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Autore: ThisIsAnthony    01/12/2013    1 recensioni
Dal primo capitolo: "Edward si asciugò il sangue che gli colava dal labbro spaccato, e chiese, barcollante e con la voce roca: - Qualcun altro? -. La sua voce risuonò chiara e forte nel locale. Nessuno si fece avanti. Il capitano agguantò la sua bottiglia e bevve un sorso. – Bene – sbottò, dirigendosi verso l’uscita."
Dal secondo capitolo: "Si sentiva solo lo scrosciare della fontana al centro, e il verso di qualche grillo. Ma per il resto nulla. Edward tese al massimo i suoi sensi, sentiva che c’era qualcosa che non andava. Il più silenziosamente possibile, si arrampicò su una casa e scrutò la città."
Dal terzo capitolo: "Tulum era dall’altra parte dell’arcipelago, ci avrebbero sicuramente messo tanto. Il capitano sapeva che i marinai odiavano quel luogo per due ragioni: la misteriosità, l’alone di solennità così denso che si percepiva in modo concreto, e anche perché non c’erano taverne, né bordelli."
Saaalve c:
Questa è la mia prima fanfiction, quindi magari non sarò il sosia di Tolkien, ma me la cavicchio ahahah
Spero vi piaccia!
ThisIsAnthony
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Kenway, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3

- Che… diavoleria… è mai questa? – chiese Edward, correndo a perdifiato verso il porto di Kingston. Mary era a pochi metri da lui, e scrutava dietro di loro. – Ti sembra il momento giusto, Kenway? – lo rimbrottò Mary, schivando un coltello che le passava ad un centimetro dall’orecchio sinistro. Edward si concentrò sul tragitto davanti a lui, mentre sentiva le centinaia di stivali al suo seguito. Urlò un “Dividiamoci!”e si arrampicò agilmente su un albero, saltando dal ramo sopra un tetto. Qualcuno lo seguì. Si voltò per un secondo e scorse una giubba rossa, per poi saltare su un altro tetto. Gli venne un idea. Saltò giù dal tetto appena gli fu possibile, e non si sa come, atterrò in un covone di fieno. Qualcuno gli passò accanto e lui uscì, riprendendo la sua corsa. Si accorse che era Mary. Urlò: - Dobbiamo scappare! – Mary urlò di rimando, sarcastica: - Ma davvero? – erano quasi arrivati al porto. Il capitano riusciva a scorgere la bandiera nera della Jackdaw. Continuò a correre, lanciandosi occhiate alle spalle. Vide un carico di barili su un carro, pronti a essere consegnati. Senza nemmeno pensarci, prese la spada, si acquattò per un secondo, e ruppe la ruota del carro, rovesciando, seppur con immenso dispiacere, un carico di vino rosso. L’esercito venne dimezzato, oltre alla cinquantina che i due avevano devastato sparando a dei barili di polvere da sparo. Mary lanciò una bomba fumogena, mentre si stavano avvicinando alla Jackdaw, dove Anne e la ciurma spararono alcuni colpi di pistola, uccidendo alcune giubbe rosse. Edward era a pochi metri dalla sua nave, e saltò, arrampicandosi sulla Jackdaw, senza fiato, mentre Mary lo seguiva, ridendo e urlando alle guardie: - Ah! Provateci la prossima volta, femminucce! – Le guardie rimaste – circa una novantina – urlarono cose come “Ti acciufferemo, prima o poi, puttanella!” oppure “Siate maledetti, pirati!” Edward si mise al timone, e ordinò alla sua ciurma di mettere le vele spiegate il più rapidamente possibile, mentre le guardie sparavano dei colpi che, per fortuna, riuscirono a schivare. Appena furono abbastanza lontani il capitano Kenway si rilassò. La brezza marina subito gli pervase il viso, mentre il sole d’autunno sorgeva all’orizzonte.


Stavano navigando da ore, e il sole era già alto nel cielo. Doveva essere circa mezzogiorno. Anne era sul ponte, cercando di aiutare la ciurma come poteva. Edward ordinò le mezze vele, e aspettò che la ciurma legasse le cime. Appena la vela fu avvolta totalmente, roteò il timone, mentre Mary chiedeva: - Verso dove, Edward? – Il capitano si accorse che non aveva una rotta.  Rimirò per un po’ il mare, costellato da qualche atollo, e poi decise: - Vele spiegate, compari! Andiamo a Tulum – Elizabeth, urlando al capitano “Meno di un minuto prima abbiamo messo le mezze vele. Vuoi ucciderci, Kenway?”, si arrampicò agilmente sull’albero maestro da tribordo, e Jack fece lo stesso da babordo. Appena ebbero preso l’equilibrio tagliarono le corde che tenevano la vela nera ferma, ed essa si spiegò, frusciando. Tulum era dall’altra parte dell’arcipelago, ci avrebbero sicuramente messo tanto. Il capitano sapeva che i marinai odiavano quel luogo per due ragioni: la misteriosità, l’alone di solennità così denso che si percepiva in modo concreto, e anche perché non c’erano né taverne, né bordelli. In pratica il posto meno adatto per un pirata in tutti i Caraibi. Edward virò a sinistra per evitare una goletta, e vide, in lontananza, due galeoni spagnoli combattere. Strano. “Di solito gli spagnoli combattono con gli Inglesi per il territorio, dev’essere qualcosa di grave” Ma da bravo pirata non se ne curò, e continuò il suo viaggio. Appena entrò nella baia di Tulum, dove qualche relitto spuntava qua e là, cominciò a sentire le gambe molli e le braccia indolenzite. Timonare una nave di quelle dimensioni, con un carico di 46 cannoni non era proprio un gioco da ragazzi, dopo ore di viaggio. Ordinò, con voce roca per le ore di silenzio: - Mezze vele, uomini! – la ciurma eseguì. Appena fu a circa 90 metri dalla sabbia fece ammainare le vele e scese sul ponte dei cannoni un po’ barcollante, cadendo in acqua mentre saltava dalla nave sul ponte di legno dell’isola. Cadde perché aveva guardato un uccello che volteggiava in alto, distraendosi e dimenticandosi di saltare. Si alzò dall’acqua zuppo e con lo sguardo torvo, mentre Read, che era scesa prima di lui (ovviamente senza nemmeno una scheggia nelle mani, notò Edward) faceva di tutto per non ridergli in faccia. Edward le lanciò un occhiataccia di fuoco, cercando in ogni modo di asciugarsi le vesti e le pistole. – Quindi anche gli Assassini di alto rango e che scalano edifici altissimi sono in grado di cadere – sogghignò Mary. Edward borbottò un “Maledizione a te, Read” e si diresse a grandi passi verso la città. Giunsero all’accampamento degli Assassini, una valle enorme situata nel mezzo della giungla, dove enormi case di legno e alcune costruzioni erano come incastonate nelle palme, nei rampicanti e nelle foglie che spuntavano ovunque. Edward guardò in alto e vide il cielo, azzurro e limpido, dove si intravedevano delle stelle qua e là. Abbassò lo sguardo e si incamminò fino a raggiungere la fortezza principale, un enorme costruzione di pietra grigia, armata di cannoni e mortai. “Si sono armati eccome” pensò il capitano Kenway, mentre Mary infilava la lama in una fessura per aprire il portone principale, dopo aver attraversato rapidamente l’accampamento. L’enorme portone di metallo si aprì con uno scatto, e una sala illuminata dalla luce fioca dei candelabri si estese davanti al duo. Divani, librerie e sedie erano ovunque, e si sentivano le voci dei novizi dalla sala dell’addestramento. Richard Evans stava chino su una scrivania di mogano al centro dell’enorme sala, e spostava lo sguardo dai libri a una pergamena. Edward decise di attendere, ma dopo qualche minuto Mary, spazientita, si schiarì la voce. Richard alzò lo sguardo, e i suoi occhi color bronzo incontrarono quelli azzurri di Edward. Si tolse il cappuccio e scoprì il viso di un uomo sulla trentina, con gli aggrovigliati capelli marroni che scendevano sulle spalle, e una bandana rossa in fronte. Sorrise, aprendo le braccia e parlando con forte accento inglese (N.B: gli Assassini non sono Maya qui, ma americani ed europei, e, colonizzando Tulum, l’hanno modernizzata, vedrete dopo le conseguenze di tutto ciò) – Salve, amici! Cosa posso fare per voi? – Mary si avvicinò al tavolo, e Edward la seguì. Quest’ultimo parlò per primo: - Abbiamo bisogno, o meglio, io ho bisogno, di aiuto –Richard aggrottò la fronte, già sospettoso, e replicò: - Di che cos’hai bisogno? Qualsiasi cosa – Edward non era sicuro che il Mentore avrebbe davvero fatto qualsiasi cosa, ma ci provò comunque. Spiegò di quella nave, di quella maestosa e possente nave di ghiaccio, delle sue vele blu, del modo in cui li aveva devastati, della sua velocità, rabbrividendo nel riaffiorare di questi pensieri. Appena ebbe finito, ci fu un minuto di silenzio. Dopo un po’ Richard arcuò un sopracciglio, chiedendo rigido: - E questo cosa c’entrerebbe con gli Assassini? – I pensieri di Edward si fecero subito più confusi. Voleva spiegare tutto, ma non sapeva effettivamente come spiegare che quella nave c’entrava con gli Assassini. Era qualcosa che non riusciva a spiegarsi, una sensazione precisa e dettagliata. Lo sapeva e basta. E questo replicò, rauco: - Lo so e basta – il Mentore si fece subito grottesco, passandosi una mano sulla bandana e lanciando ad Edward un’occhiataccia: - La tua presunzione mi sorprende, Edward. So che non sei mai stato un uomo di incredibile modestia, o umiltà, ma per un Assassino queste parole sono pesanti – Disse, fissando gelido Edward, che sbiancò. Che stupido. Avrebbe dovuto spiegarglielo, senza comportarsi come un bambino. Il capitano notò che Mary se n’era andata. Come faceva ad essere così silenziosa? Nemmeno lui sarebbe stato capace di uscire da quell’enorme portone di bronzo cigolante senza fare il minimo rumore. Si ricordò di Richard e prese coraggio, spiegando: - Allora, Mentore. Durante la battaglia, poco prima che quei bifolchi se la svignassero come conigli, ricordo di essere sceso sul ponte dei cannoni e di aver guardato la nave. Ho visto la ciurma, e non erano pirati, né corsari. Ho provato a vedere chi era il capitano, ma non ho fatto in tempo. Non credo che possano essere stati semplici marinai, erano esperti. Non so spiegare la rapidità con cui i cannoni si ricaricavano, le vele si spiegavano, e la nave virava. Non so nemmeno dire dove ora si trovi quel vascello – il Mentore parve comprendere che Edward non stava dicendo baggianate, infatti camminò avanti e indietro per un tempo che, a Edward, parve interminabile. Poi Richard si fermò e chiese, pensieroso ma schietto: - Avevi detto che la nave era bianca? – Edward annuì: - Quanti cannoni da bordata? – Chiese poi il Mentore. Edward cercò di ricordare le parole di Anne, poi gli venne in mente: - Settantotto – affermò. Richard sgranò gli occhi, aprendo bocca per chiederlo di nuovo, credendo che il capitano stesse scherzando, ma l’espressione di quest’ultimo parve convincerlo che era la pura verità. – Senti… Edward – cominciò il Mentore – In questo periodo stiamo subendo molte perdite, i Templari si fanno sempre più forti, e ci attaccano da tutti i fronti; terreno e marittimo – Edward comprese. La sua mente si mise a lavoro, cercando più dettagli possibile su quella nave. I Templari… ah, gli faceva male la testa. Ma doveva capire. Le vesti dei marinai… - Erano croci! Croci rosse, ecco perché! Erano Templari – Edward diede voce ai suoi pensieri, glaciale. Richard, che aveva ripreso coraggio, fece un verso di scherno. Chiese, autorevole: - Ne sei sicuro, Edward? – la sua voce arrivò fioca al cervello del capitano Kenway, che nel frattempo stava ancora ragionando su quella nave spettrale. – Si – Rispose, debolmente. Richard fece un sospiro. – La nostra forza navale non è mai stata così grandiosa. Insomma, abbiamo una flotta, che non è per niente male assortita, ma non penso che riusciremo a sconfiggere la nave se i Templari continueranno ad attaccarci – Tutte le possibilità di successo di Edward crollarono come vetro infranto. Quella nave… quella maledetta nave. Gli aveva rovinato la Jackdaw e se l’era svignata appena lui e Barbanera avevano cominciato a fare seri danni. Templari o no, doveva trovarla e distruggerla. Aveva bisogno di aiuto, aveva bisogno di navi. Aveva bisogno di una flotta. – Vane – mormorò.
 
 
Si, lo so, faccio schifo, non ho aggiornato. E’ che ho avuto un sacco di impegni ultimamente.
Miei dei, devo smetterla di finire con questi cliffhanger, lol. Comunque, per quanto riguarda gli Assassini, si, non sono Maya. Preferivo farli inglesi, per accentuare la corsa all’evoluzione di quell’epoca.

Ci saranno ovviamente anche altri Assassini che il nostro eroe incontrerà durante il suo viaggio, non voglio dirveli precisamente perché altrimenti spoilererei tutta la fan fiction, lol.

Scusate di nuovo per il non-aggiornamento. Vi ricordo però che senza recensioni non continuo u.u, mi sto ammazzando la vita qui.

Ciao c:

-ThisIsAnthony
 
  
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