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Autore: fri rapace    07/12/2013    10 recensioni
Quello che Remus amava più di ogni altra cosa era trascorrere i turni di notte assieme a lei, quando, nascosto dal buio della notte, poteva contemplarla senza essere visto.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Quello che Remus amava più di ogni altra cosa era trascorrere i turni di notte assieme a lei, quando, nascosto dal buio della notte, poteva contemplarla senza essere visto.

Quella sera stavano seguendo le tracce di una sospetta migrazione di Troll, in una zona rurale dello Yorkshire che lui conosceva sufficientemente bene da potersi permettere di concentrarsi su Tonks che, come al solito, chiacchierava a ruota libera.

“... è veloce, anche se più che correre rimbalza,” disse, descrivendo le qualità del suo Patronus, un animaletto buffo e vivace come lei, “e se guardi con attenzione la luna piena, vedrai che le sue ombre disegnano proprio la sagoma di una lepre!”

Remus abbassò istintivamente gli occhi, era così piccolo quando era diventato un licantropo che non ricordava più com'era la luna piena vista attraverso occhi umani e non gli andava di discuterne, ma lei sembrò percepire che la costante carezza del suo sguardo si era ritirata.

“Ho un poster in camera mia. Una luna alta quanto me appesa a una parete, quando torniamo a Londra te lo mostro,” gli propose, intuendo quale fosse il problema.

Remus non riuscì a reprimere un brivido: lo impressionava il soggetto ritratto nel manifesto, ma ciò che davvero lo spaventò fu, in realtà, la sua collocazione. Cosa passava per la testa a quella ragazza? Portarsi in camera un licantropo che conosceva sì e no da due mesi...

“Uhm, non so...”

Tonks gli diede una gomitata nelle costole.

“È solo un'immagine della luna, non mi mangi mica!” si lasciò cogliere da un eccesso di ridarella. “Ohi! Potrei cucinare qualcosa! No, perché la lepre è anche un ottimo piatto, mai provata in salm...?” e pestò la faccia contro un muro di pietra. 

Remus aveva notato che si stavano avvicinando a una casupola e dava per scontato che l'avesse vista anche lei... evidentemente si sbagliava.

“Ahi! Dannato sasso!” imprecò, dando un calcio alla facciata dell'abitazione.

Solo in quel momento Remus riconobbe 'l'oggetto' in cui si era imbattuta. Si affannò alla ricerca di una scusa per andarsene alla svelta ma lei era decisa a farla pagare alle pietre che le aveva contuso l'adorabile nasino.

“Lumos!” formulò. “Ehi, ma è enorme questo sasso!” realizzò stupefatta, “è la prima volta che inciampo in una casa...”

“Sei stanca e questa è una notte particolarmente buia,” minimizzò Remus, cercando senza successo di afferrarle un polso per trascinarla via, “sei in piedi da ventiquattr'ore, un po' di riposo e i 'sassi' in cui inciamperai riacquisteranno dimensioni accettabili.”

Tonks giocò per qualche istante a scansare la sua presa, prima di concedergli la mano.

“To'! Stringila forte forte, piace anche a me.”

Le sorrise nell'oscurità, sforzandosi di rimanere con i piedi per terra: Tonks stava solo scherzando, non avrebbe mai provato nulla per un rudere come lui, com'era giusto che fosse.

“Però mi devi dire perché all'improvviso hai tanta fretta.”

Non attese una riposta: la porta di legno mezza marcia quasi si staccò dai cardini quando la spinse. Appena oltrepassato l'ingresso Remus notò che il soffitto, nell'area appena sopra il camino, era crollato, facendo franare anche buona parte del focolare. Inevitabile, finché aveva vissuto lì era stato solo grazie alla magia che la diroccata casetta non gli era precipitata sulla testa.

“Che posto triste,” commentò Tonks e la vergogna che Remus provava raddoppiò quando gli indicò il disegno tracciato su una delle pareti viscide di umidità: ancora si scorgeva il perimetro arancione dell'albero di Natale che aveva disegnato anni prima con il coccio di una tegola piovuta dal tetto.

Il Natale era stato un periodo particolarmente penoso, per lui. Avrebbe voluto tornare a casa per qualche giorno, riabbracciare suo padre, ma era troppo orgoglioso per presentarsi con gli abiti lisi e quell'aria da disperato che non riusciva più a togliersi di dosso.

“Dev'esserci vissuto un mago,” riprese Tonks, ignara dei suoi pensieri, “l'albero, senza un incantesimo, si sarebbe cancellato dopo due ore: qui è tutto fradicio.”

Remus si sentì come se fosse stato smascherato.

“Patetico, vero? Forse il mago avrebbe potuto servirsi di un incantesimo per strappare un albero dalla foresta e Appellare qualche decorazione, le vie del villaggio che abbiamo appena attraversato ne erano invase, quel Natale,” gli sfuggì detto.

Tonks tacque a lungo, mantenendo salda la presa attorno alle sue dita, e lui aspettò con la rassegnazione di chi sapeva di essere già stato giudicato e condannato.

“La legna serve per il fuoco, in inverno ti si gelano le chiappe, qui al nord. Mi auguro che quel Natale fosse ancora in piedi, il camino,” osservò infine, con non poca apprensione, “inoltre, rubare non si addice a un uomo perbene. Te lo devo proprio dire, Remus Lupin, se fare un'ottima impressione davanti a un Auror integerrimo era il tuo scopo, sei promosso in pieno!” il tono della giovane si era fatto allegro, quasi trionfante. “E ora, bello mio, sei costretto a ricambiare la visita, considerando che io a casa tua ci sono stata non hai più scuse!”

 

 

 

Una piccola shottina quasi natalizia senza molto senso che mi trascino dietro da un po', la pubblico, almeno non ci penso più ;-)

 

 

 


 

   
 
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