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Autore: Lola_    03/12/2013    1 recensioni
Malfoy la guardò serio per un attimo, dalla testa ai piedi scandagliando velocemente i danni che aveva riportato; scrutò il suo sguardo assicurandosi che stesse bene, ma non si sfiorarono.
Alzò un angolo della bocca: - Era ora che ti dessi da fare, Granger. Cominciavo a pensare di dover fare tutto io. –

[Partecipa al contest: "La fiera del fanon" indetto da TheHeartIsALonelyHunter]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Il genere "drammatico" era obbligatorio e devo dire che mi ha dato qualche problemino e purtroppo credo che si senta. Non sono per niente soddisfatta, ma la scadenza era quasi finita.
Per quanto riguarda il contesto: Hermione e Ron sono rimasti per frequentare il settimo anno a Hogwarts, mentre Harry è alla ricerca degli Horcrux. So che Hermione, in quanto Nata Babbana non era al sicuro al castello, ma diciamo che l'hanno tenuta in vita per poterla usare contro Harry.
Malfoy si è schierato apertamente dalla parte dei "buoni", ma solo quando le cose sono precipitate, perché prima era una spia per conto dell'Ordine. Se i Carrow e gli altri alleati di Voldemort avessero scoperto che era un traditore, sarebbe morto.
Non che siano cose fondamentali per la trama, ma non volevo confondervi.
La citazione: "Quello che ci manca ci attira. Nessuno ama la luce come il cieco" è di Victor Hugo.
Buona lettura!


Questi personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K Rowling; la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Battaglie

     Si erano persi.
     Dal momento in cui era stato lanciato il primo Schiantesimo, ogni angolo del castello pullulava di morte e sangue. Hermione correva da una parte all’altra stringendo la bacchetta e duellando anche con tre Mangiamorte contemporaneamente. Il braccio le doleva, la gamba sinistra era ferita e la mente era annebbiata. Agiva quasi per inerzia, le urla degli incantesimi che pronunciava le arrivavano attutiti alle orecchie.
     Dov’è Draco?
     Era l’unica cosa che riusciva a pensare lucidamente.
     Dov’è?

     La folla dei ragazzi dei primi anni che veniva portata in salvo nella Camera delle Necessità aveva formato una barriera tra loro e aveva sciolto quelle dita rimaste intrecciate fino a quel momento. Voleva tornare indietro, ma il flusso la spingeva sempre più lontano. Così l’aveva perso.
Scavalcava corpi inermi senza soffermarsi sui loro volti: non poteva distrarsi adesso e il dolore era già abbastanza forte, senza doverci aggiungere anche la morte di qualche amico. Quando poteva schivava gli attacchi nemici e continuava a correre, senza colpire di rimando: l’unica cosa importante era ritrovarlo e assicurarsi che fosse sano e salvo.
     Ogni volta che aveva immaginato l’inevitabile scontro con Voldemort e i suoi seguaci aveva sempre visto Malfoy schierato con i cappucci neri e mai, mai avrebbe creduto possibile che lui potesse diventare il pensiero più coinvolgente in quel momento.
     D’altra parte Malfoy glielo diceva sempre: quello che ci manca, ci attira. Se lei era quella dolce e orgogliosa, lui era il freddo calcolatore. Lei il caldo oro, lui il glaciale argento. Col senno di poi era quasi scontato che avrebbero finito per innamorarsi.
     Amore.
     In realtà non stavano neanche ufficialmente insieme: con una guerra intorno, non potevano certo pensare a una cosa del genere. Ma come spiegare, altrimenti, quel senso di soffocante terrore che la attanagliava da quando si erano separati? Quell’irrazionale egoismo che aveva solo bisogno di sentire la sua voce dirle: “Sto bene”.
     Era una donna innamorata, Hermione, che rischiava di perdere il suo uomo in battaglia e anche se non era giusto, aveva abbandonato i suoi compagni per ritrovarlo.
Appena sarò sicura che sta bene tornerò a combattere, si diceva. Ed era l’unica cosa in grado di alleggerire il suo senso di colpa.

     - Stupeficium! – Il grido roco le arrivò alle orecchie più chiaro di tutti gli altri suoni che la circondavano. In pochi passi arrivò nella Sala d’Ingresso, incespicando più volte sui suoi passi e abbattendo due Acromantule. Draco stava combattendo con Amycus Carrow. Aveva il volto coperto di sangue, i capelli impolverati e il braccio sinistro immobile lungo il fianco, ma era vivo.
     Vivo.
     Il sollievo che provò nel vederlo ancora in piedi era quanto mai inopportuno e ingiusto, ma non poté fare a meno di sentirsi più leggera. Poi corse verso di lui, schiantando il Mangiamorte che cadde a terra svenuto.
     Malfoy la guardò serio per un attimo, dalla testa ai piedi scandagliando velocemente i danni che aveva riportato; scrutò il suo sguardo assicurandosi che stesse bene, ma non si sfiorarono.
Alzò un angolo della bocca: - Era ora che ti dessi da fare, Granger. Cominciavo a pensare di dover fare tutto io. –
     Hermione aprì la bocca senza sapere ancora cosa dire. Un insulto probabilmente. Le parole più dolci del mondo, forse. Ma non le disse mai, perché un lampo la colpì fra le scapole, senza darle nemmeno il tempo di socchiudere gli occhi.

     Il primo senso che si riattivò fu l’olfatto: tutto intorno a lei puzzava di disinfettante e plastica. Le sembrava di essere tornata bambina, quando andava a trovare i suoi genitori a lavoro, dopo la scuola.
     Il secondo senso fu il tatto. Sotto le dita sottili sentiva la morbidezza di una stoffa liscia e fresca, che le avvolgeva tutto il corpo. Ci mise un po’ per ritrovare tutti gli arti, sentire ogni parte del suo corpo, ma quando finì capì di essere ancora tutta intera. D’un tratto si ricordò di Voldemort, i Mangiamorte, la battaglia e cercò di alzarsi ancor prima di aprire gli occhi.
     Due mani calde l’afferrarono per le spalle, riportandola delicatamente giù. Il profumo che l’avvolse era talmente familiare che lo stomaco fece una capriola e il suo corpo si rilassò. Non ebbe il tempo di alzare le palpebre, che due labbra ruvide e screpolate piombarono sulle sue, accarezzandole delicatamente, prima di scostarsi e permetterle di svegliarsi completamente.
     - Harry, Ron… - Cercò di dire, con tono urgente e ansioso.
     - Stanno bene, - la rassicurò Malfoy indolente come sempre. – Stanno tutti bene. Il Signore Oscuro è morto. –
     Era seduto al lato del letto, il viso macchiato di fango e croste e i vestiti sporchi e in disordine. Sembrava stanco e provato, ma i suoi occhi erano carichi di vita e non si scostavano da Hermione nemmeno il tempo di un battito di ciglia. Col pollice le accarezzò delicatamente la tempia, poi uscì dalla stanza per andare a chiamare un Medimago.
     Nella mano sinistra stringeva qualcosa con talmente tanta forza che le nocche erano diventate bianche. Hermione riuscì a vedere solo un riflesso blu.

     Non aveva mentito: Harry e Ron erano vivi, la battaglia vinta, ma non tutti stavano bene. C’erano stati numerosi morti, tra cui Fred, Lupin e Tonks. Hermione ascoltò il resoconto dei suoi amici cercando di trattenere le lacrime e stringendo le mani di entrambi. Era rimasta svenuta per due giorni, ma dopo una settimana di riposo sarebbe tornata come nuova. In pochi potevano dirsi altrettanto fortunati.
     L’unico membro della famiglia Weasley, oltre Ron, che aveva visto quel giorno era stato Ginny, ma tutti gli altri mandavano i loro auguri. Non ne faceva loro certo una colpa, il clima alla Tana doveva essere terribile. Quando anche la piccola rossa se ne andò, Hermione si voltò verso Malfoy, ora ripulito e curato. Era stato sempre con lei, rifiutandosi persino di cambiarsi, finché non aveva aperto gli occhi. E anche allora si era allontanato pochissime volte, assistendo da un angolo alle visite dei tre Grifondoro e maledicendoli per avergli rubato attimi preziosi per poter stare con lei.
     Con un piccolo movimento Hermione aprì la mano, invitandolo ad avvicinarsi. Era stato più silenzioso del solito, il che era tutto dire, e in qualche modo… distante.
     - Cosa c’è? – Il tono di Hermione non ammetteva tentativi di sviare la domanda o bugie.
     Sbuffò rumorosamente, scocciato dall’insistenza della ragazza e piuttosto restio a rispondere. – È colpa mia, - disse dopo un tempo infinito, fissando la parete di fronte. L’intonazione era piatta, ma la mano stretta a pugno rivelava tutte quelle emozioni che lui non avrebbe mai lasciato intravedere.
     Da quella vicinanza Hermione poté finalmente vedere l’oggetto che non abbandonava mai: un piccolo fermaglio per i capelli, decorato con delle pietre azzurre. Il cuore mancò un battito e le salì un groppo in gola. Credeva di aver perso quel fermaglio, quello che portava il giorno in cui Carrow, come al solito, l’aveva usata per insegnare ai ragazzi del secondo anno come scagliare la Maledizione Cruciatus. Quella volta, però, era quasi morta e Malfoy l’aveva raccolta a fine lezione, portandola in infermeria e lasciandola nelle mani di Madama Chips. Non aveva scoperto che era stato lui fino a che non glielo aveva confessato, quando ormai i loro sentimenti erano troppo evidenti per poterli nascondere.
     L’aveva tenuto lui per tutto il tempo. E adesso lo stringeva come se fosse un’ancora di salvezza.
     - Non pensarlo nemmeno. – Si guardarono negli occhi come fosse una sfida. Sapeva cosa intendeva: era stato Lucius Malfoy a colpirla. Quel potente Schiantesimo non era stato una Maledizione Senza Perdono solo perché aveva avuto paura di poter colpire suo figlio, che anche se era un traditore, era sempre sangue del suo sangue. Quello che Hermione non sapeva era che Draco dopo averla vista cadere inerme, si era voltato verso il padre con uno sguardo carico d’odio e aveva scagliato l’unico “Avada Kedavra” della sua vita.
     Mille volte Malfoy si era tirato indietro: quando i sensi di colpa verso la sua famiglia erano stati troppo pesanti; quando la paura che potessero farle del male, solo perché lui era interessato a lei, era opprimente. Tante volte aveva provato a chiudere quella storia mai iniziata e ogni volta era tornato da lei, perché l’egoismo era più forte. L’amore era più forte. Vederla in quel letto, però, per colpa di suo padre, aveva riportato a galla tutti i dubbi e le angosce.
     Hermione, però, non era come lui. Era una Grifondoro, per Merlino, e anche una donna! Ora la guerra era anche finita, quindi non aveva intenzione di farlo scappare prima ancora che diventasse suo.
     Si mise a sedere guardandolo con tutta la determinazione che possedeva: - Quello che ci manca, ci attira, - disse con tono dolce.
     Malfoy aveva tutto ciò che mancava a Hermione, quindi la completava. Se aveva lui, non avrebbe avuto bisogno di nient’altro.
     Alzò un angolo della bocca, riconoscendo le parole che lui le sussurrava quando sembrava che stessero per allontanarsi. Se erano rivolte a se stesso o a lei, non lo aveva mai capito. – Nessuno ama la luce come il cieco? –
     La ragazza gli sorrise annuendo, attirandolo a sé e baciandolo con passione. Non aveva voglia di passare quello che doveva essere il suo primo giorno di pace, a litigare. Avrebbe sciolto gli interrogativi e i mostri che si portava dentro Draco, pian piano, giorno per giorno. Insieme.
   
 
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