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Autore: kk549210    15/12/2013    4 recensioni
Il navigato Harmon Rabb, alle prese con situazioni nuove della vita privata e professionale, più o meno inaspettate.
Quinta "giornata" della serie "Cuore di padre".
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di padre'
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-Allora, ragazzi! Ci state a fare una partita di basket? – propose AJ alla ciurma di cui era comandante per quella sera.
-Sì! – gridarono in coro i maschi.
-Non vorrete mica lasciarci in casa a fare il pop corn? – chiese Nicki un po’ indignata, spalleggiata dalla sua amica Maria.
-Certo che no, femmine. – ribatté scherzosamente il suo gemello Paul – Tutti insieme… anzi, sai cosa facciamo? Maschi contro femmine!
-Sì! Sì! – fece Gabriel tutto entusiasta, assaporando già il gusto della vittoria. Il mitico AJ era un vero asso del canestro: con lui in squadra, avrebbero stracciato le bambine.
-Anch’io! Anch’io! -  sentenziò tutta contenta Zhiqun, afferrando la palla. Non sapeva quasi nulla di basket, ma non vedeva l’ora di lanciarsi anche lei nella mischia.  
-Bella storia! Hai proprio paura di perdere! – disse Maria al fratellino – AJ, maschi contro femmine non va bene… altrimenti noi siamo fritte in partenza.
-Allora io gioco con voi ragazze – disse il primogenito dei Roberts.
-Noo, fratellone! Non puoi abbandonarci così! – protestò James.
-Dai, cominciamo… al meglio dei 25 punti!
-E va bene… tanto tra cinque minuti avrete perso comunque! – ribatté Paul.
AJ si caricò sulle spalle Zhiqun che era felicissima di essere stata promossa pivot. La partita si rivelò un autentico parapiglia, più che un regolare incontro di basket. Gabriel si attaccò più di una volta alle gambe di AJ, Paul cercava sempre di strappare la palla dalle mani di Maria e anche la scelta di far eseguire a Zhiqun i tiri liberi non si rivelò molto fausta per il roseto dei vicini di casa. L’aria serotina di aprile si stava facendo frizzante e i ragazzi, stanchi e accaldati, ma molto allegri e divertiti, decisero di rientrare in casa.
 


-Ti ricordi la prima volta che abbiamo ballato insieme? – chiese Sarah al marito, mentre si abbandonavano insieme alla musica, nel salone gremito di ufficiali in uniforme di gala e di signore scintillanti nei loro abiti da sera.
-Certo, mia cara. È stato vent’anni fa, al ballo della NATO – rispose lui prontamente. Non voleva certo lasciarsi cogliere impreparato e scatenare bollenti malumori – E sappi che, ora come allora, non ballo con mia sorella…
Sarah rise, ripensando alla dolce provocazione che gli aveva rivolto in quell’occasione. “So che sei teso per il possibile attentato al re di Romania,” gli aveva detto “ma non ballare con me come se fossi tua sorella”. La risposta di Harm era stata altrettanto pronta e maliziosa. “Guarda che non penso a te come a una sorella”.
-Sì, è vero. E’ stato proprio in quell’occasione. Quando eri stato preso di mira dalla bella principessina… -  scherzò lei.
Harm le regalò un largo sorriso di leggerezza e complicità. Si conoscevano da vent’anni, ma per lui era come se il tempo non esistesse. Sentiva di avere con sé la sua Sarah da un istante solo, oppure da sempre, nella sua vita. Più passava il tempo, e più si radicava in lui la convinzione che l’amore fosse proprio quello.
Anche agli occhi dei presenti Harm e Sarah apparivano come immersi in un’atmosfera sospesa e acronica. Erano sguardi d’affetto, come quello di Bud che sorrideva loro, tutto intento tra i tavoli del buffet nella caccia di dolci prelibatezze, o di Harriet che, pur ballando con il generale Cresswell, vigilava attentamente sulle intemperanze alimentari del consorte. O di pura ammirazione: Dora, mentre si intratteneva amabilmente con la moglie del SecNav, osservava con stupita meraviglia come i Rabb, a dispetto del passare degli anni, riuscissero a conservare il fascino magnetico che sprigionavano, non tanto singolarmente, quanto uniti, in coppia.
 
 
 
-Fantastici questi popcorn! Sono proprio salati a puntino – disse Paul pescando a piene mani dalla ciotola che aveva in grembo.
-Miracoli del microonde – asserì Maria con aria di sufficienza, come una cuoca consumata.
-Lasciane un po’ anche a me, ingordo! – James si allungò sul fratello per portargli via il prezioso carico.
-Non litigate, ce ne sono un sacco! – comparve AJ dalla cucina con un’altra insalatiera stracolma.
-Mangiateveli tutti voi… Noi abbiamo il dolce.. Tieni Zizì!– disse Gabriel tutto soddisfatto, allungando alla sorellina una fetta di deliziosa torta al cioccolato. Ma  la piccola non aveva bisogno di maestri di golosità e mostrava già il musetto tutto impiastricciato di un dolcissimo marrone.
-Sei un maialino, Gabo. Ha proprio ragione la nonna: dovresti dormire con un sacco dello zucchero al posto del cuscino – lo rimbrottò Maria.
-Zitti, zitti! Ora c’è la scena dell’aereo… è la mia preferita – esclamò James calamitando l’attenzione degli altri ragazzi sullo schermo della TV.
-Ma figliolo, sai pilotare questo aereo?  - chiede il padre con aria molto preoccupata.
-Pilotare, sì. Atterrare, no. – ammette il figlio sganciando l’aereo biposto dallo Zeppelin.
-Somiglia all’aereo di zio Harm, con i posti invertiti – osservò Paul.    
-Uao… e adesso come fanno? – chiese Gabo che non aveva mai visto quel vecchio film.
-Adesso arriva il pilota della Luftwaffe e gli smitraglia addosso – spiegò James.
-La Luff che?  - chiese Maria incuriosita.
-Il pilota tedesco, il cattivo… sst – fece il ragazzo.
Dallo schermo, rumori di mitragliatrice.
-Papà, papà! A ore undici! – grida il figlio con  concitazione.
-Alle undici? Cosa deve succedere alle undici? – chiede il padre spazientito, tirando fuori l’orologio da taschino.
-Dieci, undici, dodici – spiega il figlio in preda all’agitazione, indicando in aria le direzioni con una mano e continuando a pilotare l’aereo con l’altra – A ore undici!
-Perché il vecchio guarda quel coso che ha in tasca? Che cos’è?– chiese Zhiqun.
-È un orologio, bellina – le spiegò AJ.
-Che strano… Io ho questo – disse la bimbetta agitando orgogliosa il polso sinistro ed esibendo un orologino giallo.
-E perché dice l’ora? – chiese Gabriel.
-Non sai proprio nulla, sai fare a mangiare solo i dolci! – gli disse Maria canzonandolo – E’ il linguaggio dei piloti. Serve per indicare la posizione di un aereo nemico. Me lo ha detto papà! – aggiunse con grande orgoglio – Se tu fossi un po’ meno fifone, impareresti anche tu a volare…
-Mi dispiace, figliolo… siamo stati abbattuti – dice il padre.
-Ci hanno colpiti?
-Centrati in pieno…
-Certo che il padre di Indiana Jones è proprio un frescone! Si è sparato da solo al timone dell’aereo – commentò Paul.
-Cosa ci vuoi fare, è un topo di biblioteca… un professore di storia medievale – aggiunse AJ.
-È proprio vero che papà andava su quei cosi? – gli chiese Zhiqun, seduta sulle sue ginocchia.
-Sì, quando sono nato io, il tuo papà era un aviatore della Marina e pilotava gli F-14. Hai presente il modellino che ha nello studio? – fece il ragazzo accarezzandole la  testolina.
 
 
 
-Sarah, mi permette di rubarle suo marito per un ballo? – chiese Dora, la moglie del generale.
-Certamente, signora Cresswell.
-Dora… - la corresse lei amabilmente.
-D’accordo, Dora. – disse Sarah sorridendo – E’ tutto suo…   
La signora Cresswell e Harm scesero in pista, mentre Sarah raggiunse Harriet e Bud che si erano seduti a un tavolino d’angolo, ottimo punto di osservazione sull’intera festa.
-Speriamo che i ragazzi non stiano facendo malestri – disse un po’ preoccupata ai suoi amici.
-Ma che dici, Sarah? A quest’ora saranno già crollati dal sonno – la rassicurò Bud gettando un’occhiata all’orologio – E poi, sai bene che AJ è un bravo ragazzo…
-Sono gli altri che sono delle pesti… – aggiunse Harriet scuotendo il capo – Soprattutto Paul e James…
 
-Complimenti, Dora! Davvero una bellissima serata… Un’ottima scelta: non si poteva immaginare un festeggiamento migliore in onore di suo marito – disse Harm mentre guidava nel valzer la moglie del generale.
-La ringrazio, Harm. Per fortuna quell’orso di Gordon si è convinto a lasciarmi fare a modo mio. Se fosse stato per lui, o non avrebbe fatto nulla o avrebbe organizzato una di quelle cene con gente solo in divisa… una cosa un po’ noiosa, non trova?
- Beh, le cene in uniforme non sono poi così male. Basta essere in Marina! – scherzò con un luminosissimo sorriso che ammaliò la sua dama – Suo marito non è più come quando è arrivato al JAG dodici anni fa. Se posso parlare liberamente…
-Ci mancherebbe, Harm! Non sono mica un suo superiore – rise Dora.
-… in questi anni lo abbiamo addomesticato! – concluse il capitano Rabb.
-Hai ragione: ha perso un po’ l’aria da marine… è diventato anche un po’ più ironico e chiacchierone. Forse ha preso un po’ da lei, che ne dice?
-Non saprei – rispose lui sorridendo.
-E ora tocca a lei…
-Prego? -  fece Harm, fingendo di non capire.
-E’ pronto, capitano Rabb? Ora diventerà lei il capo del JAG. – sentenziò Dora – Se lo merita proprio: lei è un ottimo ufficiale e il miglior avvocato della Marina. Spero di vederla quanto prima con le due stelle sull’uniforme.
-La ringrazio molto per la stima. – rispose lui irrigidendosi un po’, ma mascherando l’imbarazzo dietro il suo inossidabile sorriso – Ma chi sarà il nuovo capo del JAG, lo decideranno la Casa Bianca e il Pentagono.   
 
  
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