Gli allenamenti di Quiddich si
erano appena conclusi ed Harry stava percorrendo distrattamente la Sala
d’Ingresso quando udì la voce di Gaza che, con tono stranamente gentile,
pronunciava delle parole di benvenuto.
“E’ un onore averla qui...” stava
dicendo il maleodorante guardiano di Hogwarts, quando Harry si sporse meglio per
poter vedere la persona alla quale si stava rivolgendo.
Era una ragazza non molto alta, dai
capelli rosso scuro e la pelle candida come la neve. Voltava le spalle
all’ingresso, luogo dal quale Harry stava curiosando.
“Mia madre è impegnata? Vorrei
parlarle il prima possibile.”
Una lampadina si accese nella mente
del maghetto con gli occhiali che cominciò ad esaminare, nella sua testolina,
tutto il personale di Hogwarts, al fine di capire chi fosse la madre di quella
ragazza dalla voce calma e delicata.
Gaza si congedò dalla ragazza con
poche parole che Harry non riuscì a captare, perché era fin troppo preso dai
suoi pensieri.
La nuova arrivata, nel frattempo,
si era voltata e lo stava osservando con occhi indagatori.
“Tu devi essere Harry Potter” disse
con tono assorto, quasi come se stesse pensando ad alta voce.
Il ragazzo si destò ed arrossì
leggermente: era stato colto con le mani nel sacco.
“Beh...sì...io...passavo di
qui...e...” balbettò grattandosi la testa.
“Mi chiamo Cassidy...ma sarei
onorata se mi chiamassi Cassie” disse porgendogli la sua candida mano, ignorando
l’imbarazzo che aveva colorato di rosso le guance del suo
interlocutore.
Harry le afferrò la mano
scoprendola calda e liscia. Sorrise quasi involontariamente e osservò
attentamente il suo viso. Sembrava avesse pianto: i suoi occhi erano lucidi ed
il suo viso era stato sporcato da quel leggero trucco che la ragazza aveva usato
per mettere in risalto i suoi grandi occhi verdi. Leggere lentiggini le
allietavano il volto candido come la neve e le sue labbra rosse e carnose si
allargarono improvvisamente per rispondere al sorriso di Harry. Quel gioco di
sguardi e sorrisi fu interrotto da Gaza, preceduto dalla sua inseparabile gatta,
che urlò:
“Ragazzo...via di
qui!”
Harry lasciò a malincuore la mano
della ragazza e scappò via solo dopo averla salutata con un galante cenno del
capo.
“E’ stato un piacere!” sussurrò lei
in un mormorio quasi impercettibile.
“Mi segua. La condurrò nello studio
di sua madre.” disse Gaza con tono seccato. Non aveva gradito la visitina che
Harry aveva fatto alla rispettabile figlia della professoressa
McGranith.
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