lontanissime chiome della Foresta degli Elfi.

Era ormai passato il crepuscolo, e la luce che rischiarava il suo cammino proveniva unicamente dalle stelle, quando Shaoran fermò il cavallo e smontò per proseguire a piedi, sgranchendosi finalmente le gambe, in cerca di un posto dove passare la notte.

Camminava lentamente, cercando di riabituarsi alla sensazione di tenere i piedi a terra dopo la lunga cavalcata. Si sentiva sfinito, fisicamente e interiormente.

Dove lo avrebbe portato quel viaggio? Possibile che stesse davvero seguendo le orme di uno Specchio in grado di realizzare i desideri degli animi puri? Ma lo avrebbe mai trovato? E chi avrebbe potuto usarlo? Mille domande senza risposta gli turbinavano nel petto, togliendogli quasi il respiro.

Cercò di scuotersi e di allontanare quei pensieri. Al momento doveva solo preoccuparsi di dover passare un’altra notte all’addiaccio. Si mosse con più decisione, tirando dolcemente il cavallo per le redini, finché gli sembrò di vedere una debole luce, lontana tra gli alberi. Cautamente, si diresse in quella direzione.

 

Sakura ingoiò un pezzo di carne di daino e si soffermò con lo sguardo su Tomoyo.

«Sei sicura di non volerne assaggiare?»

La ragazza che non era umana le sorrise e scosse la testa.

«Ti ringrazio, ma gli Elfi non tollerano di nutrirsi di carne animale. Gli animali sono creature come noi, e non potremmo mai nemmeno pensare di ucciderne uno, figurarsi di mangiarli. Ma so che la tua razza la pensa diversamente, e ancora una volta rispetto le scelte di chi è diverso da me e dalla mia specie.»

Sakura abbassò lo sguardo sulla sua cena, a disagio. Scuotendo la testa, addentò un altro boccone e lo masticò assaporandolo a fondo, osservando la Dama degli Elfi intenta nella preparazione di uno strano intruglio di erbe e radici commestibili e frutti raccolti lungo la strada, e rallegrandosi in cuor suo di non essere vegetariana.

Era passato solo un giorno da quando aveva incontrato Tomoyo, eppure aveva l’impressione che lei la conoscesse da sempre. Sembrava leggerle dentro con estrema facilità, e più di una volta Sakura si era chiesta se gli Elfi non potessero anche leggere nel pensiero. E quegli occhi… Quegli occhi avevano l’indubbia capacità di stregarla. Che fosse per questo che aveva deciso di accompagnarla?

Perché davvero Sakura ancora non riusciva a capire come avesse potuto lasciarsi convincere. Lei era totalmente indifferente al resto del mondo, perché era sempre stata sola, in opposizione all’insieme del mondo circostante; era così disinteressata e neutrale che non sentiva nemmeno il bisogno di voler tentare di guardare il proprio riflesso nello Specchio degli Elfi e desiderare la fine della guerra, né tanto meno di esprimere un qualsiasi altro desiderio. Eppure a quella fanciulla che governava un popolo misterioso e sapeva tutto di lei, finanche ciò che lei stessa ignorava, non aveva saputo dire di no. E forse era proprio questo che l’aveva legata a Tomoyo, il fatto che lei la conosceva, e il fatto che si stava dirigendo in quella che, come aveva appena scoperto, era la terra delle sue origini. O forse c’era dell’altro?

Sakura scrollò le spalle mentre terminava la sua cena. Aspettò che anche Tomoyo si fosse rifocillata con il suo cibo, prima di accoccolarsi contro la grossa radice d’albero su cui era stata seduta, cercando una posizione per addormentarsi.

All’improvviso sobbalzò, alzandosi di nuovo a sedere, attenta.

Dei passi si avvicinavano tra gli alberi, con suoni lenti e pesanti. Stivali. E zoccoli di cavallo.

Sakura si voltò verso Tomoyo e vide sul suo viso la sua stessa attenzione. Le fece segno di tacere, poi si alzò silenziosamente, spense le ultime fiamme del fuoco che aveva acceso per cuocere il daino e andò a prendere Tomoyo per un braccio, nascondendosi con lei in un intrico di cespugli.

Attesero in silenzio.

 

Shaoran fermò il cavallo e si guardò intorno. Il bagliore che aveva intravisto e seguito era scomparso. Fece ancora qualche passo e presto si accorse che la luce delle stelle colpiva i resti di un piccolo falò.

Si avvicinò lentamente e ispezionò il posto con lo sguardo. Qualcuno doveva essersene andato di lì da poco. Si chinò accanto ad una robusta radice di un albero, e in quel momento i suoi sensi addestrati dal campo di battaglia percepirono un movimento. All’erta, finse di concentrarsi sul fuoco spento, ma i suoi occhi erano chiusi, la mano contratta sulla spada nel fodero appeso alla cintura, tutto il corpo teso per capire da quale direzione provenisse il… qualcosa.

D’un tratto, ebbe la netta consapevolezza di una presenza.

Si voltò di scatto e sollevò la spada all’altezza degli occhi, contrastando appena in tempo un colpo di pugnale diretto alla sua testa. Si alzò e tenne la spada contro il coltello, ma non sentì il misterioso nemico arretrare. Quando le due lame si abbassarono, consentendogli di guardare in faccia l’avversario, Shaoran si ritrovò a ricambiare lo sguardo di due occhi di una stupefacente tonalità di verde.

Una ragazza…

Shaoran si tirò indietro di scatto. La giovane che lo aveva attaccato gli fu di nuovo addosso, puntandogli alla gola quello che si rivelò essere un coltello da caccia, e si fermò con il viso vicinissimo al suo, guardandolo con furore.

«Mai abbassare la guardia, straniero», gli soffiò sul volto.

Shaoran scoprì di avere il respiro ansante. Non si mosse, non reagì in alcun modo, e forse approfittando di questa sua mancanza di reazione la ragazza lo spinse contro l’albero, con sorprendente energia, continuando a tenerlo a portata di lama.

«Chi sei?», disse ancora. «Ci stavi seguendo?»

Senza distogliere gli occhi dai suoi, Shaoran spostò lentamente il braccio di lei. Stranamente, la ragazza non fece resistenza. Sembrava perplessa, ma decisa a non darlo a vedere.

«Non ti ho mai vista prima», mormorò il cavaliere. «Non so nemmeno con chi sei. Come potrei avervi seguito, chiunque siate tu e i tuoi compagni?»

La sconosciuta lo fissò furente. Shaoran la osservò. Doveva avere la sua età; aveva corti capelli castano chiaro e vestiva come una guerriera. Eppure il suo sguardo non era quello di una persona che conosceva la guerra… Era troppo vivo.

«Non hai risposto alla mia prima domanda, straniero. Chi sei?»

Shaoran incontrò di nuovo quegli occhi verdi. E guardandoli, non riuscì a non essere sincero.

«Un cavaliere della Terra del Buio.»

L’espressione di lei fu attraversata da un breve lampo di sorpresa, poi rimontò la collera. Brandì di nuovo il coltello, mirandolo alla sua faccia.

«Quand’è così, non sei il benvenuto qui nella Terra della Luce.»

«Fermati, Sakura.»

Shaoran non aveva idea di chi avesse parlato. Vide la giovane guerriera immobilizzarsi, poi voltarsi verso un punto imprecisato alla sua destra, e seguendo il suo sguardo scorse una seconda fanciulla, il cui colorito diafano e il cui vestito bianco sembravano riflettere la luce di tutte le stelle del mondo.

La nuova arrivata si avvicinò alla ragazza e le abbassò il braccio armato di coltello, poi guardò Shaoran. Il giovane si sentì stranamente smascherato da quello sguardo, come se andasse ad indagargli fino in fondo all’anima.

«Cosa cerchi lontano dal tuo esercito, cavaliere della Terra del Buio?»

Shaoran la guardò, poi tornò a guardare la guerriera. Erano due adolescenti come lui, e non c’era motivo di mentire, loro non potevano costituire una minaccia… E poi quegli sguardi, quegli sguardi non meritavano bugie…

«Va bene, ve lo dirò. Cerco gli Elfi.»

Le due si scambiarono uno sguardo, e Shaoran non seppe decifrare quel che si dissero con quella breve occhiata.

«Una ricerca difficile», disse poi la ragazza vestita di bianco, tornando a guardarlo. Nella penombra, sembrava quasi sorridere. «Me ne domando il motivo…»

Il cavaliere andò di nuovo con gli occhi dall’una all’altra. Non sapeva perché, eppure sentiva di potersi fidare di loro, di poter parlare liberamente. Sospirò, si appoggiò all’albero alle sue spalle e cominciò a parlare senza più guardarle apertamente in viso.

«È una storia lunga. Sappiate solo che sono venuto a conoscenza di un… uno Specchio, appartenente alla Principessa degli Elfi… Si dice che se un Essere Umano riuscisse a guardare il proprio riflesso in quello Specchio potrebbe realizzare il proprio desiderio più grande, o qualcosa del genere. E io… Io so di non esserne degno, e non mi aspetto nemmeno di poter parlare con gli Elfi, ma… Ma se solo si potesse… Vorrei solo che tutto questo finisse… Vorrei che il Regno possa conoscere la pace che per troppo tempo gli è stata negata.»

Calò il silenzio. Fu la voce della guerriera a romperlo.

«Siamo al corrente di quella storia. Ma tu, un cavaliere, dedito alla guerra, perché mai dovresti volere la pace?»

Shaoran sollevò il viso e incontrò i suoi occhi. Parlò con voce vibrante di sentimenti repressi ma mai spenti.

«Credimi, non c’è altro che io voglia a questo mondo. Sono un cavaliere, è vero, ma non ho esitato a voltare le spalle alla mia condizione, non appena mi si è presentata questa… strada… questa speranza. Non posso più sopportare le battaglie e il sangue e il fatto che il mio destino sembra essere già tracciato perché deciso da altri. No, io voglio cambiare le cose. Puoi non credermi, se vuoi, ma è così. E non so nemmeno perché ora sto qui a cercare di spiegarlo a due sconosciute.»

La giovane dagli occhi verdi sosteneva il suo sguardo, ma la sua espressione non mostrava più la collera di poco prima. Era evidente che si stava chiedendo chi fosse mai quel cavaliere di un paese nemico che era arrivato all’improvviso con una storia non totalmente detta di ricordi e paure.

Poi la ragazza con il vestito bianco prese la compagna sottobraccio e si rivolse a Shaoran.

«Perdonaci, cavaliere, ma io e la mia amica dobbiamo parlare. Ti prego di aspettarci.»

Shaoran rimase a guardarle allontanarsi, due sconosciute con cui si era aperto senza esitazioni, due ragazze che probabilmente non avevano idea di ciò che lui provava davvero ogni volta che pensava allo Specchio degli Elfi. Sospirò di nuovo e rimase così, con le spalle all’albero, gli occhi persi nel cielo della notte piena dei suoi fantasmi.

 

Sakura si fermò e si voltò a guardare Tomoyo.

«Io e la mia amica dobbiamo parlare?», sbuffò. «Però, convincente.»

Tomoyo la ignorò e, sporgendosi tra gli alberi dietro i quali si erano fermate, guardò il giovane cavaliere.

«Che ne pensi, Sakura?»

Lei sbuffò di nuovo e si mise al suo fianco, sbirciando a sua volta il ragazzo dagli occhi e i capelli castani.

«Penso che ci sta nascondendo qualcosa. Innanzitutto, non è un po’ troppo giovane per essere un cavaliere?»

«A volte il valore non ha nulla a che vedere con l’età.»

«Va bene, come vuoi. Ma il fatto che si stia dirigendo alla tua Foresta da solo non è normale. Solo, niente armatura, niente difese… Insomma, uno non può farcela così, con un viaggio totalmente improvvisato. Secondo me c’è sotto qualcosa. Magari ha tutt’altre intenzioni. Ad ogni modo, io dico che dovremmo liberarcene.»

«Ah, davvero? E cosa intendi fare? Ucciderlo?»

Sakura non rispose. Continuò a guardare il ragazzo; il cavallo che aveva lasciato poco distante gli si era avvicinato, e ora lui, rinfoderata la spada, gli accarezzava lentamente il muso. Aveva l’aria di una persona che non ha nulla e che per questo non ha paura di mettersi in gioco e di continuare a perdere. Le ricordava un po’ se stessa…

«Sakura», mormorò Tomoyo, «guarda i suoi occhi. Ti assicuro che quel ragazzo non mente. Se lo guardi, puoi capirlo anche tu. Odia la guerra, e vuole farla finita, ecco tutto. Il suo animo è davvero puro.»

Esasperata, Sakura si voltò verso di lei.

«E allora? Noi che cosa dovremmo fare? Dargli lo Specchio? Senti, solo ieri mi hai chiesto di aiutarti a distruggerlo. Mi hai detto che ormai genera solo altra violenza, che non vale la pena continuare a sperarci. Non mi dire che è bastato questo… sconosciuto dal cuore puro per farti cambiare idea!»

«Non ho detto questo, infatti.»

«Ma…?»

«Ma…» Tomoyo distolse gli occhi dal cavaliere della Terra del Buio e la guardò con aria sognante. «Ma voglio dargli una possibilità. Mi fido di lui. Ascolta: gli diremo che gli Elfi si sono trasferiti a nord, dagli Angeli, e che anche noi stiamo andando lì. Gli proporremo di viaggiare insieme…»

«Cosa

«… E arrivati a destinazione, vedremo se il suo cuore si sarà dimostrato tanto puro da poter usare Aamyan. Altrimenti, distruggeremo comunque lo Specchio, quando sarò convinta che non c’è più alcuna speranza perché l’Uomo possa averlo.»

Sakura la guardava sconcertata. Dopo un breve silenzio, sospirò e scosse la testa.

«Io proprio non ti capisco. Hai bisogno di portartelo dietro fin lassù? Non puoi semplicemente capire già da ora se è degno o meno di ciò che intende fare?»

«Sakura, non è questo il punto. Io vedo ogni merito in quel ragazzo, e del resto credo che chiunque possa leggerglielo nell’espressione. Ma l’Uomo è una creatura complessa. Il più delle volte cambia per un nonnulla, perché vede diverse opportunità che lo conducono alla stessa meta attraverso percorsi differenti… Gli Esseri Umani che finora hanno tentato di avvicinarsi ad Aamyan erano animati tutti da intenzioni nobili e sincere, ma poi la sorte li ha mossi a suo piacimento… Io posso osservare e comprendere l’animo umano, ma non posso prevedere il futuro. Non sono in grado di vedere fino a che punto quel giovane manterrà la sua purezza di spirito, e se e quando si lascerà invece scivolare in una strada più facile da percorrere, sporca del male, come tanti hanno fatto prima di lui e come tanti faranno ancora.»

Sakura si portò le mani alle tempie, esausta. Tutto questo era troppo, per lei. Di solito non doveva preoccuparsi che di sopravvivere; ora, invece, si sentiva spossata da mille pensieri da fronteggiare, segreti da mantenere, enigmi da capire. Sospirò di nuovo.

«E va bene. Facciamo come vuoi tu.»

 

Shaoran aveva gli occhi chiusi, la guancia contro il collo caldo e vivo del suo cavallo, una mano aggrappata alla sua criniera come ad un’ancora di salvezza, l’altra affondata nella tasca dei larghi pantaloni. Si sentiva totalmente sperduto, lanciato in un viaggio insensato, spogliato di fronte a persone mai conosciute prima e illuso in un’aspettativa troppo grande e misteriosa. Forse non era stata una buona idea svelarsi così con le due estranee che aveva incontrato sulla sua strada. Forse stava facendo una sciocchezza dietro l’altra. I ricordi che il racconto gli aveva evocato alla mente, i duri e vividi motivi del suo disprezzo per la guerra, non contribuivano a dargli coraggio…

Percepì i passi leggeri delle due ragazze che tornavano ad avvicinarsi e aprì gli occhi.

Sembravano così diverse. L’una così impetuosa, l’altra così tranquilla. Eppure entrambe erano riuscite in qualche modo a farsi strada nella breccia eretta intorno alla sua memoria, inducendolo a mostrare le sue più remote debolezze.

Le due si fermarono. Shaoran vide che la guerriera dagli occhi verdi si riallacciava il coltello in vita, senza guardarlo.

«Cavaliere», disse l’altra fanciulla, «noi sappiamo qualcosa che tu non sai.»

Neutro, Shaoran spostò lo sguardo sul suo viso candido quanto il suo abito.

«Gli Elfi che tu cerchi non vivono più nella Foresta.»

Il ragazzo sentì che il cuore gli saltava un battito. Si allontanò dal cavallo e dall’albero, concentrandosi su di lei.

«Lo Specchio di cui parli ha causato molte lotte, molte brame, e gli Elfi si sono allontanati da tutto questo e dalla Terra della Luce, dirigendosi a nord, nella regione abitata dagli Angeli. Ed è proprio lì che noi due siamo dirette.»

«Voi…» Shaoran la guardò confuso. «La terra degli Angeli? Esiste davvero? Credevo fosse solo una leggenda per spiegare le origini dello Specchio…»

«Oh, no, niente affatto.» La ragazza sorrise, e la tensione intorno a loro sembrò allentarsi. «Anche noi, come te, cerchiamo un modo per sfuggire all’ombra della guerra, e intendiamo conferire con gli Elfi. Crediamo nella tua sincerità, e vorremmo offrirti di viaggiare insieme.»

Sbalordito, Shaoran guardò da lei alla guerriera. Era quello il motivo di tutto quel mistero? Cercavano di capire se potevano fidarsi di lui?

In quel momento, la ragazza che aveva cercato di ferirlo si voltò a guardarlo. Occhi verde giada. Sotto il suo sguardo, Shaoran provò l’assurda sensazione di gettarsi nel vuoto.

«Per me sarebbe un onore», mormorò in risposta, senza distogliere gli occhi dalla guerriera.

 

L’aria della notte era divenuta rapidamente fredda. Sakura accese un altro fuoco e rimase a lungo accosciata accanto alle fiamme, scaldandosi le mani. Poco lontano, Tomoyo era già profondamente addormentata. Sakura sospirò tra sé, chiedendosi se l’idea della Principessa elfica si sarebbe rivelata determinante, se c’era ancora un qualche diritto di sperare in Aamyan e in un animo puro. Quel pensiero la indusse a voltarsi verso il ragazzo.

Il cavaliere adolescente era seduto contro la stessa radice vicino alla quale lei stava cercando di addormentarsi appena prima di incontrarlo. I riflessi del fuoco infiammavano di riverberi i suoi capelli castani e sembravano cancellare le ombre nei suoi occhi, che sembravano irrimediabilmente distanti, anche se erano fissi su di lei.

A disagio, Sakura si allontanò dal fuoco e appoggiò la schiena all’albero, piegando le gambe tra le braccia.

«Non hai bisogno di dormire, guerriera?»

Si voltò a guardare il ragazzo. Certo che ne aveva bisogno, avrebbe voluto rispondergli; se solo lui avesse smesso di guardarla con tanta insistenza…

«Non molto. E nemmeno tu, a quanto vedo.»

Finalmente lo vide distogliere lo sguardo. Lo aveva messo in difficoltà, e ne provò un’inspiegabile, intima soddisfazione, che però scemò subito. Lo sconosciuto sembrava tormentato da demoni impossibili da evitare.

«Il tuo nome è Sakura, vero?» Lui parlò senza guardarla. «Ho sentito la tua amica chiamarti così… mentre cercavi di uccidermi.»

Di nuovo a disagio, Sakura si limitò ad annuire.

«Lei si chiama Tomoyo», disse, preferendo parlare di altri che di se stessa.

Il cavaliere si voltò, con un’espressione di sottile meraviglia.

«Come la Dama degli Elfi…»

Sakura avrebbe voluto schiaffeggiarsi per la propria imprudenza. Cercò di uscirne con un’alzata di spalle.

«La sua famiglia è sempre stata affascinata dagli Elfi», buttò lì.

«Capisco…»

«Qual è il tuo nome, straniero?»

Per la prima volta, lui le rivolse un mezzo sorriso.

«Shaoran.»

 

 

 

Beh, direi che come primo incontro tra i nostri eroi è un po’ rocambolesco, eh? Ma vedrete, da qui in poi ne accadranno davvero delle belle… Alla prossima!

   
 
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