IL PADRE DELLA SPOSA
 
 
Disclaimer: I personaggi e il marchio JAG sono di proprietà di Donald P. Bellisario. Questa fanfiction è stata scritta senza finalità di lucro.
 
 
NdA: Questo racconto costituisce la Quinta Giornata della serie “Cuore di padre”.  Proseguono le vicende della sempre più allargata famiglia Rabb, dei personaggi originali e di quelli targati KK da cui – cuore di scrittore – faccio fatica a staccarmi e che, anzi, voglio vedere vivere e crescere. Un ringraziamento anticipato a tutti i lettori, vecchi e nuovi.
La vicenda si svolge nel futuro prossimo, all’incirca nel 2016 (tre anni dopo “Buon compleanno, papà!").
 
 

 
 
-Sei pronta, tesoro? – esclamò Harm aggiustandosi la fascia dorata dell’uniforme di gala.
 Il generale Cresswell andava in pensione e sua moglie, la dolce e tenace Dora, aveva voluto che si congedasse nel modo più ufficiale e allo stesso tempo festoso. Quella sera quindi, tutto il JAG e rispettivi consorti o accompagnatori, si sarebbero trasferiti al circolo ufficiali di Annapolis per il ballo d’addio. C’era fermento nell’aria. Non solo per la febbrile scelta dell’abito da parte delle signore, poiché la moglie del generale aveva rifiutato recisamente la proposta del marito di una cena formale in stile Chegwidden. O perché con il pensionamento di Cresswell si riaprivano i giochi per una delle cariche più ambite dell’intera Marina e il capitano di vascello Harmon Rabb jr era tra i possibili candidati. In casa Rabb, quella sera si celebrava un evento epocale: per la prima volta i bambini sarebbero rimasti soli. O meglio, avrebbero avuto un babysitter neofita: il diciassettenne AJ. I ragazzi Roberts e Maria avevano insistito a lungo con i rispettivi genitori perché permettessero loro di fare un pigiama party in casa Rabb. E anche Gabriel e Zhiqun, pur lontani dal turbinio effervescente dell’adolescenza, avevano sostenuto con le loro armi infantili la battaglia dei più grandi.    
Sarah stava ultimando le sue operazioni di fascino. Si avvicinò al marito porgendogli la collana di perle che lui le aveva recentemente regalato, in occasione del loro decimo anniversario.
-Mi aiuti, per favore? – gli chiese dolcemente.
-Con piacere – Harm prese la collana e gliela allacciò. Una nuvola di profumo dolce e speziato  lo inebriò completamente. Si chinò sul collo di Sarah a baciarla all’attaccatura dei capelli. Lei lo assecondò, abbassando voluttuosamente il capo e chiudendo gli occhi, per un interminabile istante. Ma durò poco più di una manciata di secondi…
-Uffa, sempre a sbaciucchiarvi. Ma non siete un po’ vecchi per queste cose? – Maria entrò nella stanza  con un fare inquisitorio. Harm e Sarah si staccarono a malincuore, mentre la ragazzina proseguì la sua invettiva: -  E poi guardate che è già ora… dovete andare!
-Frena, Maria. Quando mi pagherai l’affitto della tua stanza, avrai pieno diritto di parola – le disse il padre con un’aria severa che celava a fatica un sotterraneo divertimento.
-Non sono più una bambina, papà. Devi ascoltarmi quando parlo.
-Tutto dipende da quello che dici, amore. – intervenne la mamma – Per essere ascoltati bisogna prima di tutto mostrare rispetto.  
Suonarono alla porta. Maria, dimentica del suo ruolo a metà strada tra il rivoluzionario e il  censore, volò via dalla stanza dei genitori.
-Gabo, Zizì! Sono arrivati i ragazzi!
Gabriel e la sorellina abbandonarono i giochi e corsero giù urlanti, dietro al loro capitano.  
-È iniziata l’adolescenza… - disse Sarah consolando Harm.
-Ed è solo la prima…
-Pensavo che con Mattie avessi fatto un buon addestramento alla guerriglia – scherzò lei.
-Con lei è stato molto più facile. Ero il suo eroe. Di ribellioni ce ne sono state poche, forse anche perché quando è venuta a vivere stabilmente con me aveva quasi 17 anni.  E sai che era già molto matura a quell’età.
-Dai, amore. Ce la faremo. Una cosa alla volta. Intanto speriamo che la serata passi senza danni… non vorrei che la tribù riunita ci desse fuoco alla casa!
 
 
 
-Ciao, Bud! Cara Harriet!
Baci e abbracci di prammatica tra gli adulti, mentre i ragazzi, grandi e piccoli, cominciavano festosamente ad assaporare già l’affascinante gusto della libertà, senza adulti tra i piedi.
-Sarah, sei uno splendore! – esclamò Harriet, benevolmente invidiosa della sua migliore amica che, alla soglia dei cinquanta, conservava una linea invidiabile.
-Tu non sei certo da meno, carissima – replicò lei con schietta sincerità. Harriet, la matriarca Roberts, brillava nel suo abito di seta azzurra che rifletteva intriganti scintillii dei suoi occhi. Un regalo speciale del sempre innamorato Bud che aveva voluto così ricompensare e onorare la sua amatissima sposa.
-AJ – disse Harm rivolgendosi con aria seria al suo figlioccio maggiore – Stasera sei tu il responsabile della casa. Bada che questa marmaglia non faccia danni. E mi raccomando, metti Zhiqun a dormire prima delle nove e mezzo.
-Sì, zio. Non ti preoccupare.
-Non fare venire qua i tuoi amici, intesi? – aggiunse Bud ancora più teso.
-Ok, papà. Non ti preoccupare. Sai ti puoi fidare di me.
-Speriamo bene – disse il padre, rasserenato solo a metà. AJ era una bravo ragazzo, di sani principi e buone amicizie. Era all’ultimo anno di liceo, capitano della squadra di basket e provetto pianista del gruppo musicale della scuola. Già tutto proiettato verso il College, dove desiderava con tutto se stesso intraprendere gli studi di medicina. Ma era pur sempre un diciassettenne.