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Autore: Liris    05/05/2008    7 recensioni
Una promessa
o forse semplicemente un desiderio
Un desiderio che una piccola ragazza piovuta da chissà dove potrà avverare con le sue stramberie.
L'importante è volerlo
Ben cinque anni son passati da quando i fratelli Elric hanno deciso di vivere nel mondo reale. Ma cosa succederebbe se una strana ragazzina tendesse loro la mano, aprendogli la via per riportarli di nuovo ad Amestris?
E se questo servisse a salvare loro la vita?
E se questo servisse ad un piccolo fagiolo ad aprire gli occhi su qualcosa che ha sempre celato nel suo cuore?
Se volete scoprire ciò che la mia mente ha sfornato, vi basta leggere
L'importante è volerlo, no?
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altro personaggio, Edward Elric, Roy Mustang, Un pò tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: I promise you
Categoria: FullMetal Alchemist
Autore: Liris
Desclaimers: Tutti i personaggi contenuti, a parte uno, non sono di mia proprietà ma di Hiromu Arakawa e la storia non è a fini di lucro
Genere: Romantico
Pairing: Roy/Ed
Avvertenze: yaoi, Shonen-ai, What if?
Raiting: Giallo
Riassunto Capitolo: Era davvero possibile? In un batter d’occhio potevano tornare?
“Deciditi Edward, non abbiamo tutto questo tempo!” affermò la ragazza, tenendo ora la sua camicia per la manica
Uno sparo sfiorò per miracolo il suo orecchio destro, mentre suo fratello gli stringeva la mano, guardando spaurito gli uomini che si avvicinavano, pronti a mettere la parola fine alle loro vite
Un cenno
Una decisione
E tutto davanti ai loro occhi sparì, per lasciarli nel vuoto a precipitare



I Promise You



-1928 da qualche parte in Germania-






Edward Elric era un ragazzo paziente e razionale
Chi non lo sapeva?
Era una persona ragionevole e seria, finche non entrava in contatto con ciò che più odiava al mondo
-Nii-chan!!- sbraitò un biondino sui 23 anni, non più alto di 1.70 metri, alzandosi di colpo dalle sedia sulla quale pochi secondi prima era seduto
-Nii-chan!!AL!!Maledizione a te! Quante volte ti ho detto di non mettere il latte nel caffé??- urlò, pulendosi le labbra dall’odiosa sostanza, guardando con occhi furiosi il fratello appena giunto.
Questo, dal canto suo, si appoggiò con fare tranquillo allo stipite dell’entrata della cucina.
-Oh, andiamo Nii-san, è grazie a questa mia premura che ti sei alzato di ben 5 cm- affermò, portando le braccia incrociate al petto, osservando Edward con malcelato divertimento.
Il maggiore degli Elric si risedette al tavolo, con fare scocciato, mentre puliva con un tovagliolo il latte rovesciato sul piano.
-Averlo bevuto per sbaglio due o tre volte, e solo poche gocce, in passato non ha di certo influenzato la mia crescita! Tutto è dovuto solo ed esclusivamente a me!- affermò, incrociando anche lui le braccia al petto, sfidando con gli occhi il minore. In quel momento, nessuno avrebbe potuto dire che non erano fratelli.
-Per me saresti rimasto un tappo, senza il mio aiuto- esclamò l’altro, scuotendo la testa.
-UN TAPPO?!- sbraitò ancora Edward, alzandosi di nuovo in piedi, fronteggiando ora, a pochi passi di distanza Alphonse.
-Si! Un piccolo tappo!- proseguì questo, posandogli un amorevole mano sulla testolina dorata, mettendo ancora di più in evidenza la differenza di altezza che li distingueva.
Fu così che, come ogni mattina, ormai da tre anni, i vicini poterono assistere alla presenza dei fratelli Elric nel loro quartiere.
Schiamazzi e riprese su tappi e pulci era solo una delle tante cose che uscivano dalla finestra della cucina, del piccolo appartamento che i due aveva comprato quando si erano trasferiti li. La gente ormai si era abituata alle consuete urla mattutine, a parte alcuni amanti della pace e della quiete, che puntualmente sbattevano sulla porta degli Elric, richiedendo il dovuto silenzio.
Edward e Alphonse non ci avevano messo molto ad ambientarsi nel loro “nuovo mondo”, riprendendo a fare ciò che erano ad Amestris, o quasi: gli studiosi girovaghi.
Certo, era una cosa decisamente diversa dall’essere alchimisti, in cerca di informazioni sulla pietra filosofale…..ma dovevano accontentarsi di quello che c’era, e vista la loro passione per cose ammuffite e antiche, il lavoro non poteva di certo essere loro sgradito.
Con le loro scoperte per alcune università, avevano ottenuto fondi necessari per viaggiare di paese in paese e dopo un paio di anni si erano sistemati in quell’appartamentino di periferia, in una delle tante cittadine germaniche.
Avevano aperto una piccola libreria, con tutto il materiale raccolto nei loro due anni di viaggio, e vivevano di una rendita sufficientemente buona.
Come ogni mattina, dunque, la “Ancient Bookcase” aprì più tardi del previsto, non sortendo però effetti negativi, visto l’affluire di clienti, durante le prime ore, che faceva suonare con un leggero e melodioso tintinnio il campanello alla porta.
-Al! Porta su il primo volume sull’Età Augusta- disse Edward, sporgendosi in un equilibrio precario, sulla scala attaccata allo scaffale numero cinque, sul quale si era inerpicato per sistemare alcuni libri.
-Nii-san, te li ho appena portati. Me lo hai chiesto cinque minuti fa. È sul bancone insieme al secondo e al terzo volume- affermò la voce del minore degli Elric, proveniente dalla piccola porta che portava allo scantinato.
Edward osservò il punto dal quale aveva sentito il fratello, alzando un sopracciglio perplesso.
-Davvero? Bah, sarà colpa del…brr..latte di stamani- biascicò tremando al solo ricordo del veleno ingurgitato poche ore prima.
-l’ho sempre detto che quella roba non s-UHAAAA!!- un mezzo grido stroncò la sua frase, mentre il piede con l’auto-mail veniva messo male, e la forza di gravità faceva il resto, facendolo così cadere rovinosamente su qualcosa di morbido.
Mentre si massaggiava il fondoschiena, salvo per miracolo, si pose il quesito sul come un cuscino che non aveva mai visto, si trovava sotto di lui.
Alzò il viso, più per assicurarsi che i tomi fossero al loro posto, e non se li fosse portati giu nella caduta, quando gli occhi si posarono su una figura minuta all’entrata della libreria.
Doveva avere si e no l’età di suo fratello, una ragazzina che lo guardava con due pozze smeraldine, sorridendogli cordialmente.
Corti capelli castani incorniciavano un visino ovale e dal musino sbarazzino, mentre una sciarpa di un bel rosa pallido le copriva il collo e metà spalle.
Non appena la figura sconosciuta ebbe rivolto a lui un cenno di saluto, si dileguò come era apparsa.
-Nii-san!- la voce di suo fratello gli fece finalmente distogliere gli occhi sorpresi dall’entrata, posando così due pozze dorate sul viso di Alphonse.
-Ti sei fatto male?- domandò questo, aiutandolo ad alzarsi.
-Credo di no. Fortuna vuole che c’era….questo…cuscino?- sussurrò sorpreso, vedendo che nel punto in cui doveva trovarsi l’oggetto sul quale era malamente atterrato, non c’era più niente.


***



Aveva mandato Alphonse a recuperare due tomi dalla signora Hevan, dato che questa, causa alcuni problemi d’ossa, non poteva lasciare la casa e venire sulle sue gambe.
Edward osservava perplesso il giornale della mattina, scorrendo con occhio veloce i titoli in neretto, che contraddistinguevano i principali articoli.
Si rabbuiò nel leggere quanto le idee sulla razza perfetta continuassero a girare in tutto il paese, e come atti contro ebrei, zingari e altre persone, considerate indegne, risultassero ormai all’ordine del giorno.
Per fortuna aveva detto a Noah di spostarsi dalla Germania, visto il probabile avvento di quei tempi bui, nella sua ultima lettera.
La zingara scriveva loro ogni mese, rassicurandoli e raccontandogli ciò che succedeva nel posto dove si trovava, che per la sua natura girovaga non era mai lo stesso, e le idee che circolavano; per il momento aveva trovato un buon rifugio in un paesino montano francese, estraneo ad idee cosi infami.
Edward scosse piano la testa, chiudendo il giornale con un colpo secco e rassegnato.
Per loro fortuna sembravano rientrare nella razza “pura”, come ormai si stava iniziando a chiamare chi aveva i tipici tratti germanici, grazie ai loro capelli di un colore simile all’oro.
Avere certe grane in quei giorni non era proprio fruttuoso per le loro ricerche, o per solo la serenità della loro esistenza.
Al aveva ragione….di sicuro, per come correvano i tempi, un’altra guerra in quel mondo non l’avrebbe impedita nessuno.
Spostò lo sguardo sulla vetrina, osservando il via vai di persone distinte e di polizia, lungo la strada, sorridendo alla vista del signor Huges, seduto fuori dal negozio di fiori proprio di fronte a loro.
Aveva deciso di prendere chi conosceva e amava e andarsene dalla città dal quale era partito tutto, trovando meglio la soluzione di lasciarsi tutto alle spalle, partito e non.
Per gli Elric aveva fatto la scelta migliore, ed erano stati ben felici, quando li avevano visti trasferire proprio davanti alla loro libreria.
Il piccolo Nicol ora rideva sulle ginocchia del padre, cercando di afferrare i ciuffi ribelli dell’uomo, che ricadevano davanti al suo viso sereno.
A quella scena, nella mente del maggiore degli Elric, si sovrappose un ricordo lontano, ora vivido e semplicemente bello, in cui la stessa persona teneva in braccio una bambina sorridente.
Socchiuse gli occhi, alzandosi a andandosi ad appoggiare con una spalla allo stipide dell’entrata della libreria, sorridendo tristemente quando la bambina, bionda e paffutella mosse la manina nella sua direzione, tornando pian piano ad essere un bambino dai corvini capelli e il viso tutto rosso sulle gote, per il troppo ridere.
Amestris non voleva proprio rimanere segregata nel suo cuore, nascosta alla mente…
Sentiva la mancanza di casa, soprattutto in quei giorni, pensando che proprio in quel momento, a Reesembol si stava raccogliendo il grano per sistemarlo poi nei granai.
Chiuse gli occhi, come a dar forma ai colori della propria terra natia, sentendo quasi il profumo del pane di zia Pinako, appena sfornato.
Sorrise inconsciamente, vedendosi da bambino, con Al al suo fianco, addentare una bella fetta imburrata e piena di appiccicosa marmellata di mirtilli, avendone quasi l’impressione di sentirne davvero il gusto in bocca.
-Ehi Ed!- la voce allegra del signor Huges lo riportò duramente nel grigiore di quel mondo.
Riaprì gli occhi, puntandoli sulla figura dell’uomo sorridente.
Un cenno di saluto nella sua direzione fu ricambiato dal giovane Elric con il braccio sano.
-Buongiorno signore. Ciao piccola Ely….cioè, piccolo Nicol….- salutò, correggendosi in tempo dello sbaglio.
-Quante volte ti ho detto di togliere quel “signore”, Edward!- affermò l’uomo, sorridendo paziente.
-Tante, ma penso che non mi ci abituerò mai- rispose il biondo, grattandosi la testa, desolato.
Era difficile….molto difficile entrare così in confidenza con lui.
La signora Glacer comparve dietro al marito, con un bel mazzo di gigli fra le braccia, e un saluto veloce fu rivolto anche a lei. Edward si scostò dallo stipite, rimettendosi eretto, mentre prendeva un bel respiro.
Era stata una cerimonia formale e tranquilla, tutto l’inverso di come una volta Havoc gli aveva raccontato le nozze di Huges.
Scosse la testa, scacciando così l’ennesimo ricordo assillante.
Maes Huges, quello che lui conosceva come Tenente Colonnello del reparto investigativo, promosso Generale di Brigata, non c’era più. Sua figlia cresceva con la madre, gli altri avevano di sicuro fatto carriera, il Colonnello di merda era forse diventato l’uomo più potente di Amestris, e lui e suo fratello erano li.
Punto.
Non c’era altro da aggiungere.
Nient’altro da dire.
Si accasciò sullo sgabello del bancone, prendendo alcuni libri da catalogare e rimettere a posto, dopo che erano stati riconsegnati.
Messosi subito al lavoro, controllò di tanto in tanto l’entrata, aspettando il ritorno di Alphonse, così da tener lontano pensieri ormai da ritenere lontani.
Si fermò quasi subito, penna nella mano, a mezz’aria, viso sorpreso e allo stesso tempo incredulo.
Cos’era quello?
Che diavolo era quella roba?
Una scritta rossa, marcata quasi con furia, riempiva la prima pagina del tomo che aveva appena aperto e che stava per registrare.
La rabbia montò di colpo sul viso di Edward, mentre posava la penna sul bancone, tenendo ora con entrambe la mani il volume sul quale qualcuno aveva scritto frasi d’accusa e infamia nei loro confronti, definendoli,…..definendoli…oh, andiamo!
-Ehi Nii-san, perché oggi non andiamo al parco?- la voce di Alphonse lo fece scattare e chiudere il libro di colpo.
Il ragazzo sedicenne osservò perplesso il fratello più grande, solo in età qualcuno avrebbe detto, preoccupato.
-Nii-san?- domandò avvicinandosi all’altro, guardando il tomo che teneva chiuso davanti a lui.
-Al.. ti ricordi chi ha riportato questo libro?- domandò Edward, studiando il viso del fratellino, che ora gli stava di fronte, con fare calmo, anche se le viscere sembravano essersi attorcigliate. Era solo rabbia per quello stupido che aveva osato rovinare un libro così prezioso, che aveva falsamente accusato lui e Al……o era paura?
Paura di essere stati ingiustamente giudicati dal modo in cui si volevano bene…?
Paura che fossero stati inconsciamente trascinati nel mirino di chi non credeva che due fratelli non potessero tenere l’uno all’altro senza vederci…..Dio, incesto?
Se erano altri tempi, avrebbe riso su quella frase, maledicendo l’idiota di turno.
L’oro colato si mescolò all’oro sporco, ma ugualmente bello, di Alphonse, che fece segno di no con la testa.
-Non saprei. È venuta così tanta gente oggi- mormorò il giovane, alzando le spalle -perché? È successo qualcosa?- domandò, tendendo una mano per prendere il libro, che fu però prontamente afferrato da Edward.
-No, no…tranquillo, era solo per sapere.- mormorò questo, prendendo il tomo e portandoselo via.
Scese le scale, per andarsi a rifugiare nello scantinato dove iniziò a controllare il resto del volume, non trovando però altre pagine incriminate.
Con la rabbia nel cuore, dovette tagliare quella ormai rovinata, accartocciandola e mettendosela in tasca, così che Alphonse non avrebbe saputo niente.
Doveva proteggerlo..
Come fratello maggiore, aveva delle responsabilità; nascondergli ciò che stava succedendo, rimanendogli vicino, ma allo stesso tempo lontano.
Odiava i pregiudizi della gente ignorante
Questa non capiva quanto amore potesse esserci fra due fratelli rimasti letteralmente e fisicamente orfani….soli fino ad allora.
E questo non sarebbe cambiato…sarebbero rimasti soli ancora e ancora, forse fino alla fine dei loro giorni.
Si appoggiò al muro libero, e scivolò con lentezza fino a terra, portandosi la mano sana al viso, nascondendo così gli occhi.
In quel momento sembrava lui il più piccolo fra i due…così debole e pronto a scagliare la propria rabbia e frustrazione contro tutti.
Sospirò debolmente, lasciando ora gli occhi liberi di guardare davanti a se, mentre l’auto-mail stringeva ancora il libro fra le dita.
Con sforzo, si alzò dal freddo pavimento, e risalì le scale, tornando nella libreria, dove Alphonse lo attendeva, ancora fermo dove lo aveva lasciato, forse in attesa almeno di una piccola spiegazione.
Edward rimise a posto il libro, e sorrise con dolcezza al fratello.
Non era successo nulla…nulla di cui preoccuparsi
Nulla…


***




-Avete sentito della famiglia Badalassi? Il loro negozio è stato segnato da alcuni graffiti, e il figlio più grande è stato portato via dalla polizia.- mormorò un uomo, rimanendo chino sul bancone, mentre sorseggiava della birra.
Il piccolo pub, all’angolo della strada principale, era sempre pieno di avventori pronti a raccontarsi le nuove sui quartieri più malfamati, o le notizie che raccoglievano dagli altri paesi.
A quanto pareva, in quei pochi giorni c’erano state più rappresaglie di quanto la gente si immaginava, agli atti degli zingari e degli ebrei.
La cosa iniziava a fuggire di mano, e le persone stavano cominciando ad auto convincersi che le idee razziste erano la cosa migliore per la salvaguardia del loro paese.
Edward si trattenne dall’esprimere il proprio parere, rimanendo accanto al fratello, seduto al solito tavolo all’angolo.
-il motivo?- domandò un altro, appoggiando proprio in quel momento il suo boccale, accanto al cliente di poco prima
-bah, dicono che sia stato coinvolto in una rissa in cui un altro ragazzo è rimasto ferito…ma la versione reale è tutto l’opposto, ma naturalmente essendo di origini ebree, i Badalassi hanno dovuto aver la parte dei colpevoli.- sbotto l’uomo, guardando con attenzione il locale con i piccoli occhi azzurri.
-tempi duri, signori miei…l’importante è sapere stare al proprio posto- affermò un poliziotto, lì anche lui per una bella bevuta, sfoggiando con orgoglio la sua divisa.
Il signor Huges scosse piano la testa, accanto di tavolo ai fratelli Elric , sorseggiando anche lui la sua birra.
Sentiva nella voce di quel poliziotto la sua stessa determinazione di cinque anni prima…per questo motivo aveva lasciato quel lavoro ingrato.
Alphonse osservò perplesso e un po’ in ansia i pochi avventori che quella sera si erano radunati, controllando di tanto in tanto il suo Nii-san che stringeva il pugno sano, posato sul tavolo, ogni qual volta sentiva di qualche ingiustizia contro alcune famiglie o singole ed innocenti persone.
-Edward, ho sentito strane voci circolare sul vostro conto..- mormorò Huges, osservando con poco interesse, la birra rimasta nel suo calice di vetro.
Alphonse girò la testa verso l’uomo, dando ora a lui tutta la sua attenzione, mentre il fratello alzava solo di poco i suoi dorati occhi dal tavolo sul quale fino ad allora erano rimasti.
-voci su di noi? Di che genere?- domandò subito Al, spostando lo sguardo da Edward a Huges.
-Qualunque cosa abbia sentito, signor Huges, penso abbia capito che è solo una stupida infamia alle nostre spalle- decretò il maggiore, sentendosi ora alcuni occhi puntati su di loro.
-Cosa Nii-san? Che cosa si dice in giro?- volle sapere il minore, affermandogli il braccio con la mano destra, cercando i suoi occhi.
Alcuni uomini li accanto annuirono piano, scambiandosi alcune dicerie che erano arrivate anche alle loro orecchie; chi per una cosa o per un’altra conoscevano i fratelli Elric, e non credevano assolutamente alle ingiurie contro di loro.
Ma purtroppo il circolo di amici era davvero troppo piccolo per essere una rassicurazione per Edward, e questo lo sapeva anche troppo bene.
Al era spazientito perché il fratello non voleva dirgli niente, mentre il signor Huges si tratteneva solo perché capiva le preoccupazioni del maggiore degli Elric.
-Andiamo Nii-chan, domani bisogna alzarsi presto…- mormorò Ed, tirandosi su dalla sua sedia, lasciando i soldi che prontamente una cameriera venne a ritirare, ringraziandoli.
Salutati i presenti, e lasciando gli altri al bisbigliare sulle novità della giornata, uscirono dal pub, camminando assieme per i vicoli poco illuminati.
Alphonse rimaneva ancora attaccato al suo braccio, ed Edward restava nel più completo silenzio, con le mani nelle tasche dei larghi pantaloni marroni.
Continuando a procedere avanti a loro, arrivarono fino al belvedere della piccola piazza, dove finalmente Al si staccò dal fratello, stufo del suo silenzio, andandosi a sistemare sul parapetto di mattoni, osservando con fare distaccato i quartieri illuminati sotto di lui, oltre il “balcone” della piazza.
“Se non ti dico niente è perché voglio proteggerti, Alphonse..” pensò Edward, guardando il fratello, ora distante da lui.
Sbuffò, appoggiandosi con le anche, al parapetto, studiando la statua al centro della piccola fontana, ora spenta per risparmiare l’acqua.
Cercava una soluzione al loro problema…un qualunque aiuto essenziale perché almeno uno dei si salvasse la pellaccia..
Ma la verità era che forse una soluzione non c’era, se non lasciare tutto e tentare la fuga, prima che tutto degenerasse. Ma con una loro probabile sparizione, non avrebbero alimentato quelle stupide voci? Non avrebbero dato un fondamento a quelle ingiurie infondate?
Incrociò le braccia al petto, abbassando gli occhi, mentre alcune ciocche dorate gli coprivano il viso segnato da mille pensieri.
-Credevo che gli alchimisti di stato fossero ben preparati ad affrontare certe situazioni- disse una voce squillante, accanto a lui.
-Non credo abbiano mai affrontato certe cose- rispose Edward, senza alzare la testa, prendendosi mentalmente per stupido, nel parlare, per di più a voce alta con se stesso.
Però…
Da quando la sua coscienza aveva una voce femminile?
Si decise finalmente ad alzare gli occhi, e le sue pupille dorate incontrarono due pozze smeraldine, le stesse di pochi giorni fa, dotate quasi di luce propria.
Scioccato e allo stesso tempo sorpreso dalla vicinanza di queste, scivolò con un rantolo a terra, alzando un sopracciglio perplesso.
Alphonse, dal canto suo, si era messo cavalcioni del parapetto, guardando sorpreso la ragazza che se ne stava accucciata anche lei sulla stessa superficie, capelli leggermente mossi dalla frizzantina brezza serale, coperta da un bel poncho blu notte.
Edward puntò contro di lei l’indice dell’auto-mail, tremante e incredulo, con gli occhi sgranati.
-Tu…t-tu sei quella dell’altro giorno!- affermò, rimanendo seduto per terra, osservando come il fratellino, la giovane che con un mezzo sorriso, annuiva, mettendosi seduta anche lei, cavalcioni come Alphonse.
Molte domande passavano per la testa dei due Elric. Quesiti alquanto ovvi in quel contesto, ma che nessuno aveva ancora il coraggio di porre.
Così fu lei a prendere la parola nuovamente.
-Oh, avanti…il grande Alchimista d’Acciaio, spaventato da una ragazzina!- spiattellò ancora questa, inclinando di poco il musetto sbarazzino su un lato, studiando con attenti occhi i due, che risultarono ancora più sorpresi.
-Si può sapere chi sei?- prese coraggio Alphonse, facendo quella domanda alla sconosciuta.
Questa sobbalzò, allungando una mano delicata e quasi fragile nella sua direzione.
-Scusate la sbadataggine, Lilith, piacere di conoscervi- disse candidamente, socchiudendo di poco i grandi occhi.
-Ma tu sei quella dell’altro giorno!- affermò ancora Edward, mentre il minore afferrava con delicatezza la mano della ragazza, con garbo.
Questa alzò un sopracciglio, osservando l’Elric maggiore, perplessa.
-Ma sai dire solo questo?- domandò curiosa, sporgendosi in avanti, dopo aver lasciato la mano cortese di Alphonse, osservando curiosamente da vicino il viso di Edward.
Questo dal canto suo, si alzò in piedi, squadrandola ancora poco convinto della sua sanità mentale o della gentilezza della ragazza….una delle due insomma.
-Come fai a sapere di noi..?- domandò, senza mezzi termini, socchiudendo gli occhi sospettosi sul viso troppo tranquillo di Lilith…aveva detto di chiamarsi così, vero?
Questa sorrise in modo semplice, tornando eretta, mentre alzava le spalle, come se quella domanda fosse troppo ovvia, come la sua risposta.
-Mi hanno parlato di voi, e diciamo che ho preso l’incarico di cercarvi- affermò tranquilla, sentendosi due paia di occhi ambrati, della diversa tonalità, puntati sulla sua persona.
-Ma perché allora sei andata via l’altro giorno?? Perché non ti sei presentata allora, e come diamine hai fatto con il cuscino??- domandò a raffica Edward, posando le mani sui fianchi, leggermente perplesso, mentre Alphonse rimaneva immobile, curiosi di ascoltare ogni particolare.
Lilith alzò anche le mani, come con le spalle, ridacchiando.
-Beh, non vi avevo riconosciuto. Ero solo di passaggio, e pensavo avessi bisogno di aiuto, visto la probabile botta che avresti preso.- fece una piccola pausa, guardando in alto, per sfuggire ai loro sguardi curiosi. -e per il cuscino, beh…sapete, un po’ di illusionismo casalingo..- -illusionismo i miei stivali! Ho visto i, chiamiamoli maghi, all’opera nelle grandi città, e questo di sicuro non era illusionismo!- affermò Edward, guardando Lilith con fare scocciato.
La ragazzina ridacchiò, riportando i smeraldini occhi sul maggiore, scivolando piano col corpo sul parapetto, fino a ritrovarsi totalmente sdraiata a pancia in giu su questo, con i gomiti fissati avanti a lei, e le mani a coppa a tenere le guance. Le ginocchia piegate e i piedi in alto, facevano un lento su e su e giu, prima uno e poi l’altro. In quella posizione sembrava davvero una bambina, che si divertiva a troneggiare sugli adulti.
O almeno ad Alphonse diede questa impressione.
-E cosa credi che sia, Edward Elric? Magia vera?- sussurrò, socchiudendo i vispi occhi, puntati sul maggiore dei due fratelli, che risultò evidentemente scocciato.
-La magia non esiste!- affermò, in un moto scientifico, da bravo studioso che era.
-Neanche l’alchimia esiste, Acciaio…o almeno la gente crede in questo mondo, non è così?- sussurrò, quasi melliflua Lilith, muovendosi d’un tratto, rotolando verso destra, e ritrovandosi esattamente in piedi, con un rapido ed elegante gesto della gamba, che l’aveva prontamente salvata dal contatto a terra.
I due erano rimasti quasi incantanti, ma si ripresero subito, potendo osservare come la ragazza era proprio alta quasi quanto Edward, dimostrando dal viso e dal corpo, l’età di Alphonse.
Dal canto suo, Lilith, osservò come il minore fosse di pochi centimetri più alto del maggiore, dando così difficoltà, a chi non li conosceva, a riconoscerli d’età. -Direi che la prima parte del mio lavoro è finita. Ora che ne dite di farmi sapere le vostre intenzioni?- domandò curiosa la giovane, osservando prima uno e poi l’altro, che rimasero un po’ perplessi da quella domanda.
Al saltò giu dal parapetto, accostandosi al fratello, che si guardò un attimo intorno.
-In che senso scusa?- domandò Edward, studiando il divertimento che si stava formando sul viso di quella strana ragazzina.
Una piccola maga? Oh, andiamo….assurdo.
-Beh, volete tornare ad Amestris o no?- buttò lì con tranquillità Lilith, ricevendo di tutta risposta due paia di occhi fermi come stoccafissi. La giovane scosse la testa, posando le mani sulle anche, muovendo con un gesto la lunga gonna di un bel color arancio. Sembrava quasi una zingara, ed gli Elric iniziarono a supporre che fosse così.
D’altronde, anche Noah aveva avuto visione, grazie al tocco e alla capacità di vedere i sogni, della loro terra…ma questo era forse un pochino diverso.
Leggermente..
Totalmente diverso
-Vuoi dire…che sai come riaprire il portale?- domandò titubante Alphonse, vedendo in quella domanda, mista a possibilità, una pecca.
-impossibile! A meno che tu non disponga di un Homunculus..e comunque è stato distrutto!- affermà Edward, sempre più confuso, ma per nulla restio a dar vita ai suoi pensieri più profondi..
Alle sue speranze ormai lasciate nel più buio angolo del suo cuore.
Lilith alzò le spalle, portando le mani dietro la schiena, inclinandosi di poco in avanti. -Chi ha mai parlato di portali distrutti o Homunculus…sarà secondo la mia via che potrete tornare. Niente sacrifici, niente rischi…cioè, a parte forse sbagliare un attimino calcoli e finire in un altro mondo, ma non c’è da preoccuparsi!- affermò tutto d’un tratto, mettendo le mani avanti, ridacchiando nervosamente.
Alphonse e Edward la guardarono confusi, e allo stesso tempo scettici.
Sembrò poi che in un secondo la ragazza tornasse seria, guardandoli con apprensione. -dovete sbrigarvi però…avete visto cosa sta per succedere.- sussurrò in modo vago ed emblematico, ma che Ed afferrò al volo, ricordando i discorsi e le dicerie.
Lilith sembrò annuire ai suoi pensieri, e tornò dopo poco a sorridere.
Inclinò la testa di lato, e chiuse gli occhi -tornerò domani sera, appuntamento qui? Così mi direte cosa volete fare- affermò tranquilla, girando i tacchi e proseguendo lungo la via, lasciando i due fratelli fermi impalati. -EHI! Aspetta un secondo!- gli gridò dietro Edward, ma di tutta risposta Lilith alzò una mano a salutarli, senza girarsi, e sparì oltre una svolta più avanti. Alphonse guardò il suo Nii-san perplesso -cosa facciamo?- domandò, ricevendo lo sguardo allarmato di Edward.
-Dici che dovremmo fidarci, Al?- domandò questo, incrociando le braccia al petto.
-Beh…non mi vuoi dire cosa sta accadendo, ma da come ti comporti sembra quasi che rischiamo grosso.- sussurrò il minore, abbassando gli occhi.
Edward socchiuse gli occhi, trattenendosi dal dire quanto il suo Nii-chan avesse ragione.
-Direi che fino a domani possiamo prendere in considerazione questa proposta. Sappi solo, Alphonse, che per i tempi che corrono…. Provare a fidarci di questa pazzia, non potrebbe che darci almeno un po’ di speranza.- disse il maggiore, guardando il fratello negli occhi, sorridendogli con uno dei suoi semplici e teneri sorrisi.
L’altro si sentì un po’ rincuorato dal gesto di Ed, e annuì piano, seguendolo poi a casa.


***




-Al!! Dio….Alphonse!- gridò Edward, cercando di risollevarsi in piedi, sentendo dolore ad una spalla, mentre pezzi di vetro rotto erano sparsi ovunque, e la pietra che aveva compiuto quel macello alla vetrina della loro libreria, rimaneva ferma davanti a lui, sui libri cadutigli di mano.
-Nii-san!! Che cos’è successo??- gridò Alphonse, correndo al suo fianco, aiutandolo a mettersi in piedi, mentre controllava che non fosse ferito.
-Maledetti ignoranti, stupidi deficienti, cretini, vandali,.- le ingiurie di Edward riempirono il piccolo spazio cosparso di quello che rimaneva della vetrina, mentre Alphonse osservava il posto vuoto dove prima c’era il vetro sul quale era riportata con lettere dorate il nome della libreria.
-Calmati Ed, fammi vedere questa spalla- gli disse Al, facendolo sedere sullo sgabello al bancone. Alcuni tagli gli avevano tagliato la camicia bianca, e delle gocce rosse di sangue si erano allargate su di essa, provenienti da piccoli tagli.
-Ragazzi, state bene?- domandò un Huges allarmato, entrando nella libreria, e raggiungendoli.
-Si, grazie signore, è stato solo un atto da parte di alcuni idioti di passaggio- affermò Edward, stendendo il braccio, così che Al potesse controllarlo per bene.
La signora Glacer era giunta subito dopo suo marito, avendo sentito anche lei il baccano.
Erano le nove di sera, e stavano giusto chiudendo, quando due o tre ragazzi erano passati, ed al grido di “bastardi incestuosi” avevano lanciato una bella pietra contro la vetrina, mandandola in mille pezzi.
Alphonse era rimasto fermo immobile dall’alto della scala sul quale si era arrampicato per sistemare i volumi, con gli occhi sbarrati. Era riuscito a muoversi solo quando aveva sentito il gemito di dolore del suo Nii-san e il suo richiamo.
-Ora, voglio che voi due andiate subito a casa, intesi? Chiudete tutto e filate immediatamente- mormorò Huges, guardandoli seriamente.
Edward e Alphonse non trovarono nulla da obbiettare, e rapidamente fecero quello che gli avevano detto.
Quando tutto fu chiuso, presero e iniziarono a passo veloce, a ripercorrere il solito tragitto che li avrebbe riportati al loro appartamento.
-La cosa sta diventando sempre più pressante, Al…bisogna subito andare a vedere se quella ragazzina ci può dare davvero una mano- affermò Edward, guardandosi intorno, come se avesse paura che da un momento all’altro sbucassero fuori e li prendessero.
La stessa paura l’aveva il suo Nii-chan, ormai conscio dei fatti tenutigli nascosti dal fratello.
Lo sorreggeva tenendogli un braccio intorno alle spalle, vedendo che ancora aveva qualche acciacco da ciò che era successo poco prima.
Sembravano solo due figure che procedevano velocemente nell’ombra.
Due figure giovani e maschili, che rimanevano una accanto all’altra.
E questo bastò a un gruppo di uomini che sbucati davanti ai due, fermarono il loro cammino proprio nei pressi della piazzetta del belvedere.
-Nii-san!!- gridò Al, venendo strattonato lontano da suo fratello, mentre questo cadeva sotto un pugno ben assestato.
Il maggiore degli Elric però non si fece abbattere così facilmente, avendo affrontato prove ben peggiori di sette idioti di idealismo razzista.
Si tirò su e con l’auto-mail assestò un bel gancio alla mascella di uno degli uomini che li avevano attaccati, sentendo il leggero rumore che avvisava la rottura di questa; senza perdere tempo ne abbatté un altro, mentre Alphonse tirava un buon calcio a quello che l’aveva afferrato.
-AL! CORRI!- gli gridò il fratello, ricevendo però di tutta risposta un no secco.
Qualcuno afferrò per la lunga coda bionda Edward, e lo atterrò di nuovo con un pugno, facendo così scorrere lungo l’angolo della bocca un rivolo di sangue, mentre i lunghi capelli biondi, ora sciolti per la rottura dell’elastico, ricadevano sparpagliati sulle sue spalle.
-Così sarebbero questi due gli Elric? Bah, pensavo fosse questo più alto il maggiore, ma invece è sto fagiolo…- l’uomo che aveva parlato non poté proseguire perché un pugno allo stomacò fermò le sue ingiurie. -CHI HAI CHIAMATO LEGUME ALTO QUANTO UNA NOCCIOLINA, INCAPACE DI DIFENDERSI?!GUARd…- Edward avrebbe continuato, se qualcuno non l’avesse ancora una volta atterrato.
-Ha fiato in corpo la donnicciola- affermò un altro, mentre Alphonse riusciva a liberarsi di nuovo, correndo affianco del fratello, cercando di difenderlo da altri colpi. Gli uomini si ritrovarono a terra dopo che fili d’argento li avevano legati alle caviglie, e una bastonata sulla zucca era stata data ad ognuno.
-Allora è vero che voi due sapete solo cacciarvi nei guai- affermò la vocina squillante di Lilith, mentre li raggiungeva radiosa, aiutandoli ad alzarsi.
Alphonse ringraziò la loro stella che la giovane fosse giunta in loro soccorso, senza riuscire ancora a chiedersi che cosa era successo.
Aiutò solo Edward ad alzarsi, e insieme a Lilith si prestarono a correre verso un vicolo stretto.
-dove stiamo andando?- domandò finalmente il maggiore, massaggiandosi la testa dolorante.
Alcuni spari dietro di loro fecero aumentare l’andatura delle loro gambe.
-Ve l’ho detto, no? Allora, avete deciso?- domandò Lilith, guardandosi intorno, mentre li guidava in ogni via, con maestria, quasi come se conoscesse a menadito la città.
-Puoi davvero portarci a casa?- chiese ancora Alphonse, correndo insieme a suo fratello e alla ragazza, sentendo dietro di loro altri uomini, forse quelli che erano accorsi in aiuto degli altri, farsi sempre più vicini.
-Sii!, quante volte devo ripetervelo! Fidatevi, diamine!- affermò questa, girandosi a sorridere agli Elric, impallidendo per la vista dei sei uomini che gli davano la caccia.
Edward osservava davanti a se, perso nel pensiero di quella possibilità così vicina..
Così a portata di mano
Si fermarono una volta messa distanza dagli inseguitori, in un vicolo nascosto
Non sarebbe durata troppo quella quiete…lo sapevano
Era davvero possibile? In un batter d’occhio potevano tornare?
“Deciditi Edward, non abbiamo tutto questo tempo!” affermò la ragazza, tenendo ora la sua camicia per la manica
Uno sparo sfiorò per miracolo il suo orecchio destro, mentre suo fratello gli stringeva la mano, guardando spaurito gli uomini che si avvicinavano, pronti a mettere la parola fine alle loro vite
Un cenno
Una decisione
E tutto davanti ai loro occhi sparì, per lasciarli nel vuoto a precipitare





Siediti e ascolta
Perché ogni cosa che hai intorno
È viva
Anche tu hai vita
E coesisti col mondo
Come esso coesiste per te





Beh, direi che come primo capitolo penso di aver attirato almeno un pochino la vostra curiosità ^^
*stranamente l’autrice tiene un ombrello davanti a se, come a ripararsi da qualcosa* ah ah ha….^^’’
Allora, premetto che è la mia prima ficcina su FullMetal Alchemist, e le prime piccole idee sono venute dopo che mi sono depressa avendo finito di vedere l’anime, e dopo pochi secondi il film XD
Ha preso vita mano a mano che scrivevo, e l’idee ci sono, e so già che dovrebbe essere di pochi capitoli, come i disegnini spastici fatti durante un ora buca XD *indica quello sopra*
Le amanti del nostro caro Roy dovranno penare ancora un pochino *chiude a chiave la porta dove ha nascosto l‘uomo* prima della sua comparsa XD A__A ma non temete, arriverà.
Spero di riuscire a postare il prossimo capitolo presto, sperando che la preparazione del cosplay e la scuola non mi tengano troppo impegnata XD
*-* vi prego almeno commentate un pochino questo coso venuto fuori dalla mia pazzia, così che posso farmi un idea se vi è piaciuto o meno, o se i miei errori vi hanno fatto scappare via urlando XD
A presto^^

Liris
   
 
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