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Autore: She loves writing    30/11/2013    4 recensioni
"Ho sempre avuto la tendenza a minimizzare, perché come si fa a spiegare a qualcuno che ti senti sbagliata?
Che ti senti costantemente fuori luogo, tagliata fuori, insignificante?
Ci ho provato, ma mi sono resa conto che sarebbe stato inutile.
Non mi avrebbero capito."
-Autumn leaves.
(Mini-long)
Genere: Romantico, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Ed Sheeran
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 3.


 
And you can stay with me forever or you could stay with me for now..


C’era stato un periodo nella sua vita di cui Aileen non aveva parlato con nessuno.
Un periodo in cui sarebbe bastata una parola a rimettere tutto a posto, parola che non le era mai arrivata.
Sapeva che non era l’unica a sentirsi così, che erano una miriade di adolescenti a passare in questa fase, eppure non era mai riuscita a superarlo.
Aveva creduto di esserselo lasciato alle spalle nel momento in cui aveva finalmente chiuso con la scuola, ma il peso di ciò che aveva passato continuava a tormentarla.
Quando aveva cominciato a leggere il diario di Vanessa, si era tutto più alleggerito.
Lei non pensava più di tanto al suo passato e quest’ultimo non veniva a farle visite così pesanti.
Quando poi aveva cominciato ad uscire con Ed, tutto le sembrava aver preso la piega giusta, il suo passato era scomparso dalla sua mente e gli incubi che aveva di notte erano spariti con esso.
Per questo non si spiegava come fosse possibile che in una sola giornata tutti i suoi pensieri sembravano essere tornati a focalizzarsi su quello.
Quando Ed l’aveva riaccompagnata a casa, dopo pranzo, lei era andata a correre, per scacciare quei pensieri che già dal tragitto in macchina avevano cominciato a perseguitarla. Ma non era servito e quando era tornata a casa ad ora di cena, dopo essersi fatta una lunga doccia, si era chiusa in camera senza toccare nemmeno una briciola di cibo.
Allungò la mano fino al comodino, afferrò il diario di Vanessa e si soffermò qualche secondo sulla copertina, prima di aprirlo.



“19 agosto 2012

L’ultima volta che ho aperto questo diario avevo promesso di parlare della mia storia, ma non l’ho fatto.
In questi tre giorni ho continuato a vedere Ed e più passa il tempo, più mi sento in colpa.
Non dovrei uscire con lui. Perché si sta affezionando a me, ed io a lui e questo non va bene.
Ne soffriremo entrambi, lui più di me forse e non posso, non voglio permetterlo.
Ma allora perché non riesco ad allontanarlo?
Perché ogni volta che lo guardo negli occhi e lui mi sorride il mio cuore muore e rinasce una volta in più?
E’ anche vero che lui si comporta così.. dannatamente bene con me che mi è impossibile respingerlo.
Sai oggi cosa mi ha detto?
Mi ha chiamato stamattina chiedendomi se avessi da fare e quando gli ho detto di no, mi ha chiesto di passare da lui, dal momento che non si sentiva bene e non poteva uscire.
Sarò anche stupida, ma non ho esitato un secondo a dirgli di si quindi, seguendo le sue indicazioni, sono andata a casa sua. 
Quando ho bussato, mi ha aperto avvolto da una coperta e con il naso rossissimo. L’ho preso in giro almeno un milione di volte per questo, oggi.
Alla fine ha sbuffato e ha cominciato a farmi il solletico. Abbiamo passato una giornata stupenda e alla fine siamo rimasti abbracciati sul letto.
Mi ha raccontato di se e della sua famiglia mentre le sue braccia mi cullavano ed ora ho una domanda che mi martella il cervello.
Posso essermi innamorata di lui in soli sette giorni?
Mi sembra una cosa talmente stupida.. Eppure è così che mi sento.
Un po’ come se avessi avuto l’imprinting, sai, quello che hanno Jacob e Renesmee in ‘Breaking dawn’.
E questo paragone mi fa sentire ancora più stupida.
Dannazione, Ed Sheeran, cosa mi hai fatto?
.. Forse dovrei parlargli di me. Dovrei dirgli di quelle macchie che continuano a crescere nel mio stomaco, dei continui conati di vomito e delle regolari visite all’ospedale.
Forse dovrei lasciare che sia lui ad allontanarsi da me, dovrei dargli l’occasione di scegliere.
Ma non ce la faccio. Parlarne significherebbe farmi vedere debole e anche se in realtà lo sono, non voglio che mi veda così.
Soprattutto, non voglio che se ne vada.
Dovrebbe, per il bene di entrambi, ma sono così egoista e masochista da volerlo al mio fianco, sempre.
Che devo fare?
Spero che la notte mi porti davvero consiglio, perché mi sento male al pensiero di ciò che succederà.
Vado perché sono distrutta e ho un sonno tremendo, anche se so che non riuscirò a dormire.
A presto.”




Per la prima volta dalla sua morte, Ed decise di andare al cimitero a trovare Vanessa.
Non era una visita programmata, ci era stato sì e no tre volte, da sobrio.
Ma quel giorno, dopo essersi reso conto di ciò che effettivamente stava per accadere con Aileen, sentì il bisogno di andarci.
Parcheggiò l’auto davanti all’ingresso e aspettò qualche minuto, prima di scendere.
Camminò tra le lapidi di pietra, osservando facce e nomi diversi di volta in volta e gli fu impossibile non pensare a quanto ingiusta fosse la vita.
Si fermò un istante davanti alla tomba di un bambino, chiedendosi perché, con quale criterio una creatura di soli quattro anni potesse essersene andata così.
Riprese a camminare, cercando in tutti i modi di non crollare, fino a quando non si bloccò di scatto.
Il respiro si fece improvvisamente più corto e Ed faticò a tenersi in piedi.
La prima cosa che notò fu il suo sorriso.
I denti bianchi davano luce all’intera fotografia, mentre gli occhi brillavano sereni.
Sembrava felice, era felice.
Ed pensò che era bellissima. E si inginocchiò quando si avvicinò alla foto e lesse il suo nome, con le date riportate sotto.

”Vanessa Parker
1993-2012„

 
Rimase in silenzio un buon quarto d’ora, senza smettere un secondo di fissarla.
-Ciao.- Disse infine, rompendo il silenzio. L’unica risposta che ricevette fu il continuo fruscio del vento.
Ed sbuffò, pensando che il brutto tempo rendesse ancora più cupo quel posto tanto triste.
Fissò di nuovo il sorriso di Vanessa e, quasi come se lei fosse realmente lì davanti a lui, sorrise di rimando. Poi scoppiò in una risata isterica.
-Mi manchi così tanto Van..- Mormorò.
-Mi manchi e vorrei tanto tu fossi rimasta qui.- Fece un profondo respiro, mentre provava a sciogliere il nodo che gli si era creato in gola.
-Ti voglio indietro. Non è giusto che tu.. Non puoi avermi lasciato così. Non con tutto quello che c’è stato tra noi.- Sbuffò di nuovo, cercando indirettamente il coraggio per rivivere ogni cosa. Perché dentro di se sentiva di doverne parlare.
-E la promessa che mi hai fatto a Natale? Te ne sei dimenticata? Saresti dovuta restare qui, non andartene lontano chissà dove. Mi hai detto che “mi saresti rimasta vicino comunque, in ogni caso” ma sai cosa, Van? Io non ho bisogno di pensare che tu sia qui e che, mi sento ridicolo solo a dirlo, tu mi stia ascoltando. Io ho bisogno di te. Fisicamente. Voglio sentire la tua risata, voglio poterti abbracciare tutto il giorno, pettinarti i capelli e tutte quelle cose smielate che si fanno con la propria ragazza. Voglio che mi rimproveri quando bevo una birra di troppo, cosa che ho fatto fino ad oggi sperando che tu potessi apparire magicamente e riempirmi di schiaffi, ripetendomi di essere irresponsabile e che poi mi baciassi dicendomi che ti eri preoccupata.- Ed soffocò un singhiozzo, invano.
-Ho bisogno di te qui. Non delle tue foto, dei vecchi video, o dei vecchi messaggi. Io voglio te. Ma tu non ci sei..- L’ultima frase fu un sussurro, mentre le lacrime premevano prepotenti per poter uscire.
- Tu lo sai? Sai che senso ha tutto questo? Passo le giornate a bere e scrivo canzoni inutili su foglie che cadono e su piccoli uccelli come se potessero davvero descrivere me e te.. E se non bevo, dormo. Sai, sto bene quando dormo. I primi venti minuti, almeno. Ti sogno sempre. Sogno me e te a Natale, a capodanno, in ogni secondo. Siamo felici insieme, ma poi il mio sogno è rovinato, perché tu te ne vai, ogni volta. Avresti dovuto rimanere con me per sempre.- La prima lacrima gli scese lungo le guance. Provò ad asciugarla con il palmo della mano, ma fu inutile, perché tutte le goccioline salate che era riuscito a reprimere in quei mesi, avevano deciso di uscire fuori in quel momento. E Ed si sentì così stupido, così impotente di fronte a tutto quello..
-Dannazione, mi manchi Van!- Esclamò, preso da un improvvisa rabbia che scemò subito in altre lacrime. Come se quelle che stesse piangendo non fossero già abbastanza. Un movimento improvviso alle sue spalle lo fece immobilizzare di scatto.
Si sentì un idiota quando il suo pensiero volò immediatamente ad Aileen. Non si sarebbe stupito di vederla arrivare da un momento all’altro per confortarlo, quella ragazza sembrava sapere esattamente ciò di cui Ed avesse bisogno.
Quando si voltò, invece, vide la madre di Vanessa, troppo simile a sua figlia per farlo rimanere impassibile.
-Signora Parker..- Borbottò, passandosi con forza il braccio sulle guance per togliere le lacrime e alzandosi.  
 -Ed.. ciao!- Anche la donna sembrava stupita di trovarlo lì. Lo strinse in un breve abbraccio che Ed provò a godersi a pieno, poi gli sorrise lievemente.
-Come stai?- Male, avrebbe voluto rispondere lui.
-Si va avanti.- Disse invece. Dire di stare bene sarebbe stato davvero troppo, anche perché con gli occhi arrossati e in quelle condizioni sarebbe stato poco credibile. La signora annuì.
-Sei venuto a trovarla?- Chiese poi, indicando con un cenno del capo, la foto sulla lapide.
-Era da un po’ che non venivo e.. volevo parlarle.- Si costrinse ad ammettere, sapendo che forse quella donna era l’unica che avrebbe davvero potuto capirlo.
-Capisco. Ti manca tanto?- Gli chiese, incrinando la voce.
Guarda come ci hai ridotto, Vanessa..
-A volte anche troppo.- Lei si prese qualche secondo per scavare nei suoi occhi, poi scosse impercettibilmente la testa.
-Hai conosciuto qualcuno?- Ed corrugò le sopracciglia, confuso da quella domanda.
-Come?-
-Qualche ragazza, intendo. Stai uscendo con qualcuna?-
Sbarrò gli occhi.
-Io.. non..- La risposta era un ‘no’ chiaro, ma lui non riuscì a non sentirsi imbarazzato.
-Ed, caro, così non va bene! Sono passati dieci mesi ormai, devi provare ad andare avanti.- Ed rimase in silenzio, deglutendo.
-Manca tanto anche a me sai? Più di quanto tu possa immaginare.. E mi rendo conto che è difficile, ma sei giovane, hai tutta la vita davanti, non sprecarla così. Lei ci sarà sempre accanto. E soprattutto, vorrebbe che tu fossi felice. Non sai quanto lo desiderasse, quante volte mi abbia detto che avrebbe dovuto smettere di vederti perché sapeva che saresti stato male.. Ma tu devi andare avanti, almeno provaci, per lei.- Lui chiuse gli occhi, provando ad immaginarsi una Vanessa in lacrime e piena di sensi di colpa. Un’immagine completamente diversa da quella che conservava della sua ragazza. Un’immagine triste, quasi quanto il posto buio in cui si trovava in quel momento.
-Torna a vivere.- Quello della donna bionda che aveva di fronte gli sembrò quasi una preghiera. Ed la guardò negli occhi e d’un tratto sembrò capire perfettamente come si sentisse lei.
La figlia era morta a soli diciannove anni, doveva essere stato davvero terribile. Ma non aveva sopportato tutto da sola. Aveva condiviso il suo dolore con il marito e si erano fatti forza a vicenda. Ora voleva che anche lui trovasse qualcuno con cui continuare la sua vita. Sembrava quasi volesse dirgli “non morire anche tu con Vanessa.”
Perché alla fine era questo che era accaduto. Lui era morto con lei, Van aveva portato via con se ogni traccia di vita da Ed e a lui pareva quasi di non sentire neanche più il suo corpo. Era davvero morto con lei e si rese solo in quel momento che non era giusto.
-Sarebbe dovuta sopravvivere.- Mormorò. La madre di Vanessa socchiuse gli occhi, scuotendo la testa.
-Lo avrei voluto anche io. Ma non dirlo, Ed. E’ ingiusto, hai tutte le ragioni del mondo per pensarlo, lo credo anche io. Ma ci ho messo tanto a farmene una ragione, quindi ti prego, non dirlo.-
-Come ha fatto?-
Sussurrò quasi lui, come se avesse paura di romperla se avesse parlato a voce troppo alta.
-Come ha fatto a farsene una ragione? Come è riuscita ad andare avanti?- Continuò, sentendo il respiro mancargli, di nuovo.
-Non credo di averlo davvero superato. Era mia figlia, era la cosa più bella che avessi al mondo e non penso di riuscire mai ad andare davvero avanti. Ma so che lei non avrebbe voluto vedermi così, quindi cerco continuamente di fare del meglio per farmi pesare di meno la sua assenza. E’ dura Ed, nessuno dice che non lo sia. E’ la cosa più difficile che abbia dovuto affrontare. Ma io ho mio marito accanto. E’ comunque doloroso e difficile, ma ora riesco di nuovo a vedere il futuro. E dovresti provarci anche tu.- Ed annuì, non del tutto convinto.
-Non ho detto che devi per forza fidanzarti o sposarti. Solo, non chiuderti in te stesso.- Concluse lei. Il ragazzo annuì di nuovo, poi accennò un sorriso.
-Ci proverò.- Promise infine.
-Ci conto.- Fu l’ultima cosa che disse la donna, prima di salutarlo e lasciarlo tornare a casa.
Ed infilò le mani nelle tasche, stringendosi un po’ di più nel cappotto e raggiungendo la sua auto.
Appena vi entrò, un caldo confortante lo accolse, facendolo affrettare a chiudere la portiera. Si scaldò di nuovo le mani, prima di mettere in moto. Guardò un’ultima volta verso l’entrata del cimitero, poi partì e tornò a casa.
Stava per aprire la porta d’ingresso, quando l’abbaiare di un cane lo fece voltare di scatto.
Non sapeva perché, forse per la nota di terrore che stonava in quell’abbaio, forse perché se lo sentiva dentro, fatto sta che Ed si voltò e corse fino al ciglio della strada.
Fu un attimo, i suoi occhi incontrarono la schiena di una ragazza, prima che il suo sguardo si spostasse su un enorme camion bianco.
I fari accesi illuminarono la figura che intanto si era voltata verso l’autovettura e Ed riuscì a prenderle un braccio e trascinarla indietro giusto in tempo, prima che un rumore di freni improvviso si sprigionasse nell’aria un secondo troppo tardi.
Il corpo della ragazza tremò tra le sue mani e lui vide il camionista scendere preoccupato dall’auto e raggiungerli in fretta.
-Santo cielo, stai bene?- Chiese l'uomo spaventato. Lei tremava ancora e Ed si accorse di non averla ancora vista in faccia.
-S.. Si.- Balbettò lei e sembrava stesse in stato di trance.
-Mi dispiace, io non ti avevo visto, anche se, a dire la verità, avresti potuto fare un po’ di attenzione..- Parlò velocemente, come se questo potesse giustificarlo. Intanto, Ed assisteva alla scena, leggermente sconvolto anche lui.
Insomma, se non fosse arrivato in tempo quella ragazza sarebbe.. morta. Si riscosse solo quando la sentì piangere.
Si accorse che il camionista se ne era andato e che la ragazza che tra le sue braccia sembrava incredibilmente piccola aveva cominciato a singhiozzare.
-Ehi, va tutto bene, sei salva..- Provò a dirle. Lei si girò di scatto.
-Ed?- Lui ci mise un minuto di più per accorgersi che si trattava di Aileen. Un brivido gli percorse la schiena.
Non ebbe neanche il tempo di pensare a cosa dirle, perché lei lo abbracciò di slancio.
-Grazie.- Si strinse un po’ di più a lui.
-Grazie.- ripetè, rendendosi conto che lui l’aveva salvata. In tutti i sensi.
Era impazzita quel pomeriggio e leggere quella pagina del diario di Vanessa non l’aveva aiutata a sentirsi meglio, quindi aveva deciso di uscire a fare un giro, nonostante fosse sera inoltrata e facesse freddo.
In realtà, non ci era riuscita a dimenticarsi dei suoi pensieri e poi mentre stava per attraversare, decisa a tornare a casa e farsi un’altra doccia, una luce l’aveva fatta immobilizzare sul posto e se non fosse stato per Ed che l’aveva trascinata di nuovo sul marciapiede, il camion l’avrebbe investita in pieno e non era sicura sarebbe riuscita a sopravvivere.
-Dio, Lee.. Stai bene.- Commentò lui stringendola a sua volta nell’abbraccio. Rimasero fermi in quella posizione per qualche secondo, poi lui le prese la mano e la invitò ad entrare in casa.
Una palla di pelo arancione si precipitò subito ai loro piedi. Ed si abbassò per accarezzare energicamente il gatto, poi sorrise ad Aileen e alzò le spalle, guardandosi intorno.
-Scusa per il casino.- Disse indicando i vestiti sparsi un po’ ovunque e la confusione generale che regnava già nel salotto.
-Figurati.- Sussurrò lei, avanzando dietro di lui per non inciampare in niente.
Si sedettero entrambi sul divano e, dopo aver spostato la bottiglia vuota di una birra sul tavolino, si ritrovarono di nuovo abbracciati.
-Che ci facevi da queste parti?- Le chiese Ed.
-Stavo solo facendo un giro per schiarirmi.. le idee.- Lui annuì.
-Erano idee forti se non ti hanno nemmeno permesso di attraversare la strada senza rischiare di essere investita.- Nonostante la situazione, lei sorrise al suo tono ironico.
-In effetti si.-
-A che pensavi?-
Chiese allora lui, scoprendosi fin troppo curioso sulla vita di quella ragazza.
-Niente di che, mi ero solo distratta.-
-Sicura?-
Domandò, per niente convinto.
-Si.-  In realtà non era sicura ed il problema era proprio quello.
Non sapeva cosa avesse fatto in modo che si ricordasse di quel periodo, ma ormai era fatta. I pensieri si erano insediati di nuovo nella mente di Aileen, pensieri che di bello non avevano neanche l’ombra, pensieri che per un intero anno, tempo prima, l’avevano tormentata, logorata dentro e chissà come c’era uscita!
Ed ora che sembrava fosse tutto apposto, eccoli tornare, per chissà quale assurdo motivo.
Eppure ormai erano lì, fissi, fermi in un punto della sua mente e Lee non poteva fare niente per scacciarli.
Quando prima aveva pensato che Ed l’avesse salvata in tutti i sensi, si riferiva anche a questo.
Perché da quando l’aveva conosciuto, era andato tutto bene e perché per un istante, stretta tra le sue braccia, nonostante il panico e la paura per ciò che sarebbe potuto accadere se non fosse arrivato lui, Aileen non pensò a nulla.
Per un istante, nonostante tutto, si sentì di nuovo libera.
-Cos’hai piccola?- Le chiese Ed abbassando la testa per guardarla negli occhi.
-Un passato da dimenticare.- Disse senza neanche pensarci. Agì d’istinto, decidendo di potersi fidare di lui.
-Allora abbiamo qualcosa in comune.- Acconsentì lui, senza chiedere altro. La sua ultima richiesta, che tanto sembrava una preghiera, sorprese entrambi. Forse, in senso positivo.
-Resta con me ora.-




 
Ehi!
Finalmente sono riuscita ad aggiornare, vi chiedo immensamente scusa per il mese di ritardo, mi dispiace davvero tantissimo, ma con la scuola, i progetti e tutto il resto sono stata molto impegnata e, inoltre, questo capitolo non voleva proprio saperne di uscire. 
Vi chiedo di nuovo scusa e grazie mille per gli incoraggiamenti, io vi adoro *-*
Baci! <3
  
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