Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Kahlua    30/11/2013    1 recensioni
[...] « Potter, ti sto dicendo che non ho la minima idea di quello di cui stai parlando. La vostra amichetta si è probabilmente persa in giro per studiare, di sicuro la strega più brillante che Hogwarts abbia mai visto non corre pericoli all'interno delle mura del castello, » concluse con un ghigno.
Potter ovviamente non era convinto; magari la Sanguesporco era la mente del trio, ma probabilmente gli si dava meno credito di quel che meritasse.
Oppure era solo incredibilmente cocciuto.
« Malfoy, non tentare di prendermi in giro. So perfettamente che c'entri qualcosa con la sparizione di Hermione. » Potter sembrava perdere sempre più la pazienza, e Draco avrebbe iniziato a temere per la sua incolumità se non fosse stato... Beh. Potter.
[...]
[Nonostante le premesse, è una Draco/Hermione. Slow build, memory loss, ed una trama che a prima vista sembra essere qualcosa che non è.]
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Mutatio Daphnes

Mutazióne (ant. mutagióne) s. f. [lat. mutatio -onis]. – Atto, effetto del mutare, del mutarsi; cambiamento, variazione. [Fonte: vocabolario online Treccani]






Time to Pretend








Era una notte buia e tempestosa.
O meglio.
Di solito tutte le belle storie iniziano così, ma immagino non sia il mio caso.
Era una notte buia e tempestosa.
La mia non-bravura a raccontare si fa sentire, purtroppo.
Ok, ci riprovo.
E che la storia cominci davvero.

La notte non era tempestosa, e nemmeno buia. La luna piena splendeva nel cielo, ancora più grande del solito dovuta alla straordinaria coincidenza tra plenilunio e perigeo. I suoi raggi rendevano tutto cianotico e lattiginoso, cancellando i colori caldi dal mondo; persino le foglie degli alberi, che in estate diventavano di un verde pieno e lussureggiante sotto quella luce sembravano quasi blu.
I due uomini camminavano adagio, fianco a fianco lungo il sentiero che si inoltrava nella foresta. Nonostante le notti, intorno alle calende di agosto, fossero tutt'altro che fresche, erano entrambi avvolti in delle tuniche lunghe, una argentea e l'altra più scura, con un cappuccio che teneva in ombra i loro volti. Dietro di loro, come su una barella, galleggiava il corpo esanime di una ragazza, mani pallide, piedi nudi e riccioli scuri che sfuggivano all'ombra della tunica.
« Ci siamo », soffiò l'uomo con la tunica argentea, fermandosi sul bordo di una piccola radura erbosa, immersa in una caligine strana per quel periodo dell'anno. Sentì il suo compagno fermarsi vicino a lui, e poi sospirare. « Non sono ancora del tutto convinto di quello che stiamo facendo » sibilò, una nota di biasimo nella voce altrimenti calma. L'uomo dalla tunica argentea scrollò le spalle. « Sai che è l'unico modo. Ed il fatto di essere in uno dei Giorni del Potere, con un plenilunio al perigeo per di più, non potrà fare altro che aiutarci. »
Non aspettò la sua risposta, ed entrò nella radura con passi lenti e misurati. Tirò fuori dalla manica sinistra della tunica un sacchetto di stoffa contenente del sale grosso, con il quale iniziò a tracciare un pentacolo sull'erba bluastra. Non lo chiuse, ma continuò a lavorarci in silenzio, tracciando anche il secondo cerchio intorno al primo, e delle rune poste a distanza regolare l'una dall'altra.
Quando ebbe finito, l'uomo dalla tunica scura vi entrò, facendo adagiare la ragazza esattamente al centro di quell'altare naturale con la bacchetta. « Che la Madre mi perdoni... » borbottò, portandosi fuori dal pentacolo per permettere al compagno di chiuderlo.
Si misero agli antipodi del pentacolo, con il viso rivolto verso la luna piena. Alzarono le bacchette, e poi l'uomo dalla tunica argentea pronunciò la formula.
Un lampo di luce azzurrina, e la ragazza era sparita, lasciando solo delle strie bruciate dove prima c'era il sale del pentacolo.

***

Chiunque abbia conosciuto Eliza Doolittle da quando si è trasferita a Pretoria non ha trovato altro modo per definirla se non otaku, anche se lei si ostina a definirsi una semplice Potterhead.
E
otaku è il modo in cui la chiama affettuosamente Tom, il suo migliore amico, quando lo trascina nella sua stanza al convitto del college per costringerlo ad improponibili maratone potteriane.
E
otaku è anche il modo in cui la chiama Austin, il suo neoragazzo, quando passa le ore sui siti di gossip per scoprire cosa faccia il cast di Harry Potter in ogni momento della giornata.
E
maledetta otaku del cazzo è il modo in cui Sally, la sua migliore amica nonché ragazza di Tom, la stava apostrofando da due giorni. Due giorni nei quali l'ha costretta a saltare l'università per mettersi in coda davanti a Barnes & Noble, nell'attesa che esca l'ultimo capitolo della saga.
Sono le undici e mezza del venti luglio duemilasette, e Sally sta perdendo ore di studio preziose per stare dietro alle fissazioni della sua migliore amica, alla quale non sembrava importare di meno. Sta seduta per terra, sorseggiando un frappuccino dal bicchierone di Starbucks, con i capelli spettinati e l'espressione tesa. « Maledetta otaku del cazzo.
»
Lei si gira, ed abbraccia Austin con una risatina nervosa. « Eddai, Sal, abbiamo fatto queste pazzie anche il mese scorso per quell'aggeggino di Steve Jobs
» dice, e Sally non riesce a credere alle sue orecchie. « Stai veramente paragonando la apple a Harry Potter, Liza?! »
Fortunatamente per i nervi di Sally Tom interviene, posandole due dita sulla bocca « Hai diciannove anni buttati al vento Liz, lo sai, vero?
»
Eliza sbuffa un sottilissimo «
gaan na die hel » e si mette a guardare l'entrata della libreria, come a volerla aprire con la forza del pensiero. Sally ghigna, e le scocca un bacio sulla guancia. « Fok jou, Lizzie, fok jou. »

Eliza ha ancora le lacrime agli occhi per l'emozione di stringere finalmente a sé l'ultimo capitolo della saga. Sa che leggerlo farà male, così come fa male sapere che adesso è tutto finito e non ci saranno altre avventure, e non ci sarà più Hogwarts.
Sa che gli altri non capiscono quella che chiamano un'ossessione, e così non ha mai neanche provato a spiegare per bene come mai a leggere quelle avventure lei si senta a casa. Lì, tra gente che non sa neanche cosa sia un motore di ricerca o un cellulare, e che per fare tutto usa la bacchetta magica.
Sorride, e si volta verso Austin, che, armato di santa pazienza, l'ha riaccompagnata a casa. « E se salissi, Aussie? »
dice, e lo vede ridacchiare a quel soprannome che lo fa sentire straniero. « Per stare lì a vederti leggere Liz? »
Gli si avvicina, seducente, passandogli un dito sul profilo. « La tua presenza sarebbe un incentivo a farmi chiudere il libro prima del dovuto, lo sai. » Stavolta lui ride apertamente e scuote la testa, guardandola di traverso. « Mrs Van Hallen ti farà già il culo così, Lizzie, non serve che tu tenti di nascondere anche me. »
Eliza sbuffa e scende dalla macchina, la sigaretta già tra le labbra, occhieggiando preoccupata alla portineria dove la temibile guardiana notturna sarebbe stata pronta a farle dimenticare di avere una vita sociale. Austin la raggiunge, e lei gli sorride seducente. « Però domani quando torniamo da Johannerburgh ti voglio tutto per me, sappilo. » gli dice, decisa, e si accende la sigaretta prima di baciarlo con trasporto. Gli sorride sulle labbra e « ti prometto che non farò nottata a leggere il libro, Aussie » mormora, quasi facendo le fusa. Lui le dà un buffetto sulla testa, ammonendola con lo sguardo. « Fila in camera Liz, ti mando un messaggio quando sono a casa. »

« … E se ti trovo ancora una volta fuori dalla tua stanza a quest'ora puoi scordarti di rimanere qui, signorina! » Eliza non ha un buon rapporto con Mrs Van Hallen. A dirla tutta, Eliza la odia e non capisce veramente come può una come lei avere la fede al dito.
Aspetta di sentire i suoi passi allontanarsi nel corridoio, poi esce sul balconcino con il libro ed un pacchetto di sigarette. Si siede per terra, accende una luce da campo che i genitori le hanno lasciato portar via dal Maasai Mara e che tiene sempre fuori, per leggere la notte.
Sospira, e si accende una sigaretta, accarezzando distrattamente il dorso del libro. Non sa se lo vuole leggere realmente, e non sa se è pronta a lasciar andare tutti quei personaggi, quelle
persone che l'hanno fatta emozionare per tanti anni, che le sono rimaste accanto come nessun essere umano in senso stretto ha saputo fare.
Si fa coraggio ed inizia a sfogliarlo. Quando legge la dedica a forma di saetta le spuntano le prime lacrime, e l'unica cosa che riesce a farle coraggio è il pensiero di Sally che, sigaretta dietro l'orecchio, la prende bonariamente in giro per quella sua
innocua passione.
E così, col pensiero della migliore amica in testa che le fa compagnia, si immerge nell'ultima lettura, sentendo già il dolore del distacco.

Se una cosa era certa, era che che i vividi occhi azzurri di Albus Silente non l'avrebbero mai più trafitto.

Eliza sbatte le palpebre un paio di volte, la sigaretta ormai consumata tra le dita ed un'espressione scioccata sul viso. Si alza e rientra nella stanza, senza curarsi di chiudere la porta-finestra, visto che venti gradi il trentun luglio son tanti, a Pretoria. Raggiunge la piccola libreria che sembra voler scoppiare, da tanti tomi che porta addosso, scorre febbrilmente con le dita i dorsi dei libri.
Harry Potter and the Halfblood Prince è riposto vicino a Vergogna, e lei storce un po' il naso non vedendolo al suo posto insieme agli altri della saga. Lo prende, e si butta di peso sulla poltrona a fagiolo della sua stanza; sta iniziando a risentire delle due giornate passate all'aperto davanti alla libreria, ed avverte una grande stanchezza che dallo stomaco si irradia verso tutti gli arti periferici.
Inizia a sfogliare il libro dalla fine, cercando la scena della morte di Silente. Vuole rileggerla per capire se può esserle sfuggito qualcosa, perché i conti non le tornano per nulla, e anche perché spera di rimandare la fine in questo modo.
Gli occhi le si chiudono, e sfoglia distrattamente le pagine del libro, pensierosa. Sorride al rivedere i primi capitoli, con la scena del treno in cui Malfoy rompe il naso ad Harry. Oh, ma se fosse stata lei al suo posto sicuramente non si sarebbe fatta beccare perché lei è più brava a non farsi scoprire, quante volte l'ha fatta sotto il naso a Mrs Van Hallen dopotutto. Se ci fosse stata lei sicuramente...
Gli occhi le si chiudono definitivamente, e fa appena in tempo a pensare che dovrebbe chiudere la porta-finestra oppure gli spifferi le faranno venire un torcicollo allucinante.
Poi, il buio.

***


Non si era aspettata che la poltrona a fagiolo potesse essere così comoda, di sicuro; certo, aveva fatto infiniti tornei alla PlayStation con Tom stravaccata sulla stessa, ma dormirci... Non aveva né torcicollo né mal di schiena, e si prospettava una giornata magnifica. Si stropicciò gli occhi, poi fece ricadere la sua mano, scostando leggermente il piumone dal corpo.
Un momento... Piumone?
Eliza si alzò di scatto, aprendo gli occhi. Buio.
Si trovava in un letto, alquanto comodo a dire la verità; allungò le mani avanti, poi di lato, e scoprì che il buio pesto era dovuto ad una pesante cortina di quello che sembrava velluto, messa tutto intorno al letto.
Un letto a baldacchino?
Doveva essere un sogno: nel velluto si annidavano migliaia di milioni di acari, e lei non aveva ancora starnutito. Senza contare che a Pretoria la temperatura non permetteva mai di usare un piumone; non viveva nella città con più ore di sole all'anno per dimenticarsi queste cose.
Incuriosita, si fece strada a tentoni tra la cortina di velluto, finché un'apertura non le permise di guardare il posto nel quale si trovava.
Eliza Doolittle era sempre stata presa in giro per la fantasia che dimostrava nei suoi sogni; in genere raccontava di voli sul dorso di lunghi draghi cinesi, o di isole volanti sul Mar d'Izabella, che danzavano sulle note di Edith Piaf, così, quando vide semplicemente la stanza circolare di un dormitorio, all'inizio ne fu quasi delusa.
Poggiò la mano sul piumone, sentendone distrattamente le cuciture
Come faceva un sogno ad essere così particolareggiato?
e si guardò meglio intorno, tentando di carpire indizi sul posto dove si trovava.
La stanza era illuminata debolmente da una decina di candele messe in punti strategici, e riusciva a vedere altri quattro letti a baldacchino, chiusi ed immobili. Si udiva un leggero russare proveniente dal letto vicino al suo, e fuori iniziava ad albeggiare.
C'era un orologio al muro, che segnava le quattro e un quarto; sotto, una foto con cinque ragazze sorridenti, che... Si muoveva.
Era un sogno, era solo un sogno.
Cinque letti, con ai piedi cinque bauli semi disfatti, cinque mobili da toeletta, cinque comodini, cinque armadi con su cinque specchi, e solo due porte, una delle quali con appesa una graziosa scritta: “Bagno”
Incredibile, stava sognando di essere ad Hogwarts. Represse una risata, per evitare di svegliare le compagne; senza dubbio si trovava a Gryffindor, anche perché nessuno sarebbe stato così perverso da non arredare il dormitorio secondo i colori della casa. Sorridendo leggermente, andò in bagno per farsi una doccia.
Lo specchio le restituiva la sua immagine dopo una notte di nervosismo assoluto: i capelli, che portava corti, si presentavano così sparati che se avesse tentato di farlo lei con la lacca probabilmente sarebbero venuti peggio; inoltre, come pronosticato da Austin, aveva due occhiaie gonfie e profonde che le arrivavano agli zigomi: neanche in sogno era clemente con sé stessa.
Si improvvisò ballerina davanti allo specchio, canticchiando una di quelle chansons françaises che le piacevano un sacco, poi notò cinque accappatoi appesi ordinatamente vicino ad una cabina doccia abbastanza grande.
L'acqua uscì subito calda, stupendola piacevolmente. Si infilò sotto il getto e si tappò le orecchie, ascoltando il rumore delle gocce sulla testa.
Si stava insaponando quando udì dei passi strascicati all'interno del bagno, seguiti da uno sbadiglio alquanto rumoroso. Una sua compagna, probabilmente.
Ma in un sogno, non dovrei già sapere come si chiamano?
Si strofinò forte i capelli, facendo l'indiana, mentre, a giudicare dal rumore – dall'assenza di esso – la sua compagna doveva essersi seduta da qualche parte. Si bloccò quando le giunse la sua voce.
« Non solo ti alzi alle quattro, ma ti dimentichi anche di prendere qualcosa per asciugarti. » il tono era leggero, divertito, con qualche traccia di stanchezza. Era una voce piacevole, si ritrovò a pensare Eliza.
« Ehm... Sì, non ho la testa al posto giusto. » la sua voce era suonata un po' incerta, e per poco non sobbalzò quando un accappatoio le venne appeso alla cabina doccia. Sorrise, anche se l'altra non poteva vederla : « Grazie »
Sentì una risatina: « Ma che grazie e grazie: mi hai fatto svegliare così presto, mi devi un grosso favore »
Non rispose, si sciacquò velocemente: aveva voglia di vedere chi era la sua compagna. Probabilmente quello che stava facendo era un sogno lucido, e voleva goderselo fino in fondo.
Prese un respiro profondo ed uscì dalla doccia, avvolta nella spugna; seduta sul ripiano del lavabo, una ragazza bassa e con le fattezze decisamente indiane la guardava a metà tra il divertito ed il minaccioso.
Calì Patil?
Faceva dondolare leggermente le gambe, ed in mano aveva un barattolino di crema ed uno smalto azzurro fluorescente.
« Ben svegliata, ex-Prefetto Granger ».









Parlo un po' io.
Eeeee... Ecco qui la versione del prologo mezza rivedutaeccorretta. Non so, non mi soddisfa molto, e probabilmente ha un sacco di cose ancora da sistemare. Sto meditando se unirla al primo capitolo e far capire un po' di più rispetto a quattropaginequattro di word, un po' risicate, senza dubbio.
E nulla, pubblico per staccare un po' dallo studio, ma sicuramente ci sono un sacco di errori che ho tralasciato; se ve ne accorgete, vi prego di farmeli notare cosicché io possa fustigarmi con un gatto a nove code e seppellirmi per la vergogna.
Ed ovviamente grazie per essere arrivate/i fin qui, spero vorrete andare avanti anche con i prossimi capitoli. Da parte mia posso dire che ne vale la pena, ma ovviamente il giudizio finale spetta a voi.
Ahora, i riferimenti nel misero prologo, mgh :3

  • Era una notte buia e tempestosa. Ovviamente si tratta di Snoopy, no? (­Non devo dirvelo veramente, vero? D:)

  • Ho dato al rituale un bel po' di caratteristiche di un rituale neopagano. Questo perché, visto che JKR parla espressamente di Yule Ball nel quarto libro (e Yule è una delle otto festività, o Giorni del Potere, della Ruota dell'Anno neopagana) ho voluto dare al magico mondo di HP una connotazione un po' più adulta e mistica. La data in questione è Lughnasadh/Lammas, festa del raccolto. La Madre dell'invocazione è la Dea Madre, visto che i neopagani credono che la divinità creatrice sia femminile.

    Cito l'iphone all'inizio. Wiki mi dice che è uscito proprio nel 2007, quindi l'ho ficcato lì :3

  • Gaan na die hel: andate a quel paese/all'inferno. Fok jou: fottiti/vaffanculo. In afrikaans. Da precisare come in realtà io non parli l'afrikaans, e tutte le conoscenze che ho in realtà derivino dall'ascolto prolungato degli Antwoord (e forse è per questo che conosco solo parolacce, ehm), che vi consiglio caldamente di ascoltare. Sono fichi, yo.

  • La riserva naturale del Maasai Mara sta in Kenya, dove i genitori di Eliza lavorano come zoologi. Per le loro figure mi sono ispirata a Mark e Delia Owens, che mi colpirono molto quando, ormai otto anni fa credo, lessi Il grido del Kalahari, esperienza autobiografica. E consiglio vivamente la lettura.

  • Vergogna è un libro di John Coetzee, scrittore sudafricano che ha vinto laqualsiasi (nobel per la letteratura compreso). Lettura non propriamente leggera, ma anche questa vale la pena. Lo so, sto diventando pesante, ma tanto 'ste cose non le legge mai nessuno...

  • Il Mar d'Izabella è il mare che circonda le tredici isole di Abarat nell'omonimo libro di uno dei miei scrittori di genere preferiti, Clive Barker. Giuro che è l'ultimo libro che vi consiglio di leggere... Per ora, mgh. (però seriamente, vale la pena, quell'uomo è un dio per quanto mi riguarda)

  • Infine, il titolo del prologo è anche quello di una canzone dei MGMT.

Importante, nota onomastica: visto che traduzione la studio, mi sento in dovere di fare quantomeno un paio di precisazioni sul perché i titoli dei libri (e delle Case) sono in inglese, pentre Calì si chiama Calì e non Parvati, e Silente non si chiama Dumbledore.
Detesto la traduzione che la Salani ha fatto della saga. E detesto il fatto che JKR sia una persona per nulla disponibile con i suoi traduttori (al contrario, per dire, di Umberto Eco, che fa di tutto perché la traduzione di un suo libro sia
target oriented e perfettamente fruibile in ogni lingua) e in anni di Harry Potter non abbia mai dato indicazioni precise su cosa volesse – salvo poi arrabbiarsi perché Dumbledore era diventato Silente.
Comunque.
Un qualcuno che mi traduce
locket con lucchetto (=padlock) per quanto mi riguarda è degno del rogo. E quindi le sue traduzioni non sono degne di essere utilizzate.
Voglio dire, ma
perdio, bastava google translate! E meno male che tradurre dovrebbe essere un mestiere. O, se è per questo, la revisione di una traduzione (che va fatta una prima volta con testo a fronte, e non lo dico io, lo dice gente laureata).
Povera Italia.

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Kahlua