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Autore: Cherrie_2709    05/12/2013    1 recensioni
-Madre...Padre...ho una richiesta da fare-
"Oddio no" pensò Flora
Federico si inchinò ai suoi piedi -Flora, amore mio...-
La tensione nella stanza era palpabile.
-...vuoi sposarmi?-
Silenzio. Silenzio totale. La ragazza stava ascoltando il suo cuore. Sapeva cosa le stava dicendo, ma aveva paura di dar voce ai suoi sentimenti. Prese un bel respiro e si preparò a rispondere. Ma qualcun'altro lo fece per lei.
-NO!- gridò Ezio, senza pensarci due volte.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ezio Auditore, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Ammetto che è un po' corto, ma se provavo ad allungarlo veniva uno schifo! Scusate per l'attesa, ma lo studio comincia a farsi davvero pesante (so che questa frase ormai vi esce dalle orecchie, ma purtroppo è così xD). Definirei questo capitolo, un capitolo di transizione u.u Dunque...scommetto che, nonostante la lunghezza irrisoria, questo capitolo vi piacerà. Il perché scopritelo da voi ;)

- Com'è possibile? Mio padre un templare???
- Proprio così. Immagino che non l'abbiate mai sospettato, ma chi avrebbe mai?
La ragazza rimase diversi minuti in silenzio. Dunque era quello il motivo per cui suo padre era sparito da un momento all'altro, il fatto che Susanna fosse un'assassina mentre lui apparteneva all'ordine templare.
- Come...come lo sapete?
- Beh, vostro padre non è sempre stato un templare. Quando lui e tua madre si conobbero, era un assassino. Fu appartenendo all'ordine che si conobbero. Un giorno, però, a tuo padre fu proposto di passare dalla parte del nemico. Avrebbe avuto una paga e anche molto buona. Pensando a com'era la vostra situazione, cercò di convincere tua madre che fosse la cosa migliore da fare; lei, però, era irremovibile.
- Così se ne andò - concluse la ragazza.
Mario la guardò in modo apprensivo. Quella era una verità di cui chiunque avrebbe fatto a meno.
 
Aveva bisogno di prendere fiato. Prendere fiato e pensare. Tornò in quella che era sempre stata la sua stanza lì alla villa, si liberò della veste e si sedette a lato del letto. Per un momento fissò un punto casuale sul pavimento, poi scoppiò improvvisamente a piangere. Aveva affrontato troppo in troppo poco tempo. La separazione da Ezio; il nuovo rapporto con Luigi che, nonostante tutto, le pareva un tradimento; l'essere diventata "cortigiana" e l'aver fatto sesso con un uomo solo per incastrarlo; il rischio di essere uccisa solo per una svista e, infine, la scoperta di ciò che era diventato suo padre. Era decisamente troppo.
 
Non permise a nessuno di entrare nella sua stanza e non la lasciò per alcun motivo. Pianse diverse volte quel giorno: a volte era un pianto liberatorio, altre rabbioso e incontrollato, altre ancora un pianto di totale tristezza. Continuò a piangere finché il sonno non prese il sopravvento.
 
Quando la mattina dopo si svegliò, per un momento pensò di aver sognato, ma si rese conto di essersi sbagliata non appena vide il disordine che la sera prima aveva causato in preda alla rabbia. E a quel punto che doveva fare? Non poteva certo lasciare Claudio impunito solo perché era suo padre. No, doveva comunque agire, ovunque lui si trovasse e qualunque fosse il suo grado di protezione.
Tornò a parlare con Mario. Con sua grande sorpresa, però, trovò nel suo studio anche qualcun altro.
- Ezio…
Il ragazzo si voltò immediatamente verso di lei e le sorrise. Portava la sua veste da assassino, ma il cappuccio non gli copriva il viso. Per un momento Flora dimenticò ciò che era successo tra di loro. Pensò solo a quanto era bello, a quanto quel sorriso le piaceva e la faceva stare bene. Ma, non appena le si appropinquò con l’evidente intenzione di stringerla a sé, si tirò indietro e abbassò lo sguardo.
- Flora…io…
Non fece in tempo a dire nulla, perché Mario li raggiunse, pronto a parlare con entrambi. Probabilmente ignorava ciò che era successo tra di loro, perché parlò senza mai fare cenno alla tensione che si era creata nella stanza. Venne fuori che il padre di Flora era a Venezia e che, quindi, lei doveva partire al più presto. Ezio, invece, sarebbe rimasto ancora in Toscana, per occuparsi degli altri congiurati. Se era tornato a Monteriggioni, infatti, era solo per comunicare a suo zio i nomi di coloro che aveva già ucciso e per riposarsi.
La ragazza provò ad allontanarsi dalla stanza il più velocemente possibile quando Mario concluse di parlare, ma Ezio la raggiunse subito.
- Ti prego, parlami.
Flora si fermò. Pensò velocemente a qualcosa da dire, poi si rese conto che il modo adatto con cui parlare a Ezio era uno soltanto: fermo e deciso, ma soprattutto distaccato.
- Parlarvi? E per quale motivo dovrei? Non mi sembra di avervi arrecato alcun torto. Ciò che ho fatto è stato solo in conseguenza a un vostro enorme errore: pensare che salutare Cristina Vespucci con un passionale bacio fosse il modo adatto di dirle che presto o tardi ci saremo sposati. Sono consapevole di ciò che c’è stato tra di voi, ma non ho la minima intenzione di sposarmi con un uomo che non riesce a dimenticare ciò che prova per un’altra donna; non ho intenzione di diventare vostra moglie, quella a cui avete donato l’anello, se poi passerete le vostre nottare con un’altra, colei a cui avete donato il cuore e il pene!!!
Il silenzio calò improvvisamente. Il ragazzo non riusciva a rispondere e la ragazza non aveva più nulla da dire. Ezio sapeva che aveva ragione, che lui non aveva scuse per ciò che aveva fatto. Avrebbe soltanto voluto mettere tutto a posto.
- E’ finita Ezio. Non dovete credere che non mi dispiaccia, ma questa è la mia scelta.
Tentò di fermarla, ma le sue parole l’avevano colpito nel profondo. Improvvisamente si sentì come se tutte le sue forze l’avessero abbandonato, così lasciò che la ragazza tornasse nella sua stanza. Ci aveva sperato, aveva davvero creduto di poter rimettere tutto a posto.
Flora pensò che avrebbe pianto di nuovo, ma, non appena si chiuse la porta alle spalle, si rese conto che tutto ciò che sentiva erano rabbia e gelosia. Sapeva di rivolere Ezio indietro, sapeva di volerlo solo per sé, ma sapeva anche che non poteva perdonargli ciò che aveva fatto.
Quel giorno restò nuovamente chiusa nella sua stanza, un po’ a rimuginare, un po’ a decidere cosa si sarebbe portata dietro partendo. Decise che avrebbe portato tutto il necessario, data la situazione. Tra gli oggetti scelti c’era anche il vestito da cortigiana che le avevano fatto a Napoli. Mario, infatti, le aveva detto che a Venezia avrebbe trovato un bordello gestito da un’altra assassina, Suor Teodora.
- Suor Teodora? Una suora che fa la cortigiana? – aveva domandato.
- Vi spiegherà tutto lei – aveva risposto Mario, ridendo.
Era incuriosita dalla faccenda, motivo per cui non vedeva l’ora di partire. Inoltre sarebbe salita per la prima volta su una nave. Per raggiungere Venezia, infatti, doveva prendere una nave in partenza da Forlì. Non sapeva come ci sarebbe salita senza un permesso, ma qualcosa si sarebbe inventata.
 
Il mattino seguente volle alzarsi e prepararsi senza fare alcun rumore. Sapeva che, se l’avesse sentita, Ezio si sarebbe precipitato da lei per parlarle e tentare nuovamente di farle cambiare idea sul loro rapporto. A disturbarla, invece, fu qualcun altro. Luigi apparve alla villa in modo a dir poco improvviso.
- Dove pensate di andare?
- A farmi gli affari miei, tanto per cominciare.
- Volete davvero farmi credere che non vi serva il mio aiuto?
- Dannazione, Luigi! Quando la smetterete?
- Mai – disse avvicinandoci a lei – O almeno continuerò finché non ammetterete di provare qualcosa per me…
Non aveva tutti i torti e ormai lo sapeva. Flora non poteva mentirgli per sempre, ma non voleva ancora diventare sua. Non era pronta a voltare pagina.
- Sentite…se vi permetto di venire con me, la smetterete? Come vi ho già detto, sì, provo qualcosa per voi, ma i miei sentimenti non mi sono ancora chiari. Perciò, ve ne prego, non fate il cocciuto, perché è un lato di voi che proprio non posso sopportare.
- E va bene – le schioccò un veloce bacio sulle labbra – Aspetterò.
In lontananza, al piano di sopra, un Ezio a dir poco furioso osservava.
 
 
 
 
 
 
  
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