Carl non ricordava più cosa volesse dire la parola giocare. Comprendeva il divertimento, il riso, ma non il gioco. Era successo così in fretta, che non poteva permettersi di ripensare a ciò che faceva per divertirsi quando non c’era motivo di guardarsi continuamente alle spalle, sperando che un Walker non tentasse di mordere qualcuno.
Ora i suoi giochi erano costellati da parole, risa, ma con una mano sempre sopra la pistola, pronta a scattare se ce ne fosse stato bisogno. Perché era un attimo, un minuto prima parlavi e ridevi ed il secondo fuggivi, affondavi e sparavi. Non c’era altra vita se non quella, non più. E non poteva nemmeno ammettere di avere rammarico per i suoi anni andati perché li aveva lentamente ed inesorabilmente dimenticati. Non esistevano più acton figures di forti eroi. Esistevano soltanto loro: persone che cercavano di sopravvivere giorno dopo giorno, capendo che molto probabilmente qualcuno se ne sarebbe andato per sempre. Morso o ucciso da un’altra persona non faceva differenza.
In fondo, tutti prima o poi sarebbero diventati Walkers e non c’era tempo per il gioco, per divertirsi ad acchiapparella, perché ora non lo si smetteva mai di fare.
Bisognava correre per non farsi acchiappare.

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