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Autore: Fuuma    02/05/2008    1 recensioni
Non chiamarmi più. Non guardarmi più. Non parlarmi più. Se lo farai… Ti Ucciderò.
Sarebbe stato meglio affondare i propri artigli nel morbido seno di Ichigo e strapparle il cuore personalmente perché, quando lui le disse quella frase, fu perfino peggio. Fu come ucciderla senza neppure averla toccata.
Masaya Aoyama l’aveva lasciata.
Voi non avete bisogno di quell’umana, Mio Signore. Voi avete già me.
Era un sorriso zuccherino di quelli che si trovano solo nei sogni; quando le labbra si posarono sulle sue riuscì per un fuggevole attimo a sentire il dolce sapore del miele e poi, cadde in terra.
Il sorriso di quel piccolo albino aveva il dolce piacere del peccato intriso di veleno.
Smettila di pensare a lui. Non ti merita. Accorgiti di me. Guarda me. Ama me!
Voleva solo abbracciarla. Voleva solo baciarla. Voleva solo far l’amore con lei e rimanere insieme per l’eternità. Voleva solo Amarla…
La sola esistenza di Ichigo Momomiya lo aveva lasciato senza fiato.
Lo sai qual è il tuo più grande difetto? La stupidità. Ecco cosa ti porterà alla morte.
Lo odiava. Provava un’insana rabbia nei suoi confronti ogni qualvolta la sua figura si stagliava davanti a sé. E più lo odiava, più desiderava rivederlo, insultarlo, minacciarlo… sfiorarlo anche solo con lo sguardo…
Kisshu era la sua ossessione.
[RyouxIchigo – MasayaxIchigo – KisshuxIchigo – Masayax??? – Kisshux???]
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoyama Masaya/Mark Aoyama, Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Ryo Shirogane/Ryan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: End of Time
Serie: Tokyo Mew Mew
Capitolo: Side Story -01-
Rating: Nc-14
Pairing: //
Note: Sono secoli che non prendo in mano questa fic, questo pomeriggio mi sono decisa a rispondere alla mail di Miya in cui mi proponeva la sua idea per il nuovo personaggio, e non so come mi è venuta l'ispirazione per questo capitolo. Non è considerato un vero e proprio capitolo della fic perché si tratta più che altro di una side story, di una storia a parte per introdurre per l'appunto la new entry^^. Mi è uscito strano e -manco a dirlo- non centra nulla con l'idea che moooolto inizialmente, mooolto tempo fa, avevo per portare avanti la fic. Pazienza. Va bene anche così, tanto chi lo sa quando mi deciderò a scrivere e postare nuovi capitoli>_>""...

Per i fan di Ryou e di Ichigo mi spiace ma in questa side story non compariranno, per i fan di Kisshu idem con patate v_v e per i fan di Masaya-kun, wè, fatevi sentire che non voglio esser l'unica ç_ç! Ah, comunque non compare neppure lui XD! C'è solo il nuovo pg, totalmente inventato e totalmente sotto il mio ©, almeno per ora, perché non è detto che in futuro, quando lo delineerò meglio non prenda spunto da quello che mi è stato suggerito da Miya XD!

Note aggiuntive sul capitolo: Allora, il capitolo si ambienta nove mesi prima dell'inizio di tutta sta faccenda del ritorno di Kisshu, del coma di Masaya e dell'arrivo del piccolo adorabile albino*_*"... e termina portandosi in avanti di soli sei mesi. Il che, facendo un paio di calcoli significa che la "telefonata" della tizia (leggete e capirete v_v) avviene più o meno tre mesi prima dell'inizio di sta fic. Claro? No? Ma chi se ne frega*_*!

Buona lettura.


Side Story

.Bornt from Egg.

.Nine months ago.
Silenzio.
Immobilità.
Freddo.
Non respiro.
Acqua.
Buio.
Solitudine.
Non vedo niente.
Insensibilità.
Bolle.
Nulla...
Non sento niente...
SVEGLIATI!

- E' un sogno... Sto sicuramente sognando. -
Quando Saki Imura vide quel che stava accadendo decise arbitrariamente di star sognando o, se non altro, di star avendo una visione, una di quelle convincenti, ma sicuramente poco probabili.
- Guarda tou-san, sta nascendo! -
Quando Mai Imura vide quel che stava accadendo decise arbitrariamente che quella ragazza stava nascendo.
Proprio così.
Una ragazza in tutto e per tutto, quindici anni d'apparenza, non dovrebbe nascere. Dovrebbe svegliarsi. Dovrebbe alzarsi. Dovrebbe uscire da un coma, se proprio vogliamo.
No.
Lei stava a tutti gli effetti nascendo.
O, perlomeno, il meccanismo era lo stesso.
Erano da poco passate le due e mezza del mattino quando quello strano affare precipitò nel giardino di casa Imura, provocando un solco di quattro metri d'altezza. Eppure non si ruppe. Fece un gran fracasso, tanto da svegliare tutto il vicinato e toglier il fiato Soichiro, quel dannato cane rompiscatole che, per la prima volta, non ebbe neppure il coraggio di muover un muscolo per abbaiare. Paura. Tanta.
E quando la piccola Mai saltò giù dal suo caldo lettuccio infilandosi le grosse ciabattone bianche e pelose dalle buffe sembianze di coniglietti, correndo fuori sul giardino, la boccuccia si spalancò a formare una "o" per poi chiamare a gran voce il padre. Saki Imura.
Anche lui saltò giù dal letto, sicuramente più allarmato di una bambina di sette anni che poco poteva saperne di quel che accade nel mondo, solo che non perse tempo a infilare le ciabatte, non infilò la vestaglia e neppure si guardò intorno; di corsa impugnò la fidata mazza da baseball e si precipitò in soccorso alla sua adorata Mai, per proteggerla da qualsiasi malintenzionato potesse aver causato le sue urla.
In effetti la scena si dimostrò più buffa di quel che sarebbe dovuta essere.
- E quel... quell'affare che cos'è?! -
Quell'affare era un uovo.
Esattamente.
Un enorme uovo di vetro, circondato da ermetiche chiusure in un metallo argenteo, che racchiudeva al suo interno del liquido amniotico in cui, lo intravide, si trovava un corpo.
Qualcuno urlò.
Ci volle qualche secondo perchè Mr. Imura capisse che si era trattata della sua voce.
Mai fece per avvicinarsi al solco che quell'Uovo-Capsula, o qualsiasi cosa fosse stato, aveva provocato. Voleva toccarlo. Voleva vedere meglio cosa conteneva perchè, a dirla tutta, era convinta si trattasse di un enorme uovo di pasqua, di quelli dove nascono i pulcini però! E quello doveva essere un pulcino bello grosso date le dimensioni.
Due metri, centimetro più, centimetro meno, e quando la parte superiore iniziò a rompersi, un rumore acuto e fastidioso risuonò per la via.
Insopportabile.
La piccola e suo padre furono costretti a tapparsi le orecchie.
Il povero Soichiro, dotato di un udito migliore, abbaiò talmente forte che perse la voce e, in seguito, svenne per il dolore.
Le auto parcheggiate lanciarono nell'aria il grido del loro antifurto e qualche vicino maledisse tutto ciò che gli capitò a tiro, Buddah e tutte le divinità che gli vennero in mente.
Poi, di colpo, tutto smise e fu di nuovo silenzio. Un assurdo silenzio, irreale, mentre dita sottili e affusolate, molto simili a zampe di ragno, si protesero verso il cielo e due braccia si mostrarono uscendo dal liquido amniotico in cui erano prigioniere. Seguì un busto, le gambe ed infine il corpo nudo di una ragazza, completamente bagnato ed infreddolito, venne alla luce senza pudore.
La pelle era liscia e pallida, di un candore molto simile a quello di un Fantasma Errante.
I fianchi erano stretti e le gambe lunghe, il ventre piatto ed il viso dai lineamenti morbidi.
Non aveva un seno prosperoso, tutt'altro, e proprio per questo nessuno -in un'occasione diversa da questa- le avrebbe dato più di quattordici o quindici anni.
Aveva capelli di un colore strano.
Non erano castani.
Non erano corvini.
Non erano rossi.
Forse potevano sembrare biondi, ma non sarebbe stata la definizione adatta.
I suoi capelli erano di un biondo sporco, di un oro spento, di un giallo cupo.
I suoi capelli avevano il colore di un Sole Morto.
Si arricciavano in boccoli ora tutti appiccicosi a causa del liquido amniotico e non arrivavano neppure alle spalle. Incorniciavano un visino giovane che, non appena riuscì a portarsi alla luce flebile di una luna ancora alta nel cielo, aprì i suoi occhi per mostrare iridi vacue e senza alcuna espressioni.
- Tou-san, perchè quella ragazza è senza vestiti? - domandò Mai, puntando il dito piccolo e paffuto in sua direzione e tirando il pigiama dell'uomo.
- Non... non lo so... Ma non è sicuro stare qui fuori... - balbettò invece Saki, prendendo in braccio sua figlia e indietreggiando spaventato. Perchè vide altro in quella ragazza, perchè ebbe l'orribile sospetto di esser finito sul set di un film horror e ricordava che in certi casi i personaggi comuni come lui non avevano mai una bella fine.
- Andiamo dentro... Andiamo via... -
Con queste ultime parole abbracciò stretto sua figlia e corse all'interno della casa, barricandosi dentro, chiudendo con una tripla mandata la serratura, spostando a fatica il grosso divano davanti al portone d'ingresso e controllando che ogni finestra e persiana fosse bloccata.
In salvo.
- Tou-san, chi era quella ragazza? Perchè è uscita da un uovo? Perchè aveva quella cicatrice? -
- Mai-chan... è solo un sogno... è solo un sogno... -
Ecco cos'aveva visto.
La cicatrice.
Uno scempio, un marchio, un taglio. Qualcosa insomma che faceva male soltanto a guardarla e che deturpava il corpo esile di quella figura femminile.
Una cicatrice che sul fianco destro ne divorava la pelle aprendosi dall'altezza del seno e incurvandosi verso l'inguine e verso il fondoschiena a formare il vago disegno di due piume.
Ma non erano davvero piume e quello non era davvero un disegno.
Era un ricordo, brutto, pessimo.
Era il segno di una spaventosa bruciatura.
E poi c'erano le orecchie.
Le aveva visto, ne era sicuro.
Quelle non erano orecchie normali, umane.
Gli esseri umani non hanno orecchie a punta!
- Mai... dimentica quello che hai visto... è solo un sogno... -
E forse lo fu davvero un sogno, perchè dopo qualche ora, quando l'alba permise al sole di sorgere in un nuovo giorno, tutto fu di nuovo come sempre era stato e quando, deglutendo spaventato, Mr. Imura fece capolino con il capo fuori dalla porta, ne rimase totalmente spiazzato.
Soichiro abbaiava al solito contro il postino che non aveva nessuna colpa se non quella di consegnare puntualmente il giornale.
La signora Kamimura stendeva i panni, i soliti da che ricordasse, sempre quelle tre lenzuola bianco panna e la tuta da lavoro di suo marito, di un arancione intenso.
Infine nessun solco, nessun buco nel giardino, nessun Uovo o Capsula, o navicella spaziale super tecnologica e super strampalata. Soprattutto, nessuna ragazza nuda con le orecchie a punta e la cicatrice di una bruciatura.
Niente.
Un giorno come gli altri.
- E'... è stato davvero un sogno...? -
Sì.
No.
Chi lo sa.
A Saki Imura andò perfettamente così...

.Six months later.
- Negativo. Nessuno riuscirebbe a raggiungere la Sorgente, per quanto ci abbia provato neppure io ho trovato un modo per accedervi. -
Una voce femminile si spargeva nell'immensità del luogo, lasciando che i suoi echi ritornassero da una parete all'altra riempiendo la stanza.
- Sìssignore, lo so, per questo sono stata incaricata di rimanere a guardia dei Cancelli di Zaffiro. -
Una morbida cascata di boccoli ricadeva sulle spalle esili di una figura dalle forme longilinee e slanciate, sebbene l'altezza non raggiungesse il metro e sessantaquattro o sessantacinque.
- Sto provvedendo. Presto troverò la Chiave. -
Gocce d'acqua trasparente colavano per il corpo e fumo caldo la nascondeva in parte alla vista mentre il corpo era immerso per metà in una fonte d'acqua termale, al centro di un'enorme stanza dalle pareti di roccia bigia ed un soffitto che pareva di vetro. Naturalmente non era vetro. Era ghiaccio e sempre ghiaccio ricopriva in parte colonnati di pietra sistemati ai quattro angoli di quel luogo.
Dita affusolate erano allacciate intorno ad uno strano trasmettitore, senza fili, senza batteria, difficile capirne il funzionamento, difficile anche credere che funzionasse davvero. Eppure una voce gracchiava al di là, dal tono profondo, in una lingua che non era la stessa di quella della giovane.
Perchè lei parlava una lingua umana, giapponese per la precisione, l'uomo o quello che poteva esser tale, parlava invece una lingua mai sentita prima. Aliena.
- Sìssignore, ho saputo che loro si trovano in questo Mondo. Non tema, farò il mio dovere. -
Un sospiro sfuggì da labbra morbide e carnose quando la voce smise di gracchiare dal trasmettitore e la trasmissione venne chiusa.
Poggiò l'oggetto sul pavimento roccioso e lentamente le gambe si portarono ad inginocchiarsi nell'acqua, immergendo completamente il suo corpo, sino a nascondere nel caldo liquido una dolorosa cicatrice che ne deturpava il fianco destro.
- Shir irl'k to ptehkh. - mormorò la sua voce, in un sussurro che flebile si spense poco dopo.
Lingua aliena.
Condanna di morte.
Shir irl'k to ptehkh.
Morte ai Traditori.


.Bornt from Egg.

THE END

   
 
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