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Autore: martynachiko    29/11/2013    4 recensioni
Complice la notte due amanti cedono alla tentazione del loro amore clandestino. Pentiti, decidono di non vedersi mai più per non ferire i rispettivi partners. Passano gli anni e il sentimento sembra placato, ma un incontro casuale potrebbe svelare una diversa verità.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ti ricordi quell’estate?

Ogni notte a fare l’alba. Le feste sulla spiaggia. Cantare a squarciagola. Il nostro gruppo sempre più numeroso. Poi una sera sulle note di quella canzone i nostri occhi si sono cercati, i nostri sguardi si sono uniti in un tenero abbraccio. E all’improvviso eravamo solo io e te e quell’elettricità che ci attraversava. Riuscivo a sentire il tuo cuore battere forte fare da eco al mio. Hai allungato una mano in direzione del mio volto. Il tuo tocco caldo sulla mia guancia.

Un brivido.

Una carezza lenta, così intensa da lasciare un solco infuocato al suo passaggio. Le tue dita sulle mie labbra. Chiusi gli occhi per contenere quella dolce emozione.

Ricordi?

Se mi sforzo riesco ancora a sentire il calore del nostro abbraccio. Mi stringevi forte-forte annusando i miei capelli. Respirandomi. È stato un attimo, ma il suo ricordo dura una vita.

Non una parola. Nessuna banale parola. Ciò che avevamo da dirci era chiaro ad entrambi.

Complice la notte, quel gesto è rimasto solo nostro. Da quel momento in cui le nostre anime si sono trovate e fuse insieme, i nostri sguardi non si sono più cercati.

La paura.

Paura di mettersi in gioco. Di perdere tutto e dover ricominciare da zero.

Il cuore batteva troppo forte e i silenzi tra noi non riuscivano a celare i battiti impazziti. Pian piano ci siamo allontanati per non ferire le persone che avevamo al nostro fianco. Scegliendo le nostre ferite alle loro.

Dopo tutti questi anni, rincontrarti mi dona un’emozione nuova. Ci salutiamo imbarazzati. Ti racconto della mia vita.
Mi dici che alla fine hai realizzato il tuo sogno: sei diventato un architetto. Mentre gesticoli entusiasta noto la fede all’anulare sinistro.

Hai una famiglia ora.

Mi dici che non sono cambiata di una virgola. Se per questo nemmeno tu sei cambiato. Ho finalmente smesso di fumare, ti congratuli con me. Sorrido, sei sempre il solito salutista. Ti confesso che l’ho fatto solo per il figlio che ho da poco concepito.

Ho una famiglia anch’io, una casa, un lavoro fisso.

Persi nel racconto di tutti quegli anni che ci hanno divisi, i nostri occhi si incontrano di nuovo, come quella notte, ma ora abbiamo la consapevolezza che tutto è passato, la nostra vita è andata avanti. Le ferite che ci siamo inflitti scegliendo di stare lontani si sono ormai rimarginate.

Ma proprio in quel momento, mentre i nostri occhi si stavano abbandonando all’idea che non si sarebbero mai più appartenuti, ti sussurro a bassa voce che a mio figlio ho dato il tuo nome.

 
   
 
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