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Autore: dolceade    07/12/2013    2 recensioni
La mia storia parla di una ragazza di nome Sara. Sara vive a Torino e frequenta il liceo classico ed è proprio lì che incontrerà uno dei suoi più grandi amori della sua vita ma che allo stesso tempo la porterà a compiere scelte molto ardue :Mirko...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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una vespa rosso fuoco.
Io e la mia fedele Vespa rosso fuoco eravamo fermi al semaforo. Con il casco coordinato e allacciato sotto il mento, i capelli schiacciati e appiccicati sulla faccia, mi sentivo una cretina, ma facevo finta di niente. Era stata una giornata dura, iniziata con la litigata quotidiana con mia madre, e finita con il 3 di latino che non avrei mai recuperato. Frequentavo l'ultimo anno di un liceo classico al centro di Torino e non sapevo neanche io perchè avessi scelto quella scuola. Cercavo di fare del mio meglio ma già assaporavo il sapore di libertà che mi avrebbe invaso dopo aver concluso la maturità.
Ogni giorno, il tragitto per andare a scuola e tornare a casa risultava monotono e noioso. Guidavo piano, guardando distrattamente le persone che si affrettavano a raggiungere chissà quale posto e sentivo dentro una sensazione di oppressione, di monotonia.
Ma quel giorno c'era qualcosa di diverso.
Lui era seduto in una panchina del pullman che dava sulla strada e aveva in mano una cartina e del tabacco, intento a girarsi una sigaretta. Indossava jeans larghi e strappati, un giubbotto nero di pelle e il cappuccio della felpa grigia alzato, che nascondeva in parte i suoi capelli neri. Lo fissai per qualche secondo buono.
Mirko Lezzo era famoso in tutta Torino per il suo “talento” nel trovare la “roba”. Giravano voci che fosse stato più volte in carcere e che avesse un atteggiamento violento e attaccabrighe.
Era una specie di celebrità nella nostra scuola. Aveva delle amicizie, e, quando suonava l'ultima campanella della giornata, lo vedevo spesso fuori dal cancello della scuola, appoggiato al suo motorino. L'unica cosa rilevante da sapere sul suo conto era che più gli stavi alla larga, meglio era. Mirko alzò lo sguardo. Si accorse che lo stavo guardando e distolsi immediatamente lo sguardo. Fissai intensamente la luce rossa del semaforo pregandolo di cambiare colore il più presto possibile.
Azzardai un'occhiata e vidi che mi stava squadrando da capo a piedi.
“Bel motorino.” - mi guardai intorno cercando di capire se stesse parlando davvero con me.
“Dico a te.”
Lo guardai. La parte razionale del mio cervello mi diceva che era meglio non rispondergli, ma la parte impulsiva ebbe la meglio.
“Grazie.” - risposi. 
“Non è che mi daresti un passaggio?”
Rimasi colpita dalla sua sfacciataggine. 
“Mi spiace, ma sono di fretta.”

“Eddai.. cosa ti costa?”
 
“A parte che non ti conosco neanche, poi sono davvero di fretta.”
Mi porse la mano. “Ciao, io sono Mirko Lezzo, ho 22 anni e sono molto disperato. Il mio motorino è in riparazione, oggi c'è lo sciopero dei pullman e io devo essere in un posto esattamente tra 5 minuti.”
 
“Non so cosa dirti.” - risposi secca.
 
“Non devi dire niente, devi solo darmi un piccolo strappo fino a quella piazza laggiù.”
Mi guardò con i suoi imploranti occhi verdi.
No, no, no. Non avrei mai dato un passaggio a Mirko Lezzo neanche a morire. Sfrecciavo lungo Corso Vittorio, con Mirko che mi stringeva un po' piu in giù della vita. Al suo tocco avevo sentito un brivido e avevo sperato che lui non se ne fosse accorto.
Aveva una stretta forte e sicura e sentivo le sue dita sui miei fianchi coperti della mia felpa blu.
 
“Non mi hai detto come ti chiami.” - mi disse mentre mi fermavo all'ennesimo semaforo rosso.
 
“Non sono affari tuoi.”
 
“Oh si, invece. Come registrerò il numero che mi darai?”
 
“Quale numero?” - chiesi confusa.
 
“Quello di cellulare. Quello che mi dirai quando io te lo chiederò.”
Feci una smorfia. Non potevo girarmi a guardarlo, ma percepivo il suo sguardo ironico e divertito.
 
“Certo, l'importante è essere convinti.”
 
“E io lo sono.”
 
Scattò il verde. Sorrisi. “Peggio per te.” - sussurrai e partii.
 Accostai lungo il bordo della piazza. Ci trovavamo a Porta Nuova, vicino alla stazione dei treni. Mirko scese dal motorino con un movimento sciolto e naturale.
 
“Beh, io vado.” - dissi.
 “Ehi, ehi, aspetta! Me lo dai il tuo numero o no?”
 “Non credo sia una buona idea.”
Mi guardava con aria frustata.
“Almeno mi dici come ti chiami?”
Mi abbassai la visiera del casco, lo guardai un ultima volta e gli sorrisi.
“Neanche questa sarebbe una buona idea.”
Girai la maniglia della frizione e partii, fuggendo il più lontano possibile da lui.
Mentre mi allontanavo, sentivo il suo sguardo penetrante puntato sulla mia schiena.


questo è il primo capitolo della mia storia, mi farebbe molto piacere ricevere vostre recensioni così da migliorare me stessa e se vi piace continuo :) grazie per aver letto il primo capitolo della mia storia! e come ho detto prima gradirei molto avere vostre recensioni o commenti ;)
  
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