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Autore: Brida    02/12/2013    3 recensioni
Questa è la storia dell'infanzia e della tormentata adolescenza di Brida Cousland destinata a salvare il Ferelden dall'invasione della Prole Oscura.
Dal 5° capitolo:
"Mi fai una promessa piccola lady?"
"Una promessa?" chiesi stupita guardando il suo volto.
Quasi automaticamente fissai una delle sue tante, piccole cicatrici. Era un guerriero esperto e quelle cicatrici lo testimoniavano.
"Farai sempre ciò che ritieni più giusto, a dispetto di quello che ti diranno gli altri, me lo prometti?"
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode e i suoi compagni'
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In un angolo dell’accampamento osservavo i miei compagni. Eravamo stanchi e desiderosi di riposo ma, infine, eravamo riusciti tutti a riunirci di nuovo qui, intorno al fuoco.
L’accampamento stava diventando quasi una seconda casa. Lanciai uno sguardo in alto e vidi in lontananza la Torre dei Maghi. Era stata una battaglia terribile quella che avevamo dovuto affrontare là dentro. Ripensai al momento in cui ero scivolata nell’Oblio e a quello che era accaduto dopo che ne ero uscita. Ripensai a cosa fosse diventato Uldred, un semplice mago che desiderava la libertà troppo ardentemente.

“Ha corrotto la sua anima, aspirando a ciò che non avrebbe mai potuto avere” aveva commentato il Primo Incantatore Irving dopo che l’avevamo liberato e portato di fronte al Comandante dei Templari, Greagoir.

“E così ha condannato tutti noi”.  Il suo pensiero ossessivo verso la libertà l’aveva condotto a questo. Non era qualcosa che per molto tempo avevo sentito bruciare anche dentro di me?

Cercai di respingere quei pensieri e voltai lo sguardo intorno a me. Il campo era tranquillo. Zevran chiacchierava con i due mercanti nanici;  Sten stringeva teneramente la sua spada appena recuperata, sentendosi completo solo dopo averla avuta tra le mani; il mio cane annusava le pozioni che Morrigan stava preparando, innervosendola visibilmente e Leliana e Alistair chiacchieravano intorno al focolare.
Ultimamente passavano molto tempo insieme e non avevo potuto fare a meno di notarlo.

“Forse dovreste chiederglielo” una voce interruppe i miei pensieri.

Una voce di una donna anziana che io avevo pregato di non unirsi alla nostra disperata missione, invano.

“Chiedere cosa, Wynne?” domandai alla maga.

Aveva scelto di seguirci comprendendo l’importanza della nostra missione ovvero unire popoli e razze differenti per combattere un nemico comune, la Prole Oscura. Aveva dimostrato di essere molto forte durante i combattimenti nella Torre, tuttavia non potevo fare a meno di sentire una sorte di preoccupazione nei suoi confronti. Era una donna anziana in cui leggevo spesso stanchezza nello sguardo. Era proprio necessario che si unisse? Non sarebbe stato più prudente per lei restare al Circolo? In alcuni momenti mi pareva così fragile e debole, mi ricordava tanto la vecchia Madre Maria, che aveva abitato nel castello di Altura Perenne quando ero ancora molto piccola. Saggia e gentile come lei. Ma avevo visto nella Torre che era in grado di cavarsela perfettamente nel combattimento e di mostrare delle potenzialità senza precedenti.

 “Chi è Goldanna. Dovreste domandargli della sua famiglia. Lui sa quello che avete visto e ve ne parlerebbe se voi solo osaste chiederglielo, esattamente come ne sta parlando con Leliana adesso”.

Avvertii una punta di gelosia per quella ragazza con la quale Alistair si stava confidando.

“Wynne, Alistair è figlio illegittimo di Maric. E’ l’ultimo erede della dinastia Thierin” non so perché glielo dissi.

Si era appena unita a noi ma sapevo di potermi fidare. Fu la prima a saperlo del gruppo ma di sicuro non fu l’ultima.

Un luccichio di sorpresa illuminò il suo sguardo grigio “Figlio di Maric… Quel ragazzo è più importante di quanto sembrerebbe, di quanto, forse, lui stesso vorrebbe”.

“Già” commentai io. Ripensai a quel sogno che avevo visto nell’Oblio.

E non potei fare a meno di chiedermi se si sarebbe mai potuto realizzare qualcosa di simile. Poteva l’ultimo erede della dinastia regnante davvero ottenere un destino così ordinario e qualsiasi? Alistair non era solo uno degli ultimi Custodi Grigi, lui era anche figlio di Re.
Era più importante di tutti noi nel gruppo, perché se si fosse arrivati ad uno scontro con Loghain, il suo sangue sarebbe stata la nostra arma più forte.

“Gli chiederò di Goldanna” promisi a Wynne “Ma voi ricordate questo: non so quale sarà il nostro destino, ma Alistair non deve morire. Costi quel che costi. Lui deve sopravvivere”.

Non sapevo cosa davvero sarebbe accaduto a tutti noi, ma comprendevo l’importanza politica che Alistair poteva avere. E comprendevo che andava protetto in qualsiasi modo. Wynne annuì e si allontanò.
Fissai ancora i due giovani che chiacchieravano e di nuovo mi sentii leggermente infastidita.  Alistair mi era sempre stato al fianco, fin dall’inizio di questa strana avventura.
Chissà se forse un giorno mi sarei dovuta separare da lui. Forse sarebbe diventato Re, avrebbe intrapreso tutta un’altra esistenza. Che pure, dopo aver visto il suo sogno, sapevo non desiderasse.
Non avrebbe mai desiderato.
 
 

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Una dolce melodia stava propagandosi dentro di me. La voce di Leliana era così soave ed era quello che tutti noi avevamo bisogno di udire, elfi e umani. Lanaya la nuova Guardiana aveva gli occhi chiusi e tutti, riscaldati dal fuoco, ci lasciavamo cullare da quell’armonia.
Presto mille voci elfiche si unirono a Leliana, quella era originariamente una loro canzone che noi uomini avevamo rubato e fatto nostra, come quasi tutto ciò riguardasse la razza elfica. Ma adesso nulla di questo aveva importanza. Ci sentivamo tutti sporchi di sangue e morte e quella canzone così pura pareva l’unica cosa in grado di unirci davvero.
Sangue e morte… Nuovamente avevo dovuto combattere, anche presso gli Elfi Dalish che mi avevano implorata di risanare la foresta, distruggere la minaccia dei lupi mannari che avevano cominciato ad aggredire il loro accampamento, in cambio del rispetto dei trattati dei Custodi Grigi. Ma nulla è mai come sembra, il bene non è mai da una parte sola, e anche questa volta avevo dovuto compiere una terribile scelta. Avevo ucciso Zathrian, il Guardiano Secolare di questo Clan Dalish, per liberare la foresta e i lupi dalla maledizione forgiata da Zathrian stesso. Di nuovo sangue, vendetta e dolore…
Di nuovo magia.

Aggiunsi la mia voce al gruppo e cantai come non avevo fatto da tempo, fin da quei giorni quando a sedici anni fuggivo di casa e mi esibivo in una piccola Taverna. Mi lasciai andare completamente e seguii quel ritmo che da lento incalzava, sentendomi parte di qualcosa.
Sentendomi per un attimo solo serena. Molti elfi erano morti, molti avevano dovuto scontare la pena di un’antica e terribile maledizione voluta per odio e vendetta. Ora però la foresta era libera, ora ogni cosa era di nuovo al suo posto.
Solo nel mio cuore continuava a persistere un turbinio di sentimenti che non riuscivo a governare. Mi ero di nuovo dovuta schierare ma soprattutto avevo compreso con i miei stessi occhi l’inutilità della vendetta. Chi compie il peccato forse la merita, ma addirittura la loro progenie? Potrei mai io desiderare qualcosa di simile?

‘Sì, lo desideri. Non mentirti’.

Era la verità, avrei voluto distruggere la vita di Eamon nello stesso modo in cui lui aveva distrutto la mia e questo mi faceva sentire sporca.
Mi faceva sentire in errore.
La musica smise e la Guardiana si rivolse a noi tutti con un accorato discorso per ringraziarci dell’aiuto dato a lei e al Clan.
Eppure io non stavo nemmeno ascoltando davvero le sue parole. Il mio sguardo di nuovo cercava i membri del mio sgangherato gruppetto.
Vidi Wynne, insieme al suo ex-discepolo Aenerein che avevamo trovato nella foresta e che ci aveva aiutato a superare parecchie difficoltà. Tutti sbagliano, anche i migliori, anche coloro che sono per noi degli esempi da seguire e rispettare, come lo era Wynne per me. Ma non per tutti può esistere un perdono, non per tutti può esistere la redenzione.
Per Wynne certamente sì.

Mi tornò alla mente il suo sguardo nella foresta, lei che rifulgeva come luce.
Uno spirito le aveva permesso di vivere ancora, questo mi aveva confessato poco dopo, le aveva dato una seconda possibilità. E lei l’avrebbe usata per combattere la Prole Oscura, la terribile minaccia che incombeva sul Ferelden, sul Thedas intero.
E che io e Alistair dovevamo sconfiggere. Lei credeva in noi, credeva in me, e questo mi dava molto coraggio.
In quel momento un fragoroso applauso interruppe i miei pensieri. La Guardiana aveva concluso il suo discorso e Alistair si era avvicinato a lei per ringraziarla personalmente. Mi feci avanti anch’io.

“Il vostro aiuto sarà davvero importante contro la Prole Oscura. Ogni popolo, ogni individuo dovrà rendersi utile, nonostante i nostri attriti, per poter metter fine al Flagello” stava spiegando alla Guardiana.

Io mi limitai a sorridere. Sapevo che stavamo chiedendo moltissimo a quel Clan visto che avevamo ucciso noi stessi il suo Guardiano, eppure Alistair aveva ragione. Ognuno di noi doveva collaborare, non c’era altra soluzione.

“Venite, voglio farvi vedere una cosa” Lanaya ci guidò lontani dal focolare centrale dell’accampamento Dalish. Io mi guardai intorno estasiata mentre passavamo vicino alle statue e alle costruzioni degli elfi della foresta.

Uno strano silenzio si era materializzato tra noi, un silenzio che sapeva di pace ma anche di saggio e antico. Le statue che i Dalish adoravano come Dei brillavano sotto la luce della luna ed emanavano un fascino senza uguali. Pareva di essere precipitati in un altro mondo e nonostante avessi già trascorso più di un giorno in quel luogo, era la prima volta che avevo avuto l’occasione di osservare così bene il campo.
Un rumore catalizzò la mia attenzione: in breve tempo avevamo raggiunto il recinto degli Halla, strane creature cavalcate dagli elfi. Lì vi era anche Elora, l’elfa del Clan che si occupava di questi bizzarri e misteriosi animali.
Creature che si facevano avvicinare e toccare solamente dagli elfi.

Difatti cominciò a serpeggiare una certa agitazione in mezzo a loro mentre due umani, io e Alistair, si avvicinavano.
Ma non erano gli Halla ciò che la Guardiana voleva mostrarci.
Elora era infatti inginocchiata ed intenta ad occuparsi di un altro essere.
Un animale che io riconobbi. ‘Quel lupo’ pensai nel vederlo.
I nostri occhi si incrociarono per un secondo. Occhi verdi, come lo erano i miei.

L’avevo trovato nella foresta, ferito e malandato. E nonostante io stessi dando la caccia a dei lupi, dei lupi mannari, avevo chiesto ad Aenerein di riportarlo al campo. Solo per quegli occhi, così uguali a quelli di mio fratello. Una sciocca coincidenza aveva commosso il mio cuore, ed ora era lì, curato e riportato in forze da degli elfi che avrebbero dovuto odiare quell’essere, considerato quanto dolore dei lupi avevano causato al loro Clan.
E invece no, sapevano rispettare la natura, amarla così com’è, senza volerla piegare a sé, senza voler interferire. Era un sentimento così estraneo alla razza umana, così lontano dalla nostra perfetta società civile. Eppure anch’io l’avevo avvertito nel cuore, un giorno molto lontano.

Mi piegai verso l’animale e d’istinto lo carezzai. “Brida, attenta…” Alistair cercò di fermarmi ma subito si bloccò vedendo che l’animale non era spaventato da me, anzi. Parve godere del mio gesto di tenerezza.

“Elora l’ha curato. In poco tempo tornerà in forze, volevo solo farvelo vedere visto che siete voi che l’avete salvato” gli occhi della Guardiana mi scrutarono nel profondo mentre pronunciava queste parole.

Si rivolse a me “Voi, Brida, siete diversa da molti umani che ho incontrato. Avete rispetto per cose che gli uomini di solito non rispettano”.

Io le sorrisi per ringraziarla. Lei continuò “E’ raro che un animale si comporti così con un umano, ma sapete… lui vi deve la sua vita e farebbe di tutto per sdebitarsi con voi. Vi seguirebbe ovunque, per questo ho voluto mostrarvelo”.

“E’ un lui?” domandai continuando a coccolare l’animale che non mostrava alcun segno di aggressività nei miei confronti.

“Un giovane lupo maschio” confermò Elora.

“Che dite Alistair? Nella nostra bizzarra compagnia ci starebbe bene anche un lupo, no?” ridacchiai mentre vidi il mio amico Custode impallidire al pensiero.

“Ehm… Non sono sicuro sia proprio una buona idea” commentò preoccupato.

Io di nuovo spostai il mio sguardo sugli occhi verde smeraldo dell’animale. Erano vividi e pieni di giovinezza, di speranza. Fecero tornare a galla un vecchio ricordo. Mi alzai in piedi.

“Sapete Alistair… Un giorno un ragazzo mi definì come un lupo selvaggio” ridacchiai al pensiero di quel confronto, era stato Thomas a chiamarmi così, molto tempo fa.

“Disse che ero nobile e fiera e questo, secondo lui, mi rendeva simile ad un lupo. Ma un lupo non è questo. Un lupo è libero e privo di vincoli. Imprevedibile forse, impulsivo e sempre istintivo. Ed è questo che anch’io sono” spostai il mio sguardo su Lanaya.

“Fergus deve essere libero. Non lo priverei mai di questo dono”.

“Fergus?” domandò incuriosito Alistair sapendo che era il nome di mio fratello.

“Ha i suoi occhi, i miei occhi… E chissà, forse vagando nella foresta lo troverà. Per quanto sia assurdo io sento che lui è ancora vivo. Là fuori, da qualche parte” spostai il mio sguardo in direzione della fitta boscaglia.

Non eravamo troppo lontani da Ostagar e, tuttavia, non avevamo il tempo per davvero metterci a cercare mio fratello. Anche la sua vita era passata in secondo piano rispetto al Flagello e alla Prole Oscura. Era qualcosa che avevo imparato ad accettare e che non potevo mai permettermi di dimenticare.

“Se è questo quello che volete, lo lasceremo andare appena sarà in forze. Se tuo fratello è scomparso, qui nei dintorni, lui lo troverà. E’ suo dovere ricambiare il favore che tu gli hai due volte concesso, salvandogli la vita e lasciandolo libero. Lui non lo dimenticherà mai” disse la giovane, eppure già molto saggia, Guardiana.

“Grazie Lanaya”.

“Io, se non vi dispiace, rimango qui un attimo con Elora. Voi potete pure raggiungere i vostri amici”.

“Certamente, grazie di tutto” di nuovo espressi la mia gratitudine verso la Guardiana.

Poi io e Alistair ci allontanammo diretti di nuovo verso il focolare.
Camminavamo silenziosi, uno al fianco dell’altra.
Io, quasi per sbaglio, lanciai uno sguardo nella sua direzione e per la prima volta notai i suoi occhi nocciola, così brillanti nonostante fossimo immersi nell’oscurità. Così veri.
 Arrossii un attimo accorgendomi cosa stava accadendo, in che modo sognante lo stessi fissando, e velocemente distolsi la vista.

 “Alistair” presi parola per cercare di distogliere la mia attenzione da quanto era appena accaduto.

“Sì?”

“Io… posso chiedervi una cosa?”

C’era una questione che ancora tormentava il mio cuore, qualcosa che dovevo chiedergli.

“Certo” disse sorridendo.

“Chi è Goldanna?”

“Mia sorella” rispose semplicemente e cominciò a raccontare.

E mentre parlava lo osservavo, sorridendo. Fingendo di non capire, di non avvertire quello dentro di me cresceva piano piano.
Fingevo perché ne avevo paura, perché riportava a galla ricordi lontani.
Di quando ero stata più giovane e ingenua e avevo creduto nell'amore, nonostante io e lui fossimo così diversi, appartenessimo a due mondi così distinti. 
Ma Alistair? Era un Custode o un Re? 
Era simile a me o completamente diverso? 
Mi facevo queste domande, credendo fosse semplice curiosità. 
E invece non lo era, e presto l'avrei capito da sola.


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Ah l'amour :) scusate il ritardo. Ho voluto dedicare questo capitolo ad un ricordo, uno dei primi momenti con Thomas, e ad Alistair e Brida, mentre si conoscono e si legano sempre di più... 


Spero vi sia piaciuto, ciaoo!
  
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