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Autore: workinprogress    25/11/2013    5 recensioni
[Katniss/Mr. Everdeen] [Accenni Katniss/Peeta]
Capivo sempre le cose che mi spiegava mio padre, ma questa, fra tutte, mi rimaneva oscura. Casa mia era sempre stato l'unico posto al mondo in cui mi ero sempre sentita al sicuro, e non riuscivo a capire come potesse diventare sede di violenza. Quando lo dicevo a mio padre, mi rispondeva che nemmeno lui ci riusciva.
[Giornata mondiale contro la violenza sulle donne]
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Mr. Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un sorriso in più


Sono cresciuta circondata dai racconti che circolavano nel Distretto 12. Erano mormorii, poco più che sussurri, ma narravano una realtà che non mi era mai stata familiare.

Mio padre me li ha sempre spiegati, anche se adesso capisco che ha celato alcuni aspetti alla bambina che ero. Credeva che fosse importante che io conoscessi ciò che mi stava attorno, soprattutto se si trattava una minaccia.
Era un argomento che non si affrontava spesso nel Distretto, ma tutti lo conoscevano. Non si potevano ignorare a lungo i lividi sul volto delle giovani donne, il passo tremolante che nascondeva il dolore, e non si poteva continuare a lungo a credere a scuse che non reggevano.
Non circolavano molte testimonianze, ma quelle azioni erano come le miniere: nascoste ai nostri occhi, estese per chilometri. Giacevano sottoterra, ma tutti sapevamo che si trovavano lì.
Capivo sempre le cose che mi spiegava mio padre, ma questa, fra tutte, mi rimaneva oscura. Casa mia era sempre stato l'unico posto al mondo in cui mi ero sempre sentita al sicuro, e non riuscivo a capire come potesse diventare sede di violenza. Quando lo dicevo a mio padre, mi rispondeva che nemmeno lui ci riusciva.
Ricordo ancora le sue mani: grandi, forti, da minatore. Mai l'ho sentito o visto avere un comportamento verso di noi che non fosse dettato dal più genuino amore di un padre verso le figlie, e di un marito verso la propria moglie.
Non riuscivo a capire come fossero possibili altre realtà. Il mondo in cui vivevamo, Panem stessa era talmente piena di livida violenza, talmente satura di crudeltà gratuita. Perché peggiorare ancora la situazione? Perché farsi altro male?
Ero ancora molto giovane quando è morto mio padre, e nonostante tutto mi ha sempre fatto capire che si preoccupava per me e si augurava che avessi una vita felice, che potessi evitare di finire nelle mani sbagliate, nella casa sbagliata.
Non lo ricordo bene quanto vorrei, ma alcune delle sue parole mi sono rimaste impresse dentro e so che non potrò mai dimenticarle.
Devi essere tu a decidere la tua vita, Katniss, mi aveva detto una volta. Io ti sosterrò sempre, ma c'è una cosa che devo chiederti di fare. Non per me, per te. In qualunque modo vorrai passare la tua vita, rispetta te stessa, e scegli qualcuno che faccia lo stesso.
Non ho mai potuto decidere veramente della mia vita, e so che questo renderebbe profondamente triste mio padre. Dopo la sua morte non ho avuto l'occasione di plasmare con cura la ragazzina dodicenne che ero nella donna in cui sarei voluta diventare. Sono cresciuta bruscamente, senza piani né direzioni, trasformandomi in una ragazza scontrosa e diffidente che non assomigliava alla bambina che una volta ero stata, curiosa e solare sotto uno schermo di riservatezza.
Poi sono arrivati gli Hunger Games, e la situazione mi è rapidamente sfuggita di mano. Le minacce di Snow, l'Edizione della Memoria, la guerra, il depistaggio di Peeta, mia sorella.
Devi essere tu a decidere la tua vita, Katniss.
Quella frase mi è tornata in mente tante volte, durante gli ultimi anni. Mi ha tormentato a lungo, finchè non ho capito che c'erano delle scelte che potevo ancora chiamare mie.
La mia spezzata, distrutta adolescenza sarebbe sempre stata un capitolo fondamentale della mia vita, ma pur sempre un capitolo. Forse non sarei mai riuscita ad andare veramente avanti, a superare lo scoglio della perdita e del dolore, ma dovevo fare almeno un tentativo.
Lo dovevo a mio padre, e lo dovevo a me stessa.
Vorrei poter dire che adesso il Distretto è diverso, che viviamo in una pace perfetta, ma non è così. La differenza è che adesso ci stiamo impegnando a fare in modo che i veri crimini vengano puniti.
Gli insegnamenti di mio padre sono sempre andati oltre la caccia: erano lezioni di vita. In tutti questi anni ne ho fatto tesoro nei miei ricordi sbiaditi, finchè non ho capito che era il momento di metterli in pratica.
Io avevo avuto una figura come lui che si era occupata di me, seppur nel breve tempo che gli era stato concesso, e volevo offrire la stessa possibilità a chi non era stato altrettanto fortunato.
Tra le altre strutture del Distretto abbiamo aperto un centro di accoglienza, aperto a chiunque ne abbia bisogno. Spesso mi ritrovo a dare una mano, piccole cose, soprattutto lavori manuali, ma è sufficiente per rendersi conto che funziona. Tentiamo di aiutare persone con problemi di ogni tipo, e qualche volta vedo comparire una signora con il volto molto simile a quello delle donne di cui mi parlava mio padre.
E ogni livido in meno, ogni sorriso in più che scorgo nei volti del Dodici è un'onda che riporta in superficie le parole di mio padre, perché adesso è questa la direzione che stiamo cercando di dare a Panem.
In qualunque modo vorrai passare la tua vita, rispetta te stessa, e scegli qualcuno che faccia lo stesso.
Con il passare del tempo, ho cercato di seguire il suo consiglio. Ho capito che la vita va avanti nonostante tutto, e così anche noi. Ogni anno vado alla ricerca di un sorriso in più nel Distretto, e di una scintilla in più sul mio viso.
Ho smesso anni fa di sopravvivere. Ho scelto di ricominciare a crescere, e di farlo insieme alla persona che amo.
Non so cosa penserebbe mio padre vedendomi ora, ma mi piace pensare che sarebbe fiero di me.


_______________


Buonasera a tutti, lettori.
Questa storia non ha niente di speciale, perchè è stata scritta nei ritagli di tempo tra una lezione e l'altra e durante i viaggi in autobus. Non ha un particolare pregio artistico nè probabilmente un vero e proprio senso all'interno del fandom.
Il punto è, e spero che sia passato, che volevo veramente scrivere qualcosa da poter pubblicare stasera. Per chi non lo sapesse, oggi, 25 novembre, è la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. La mia storia non rende giustizia ad una simile ricorrenza, ma non volevo nemmeno lasciarla passare così.
Non serve che parli dell'importanza di questa giornata e di ciò che significa, perchè credo che il tema parli da solo. Ci tengo solamente a sottolineare che con questa storia vorrei soffermarmi sulla lotta contro ogni tipo di violenza - su uomini, donne, bambini. Ciò che conta è che alla base di ogni rapporto dovrebbe esserci il rispetto per gli altri e per noi stessi.
Un abbraccio a tutti, e un particolare affetto per le persone che in questo momento avrebbero bisogno di essere scaldate da un sorriso in più.
Vi siamo vicini con mille di quei sorrisi.
workinprogress


  
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