Stanotte,
ho fatto un sogno.
Ho
sognato un uomo.
Non
era propriamente un uomo, era piuttosto un giovane. Sì, era un giovane uomo.
Non
ricordo il suo viso. Ricordo solo i suoi occhi, grandi, chiari, non ricordo la
sfumatura dell’iride. Forse erano verdi, o magari azzurri … chissà di quale
colore erano dipinte quelle iridi luminose?
Di
sicuro, ripeto, erano chiare.
Ricordo
i suoi capelli. Erano belli. Erano mossi, castani, di un castano scuro, quasi
nero. Tingevano lo sfondo grigio di una giornata invernale, con quelle lingue
di legno carbonizzato.
Ricordo
di averli toccati. Erano morbidi, più morbidi di quello che credevo. Li avevo
immaginati ispidi, quasi stopposi. E invece, qual è stata la mia sorpresa nel
saperli morbidi e setosi, quasi acqua sfregata fra le dita.
Ricordo
di averli accarezzati, dalla radice fino alle punte, che gli sfioravano appena
le spalle.
Erano
lunghi e ordinatamente disordinati.
Erano
così belli. Li ricordo benissimo.
Non
era bello, il mio giovane uomo. Ma era attraente, come nessun Adone può essere.
Aveva
una voce … oh, che voce! Modulava le parole con garbo e mormorava piano, quando
gli ero vicino.
Ho
sfiorato le sue mani. Aveva delle belle mani. Le dita erano lunghe, affusolate,
dita da pianista, come si suole dire.
La
pelle di quelle mani … Le lo toccate. Oh, se le ho toccate … erano morbide,
come i capelli. Non erano calde, ma nemmeno fredde. Erano tiepide, quel dolce,
sottile tepore, che ti riscalda l’anima e ti sfiora appena il cuore.
Dolce
suono le sue parole vicino al mio orecchio, mentre mormora …
Cosa
mi ha detto? Non chiedetemelo, non lo ricordo più.
Vedo
ancora la sua bocca, le sue labbra che si muovono. Mi ha chiesto di vederci, di
uscire insieme.
Sorrido.
Era impacciato, mentre me lo diceva. Dolce, com’è dolce il mio giovane uomo.
Poi?
Poi solo pioggia. Ma io non mi bagno. Lui sì. Lui era fradicio, mentre mi si
avvicinava. Non mi sorrise. Ma andava bene lo stesso.
Ci
sfiorammo ancora le mani … Non ci baciammo, non parlammo … ci guardiamo. E
continuammo a guardarci, finché iniziai a bagnarmi anch’io.
Ecco.
Sono
di nuovo sveglia.
Il
sogno è finito.
La
mattina è fredda, umida e il fuoco del camino non riesce a raggiungermi.
Mi
basta solo il ricordo. Il ricordo di quel tepore, di quel dolce, affascinante,
giovane uomo.
Dove
sei, piccolo?
Vieni
a prendermi.
Ti
aspetterò, sotto la pioggia.
Angolo
dell’autrice.
Spero
che questa piccola one-shot vi sia piaciuta. Ringrazio chiunque stia leggendo.
Se
volete, lasciatemi pure un commento.
A
presto,
Vostra,
Fuffy
<3