Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Norgor    28/11/2013    3 recensioni
« Ho paura, Finnick » sussurrò lentamente, lo sguardo vacuo e leggermente intimorito. Ora scrutava intensamente le soffici nuvolette che piano piano erano comparse sopra di lei, e cercava in tutti i modi di indovinarne le forme più strane.
Stai tranquilla, Annie. Non può succederti nulla di male. Non finché sei protetta. Non finché sei fra le sue braccia.
« Non devi ».

Piccola Fannie senza pretese, frutto di un giovedì da dimenticare.
Finnick & Annie | One shot | Rating verde.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dying is easier than living.


 
  
  

 

I primi bagliori dell’alba sorgente si riflettevano sulle onde cristalline ricche di salsedine e conchiglie alla deriva, mentre le prime rondini mattiniere solcavano il cielo grigiastro in un coro di sordi battibecchi che si disperdevano in lontananza.
  L’unico suono ovattato che le giungeva alle orecchie, spumeggiante schiuma di mare, la faceva sentire finalmente a casa, cullata fra le braccia della brezza rinfrescante, riscaldata da un abbraccio impregnato d’amore.
  I suoi lunghi capelli scuri, sfumature indistinte illuminate dalla luce del sole, le scendevano lungo la schiena accarezzandole le spalle, sparpagliati in un groviglio in preda al vento autunnale. I suoi occhi, dal color dell’oceano profondo, talvolta scrutavano con cipiglio curioso ciò che li circondava, oppure nella maggior parte dei casi si limitavano a chiudersi in se stessi, le palpebre pesanti che facevano da prigione.
  Va tutto bene, Annie? Va bene così? Preferisci restare sola o vedere il mondo? Dimmi, Annie.
  
« Finnick… » la sua voce era poco più di un gemito, poco meno di un sussurro. Il suo tono supplichevole, debole e indifeso come un flebile sospiro.
  Il suo abito scintillava di un alone splendente, mentre i suoi fianchi venivano circondati da due braccia possenti, i muscoli ben visibili e le vene sporgenti. Il suo collo era intriso di un profumo salmastro che urlava libertà e bellezza, e il suo viso dall’espressione sognante poggiato sulla spalla larga e ben piantata.
  « Sono qui » rispose lui, l’eco roco che si disperdeva fra i flutti del mare. Annie accarezzava rapita i suoi ispidi capelli, in balia della tranquillità del momento, persa in un mondo che solo lei conosceva.
  « Ho paura, Finnick » sussurrò lentamente, lo sguardo vacuo e leggermente intimorito. Ora scrutava intensamente le soffici nuvolette che piano piano erano comparse sopra di lei, e cercava in tutti i modi di indovinarne le forme più strane.
  Stai tranquilla, Annie. Non può succederti nulla di male. Non finché sei protetta. Non finché sei fra le sue braccia.
  
« Non devi ».
  « Ho paura della vecchiaia » se ne uscì fin troppo velocemente, come se facesse male sentire il suono di quelle parole, come se potessero in qualche modo ferirla e ucciderla. Le sue mani iniziarono a tremare incessantemente e si strinsero con più decisione attorno a quelle del suo amato, in un intreccio saldo e inseparabile.
  Finnick avvicinò le sue labbra all’orecchio di Annie, mentre lo stridore delle rondini diveniva più insistente. Il suo fiato le solleticava le guance e la faceva arrossire di un porpora così intenso che pareva avvampare a confronto della sua pelle candida come la neve non ancora sciolta.
  « Non ci devi neanche pensare » stabilì dolcemente.
  « Ho paura che un giorno possa svegliarmi con i capelli grigi e le rughe su tutto il viso » scandì lei con voce sofferente, le lacrime che già si riuscivano a scorgere fra le iridi accese. « Ho paura che un giorno possa svegliarmi con le ossa deboli, e che non riesca più ad alzarmi in piedi, e che non riesca più a vedere, e che non riesca più a respirare, e che… »
  Annie aveva iniziato ad annaspare con ritmo pesante e irregolare, il petto che si alzava ed abbassava insieme ai battiti fin troppo rapidi del suo cuore già ricco di fin troppe ferite.
  E se il tuo cuore cedesse, Annie? Cosa faresti? Saresti pronta ad affrontare la vita vera?
  La testa le doleva e pareva trapassata da fitte decise che facevano di tutto per trapanarle il cervello. Le sue orecchie sembravano vittime di grida e ululati assassini che le invadevano la mente e le impedivano di formulare dei pensieri precisi. Muoveva le braccia come se stesse affogando, alla ricerca di un appiglio, ma non trovava niente, non aveva niente che potesse salvarla.
  E se anche il tuo Finnick non ci fosse più? Se tutto ciò che hai vissuto fosse soltanto una mera finzione? E se tu fossi un’invenzione, se non esistessi, Annie? Ci hai mai pensato?
  
Fu quando si accasciò al suolo con spasmi tremanti, che comprese che le urla che aveva udito erano sue. Dove sei Finnick? Perché mi hai abbandonata? Perché mi hai lasciata sola contro tutti? 
  Urlava a squarciagola con le mani fra i capelli, pestando la sabbia e sollevando una coltre di chicchi minuscoli. Non riusciva più a pensare, a trovare un senso a tutto, a capire perché lei fosse lì in quel momento.
  D’altronde, chi era lei?
  Già, chi sei tu, Annie? Perché ti credi tanto importante? Perché pensi che la gente potrebbe accorgersi di te?
  
« I-io… » tentennava con voce spezzata fra un singhiozzo e l’altro, mentre Finnick la prendeva in braccio e cercava di calmarla con parole rassicuranti.
  « Shh… va tutto bene » disse lui, unendo le loro fronti accentuate ad un contatto bruciante. Annie si morse il labbro ferocemente e nel tentativo di riprendere il controllo le sue pupille si dilatarono in un’espressione di pura angoscia.
  Ti arrendi già, Annie? La fai davvero così facile?
  
Finnick la circondò con un braccio e le porse un delicato bacio sulla guancia, il brivido del contatto che lo percorse da capo a piedi. Per Annie fu come ricevere una scarica elettrica, qualcosa di improvviso che le provocò uno scatto e le impose di ritornare in se stessa.
  Perché ti comporti così Annie? Cosa ti ha fatto lui di male? Non lo meriteresti, sai?
  
Un urlo più agguerrito del precedente interruppe il silenzio idilliaco che si era andato a formare fra di loro. Le rondini tubarono indignate e si dispersero in un gracchiare indistinto, le ombre del cielo che si estendevano in un manto oscuro.
  Sei una debole, Annie. Davvero non te ne rendi conto? 
  Le sue unghie affondarono nel terreno sabbioso e vi si incisero come artigli affilati. La fronte aggrottata per il dolore, le lacrime che scorrevano lungo le guance, gli arti che tremolavano sotto la luce soffusa del giorno. Davanti a lei non c’era più un oceano cristallino, bensì  un denso e impenetrabile turbinio di tristezza e disperazione. Davanti a lei non c’erano più le nuvole paffute che adornavano il cielo azzurro, bensì macigni di acuta sofferenza su uno sfondo di pura pazzia. Le sue dita non erano più posate sulla sabbia, bensì immerse nel fango secco e puzzolente che le infastidiva i sensi.
  Smettila di fingere di essere ciò che non sei, smettila. Smettila, Annie!
  
« Annie! » esclamò Finnick in preda alla preoccupazione, mentre cercava di tranquillizzarla con dolci parole. « Annie, guardami ».
  Annie parve trattenere il respiro per parecchi secondi, poi volse lentamente lo sguardo verso di lui, le iridi spalancate e inorridite per qualcosa che solamente loro riuscivano a scorgere.
  « Annie, ritorna in te. Va tutto bene, davvero. Non preoccuparti, ci sono io ».
  Avanti, torna da lui, Annie. Torna ad essere la povera ragazza pazza che sei sempre stata.
  
Con passo tremolante, Annie si rialzò lentamente, sapore di sale che le ricopriva la pelle. Si guardò attorno spaesata, come se non riconoscesse il luogo, come se non riconoscesse lui.
  Come se non riconoscesse niente.
  « Finnick, ho paura » tremolò a bassa voce, i lunghi capelli spettinati che le pendevano sulla fronte e le coprivano un lato del viso, gli occhi invasi di una strana scintilla.
  Finnick se la strinse a sé, protettivo. Affondò il suo volto fra l’incavo del suo collo e respirò profondamente l’odore dolciastro dei suoi capelli. Un mezzo sorriso sorse fra mille lacrime.
  « Sì, Annie, anche io ».


 






 
Tana di Norgor.
Buongiorno! (o forse dovrei dire buonasera, se non buonanotte ._____.)
Oggi mi andava una Fannie quindi ho deciso di buttare giù un paio di righe, ma sono il primo a sapere di aver fatto una cazzata plateale. <3

Voglio che sappiate che ho cercato nel miglior modo possibile di rappresentare la mente di Annie.
Anche lo stile un po' tirato che ho usato per scrivere, l'ho reso apposta per come immagino ragioni la nostra Annie.
Le parti in corsivo sono della sua conscienza, o demenza, o pazzia, o chiamatela come volete.

Anche perché Annie io l'ho sempre immaginata così.
Pazza, perennemente in lotta con se stessa e consapevole che non può vincere.
Concepita in un altro universo rispetto agli altri, incompresa, un po' fuori di testa.

Spero che la suddetta fic sia stata di vostro gradimento e ci terrei molto a sapere cosa ne pensate. (:
Altrimenti grazie mille anche solo a chi si appresta a leggere. <3

Alla prossima, pandas.
Norgor.

 
  
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Norgor