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Autore: Nocturnia    06/12/2013    2 recensioni
"Me ne sto andando."
"Non puoi."
Brian sposta il peso da un piede all'altro, inquieto.
"Ho visto la foto, Brian. So che hai una famiglia e so che non ci sono più." gli afferra un braccio, stringendolo in una morsa possessiva e supplice "Ma ormai sei legato a noi. Ormai, siamo noi la tua famiglia."
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il Governatore, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Rick Grimes, Philip Blake, Lily Chambler e tutti gli altri personaggi appartengono a Robert Kirkman, Frank Darabont, AMC Studios e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"La famiglia è una caduta a grappolo verso la morte:
invece di precipitare da soli, si precipita in compagnia, stringendosi reciprocamente le mani − per consolazione."

- Alberto Asor Rosa -



Tutto muore

1.
Lily ha solo un breve momento  - un urlo strozzato in gola - prima di vedere la vita che conosceva spezzarsi.
Ha morti che si alzano dai loro letti e vivi troppo spaventati per fare altro che scappare.
Ha un pensiero fisso nella mente - casa - e un'idea assurda, da film horror, sulle labbra.
La signora Waller la fissa con occhi lattiginosi e pelle lacera, una guancia esposta alla luce tremolante della sala d'attesa.
Non ha molto tempo per pensare - forse non ce ne sarà nemmeno più - e le spinge contro il carrello dei medicinali, mandandola a terra.
Quando questa si rialza - denti che sbattono, fame che non conosce sazietà - l'estintore le spacca il cranio, sangue sulle mani e una poltiglia rosata sul pavimento.
Lily deglutisce, osservando l'ospedale diventare una giostra grottesca di urla e unghie e morsi.
Quando l'aria fredda di quell'inverno le investe il viso, persino la neve è già scura di sangue: una cancrena che è solo al suo inizio.

2.
Megan si è ammutolita una mattina di pioggia, tra l'ultima merenda rimasta e il lamento continuo degli azzannatori.
Tara le è scivolata attorno con la solita aria noncurante, sebbene la senta poi piangere sotto la doccia.
Sospira Lily e osserva la sua casa - la loro casa - diventare uno scheletro sbiadito e logoro, una tomba che aspetta solo d'essere chiusa.
Si copre le orecchie con le mani, perché i tonfi - quei tonfi, ovattati, umidicci e che ricordano le macchinette inceppate negli angoli delle stanze - non smettono mai, nemmeno di notte.
"Vuoi giocare un po' con il nonno, Megan?"
Inclina il capo la bambina, capelli biondissimi a coprire un viso spento, consunto.
Non replica, ma l'ombra di un sorriso le inclina la bocca, sufficiente perché Lily non smetta di sperare: non smetta di combattere.

3.
"Cè papà sulla strada."
Lily stringe il piatto fino a far sbiancare le nocche della mano, afferrando poi Megan per una spalla e riportandola al sicuro nella penombra dell'appartamento.
"Non è possibile, Megan, lo sai. Papà se ne è andato mesi fa e..."
Quando sente bussare alla porta, il rumore della normalità quasi la uccide.

4.
Non ha nome lo straniero, ma un occhio troppo azzurro e l'espressione di chi ha attraversato le strade dell'inferno ed è tornato indietro.
"Come ti chiami?"
Non risponde - non subito, almeno - e siede in silenzio davanti a Tara, che lo minaccia usando parole grosse e l'espressione seria tipica di quando era in accademia.
Lily è più silenziosa - lo è sempre stata, d'altronde - ma fruga in quell'unico occhio stanco e trova un vuoto spaventoso e desolante.
Tara non se ne è ancora accorta, ma allo straniero non sembra importare molto di quello che dice ed esegue le sue richieste con movimenti meccanici, privi di vita.
Quando ne incrocia lo sguardo, a Lily pare di scorgere qualcosa sul fondo di quella pupilla e, per la prima volta, i morti non le fanno più così tanta paura.

5.
Brian - così ha detto di chiamarsi - le porge le bombole con mani tremanti e un vistoso taglio sulla fronte, scappando poi nel suo appartamento.
Stira le labbra in una riga sottile e pallida Lily, raccogliendo il dubbio e cercando il coraggio.
"Devo disinfettare la ferita."
Brian la ignora, fissando il pavimento davanti a sé.
"La buona notizia... " inizia Lily "è che non avrai bisogno di punti. La cattiva è che questo brucerà un po'."
Quando la fissa, un occhio cieco e l'altro perfettamente vigile, Lily si sorprende sorridere ancora.

6.
Succede tutto così in fretta che Lily ha solo il tempo di portare via Megan, poi il primo cozzo colpisce in maniera implacabile e poi ancora e ancora e ancora.
Brian l'aiuta a seppellirlo - il nonno è morto, mamma? -  e ha ripreso quello sguardo assente di quando è arrivato, quasi non sapesse bene chi essere e dove stare.
È sera quando lo sente camminare per il corridoio (te lo aspettavi, non è vero, Lily?) e si sorprende fermarlo con uno slancio che non provava da mesi.
"Me ne sto andando."
"Non puoi."
Brian sposta il peso da un piede all'altro, inquieto.
"Ho visto la foto, Brian. So che hai una famiglia e so che non ci sono più." gli afferra un braccio, stringendolo in una morsa possessiva e supplice "Ma ormai sei legato a noi. Ormai, siamo noi la tua famiglia."
Un sospiro è l'unica risposta che ottiene.

7.
Fugge da qualcosa.
Lily l'ha capito fin dalla prima volta che se lo è trovato alla porta, viso emaciato e barba lunga.
Fugge da qualcosa e nasconde qualcosa, là, tra le pieghe d'un sorriso stentato e un tremore che gli sente correre sotto la pelle.
Ha il piglio sicuro dei leader, eppure cerca istintivamente l'approvazione nello sguardo degli altri, irritandosi quando non la trova.
Si comporta da uomo gentile - e con lei e Megan lo è - ma la ferocia con la quale ha colpito suo padre le ricorda quella dei predatori in gabbia.
Quando lo bacia - nel buio, tra un ansito soffocato e il dirompente bisogno di sentirsi viva - si chiede che peso possa avere il passato sul futuro.

8.
La vita all'accampamento di Martinez non è poi così brutta.
Dopo l'incidente iniziale e il salvataggio di Megan, le cose sembrano aver assunto una quotidianità straziante nella sua precarietà.
Hanno una roulotte loro e ha scoperto che sapore abbia la pelle di Brian, accettando le sue mille ombre e i suoi mille dubbi.
"Vi meritate di meglio."
Lo dice spesso, sia che stia chiudendo il buco sul tetto o che stia osservando Megan giocare con Tara.
Lo dice con una rassegnazione e un livore che la fanno preoccupare, ma quando i morti mordono più dell'incertezza, anche una frase mormorata a mezza bocca perde significato; soprattutto se parla d'altro.

"Non posso perdervi di nuovo."

E Lily si ritrova cercarlo tra lenzuola che sanno già di sconfitta.

9.
Lo sorprende senza benda, una mano sulla ferita e l'altra sotto il rubinetto.
Si copre istintivamente Brian, incerto come non lo vedeva da settimane.
Lily non ha paura - non l'hai mai avuta del mostro sotto al letto - e gli si avvicina, sfiorandogli il viso e quella cicatrice che parla di dolori insanabili e follie inarrestabili.
Chiude gli occhi Brian e lascia che siano le sue dita a percorrere una storia che ha troppo da raccontare, troppo per loro, troppo per lui.
Per un attimo - un fragile e prezioso istante - Lily tocca quasi il vero Brian, oltre gli strati che la vita gli ha cucito addosso.
Poi Megan urla e tutto sparisce.

10.
"Hai sentito tutto?"
"Sì."
"Bene; è meglio così."
"Hai parlato di una prigione, di gente buona e di gente cattiva."
E' trasfigurato Brian, un uomo che pare aver inseguito un miraggio ed essersi poi trovato al punto di partenza.
"Sì, è quello che ho detto."
"E io con chi sto, Brian?"
La fissa in tralice, prendendole il viso tra le mani e sorridendo appena.
"Non è importante il giudizio che hai su di me, Lily. Non finché tu e Megan respirate: questa è l'unica cosa che mi sta a cuore."
Forse è perché ci crede - forse perché ci vuole credere anche Lily - ma il calore delle sue mani è l'unica cosa che la difende dal freddo che sente nel petto.
Che persino il sole non riesce a cancellare.

11.
Lily si ritrova a correre così in fretta che le gambe le fanno un male cane e il respiro le manca - ma è quello di Megan che se ne sta andando.
Scavalca una fossa e sente il sangue di sua figlia imbrattarle la maglia, un calore disgustoso e appiccicoso.

Brian.

È una cosa stupida, ma è l'unica a cui riesca pensare lucidamente.
Megan emette un rantolo sfiatato e le muore tra le braccia, inerte e molle come una bambola di pezza.
Lily stringe i denti - il cuore, le labbra, tutto - e corre più forte che può, sfidando una sorte che ha già reciso il suo filo - suo e di Megan e di Brian.
Il colpo di cannone è la prima cosa che sente.

12.
È una famiglia blasfema - sbagliata - quella che si para davanti agli occhi di Rick.
La donna non piange, ma offre al cielo una bambina dalle guance pallide e i capelli biondissimi.
Apre la bocca e grida un solo nome, un richiamo e un'esclamazione di sorpresa.

Brian!

Il Governatore si alza, regalando un'ultima occhiata alla testa divelta di Hershel, una realtà che si strappa con un suono stridulo e agghiacciante.
Lo osserva andarle incontro in poche e ampie falcate, il viso una muta maschera di cera e l'umanità un velo che scivola sempre più in fretta nel fango.
La prende in braccio Brian e la donna si copre le orecchie con le mani quando le spara alla tempia, un cosa morta che non vale il disturbo.
Cade la bambina e cade anche l'ultimo muro; quando il Governatore trova Rick, è l'urlo della bestia quello che gli si insinua nell'anima.

13.
Lily è immobile nel mezzo dell'apocalisse.
Non vede Tara e nemmeno la cerca, concentrata sul corpo esangue di Megan.

Le ha sparato.

Che cosa ti aspettavi, Lily? la ridicolizza una vocina nella sua testa È morta. Lo è stata fin dal primo momento in cui è stata morsa. Le ha fatto solo un favore.

Storna lo sguardo e vede Brian, terribile e letale e furioso.
Storna lo sguardo e vede morti tra i morti, dei vivi solo il riflesso d'una civiltà perduta.

Mostro.

Non essere ipocrita la riprende la vocina di prima a chi hai aperto il cuore e le gambe, eh? A chi hai affidato la vita di tua figlia perché tu, femmina fallace, non eri in grado di proteggerla? A chi?

Il carro armato schiaccia la rete che divide il fuori dalla prigione, rendendola un buco in più da colonizzare per gli azzannatori.
Sibilano attorno a lei gli spari - le grida, le preghiere, il brusio strascicato dei cadaveri ambulanti - ma il mondo la strappa da quel torpore, facendole chiudere le dita attorno alla pistola di Brian.

"Tienila: potrebbe servirti."

Quando la donna con la katana gli trapassa il petto - un solo colpo, un solo addio - Lily ha già fatto la sua scelta.

14.
È caduto il re cieco.
È caduto e lo vede sputare sangue e dignità, lo stesso uomo che si era presentato con nulla da perdere alla sua porta.
Come ti chiami veramente? glielo vorrebbe chiedere, ma le trema troppo la voce - la mano, il corpo, il cuore - per fare altro che respirare.
La guarda Brian e non è più il lupo instancabile che ha divorato brani di speranza e di felicità, ma quello straniero che aveva insegnato a giocare a scacchi a Megan e che le aveva detto 'ti amo' sotto un cielo di guerra e polvere.
La guarda e c'è una consapevolezza triste nel suo occhio, una storia che si dispiega ora con la stessa forza d'una tempesta.
Sta sorridendo?
Non saprebbe dirlo, ma vuole pensare a questo come un atto di pietà - di compassione e, perché no, persino d'amore - piuttosto che alla rabbia meschina d'una sterile vendetta.
Preme il grilletto, ascolta la sua voce che grida, quella di Brian che si spegne.
Quando riapre gli occhi, si frantuma anche l'ultima illusione.

15.
Non ci sono stelle nel cielo e la luna ammicca come un occhio cieco e biancastro.
Non ha acceso alcun fuoco, perché la luce le fa paura dopo tutta quella oscurità e si chiede chi fossero quelle persone.
Si chiede perché l'abbiano chiamato 'Governatore' e perché le sia sembrato di vedere una medaglia rovesciata nell'uomo che Brian aveva attaccato con tanta veemenza.
Si fa tante domande Lily, ma quelle peggiori non avranno mai risposta.
Rimangono solo ricordi sfibrati di un'altra vita e una figlia che non c'è più.
Rimangono desideri che l'avevano lasciata svuotata e utopie d'ossa e carne, l'accettazione che era venuta dopo il dubbio e dopo la paura.
Rimangono le risate con Martinez e Tara, le mani di Brian tra le cosce e il sorriso allegro di Megan.
All'alba, della sua umanità non rimane altro che cenere e rimpianto.

E il lamento dei morti non ha mai fine.



Nota dell'autrice: per chi non lo sapesse, Brian è il nome con il quale Philip Blake (ovvero il Governatore) si presenta a Lily e alla famiglia.
I fatti qui narrati si basano sulle puntate sei, sette e otto della quarta stagione di The Walking Dead.
   
 
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