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Autore: Hana Pond    06/12/2013    2 recensioni
:-“ Perché sorridi sempre?!”. Le chiesi incuriosito. Lei iniziò a camminare per il cortile e io la seguii:-“ Sai come mi chiamo?!”. Mi chiese piano. Ci pensai qualche secondo e risposti titubante:-“Hana. Ti chiami Hana, vero?!”. Lei abbozzò un sorriso e annuì:-“ E sai cosa significa?!”...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel giorno dopo scuola fu lei ad avvicinarsi.
Mi seguii fuori nel cortile e mi rivolse la parola:- “ perché fai lezione senza libri?!” la sua voce e il modo con cui aveva espresso le parole la facevano sembrare così ingenua. Mi sorrise e in quel momento mi ricordai di le e di un evento successo tempo fa. Era nella mi stessa classe e a quel tempo io ero uno studente appena trasferito con pochi amici. Andava d’accordo con tutti e sorrideva sempre, anche quando era in difficoltà e qualcuno stava male. Era sempre lì con il sorriso stampato in faccia. Veniva presa molto in giro per questo suo modo di comportarsi e anche le sue amiche sparlavano spesso alle sue spalle, ma lei continuava ad avere lo stesso atteggiamento sempre e comunque come se non notasse le voci su di lei. Non la conoscevo ancora ma a pelle sembrava una persona molto stupida.
Mi ricordo che pochi mesi dopo essere arrivato in quella scuola suo padre morì. Per dimostrarle che le eravamo vicini andammo, tutta la classe al funerale. Solo una scena mi rimase impressa, lei era in piedi nelle prime file e sorrideva. Un suo parente a fine cerimonia la sgridò, le diede dell’immatura e continuava a dire che se suo padre l’avesse vista si sarebbe vergognato molto di lei.
I giorni seguenti lei era normale, parlava con tutti e, tanto per cambiare, sorrideva. In un primo momento ero seccato, non riuscivo a capire come dopo una simile tragedia riuscisse a stare così calma. Andando più avanti non ci feci più caso e lasciai perdere.
Era passato quasi un anno da quell’evento eppure lei non sembrava cambiata. Mi guardava amichevolmente aspettando una risposta, le sue piccole labbra erano piegate in un sorriso sincero:-“ Perché sorridi sempre?!”. Le chiesi incuriosito. Lei iniziò a camminare per il cortile e io la seguii:-“ Sai come mi chiamo?!”. Mi chiese piano. Ci pensai qualche secondo e risposti titubante:-“Hana. Ti chiami Hana, vero?!”. Lei abbozzò un sorriso e annuì:-“ E sai cosa significa?!”. Quella domanda mi lasciò meravigliato, cosa potevo saperne io. Risposi di no e lei iniziò a spiegare:-“ Hana in giapponese significa fiore. Devi sapere che quando sono nata mio padre notò che in giardino erano cresciuti spontaneamente dei fiori piccoli da un colore azzurro. Così mi chiamò Hana, perché voleva che sua figlia anche nelle avversità sorridesse come un fiore. Era convinto che se avessi pensato sempre positivo sarei stata capace di superare tutto, ogni cosa. Ma non tutti accettano questo mio modo di pensare”.
Da quel giorno iniziammo a frequentarci e nel conoscerla meglio capii che quello che si diceva su di lei e quello che sembrava erano completamente diversi dalla realtà. Il suo sorridere sempre era un modo per andare avanti, ma in pochi lo capivano.
 
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Sono tornata con un altra storiella autoconclusiva, spero che vi piaccia **
Questo racconto l'ho creato grazie ad una traccia di un compito per scuola.. 
Recensite in tanti, plis *fa faccina tenera*
Baci
Zo 
  
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