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Autore: masked_lady    03/05/2008    1 recensioni
Hook è stato inghiottito dal coccodrillo, ma è davvero morto? E soprattutto, la sua anima è davvero nera? La storia di un uomo affascinante, crudele e senza pietà il cui cuore di ghiaccio sarà scaldato da qualcuno di molto speciale.FINORA NOTO CHE MOLTI LEGGONO MA POCHI LASCIANO RECENSIONI. PER FAVORE, RECENSITE, SIA IN POSITIVO CHE IN NEGATIVO. MI FA PIACERE SE COMMENTATE. BACI
Genere: Romantico, Fantasy, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rivelazioni

Rivelazioni

Trascorsero altri giorni senza che Arabelle si facesse vedere dall’uomo. Giorni in cui egli, anche se lentamente, privato delle cure di lei, era ulteriormente migliorato. Ma nonostante il suo corpo stesse guarendo, la sua mente stava peggiorando. Non sapeva che cosa gli stesse accadendo…era una sensazione così strana, mai provata in tutta la sua vita. Non seppe definirla, ma una cosa era certa: se Arabelle non fosse tornata in quella stanza presto, Hook sarebbe impazzito. Sfortunatamente, ella non si fece viva. Si limitava a lasciare del cibo e dell’acqua per lui dietro la porta della camera, bussando prima di andarsene per far comprendere a lui che il pasto era alla sua portata. Non lo degnava di una parola. Il pirata si era spesso ritrovato a contare le ore all’orologio appeso alla parete, per attendere l’ora del pasto successivo e sperando segretamente di vederla entrare. Non era mai accaduto.

Hook non sapeva che giorno fosse quando decise di prendere in mano la situazione prima di perdere la ragione. Era abbastanza in forze da potersi alzare in piedi, così raggiunse lo scrittoio che si trovava a pochi metri dal letto a baldacchino e vi si sedette. Prese in mano un foglio di carta e una penna a piuma, poi cominciò a scrivere. Dieci minuti dopo, circa, piegò il foglio ed attese. Non dovette aspettare molto, perché erano già le sette e in pochi minuti, sentì i passi della ragazza avvicinarsi sempre di più alla porta. La sentì bussare due volte prima di lasciare a terra il cibo ed allontanarsi. Allora si alzò dallo scrittoio, prese il cibo e al suo posto lasciò il biglietto.

Hai appena fatto una sciocchezza! Che cosa pensi di ottenere? La sua mente era sempre tendente alla sua natura, e di nuovo faceva a gara con la sua coscienza.

Hai fatto la cosa giusta, non temere.

Non è vero. Sono ridicolo, e per cosa poi?

Per la più bella e splendente creatura che abbia mai messo piede nel mondo che non c’è. Non è forse abbastanza?

Forse.

Funzionerà, vedrai.

Non mi interessa in realtà.

Non è vero. Veramente, stavolta Hook non ebbe bisogno che la sua coscienza gli dicesse che aveva appena mentito: se ne era reso conto da solo nel momento in cui aveva pronunciato quelle parole. La battaglia tra la coscienza e la sua indole durò fino a che non si fu seduto sul letto. Fu la coscienza a vincere stavolta.

Mangiò rapidamente ciò che la giovane aveva lasciato per lui, poi si distese nuovamente, piuttosto stanco e in attesa di un qualche segno da parte di Arabelle. Un segno che non giunse. Quando erano ormai le due di notte passate, Hook si addormentò, stremato più dall’attesa che dai dolori. Solo allora Arabelle si avvicinò alla porta della sua stanza e prese il biglietto che lui aveva lasciato per lei. Lo prese tra le mani sentendo un tuffo al cuore, mentre il respiro le si faceva difficoltoso. Lo aprì e trovò alcune righe scritte con una grafia molto particolare, ordinata nel suo complesso, ma dai caratteri non esattamente tradizionali: una grafia degna del suo proprietario.

Arabelle, non sono bravo con le parole, tantomeno con le scuse. Una parte di me pensa ancora di non dovertene, lo ammetto, ma il tuo silenzio mi fa sentire in colpa. Per la prima volta nella mia vita mi sento in colpa. Non mi crederai. Lo so.

Hai ragione, tuttavia: io qui non sono un pirata, tu non sei una prigioniera, come invece forse vorrei fossero i nostri ruoli. E hai ragione quando dici che ho bisogno di te, anche se non è qualcosa che mi piace dover ammettere. Non sono ancora tornato in forze.

Ti do la mia parola che non ti mancherò più di rispetto e la mia parola, sebbene quella di un pirata, è sempre stata onesta e tenuta in grande considerazione da tutti.

J.H.

Appena ebbe letto quelle parole, Arabelle sentì una rabbia incontrollabile invaderla. Da una parte, avrebbe voluto lasciare l’uomo al suo destino, ma il suo cuore non chiedeva altro che poterlo perdonare, e sapeva anche che quella lettera gli era costata molto cara. Per scriverle quel biglietto, Jason Hook aveva dovuto calpestare il suo orgoglio e la sua fierezza, cosa, che, a quanto aveva sentito, non aveva mai fatto per nessuno. Decise, per il momento, di non fare nulla, anche perché a quell’ora avrebbe fatto bene a dormire un anche lei.


La mattina dopo, Hook si svegliò presto, verso le otto, dolente perché evidentemente Aabelle non aveva trovato o forse addirittura accettato le sue scuse. Quando fu completamente sveglio, attese ancora che la ragazza si facesse viva, ma l’orologio suonò le dieci senza che di lei si vedesse l’ombra. Per la rabbia, l’uomo diede un pugno sul letto, proprio di fianco a lui. Sul volto gli si dipinse un’ espressione di rabbia feroce e un secondo dopo aver colpito il materasso, lanciò un grido terribile, in cui si avvertiva tutta la sua rabbia e la sua frustrazione, sentimenti, tra l’altro, che lui stesso non avrebbe desiderato provare.

Alcuni momenti dopo però, si udirono i passi della giovane avvicinarsi. Sentendola venire verso la camera, Hook sussultò di speranza.

Ma perché mi fa questo effetto? Dannazione!

Un secondo dopo che ebbe formulato quel pensiero, vide la porta aprirsi e così Arabelle fece il suo glorioso ingresso nella stanza da letto. Dirlo glorioso era dire poco, in verità. Non solo era bella più che mai, fasciata in un semplice abito di cotone color crema, che le arrivava alle caviglie, avvolgendole il busto con un corpetto aderente e scollato, ma era davvero regale. I suoi passi risuonavano meno del solito, perché al posto degli stivali portava un paio di scarpette bianche, prive di tacco. I capelli erano come sempre sciolti sulle spalle, innaturalmente ordinati in onde fitte e perfette. Il volto era più pallido del solito, ma i suoi occhi lo illuminavano come se fossero stati dei tizzoni ardenti di fierezza. Quella ragazza era nobile nell’anima.

Il battito cardiaco del pirata accelerò notevolmente, tanto che sembrava che stesse per uscirgli il cuore dal petto.

« Arabelle… »

« Ti ho sentito gridare » lo interruppe lei.

« Si » fu la risposta idiota di lui, che non sapeva cosa altro dire.

« Stai male, forse? Le ferite hanno ricominciato a sanguinare? » Non c’era traccia di preoccupazione nella sua voce e questo fece più male di una coltellata al pirata.

« No. Sto bene. »

Rimasero a fissarsi alcuni istanti, Arabelle eretta e altera come una regina, mentre Hook non riusciva a staccare gli occhi dai suoi. In realtà, il suo istinto di uomo gli comandava di percorrere con gli occhi, almeno, il bellissimo corpo di lei, che non aveva mai visto con un abito femminile, ma i suoi occhi erano come una calamita per lui. Più attraenti di qualunque forma.

« In questo caso… » Disse lei, girandosi e facendo per andarsene di nuovo. Fece appena tre o quattro passi quando Hook non seppe resistere e la chiamò.

« Aspetta! »

Lei si fermò subito, però non si voltò a guardarlo, rimanendo di spalle.

« Non andare via. Non lasciarmi qui di nuovo. » Non era una supplica, perché il feroce pirata non sapeva supplicare. Non ancora almeno.

« Non ne vedo la ragione. » rispose lei. « Sei quasi guarito, e poi, cosa mai potresti fartene di una sgualdrina nella tua condizione? ».

« Non hai letto il mio messaggio? » le chiese lui, sospettoso. Lei era ancora di spalle e Hook non sopportava l’idea di non poterle guardare il volto, di non poter decifrare le emozioni in quei occhi di tempesta.

« L’ho letto. » sussurrò lei « ma non basta a far sì che io dimentichi »

« VOLTATI DANNAZIONE! » Stavolta l’uomo non potè impedirsi di gridare. Arabelle non si mosse, se non qualche momento dopo, quando l’eco dell’urlo di Hook si fu spento nella stanza. Era calma, innaturalmente calma mentre si voltava. Lo fece, in più, con una lentezza esasperante. Quando furono di nuovo faccia a faccia, il pirata recuperò il controllo della sua voce, prima di parlare di nuovo.

« Non mi hai creduto, vero? ».

« Forse. »

« Forse non è una risposta, Arabelle! » Si pentì amaramente per aver pronunciato quelle semplici parole con un tono duro e privo di sentimento, come era abituato a fare, del resto. Infatti, aspettò che lei lo fulminasse con lo sguardo e che uscisse offesa per l’ennesima volta dalla camera.

Ma non successe.

Al contrario, L’espressione ferita e orgogliosa, distaccata della ragazza, cedette rapidamente il posto ad un sorriso. Hook ebbe un tuffo al cuore: era il sorriso più bello che avesse mai visto. Era un sorriso sincero, non provocante e malizioso come quello delle sue donne abituali, né infantile come quello di Wendy Darling, la sciocca ragazzina innamorata del suo acerrimo nemico. Era un sorriso sincero, che le illuminò il volto, facendole brillare i superbi occhi marroni. Hook rimase attanagliato, stupito, da quella reazione, l’unica a cui, probabilmente, non era preparato. Si era immaginato furia, rabbia, offesa, anche grida e insulti, ma non un sorriso. Non un sorriso così bello e disarmante?

Non farmi questo, Arabelle! Non farlo! Oh ma che dico? Sorridi sempre così, fa che ti possa vedere sempre come ora.

Ma che ti prende? Sei uscito di senno?

Non lo so. Ma quella di prima è la verità.

Al sorriso, seguitò una breve risata sommessa,che sconvolse maggiormente l’uomo, se possibile. Arabelle fece due passi avanti, verso il letto di lui.

« Allora, dopo tutto, dicevi il vero. » Non avrebbe potuto essere più enigmatica. Hook si rasserenò nel sentire che gli credeva, ma non comprese cosa avesse potuto farle cambiare idea da un momento all’altro.

« Come lo hai capito? » le domandò, pervaso dalla curiosità.

Arabelle sorrise di nuovo, anche se meno intensamente di prima. Lo guardò dritto negli occhi e si avvicinò ancora.

« Caro capitano, » sospirò « mi pare di capire che non te ne sei neppure accorto, ma mi hai chiamata per nome. ». Era la verità. Era vero anche che non se ne era reso conto. Hook assunse un’espressione veramente buffa, tanta era la sua sorpresa. Si riprese presto, però, troppo preso dal sorriso della giovane, che ora era ancora più vicino a lui.

« Dimenticherò il tuo insulto solo se mi giuri, ora di mantenere la parola che mi hai già dato nel messaggio. » disse poi lei, tornata seria.

Hook deglutì « Lo giuro. » disse solennemente. Arabelle tornò a sorridere.

« Grazie, Jason Hook. » Sospirò nuovamente « ora, per favore, permettimi di abbassare la guardia, almeno per poco tempo. ».

Il suo tono era così dolce che in quel momento il pirata se ne sentì ammaliato. Forse, se gli avesse chiesto così di lasciare ferito il castello nero, che era di sua proprietà, in più, lo avrebbe fatto. Era come ipnotizzato.

« Non capisco. » fece lui.

« Mi spiego: conosci la mia storia, almeno in parte, perciò sai che non posso mai smettere di guardarmi le spalle. » Qui Hook annuì impercettibilmente in segno di comprensione « Almeno fino a che i nostri ruoli non saranno ristabiliti, almeno quando sono con te, fa in modo che non debba temerti. Ultimamente non mi capita spesso di poter parlare con un essere umano senza che quello mi ricatti o aspiri a qualcosa da me. »

Anche se non lo diede a vedere, il pirata rimase molto colpito dalle parole della giovane. La comprese, inoltre: era stanca, stanca di avere paura e di stare in guardia. Lui la paura non l’aveva conosciuta se non in pochi casi, ma sapeva benissimo cosa voleva dire stare sempre in guardia. Anche sulla Jolly Roger non dormiva mai senza lasciare un occhio aperto e senza tenere una pistola sotto il materasso. Sapeva che vivere così era stancante, a volte.

« Lo giuro, Arabelle. Sarà come desideri. » per un attimo, la ragazza rimase profondamente sorpresa dalla facilità con cui l’uomo le aveva mostrato il suo favore e la sua comprensione. Lo fissò con un vago cipiglio per qualche secondo, scrutando i suoi occhi freddi come per scavare nella sua anima.

« Dici davvero, Jason Hook? »

« Si »

« Grazie! » Fu poco più di un sussurro, ma arrivò al cuore del pirata, incrinando ulteriormente la barriera di ghiaccio che lo ricopriva. Era incredibile come un essere piccolo ed esile, come quella ragazza, potesse incutere soggezione e rispetto ad un uomo terribile e crudele come Jason Hook, che non cedeva nulla a nessuno.

« Ad una condizione! » disse tutto d’un fiato lui mentre Arabelle faceva di nuovo per allontanarsi. A quelle parole, la ragazza lo guardò un po’ stupita ma in attesa che proseguisse. « Desidero sapere chi sei. »

Lei sorrise « Sai già chi sono. ».

« No. » la contraddisse lui « So il tuo nome, come sei giunta qui, ma non so chi sei. »

« E cosa vorresti sapere? » Ora era il cuore della ragazza a battere più forte del normale.

« Vorrei che mi parlassi di te. Non importa cosa dirai in particolare, ma voglio conoscerti. ».

« E come mai desideri conoscermi? ». Arabelle non era sicura di sé, mentre faceva quella domanda, perché lo strano ed inaspettato interessamento di lui l’aveva colpita. L’aveva colpita nel profondo del cuore, perché mai si sarebbe immaginata che lui le rivolgesse una domanda del genere.

Sii sincero, ti prego. Non ingannarmi. La mente di lei gridava ripetutamente quella richiesta, speranzosa di essere esaudita nel suo desiderio di verità.

« Perché sei speciale, ragazza. Nessuno era mai stato capace di tenermi testa e meno che mai di averla vinta con me. Prego inoltre che tu sia la prima e l’ultima ad avere questo potere. » La stava fissando con uno sguardo intenso e penetrante, quello sguardo che era rispettato e temuto da tutto il mondo che non c’è.

Arabelle lo fissò con pari intensità, poi si girò e si allontanò verso la porta della stanza.

« Dove stai andando? » la fermò lui.

Lei si voltò « Vado a prenderti delle bende pulite. » sorrise e uscì.

Tornò circa cinque minuti dopo con in mano della stoffa bianca di cui Hook si domandò la provenienza. Era serena e calma come quando era uscita e nel vederla avvicinarsi al letto, il pirata ebbe un ulteriore sussulto. Ormai cominciava ad abituarsi all’effetto che gli faceva la presenza di Arabelle. D’altra parte, ricordava come si era sentito solo e perso nei giorni in cui lei non si era fatta vedere. In breve, la ragazza si era seduta sul letto, accanto a lui e aveva cominciato a togliergli le vecchie bende. Hook si rilassò immediatamente al tocco delle sue dita piccole e delicate sul suo petto. Arabelle, da parte sua, si rese conto dell’effetto che gli stava facendo e non potè fare a meno di provare un lieve imbarazzo. Come si sentiva minuta in confronto a lui, il cui corpo caldo e ben modellato incuteva paura per la sua imponenza e, suo malgrado, attrazione per la sua bellezza. Brividi sconosciuti pervasero entrambi mentre la giovane sfiorava il taglio profondo sul petto di lui, ormai quasi del tutto rimarginato. Hook non riusciva a staccarle gli occhi di dosso. Era assurdo: l’aveva detestata ed insultata, poi qualcosa in lui era cambiato improvvisamente, anche se aveva tentato di nasconderlo. Infine, la sua lontananza glie la aveva inaspettatamente resa preziosa, quasi cara. Non riusciva assolutamente a spiegarselo.

« Allora, » fu Arabelle a rompere il silenzio « cosa voi sapere? »

« Della tua vita prima di venire qui »

« Della mia vita prima di venire qui. » lo ripetè come un eco, quasi assaporando il significato di quelle parole. « Che dire? Te l’ho detto: ero la sorella di un nobile, la mia vita era sfarzosa e vuota. ».

« Si, ma tu! Tu cosa facevi? »

Arabelle sospirò. « Io trascorrevo le mie giornate a leggere, ricamare e dipingere, mantenendo i rapporti con il resto della buona società parigina. Avevo una dama di compagnia, Eloise, che però non era di compagnia come avrebbe dovuto. » Qui sorrise tristemente, annegando in quei ricordi che sembravano essere mesti e dolorosi per lei.

« Poi? » la incalzò lui.

« Poi…. Poi c’era Philippe. ». Nel sentire quel nome, il cuore del pirata perse un battito, senza neppure sapere di chi si trattasse.

« Tuo marito? » chiese con più tristezza di quanta avrebbe dovuto mostrarne.

Arabelle scosse piano la testa « No, ma lo sarebbe diventato presto. Era il mio fidanzato. ».

A quelle parole un silenzio di tomba piombò nella stanza. Hook sembrava come in trance, mentre lei non riusciva a guardarlo in volto. Era come se quella rivelazione avesse raggelato l’ambiente e l’atmosfera di piacevole intimità che si era venuta a creare. Un silenzio così carico di parole non dette e di domande non poste che sembrava parlasse più di mille discorsi.

« Sei innamorata, dunque » Fu Hook a rompere il silenzio per primo. Il suo tono era noncurante, ma dentro di lui qualcosa gli diceva che non era del tutto indifferente alla risposta che lei avrebbe dato.

Arabelle lo fissò per un attimo prima di rispondere. « No. »

« No? » ripetè un po’ incredulo lui.

« No. Il fidanzamento fu combinato da mio fratello, Enrique. Non ho mai amato Philippe, anche se la sua compagnia era piacevole e si trattava senza ombra di dubbio di un ottimo giovane. E di discreti mezzi oltretutto. ».

Hook deglutì « Raffinato? »

« Si. Raffinato, educato, nobile, ricco e bello. » Arabelle pronunciò quell’elenco quasi mnemonicamente. Il fatto era che suo fratello le aveva detto quelle esatte parole quando le aveva comunicato la sua decisione riguardo l’imminente matrimonio.

« E con tutte queste…. Ammirevoli qualità…. Tu non lo amavi? » stavolta il tono di Hook era davvero incredulo. Infatti, se una qualsiasi delle donne che aveva conosciuto avesse mai incontrato un partito del genere, lo avrebbe certamente amato a prima vista.

« Esatto. »

L’argomento era di gran lunga troppo personale perché potesse esserci una totale mancanza di imbarazzo. Arabelle tenne quasi sempre il capo chino, mentre gli bendava le ferite, senza mai guardarlo in volto. Lui, invece, al contrario, la fissava senza sosta, con il battito cardiaco a mille.

Perché mi fai questo effetto? Perché, Arabelle? Il pirata non riusciva a darsi pace. Doveva capire che cosa era cambiato tanto rapidamente e, soprattutto, drasticamente, in lui da quando quella ragazza era entrata nella sua vita.

« Come puoi vedere, le mie giornate erano piuttosto noiose. » Arabelle provò a cambiare argomento, ma non vi riuscì fino in fondo, perché nella testa di Hook stava ancora rimbombando il nome Philippe. Passarono altri momenti di silenzio, poi la ragazza si alzò in piedi, come animata da una fretta improvvisa.

« Le tue ferite sono molto migliorate. Il taglio che hai sul petto è quasi del tutto rimarginato. Presto sarai guarito. »

Hook non le rispose: era troppo occupato a studiare i suoi movimenti, le sue espressioni. La guardava come se conoscere ogni particolare di lei fosse la sua ragione di vita. Per fortuna, lui stesso non se ne rendeva conto.

« Ti ringrazio. Ti sono debitore. » riuscì infine a dirle.

« No. Non mi devi nulla Jason. » disse lei in fretta « Ricordati che ti sei preposto di uccidermi, quando ne avrai l’occasione. ». Non c’era odio o rancore nelle sue parole, però non c’era dubbio sul fatto che fosse seria. Ricordava perfettamente le parole di lui e le teneva a mente. Le teneva a mente persino ora che avevano raggiunto una specie di tregua.

Hook non seppe cosa dirle a riguardo. Aveva ragione. Perfettamente ragione, ma dirle che non l’avrebbe uccisa, in quel momento, avrebbe significato troppo per lui.

Non potrei mai ucciderti! Lo pensò, ma non lo disse. Forse un giorno lo avrebbe fatto, ma non ora.

« Ora devo andare. » disse lei.

« Dove vai? » le aveva domandato improvvisamente lui, forse con troppo impeto.

« A leggere qualcosa, credo. Giorni fa ho notato che c’è una vasta biblioteca qui al castello. ».

Hook la guardò più intensamente per qualche istante, suscitando la curiosità della ragazza. « Leggi qui! ». Il tono era perentorio, ma il suo sguardo non dava l’impressione che si trattasse di un ordine.

Arabelle era piuttosto sorpresa « Qui? Perché? ».

« Accidenti, ragazza! » esclamò lui « Decidi liberamente, ma non farmi domande! ». Era irritato, ma più con se stesso che con lei. Arabelle lo comprese.

« Va bene. Solo un istante. » Detto questo, sparì dalla stanza per tornare dopo alcuni minuti con un volume abbastanza consumato in mano.

Hook la guardò con attenzione prendere una sedia e posizionarla accanto al letto, in modo che potessero guardarsi, se la situazione lo richiedeva.

« Che cos’è? »

Arabelle sorrise lievemente « È una vecchia leggenda elica, da quanto mi è sembrato di capire. Ho anche visto per caso alcuni elfi quando i miei carcerieri hanno attraccato su un’isola non molto distante da qui. ».

« Leggi ».

La ragazza lo guardò in modo strano. « Vuoi dire…? »

« Si. » fu la secca risposta del pirata.

Arabelle rimase interdetta per alcuni momenti. Poi finalmente si riprese. Aprì il libro alla prima pagina e cominciò a leggere. Ad alta voce.


  
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