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Autore: StelladelLeone    03/12/2013    1 recensioni
Edward Yoshina, il miglior assassino sulla piazza, mago di Fairy Tail, è ormai convinto di aver scampato l'orrido pericolo, ma non sa che un piccolo demone biondo ha deciso di rovinare i suoi piani!
Dedicata a Edward Yoshina per il suo compleanno :D
Auguri Ed!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: OC, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Yoooooooo minnaaaa! Eccomi qua con una shot per festeggiare il nostro caro Ed!

A proposito…SI PUO’ SAPERE PERCHE’ VENGO A SAPERLE SEMPRE ALL’ULTIMO QUESTE COSE!?!? Dai Ed! Potevi dirmelo, così pensavo una bella shot! Invece adesso ti dovrai accontentare di…questo. No comment! MA non potevo non pubblicare qualcosa per festeggiarti! Ormai ti voglio troppo bene, caro il mio psicologo assassino! Se vuoi la possiamo considerare una specie di sequel di quella che avevo scritto per Gigi, anche se non era mia intenzione XD

Quindi…beh, BUON COMPLEANNO ED!!

 

Come tentare di evitare la propria festa di compleanno…e fallire miseramente!

 

 

L’aveva scoperto così. Una parola nell’aria di troppo. Detta con leggerezza, senza nessuna cattiva intenzione.

Una sola piccola schiera di lettere. Un fiato.

Eppure aveva avuto il potere di scatenare il caos.

 

“DOV’È?!? DOV’È QUELL’ESSERE IMMONDO?!” una voce che vibrava d’ira assassina scuoteva le pareti della Gilda di Fairy Tail.

I maghi che di solito si picchiavano pacifici, scappavano al riparo da quella furia bionda che marciava avvolta da tentacoli neri verso il bancone di Mira, che perplessa lucidava l’ennesimo bicchiere.

“Miel…” mormorò incontrando gli occhi blu mare che brillavano di rabbia della ragazza davanti a lei.

“Dov’è, Mira?! Dove Edward?!” urlò sbattendo un pugno sul bancone, a cui a malapena arrivava dato la scarsa altezza.

“N-non lo so…” mormorò sorridendo appena, confusa da quello che stava succedendo; non che fosse raro vedere la maga dell’ombra comportarsi come una furia assassina, ma era strano che la causa non fosse presente e ancor più che lei non la trovasse.

“LAXUS!” il ragazzo biondo, pigramente appoggiato al bancone accanto a Mirajane, le lanciò un occhiata esasperata.

“Sono accanto a te, nanetta, anche se non urli ti sento.” Le fece notare irritato, incrociando le braccia al petto, “E comunque, prima che tu inizi ad urlare di nuovo: Yoshina è in missione.”

La mascella di Miel cadde a terra: come in missione?!?

“Stupido di un assassino!” ringhiò Miel: Ed stava peggiorando la sua situazione, decisamente!

Poi si avvolse nel suo mantello nero e accennò un ringraziamento con la testa a Laxus, facendo ondeggiare i boccoli biondi.

“Grazie mille, vado a cercarlo!” li avvisò prima di correre fuori dalla Gilda, sotto lo sguardo scioccato dei presenti.

“Ma cosa le preso?” chiese Lucy stupita come tutti, mentre Levy scuoteva la testa scioccata, la mano ancora ferma tra le pagine del suo grosso libro.

“È colpa di questo idiota!” la voce di Natsu richiamò l’attenzione dei membri della Gilda, che si girarono ad osservare il ragazzo dai capelli rosati entrare nella sala trascinando quasi di peso Gajil, che pallido arrancava accasciato sulla spalla del ragazzo.

“I-io…” iniziò a balbettare mentre Natsu lo lasciava cadere con malagrazia su una panca, “l-lei…t-terrificante…”

Natsu iniziò a ridere tanto forte da doversi tenere la pancia, additando la ferraglia e sfottendolo amabilmente.

“Immagino che sia una conseguenza dell’aver affrontato la furia di Miel.” Osservò Gray divertito lanciando la sua camicia su Lluvia, che si sciolse ai suoi piedi.

“Cos’avete da ridere razza di idioti?! Avrei voluto vedere voi!” ringhiò l’altro riprendendosi e tirando un pugno a Natsu che volò a schiantarsi contro una colonna.

“Gajil!” lo rimproverò Levy abbattendo la sua arma di distruzione, alias il libro, sulla sua testa.

“Ferraglia arrugginita!” sbraitò Natsu, ovviamente ancora vive e vegeto, dandosi fuoco e lanciandosi contro il Dragon Slayer di Ferro, ma un pungo lo spiaccicò a terra a metà del tragitto.

“Smettetela subito!” la grande Titania svettava sopra il corpo svenuto del ragazzo.

Il silenzio calò nella sala e Gerard si passò una mano sugli occhi, esasperato e divertito al tempo stesso.

“Gajil: hai trenta secondi per spiegarci cosa è successo!” gli intimo Erza con un’occhiata terrificante, che fece tornare il ragazzo dello stesso colore dei capelli di Mira.

“N-non ho fatto niente di grave…” iniziò a temporeggiare lui grattandosi la testa imbarazzato. In che cavolo di situazione si era cacciato?! Adesso, o lo uccideva Erza, o lo uccideva Edward quando tornava!

“Cosa. È. Successo.” Ripete scandendo le parole la rossa e conficcando il tacco dei suoi stivali nella schiena della sua vittima rosata, che rantolò disperata sotto lo sguardo spaventato di Lucy.

E Gajil cedette. Come avrebbe fatto chiunque altro sano di mente.

“Mi è sfuggito che oggi era il compleanno di Ed e Miel mi ha sentito! Non è colpa mia, okay? È lei che è psicotica e si è sfogata su di me! Io non ho fatto niente!! Lei invece ha incominciato a scuotermi così forte che mi è venuta la nausea! E continuava ad imprecare contro Edward, me e il mondo intero! E’ pazza! Pazza!”

“Oggi è il compleanno di Edward?!” chiese sorpresa Cana, staccandosi per la prima volta dalla sua botte di sakè.

Gajil sbuffò. Era morto. Decisamente morto.

“Non voleva che si sapesse… per questo è andato in missione! Mi ucciderà al suo ritorno: gli avevo promesso che non lo avrebbe scoperto nessuno!” bofonchiò incrociando le gambe sulla panca, mentre Levy lo consolava accarezzandogli il braccio a metà tra il riso e la compassione; nessuno già gli prestava attenzione e tutti confabulavano la scoperta tra loro.

“Come ha potuto non dircelo?!” la voce cristallina di Mira gelò tutti i presenti, che non ebbero bisogno di voltarsi per sapere che Satan Soul aveva preso il posto della gentile barista.

Laxus si era volatilizzato.

“Ma la pagherà… eccome se la pagherà…” sibilò poi con le fiamme dell’inferno che le brillavano negli occhi.

 

 

 

 

Molti chilometri più in là, un ragazzo coi capelli castani e ricci, tenuti in una crocchia, starnutì più volte mentre combatteva con una ventina di nemici.

Schivando l’ennesimo calcio, alzò gli occhi verdi al cielo: aveva uno strano presentimento…

“Arrenditi ragazzo!” urlò uno dei maghi oscuri intorno a lui, evocando un’alabarda rossa come il sangue per poi scagliarla con forza verso il giovane.

“Tsk!” senza neanche muoversi, con aria scocciata, afferrò al volo l’arma per la lama, che con uno sfrigolio sinistro iniziò a sciogliersi nella sua mano.

Quanto poteva essere ottusa la gente? Possibile che insistessero a chiedergli di arrendersi invece di scappare, o implorare pietà, nonostante stessero camminando fra i cadaveri dei compagni?!

Svogliato gettò quello che rimaneva dell’alabarda nella polvere e calciò via quello che avrebbe dovuto essere il corpo di un nemico, ma assomigliava di più a una poltiglia informe e putrescente.

Non avrebbe mai scelto una missione così banale in un altro momento, sterminare una piccola Gilda oscura di basso livello: era pur sempre un mago di classe S! Ma quel giorno doveva restare lontano il più possibile dalla Gilda, da Miel e Mira in particolare. Ne andava della sua sanità mentale: se avessero scoperto che compiva gli anni…Nella sua testa apparvero le terrificanti immagini di una festa di compleanno piena di gente che continuava a stringerglisi intorno, che voleva parlargli, dargli regali che al novanta per cento gli avrebbero fatto schifo, senza via di fuga o speranze di salvezza. Soprattutto se era stata Mira ad organizzarla: l’avrebbe ucciso piuttosto che lasciarlo scappare!

Con un urlo disperato, l’ennesimo mago corse suicida contro Edward Yoshina, L’Assassino, che con un calcio lo scaraventò via; l’impronta tracciata col veleno dello stivale che gli rodeva le carni in profondità, spegnendolo a poco a poco.

Il resto dei maghi, terrorizzati ma consapevoli di non potersi tirare indietro, si scagliarono tutti insieme contro di lui, nella speranza di soverchiarlo grazie al numero.

Illusi.

In pochi attimi, tutti loro si contorcevano per terra, gridando e supplicando pietà, vittime del veleno corrosivo del ragazzo. Non avevano ancora capito che esistevano maghi della luce molto più terrificanti di quelli oscuri.

Seccato, prese per il collo l’unico sopravvissuto a quella strage e con la fredda oscurità della morte negli occhi, caricò il colpo che avrebbe strappato la vita a quel corrotto e tremante verme che teneva tra le mani.

Ma non riuscì a dare il colpo mortale.

Il sole si oscurò all’improvviso.

Le ombre avvolsero l’intera radura.

Un brivido di freddo terrore corse lungo la schiena dell’Assassino.

Un urlo sanguinario, degno di una banshee, risuonò nell’aria.

“EEEEEEEEEEEEEEEDWAAAAAAAAAAARD!!” un doppio calcio a piedi uniti, con tanto di stivali, prese in piena faccia il ragazzo, che venne scagliato contro un albero dieci metri più in là.

“EDWARD YOSHINA!” ringhiò la Ladra Nera marciando, con le mani serrate in pugni pronti a colpire, verso Ed, “COME HAI POTUTO NON DIRMI CHE ERA IL TUO COMPLEANNO?!” sbraitò piantando un piede sulla schiena del mago, ancora stordito e accasciato con la testa piantata nel tronco dell’albero.

“Miel…” rantolo pregando che fosse solo un brutto sogno.

“ALLORA?” urlò ancora lei girandolo sulla schiena con un calcio e afferrandolo per il colletto della sua camicia.

No, decisamente troppo rumorosa e violenta per essere un incubo.

“Miel… SI PUÒ SAPERE COSA TI SALTA IN MENTE?!” esplose all’improvviso il ragazzo balzando in piedi e sovrastando la piccoletta, che per nulla intimorita lo fissava furente.

“Cosa hai da dire a tua discolpa prima che ponga fine alla tua vita?!” chiese lei gelida, incrociando pericolosamente le braccia.

Edward deglutì, riconoscendo la tipica posa che l’amica mostrava quando aveva davvero intenzione di fagli vedere l’inferno.

“Allora?!” ripetè, assottigliando gli occhi, mentre intorno a lei le ombre si avvolgevano in spire e volute come in una danza oscura.

Il fortunatissimo sopravvissuto, dopo aver assistito attonito al preludio dello scontro dei due mostri, con un urlo terrorizzato si diede alla fuga.

“Ehi tu!” urlò Edward piccato facendo per inseguirlo, ma un’irritante nanetta bionda gli tagliò la strada. E non poteva certo saltarla o spostarla di peso, l’avrebbe ucciso.

“Dove stai andando?”

“Miel! Sta scappando!” le fece notare scalpitando Edward, facendo ballare il suo sguardo tra lei e il nemico.

“Prima rispondi!” insistette lei cocciuta, puntandogli un dito al petto.

Ed la guardò scocciato e decise: a mali estremi, estremi rimedi!

Tanto veloce che Miel neanche s’accorse di ciò che accadeva, il ragazzo l’afferrò e se la caricò in spalla come un sacco di patate, per poi iniziare a correre dietro la sua preda.

“Ed!” iniziò a strepitare la bionda riempiendo di pugni la schiena del ragazzo, “Mettimi subito giù!”

“Quando avremo catturato il criminale!” le rispose lui, senza neanche un accenno di fatica nella voce, nonostante stesse correndo a massima velocità con una ragazza in spalla attraverso una foresta e al tempo stesso conversando con la sopracitata ragazza.

“Perfetto! Allora dimmi intanto perché non mi hai detto del tuo compleanno!” ritornò lei sull’argomento della sua ira assassina, facendo scappare un sospiro esasperato al ragazzo: ma quanto era testarda?!

“Tecnicamente, io te lo avevo detto…il giorno del tuo compleanno; ma tu te ne sei scordata.” Le fece notare lui, mentre Miel arrossiva imbarazzata: era vero! Dannazione se ne era completamente dimenticata!

“N-non significa nulla! Perché non me l’hai ricordato?!” ribatté tirandogli l’ennesimo pugno sulla schiena: sarebbe diventato gobbo di quel passo!

“Lo sai benissimo perché! Io odio stare in mezzo a troppa gente e Mira si sarebbe di sicuro fatta prendere la mano, invitando come minimo tutte le gilde di Fiore!” rispose lui terrorizzato, saltando una radice e avvistando la sua preda.

“Potevi dirglielo! Avrebbe capito!” Lo rimproverò Miel, che aveva rinunciato a colpirlo e aveva incrociato le braccia: le stava andando il sangue alla testa, meglio che si muovesse a catturare quel mago!

Ed sospirò.

“Non è solo quello…” mormorò con voce tanto bassa che Miel dovette sforzarsi per sentirlo, “Non mi piace festeggiare il giorno in cui…me l’hanno portata via…” la sua voce si spense nel dolore.

Miel abbassò gli occhi, pentendosi all’istante di averlo forzato: come aveva potuto dimenticarsi?! Stupida, stupida, stupida! E adesso lo aveva fatto stare anche peggio, quando avrebbe solo voluto festeggiare con lui.

Stava per scusarsi quando Edward la mollò a terra di colpo e con uno scatto uscì dalla foresta, raggiungendo il colle su cui stava arrancando il nemico.

Un colpo e il corpo cadde a terra esanime.

Miel rimase un attimo ferma ai piedi della collina, guardando il suo amico andarsi a sedere sotto il ciliegio in fiore che c’era in cima.

Dopo qualche secondo di titubanza, lo seguì e si sedette in ginocchio al suo fianco.

Era ormai pomeriggio ed essendo inverno il cielo cominciava a tingersi di rosso.

Miel immerse la mano nell’ombra, tirandone fuori qualcosa, e poi tese il pugno verso Edward.

“Tieni!” disse imbarazzata guardando da un'altra parte.

Ed alzò un sopracciglio confuso.

“Un regalo. Buon compleanno!” gli disse ancora rossa, ma accennando un sorriso.

Il ragazzo porse una mano e lei gli lasciò cadere nel palmo aperto il suo dono: un braccialetto semplice, da maschio, intrecciato e nero come la notte; l’unico accenno di colore era ciondolo a goccia, bianco perla, al centro.

“E’ fatto d’ombra. Finché sono viva non sparirà!” gli spiegò, mentre lui se lo allacciava.

“Grazie!” le disse scompigliandole i capelli con un sorriso sincero sulle labbra. LA ragazza sbarrò la bocca, stupita, e diventò di mille tonalità di rosso.

“N-non diventare melenso! Mi spaventi!” ribatté lei balzando in piedi, non abituata a certi gesti dell’amico, “Su andiamo! Ci aspetta una bella camminata!” lo incitò poi.

“Per dove?!” chiese lui confuso.

“Andiamo a prendere Gigi e Ashuros!” spiegò lei con un sorrisino nel vedere le guance del ragazzo diventare scarlatte, “Tanto lo so che stai morendo di gelosia perché dopo l’ennesimo battibecco Gigi se ne è andata in missione con Ashuros...” lo punzecchiò divertita, facendolo saltare in piedi con l’intero viso che andava a fuoco.

“Te lo scordi! Io non sono geloso!” ribatté girandosi e incamminandosi dalla parte opposto, “Al massimo sei tu che vuoi controllare Ashuros…” ghignò poi malizioso.

Una grossa vena iniziò a pulsare sulla fronte della ragazza che ghignò maligna.

“Fai come vuoi Ed, torna alla Gilda: Mira non vede l’ora!” cinguettò con voce angelica.

Edward si paralizzò sul posto.

“L-lei…sa?” chiese deglutendo a vuoto.

“Oh sì! Insieme a tutta la Gilda e ormai anche a tutti i maghi di Fiore!” ghignò lei.

“Tanto anche se venissi con te, dopo dovrei comunque affrontarla…” cercò di autoconvincersi Ed, ma i suoi piedi non si muovevano.

“Già, ma se venissi con me dopo avresti anche Ashuros e Gigi dalla tua parte, e ti renderebbero la punizione meno dolorosa…” insinuò ancora lei melliflua, cosciente di aver vinto.

Infatti il ragazzo, dopo neanche trenta secondi, tornò sui suoi passi e la superò dopo avergli tirato uno scappellotto.

“Sei un piccolo demonio!” mormorò affranto, mentre Miel lo raggiungeva ridendo.

“Ancora buon compleanno Ed!”

 

 

 

  
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