Yoooooooo
minnaaaa! Eccomi qua con una shot per festeggiare il nostro caro Ed!
A
proposito…SI PUO’ SAPERE PERCHE’ VENGO A
SAPERLE SEMPRE ALL’ULTIMO QUESTE
COSE!?!? Dai Ed! Potevi dirmelo, così pensavo una bella
shot! Invece adesso ti
dovrai accontentare di…questo. No comment! MA non potevo non
pubblicare
qualcosa per festeggiarti! Ormai ti voglio troppo bene, caro il mio
psicologo
assassino! Se vuoi la possiamo considerare una specie di sequel di
quella che avevo
scritto per Gigi, anche se non era mia intenzione XD
Quindi…beh,
BUON COMPLEANNO ED!!
Come
tentare di evitare la propria festa di compleanno…e fallire
miseramente!
L’aveva
scoperto così. Una parola nell’aria di troppo.
Detta con leggerezza, senza nessuna cattiva intenzione.
Una
sola piccola schiera di lettere. Un fiato.
Eppure
aveva avuto il potere di scatenare il caos.
“DOV’È?!?
DOV’È QUELL’ESSERE IMMONDO?!”
una voce che
vibrava d’ira assassina scuoteva le pareti della Gilda di
Fairy Tail.
I
maghi che di solito si picchiavano pacifici,
scappavano al riparo da quella furia bionda che marciava avvolta da
tentacoli
neri verso il bancone di Mira, che perplessa lucidava
l’ennesimo bicchiere.
“Miel…”
mormorò incontrando gli occhi blu mare che
brillavano di rabbia della ragazza davanti a lei.
“Dov’è,
Mira?! Dove Edward?!” urlò sbattendo un pugno
sul bancone, a cui a malapena arrivava dato la scarsa altezza.
“N-non
lo so…” mormorò sorridendo appena,
confusa da
quello che stava succedendo; non che fosse raro vedere la maga
dell’ombra
comportarsi come una furia assassina, ma era strano che la causa non
fosse
presente e ancor più che lei non la trovasse.
“LAXUS!”
il ragazzo biondo, pigramente appoggiato al
bancone accanto a Mirajane, le lanciò un occhiata esasperata.
“Sono
accanto a te, nanetta, anche se non urli ti
sento.” Le fece notare irritato, incrociando le braccia al
petto, “E comunque,
prima che tu inizi ad urlare di nuovo: Yoshina è in
missione.”
La
mascella di Miel cadde a terra: come in missione?!?
“Stupido
di un assassino!” ringhiò Miel: Ed stava
peggiorando
la sua situazione, decisamente!
Poi
si avvolse nel suo mantello nero e accennò un
ringraziamento con la testa a Laxus, facendo ondeggiare i boccoli
biondi.
“Grazie
mille, vado a cercarlo!” li avvisò prima di
correre fuori dalla Gilda, sotto lo sguardo scioccato dei presenti.
“Ma
cosa le preso?” chiese Lucy stupita come tutti, mentre
Levy scuoteva la testa scioccata, la mano ancora ferma tra le pagine
del suo
grosso libro.
“È
colpa di questo idiota!” la voce di Natsu richiamò
l’attenzione dei membri della Gilda, che si girarono ad
osservare il ragazzo
dai capelli rosati entrare nella sala trascinando quasi di peso Gajil,
che
pallido arrancava accasciato sulla spalla del ragazzo.
“I-io…”
iniziò a balbettare mentre Natsu lo lasciava
cadere con malagrazia su una panca,
“l-lei…t-terrificante…”
Natsu
iniziò a ridere tanto forte da doversi tenere la
pancia, additando la ferraglia e sfottendolo amabilmente.
“Immagino
che sia una conseguenza dell’aver affrontato
la furia di Miel.” Osservò Gray divertito
lanciando la sua camicia su Lluvia,
che si sciolse ai suoi piedi.
“Cos’avete
da ridere razza di idioti?! Avrei voluto
vedere voi!” ringhiò l’altro
riprendendosi e tirando un pugno a Natsu che volò
a schiantarsi contro una colonna.
“Gajil!”
lo rimproverò Levy abbattendo la sua arma di
distruzione, alias il libro, sulla sua testa.
“Ferraglia
arrugginita!” sbraitò Natsu, ovviamente
ancora vive e vegeto, dandosi fuoco e lanciandosi contro il Dragon
Slayer di
Ferro, ma un pungo lo spiaccicò a terra a metà
del tragitto.
“Smettetela
subito!” la grande Titania svettava sopra
il corpo svenuto del ragazzo.
Il
silenzio calò nella sala e Gerard si passò una
mano
sugli occhi, esasperato e divertito al tempo stesso.
“Gajil:
hai trenta secondi per spiegarci cosa è
successo!” gli intimo Erza con un’occhiata
terrificante, che fece tornare il
ragazzo dello stesso colore dei capelli di Mira.
“N-non
ho fatto niente di grave…” iniziò a
temporeggiare lui grattandosi la testa imbarazzato. In che cavolo di
situazione
si era cacciato?! Adesso, o lo uccideva Erza, o lo uccideva Edward
quando
tornava!
“Cosa.
È. Successo.” Ripete scandendo le parole la rossa
e conficcando il tacco dei suoi stivali nella schiena della sua vittima
rosata,
che rantolò disperata sotto lo sguardo spaventato di Lucy.
E
Gajil cedette. Come avrebbe fatto chiunque altro sano
di mente.
“Mi
è sfuggito che oggi era il compleanno di Ed e Miel mi
ha sentito! Non è colpa mia, okay? È lei che
è psicotica e si è sfogata su di
me! Io non ho fatto niente!! Lei invece ha incominciato a scuotermi
così forte
che mi è venuta la nausea! E continuava ad imprecare contro
Edward, me e il
mondo intero! E’ pazza! Pazza!”
“Oggi
è il compleanno di Edward?!” chiese sorpresa
Cana, staccandosi per la prima volta dalla sua botte di sakè.
Gajil
sbuffò. Era morto. Decisamente morto.
“Non
voleva che si sapesse… per questo è andato in
missione! Mi ucciderà al suo ritorno: gli avevo promesso che
non lo avrebbe
scoperto nessuno!” bofonchiò incrociando le gambe
sulla panca, mentre Levy lo
consolava accarezzandogli il braccio a metà tra il riso e la
compassione;
nessuno già gli prestava attenzione e tutti confabulavano la
scoperta tra loro.
“Come
ha potuto non dircelo?!” la voce cristallina di
Mira gelò tutti i presenti, che non ebbero bisogno di
voltarsi per sapere che
Satan Soul aveva preso il posto della gentile barista.
Laxus
si era volatilizzato.
“Ma
la pagherà… eccome se la
pagherà…” sibilò poi con
le fiamme dell’inferno che le brillavano negli occhi.
Molti
chilometri più in là, un ragazzo coi capelli
castani e ricci, tenuti in una crocchia, starnutì
più volte mentre combatteva
con una ventina di nemici.
Schivando
l’ennesimo calcio, alzò gli occhi verdi al
cielo: aveva uno strano presentimento…
“Arrenditi
ragazzo!” urlò uno dei maghi oscuri intorno
a lui, evocando un’alabarda rossa come il sangue per poi
scagliarla con forza
verso il giovane.
“Tsk!”
senza neanche muoversi, con aria scocciata,
afferrò al volo l’arma per la lama, che con uno
sfrigolio sinistro iniziò a
sciogliersi nella sua mano.
Quanto
poteva essere ottusa la gente? Possibile che
insistessero a chiedergli di arrendersi invece di scappare, o implorare
pietà,
nonostante stessero camminando fra i cadaveri dei compagni?!
Svogliato
gettò quello che rimaneva dell’alabarda nella
polvere e calciò via quello che avrebbe dovuto essere il
corpo di un nemico, ma
assomigliava di più a una poltiglia informe e putrescente.
Non
avrebbe mai scelto una missione così banale in un
altro momento, sterminare una piccola Gilda oscura di basso livello:
era pur
sempre un mago di classe S! Ma quel giorno doveva restare lontano il
più
possibile dalla Gilda, da Miel e Mira in particolare. Ne andava della
sua
sanità mentale: se avessero scoperto che compiva gli
anni…Nella sua testa apparvero
le terrificanti immagini di una festa di compleanno piena di gente che
continuava a stringerglisi intorno, che voleva parlargli, dargli regali
che al
novanta per cento gli avrebbero fatto schifo, senza via di fuga o
speranze di
salvezza. Soprattutto se era stata Mira ad organizzarla:
l’avrebbe ucciso
piuttosto che lasciarlo scappare!
Con
un urlo disperato, l’ennesimo mago corse suicida
contro Edward Yoshina, L’Assassino, che con un calcio lo
scaraventò via;
l’impronta tracciata col veleno dello stivale che gli rodeva
le carni in
profondità, spegnendolo a poco a poco.
Il
resto dei maghi, terrorizzati ma consapevoli di non
potersi tirare indietro, si scagliarono tutti insieme contro di lui,
nella
speranza di soverchiarlo grazie al numero.
Illusi.
In
pochi attimi, tutti loro si contorcevano per terra,
gridando e supplicando pietà, vittime del veleno corrosivo
del ragazzo. Non
avevano ancora capito che esistevano maghi della luce molto
più terrificanti di
quelli oscuri.
Seccato,
prese per il collo l’unico sopravvissuto a
quella strage e con la fredda oscurità della morte negli
occhi, caricò il colpo
che avrebbe strappato la vita a quel corrotto e tremante verme che
teneva tra
le mani.
Ma
non riuscì a dare il colpo mortale.
Il
sole si oscurò all’improvviso.
Le
ombre avvolsero l’intera radura.
Un
brivido di freddo terrore corse lungo la schiena
dell’Assassino.
Un
urlo sanguinario, degno di una banshee, risuonò
nell’aria.
“EEEEEEEEEEEEEEEDWAAAAAAAAAAARD!!”
un doppio calcio a
piedi uniti, con tanto di stivali, prese in piena faccia il ragazzo,
che venne
scagliato contro un albero dieci metri più in là.
“EDWARD
YOSHINA!” ringhiò la Ladra Nera marciando, con
le mani serrate in pugni pronti a colpire, verso Ed, “COME
HAI POTUTO NON DIRMI
CHE ERA IL TUO COMPLEANNO?!” sbraitò piantando un
piede sulla schiena del mago,
ancora stordito e accasciato con la testa piantata nel tronco
dell’albero.
“Miel…”
rantolo pregando che fosse solo un brutto
sogno.
“ALLORA?”
urlò ancora lei girandolo sulla schiena con
un calcio e afferrandolo per il colletto della sua camicia.
No,
decisamente troppo rumorosa e violenta per essere
un incubo.
“Miel…
SI PUÒ SAPERE COSA TI SALTA IN MENTE?!” esplose
all’improvviso il ragazzo balzando in piedi e sovrastando la
piccoletta, che
per nulla intimorita lo fissava furente.
“Cosa
hai da dire a tua discolpa prima che ponga fine
alla tua vita?!” chiese lei gelida, incrociando
pericolosamente le braccia.
Edward
deglutì, riconoscendo la tipica posa che l’amica
mostrava quando aveva davvero intenzione di fagli vedere
l’inferno.
“Allora?!”
ripetè, assottigliando gli occhi, mentre
intorno a lei le ombre si avvolgevano in spire e volute come in una
danza oscura.
Il
fortunatissimo sopravvissuto, dopo aver assistito
attonito al preludio dello scontro dei due mostri, con un urlo
terrorizzato si
diede alla fuga.
“Ehi
tu!” urlò Edward piccato facendo per inseguirlo,
ma un’irritante nanetta bionda gli tagliò la
strada. E non poteva certo
saltarla o spostarla di peso, l’avrebbe ucciso.
“Dove
stai andando?”
“Miel!
Sta scappando!” le fece notare scalpitando
Edward, facendo ballare il suo sguardo tra lei e il nemico.
“Prima
rispondi!” insistette lei cocciuta, puntandogli
un dito al petto.
Ed
la guardò scocciato e decise: a mali estremi,
estremi rimedi!
Tanto
veloce che Miel neanche s’accorse di ciò che
accadeva, il ragazzo l’afferrò e se la
caricò in spalla come un sacco di
patate, per poi iniziare a correre dietro la sua preda.
“Ed!”
iniziò a strepitare la bionda riempiendo di pugni
la schiena del ragazzo, “Mettimi subito
giù!”
“Quando
avremo catturato il criminale!” le rispose lui,
senza neanche un accenno di fatica nella voce, nonostante stesse
correndo a
massima velocità con una ragazza in spalla attraverso una
foresta e al tempo
stesso conversando con la sopracitata ragazza.
“Perfetto!
Allora dimmi intanto perché non mi hai detto
del tuo compleanno!” ritornò lei
sull’argomento della sua ira assassina,
facendo scappare un sospiro esasperato al ragazzo: ma quanto era
testarda?!
“Tecnicamente,
io te lo avevo detto…il giorno del tuo
compleanno; ma tu te ne sei scordata.” Le fece notare lui,
mentre Miel
arrossiva imbarazzata: era vero! Dannazione se ne era completamente
dimenticata!
“N-non
significa nulla! Perché non me l’hai
ricordato?!” ribatté tirandogli
l’ennesimo pugno sulla schiena: sarebbe
diventato gobbo di quel passo!
“Lo
sai benissimo perché! Io odio stare in mezzo a
troppa gente e Mira si sarebbe di sicuro fatta prendere la mano,
invitando come
minimo tutte le gilde di Fiore!” rispose lui terrorizzato,
saltando una radice
e avvistando la sua preda.
“Potevi
dirglielo! Avrebbe capito!” Lo rimproverò Miel,
che aveva rinunciato a colpirlo e aveva incrociato le braccia: le stava
andando
il sangue alla testa, meglio che si muovesse a catturare quel mago!
Ed
sospirò.
“Non
è solo quello…” mormorò con
voce tanto bassa che
Miel dovette sforzarsi per sentirlo, “Non mi piace
festeggiare il giorno in
cui…me l’hanno portata via…”
la sua voce si spense nel dolore.
Miel
abbassò gli occhi, pentendosi all’istante di
averlo forzato: come aveva potuto dimenticarsi?! Stupida, stupida,
stupida! E
adesso lo aveva fatto stare anche peggio, quando avrebbe solo voluto
festeggiare con lui.
Stava
per scusarsi quando Edward la mollò a terra di
colpo e con uno scatto uscì dalla foresta, raggiungendo il
colle su cui stava
arrancando il nemico.
Un
colpo e il corpo cadde a terra esanime.
Miel
rimase un attimo ferma ai piedi della collina,
guardando il suo amico andarsi a sedere sotto il ciliegio in fiore che
c’era in
cima.
Dopo
qualche secondo di titubanza, lo seguì e si
sedette in ginocchio al suo fianco.
Era
ormai pomeriggio ed essendo inverno il cielo
cominciava a tingersi di rosso.
Miel
immerse la mano nell’ombra, tirandone fuori
qualcosa, e poi tese il pugno verso Edward.
“Tieni!”
disse imbarazzata guardando da un'altra parte.
Ed
alzò un sopracciglio confuso.
“Un
regalo. Buon compleanno!” gli disse ancora rossa,
ma accennando un sorriso.
Il
ragazzo porse una mano e lei gli lasciò cadere nel
palmo aperto il suo dono: un braccialetto semplice, da maschio,
intrecciato e
nero come la notte; l’unico accenno di colore era ciondolo a
goccia, bianco
perla, al centro.
“E’
fatto d’ombra. Finché sono viva non
sparirà!” gli
spiegò, mentre lui se lo allacciava.
“Grazie!”
le disse scompigliandole i capelli con un
sorriso sincero sulle labbra. LA ragazza sbarrò la bocca,
stupita, e diventò di
mille tonalità di rosso.
“N-non
diventare melenso! Mi spaventi!” ribatté lei
balzando in piedi, non abituata a certi gesti dell’amico,
“Su andiamo! Ci
aspetta una bella camminata!” lo incitò poi.
“Per
dove?!” chiese lui confuso.
“Andiamo
a prendere Gigi e Ashuros!” spiegò lei con un
sorrisino nel vedere le guance del ragazzo diventare scarlatte,
“Tanto lo so
che stai morendo di gelosia perché dopo l’ennesimo
battibecco Gigi se ne è andata
in missione con Ashuros...” lo punzecchiò
divertita, facendolo saltare in piedi
con l’intero viso che andava a fuoco.
“Te
lo scordi! Io non sono geloso!” ribatté girandosi
e
incamminandosi dalla parte opposto, “Al massimo sei tu che
vuoi controllare
Ashuros…” ghignò poi malizioso.
Una
grossa vena iniziò a pulsare sulla fronte della
ragazza che ghignò maligna.
“Fai
come vuoi Ed, torna alla Gilda: Mira non vede
l’ora!”
cinguettò con voce angelica.
Edward
si paralizzò sul posto.
“L-lei…sa?”
chiese deglutendo a vuoto.
“Oh
sì! Insieme a tutta la Gilda e ormai anche a tutti
i maghi di Fiore!” ghignò lei.
“Tanto
anche se venissi con te, dopo dovrei comunque
affrontarla…” cercò di autoconvincersi
Ed, ma i suoi piedi non si muovevano.
“Già,
ma se venissi con me dopo avresti anche Ashuros e
Gigi dalla tua parte, e ti renderebbero la punizione meno
dolorosa…” insinuò
ancora lei melliflua, cosciente di aver vinto.
Infatti
il ragazzo, dopo neanche trenta secondi, tornò
sui suoi passi e la superò dopo avergli tirato uno
scappellotto.
“Sei
un piccolo demonio!” mormorò affranto, mentre Miel
lo raggiungeva ridendo.
“Ancora
buon compleanno Ed!”