Margaret Benson si svegliò di buon' ora quel giorno. Saltò giù dal letto per atterrare sul pavimento freddo della sua stanza. Indossò le scarpe e uscì dall'altero (ma socchiuso) portone dell'orfanotrofio di Londra quasi saltellando, emozionata per la piccola infrazione appena commessa. Camminò con calma per un paio di isolati, ascoltando il canto degli uccelli e assaporando l'atmosfera di un'oziosa domenica mattina. Arrivò sino a una fabbrica abbandonata, a cui le era stato più volte proibito di avvicinarsi, e giunse a un capannone in disuso. In un attimo il sangue le si gelò nelle vene. E un istante dopo il grido di una bambina lacerò l'aria.

La signora Cole era una donna razionale. Non le andavano a genio tutti quei fatti inspiegabili che sfuggivano al suo controllo come alla sua comprensione. Ironia della sorte, in quell’orfanotrofio ne capitavano di continuo. In tali occasioni si poteva intravedere facilmente l’esperienza di ciascuno:  i neo-assunti iniziavano a discutere animatamente, terrorizzati o più spesso eccitati, di magia, riti demoniaci e altre sciocchezze; i veterani, invece, si limitavano a scuotere il capo indifferenti, ben sapendo quanto fosse inutile cercare una spiegazione. La signora Cole era troppo intelligente per sfociare nel paranormale, ma anche troppo curiosa per rinunciare in partenza a risolvere il mistero. Pur sapendo quanto fosse controproducente questo atteggiamento, non poteva fare a meno di chiedersi, nella semioscurità della sua stanza, come il coniglio di Billy Stubbs fosse finito impiccato a travi alte 10 metri. Fortunatamente, il personale era riuscito a impedire alla maggior parte dei bambini  di vedere la scena. Qualcuno, però, era sgusciato fuori dalla porta, sfuggendo all’incostante sorveglianza di Nadia. Fra questi c’era Tom Riddle. Un orfano decisamente strano, quello. Inquietante, a dire il vero. Quando aveva visto il coniglio, non aveva gridato come tutti gli altri, non si era minimamente scomposto, e per un istante, ma solo per un istante, un lampo di soddisfazione sembrava aver attraversato i suoi occhi. La signora Cole sospettava di lui, ma non si trattava di un timore sensato, l'altezza delle assi proibitiva per chiunque, figuriamoci per un bambino. Tom Riddle piangeva di rado e rideva ancora meno. Certo, non era l’unico bambino silenzioso lì, in realtà in tanti erano rimasti traumatizzati dalla morte dei propri genitori e avevano impiegato anni per ritrovare la parola. Ciònonostante Tom, che pure aveva un disastroso passato alle spalle, inspirava più timore che pietà. Tom. Un nome così gioviale mal si accompagnava a un personalità tanto astiosa. Non aveva amici all’orfanotrofio, e non sembrava averne mai cercati. L’unica persona con cui una volta, ma molto tempo prima, era parso in sintonia era Elizabeth Carson, l’unico altro essere umano con cui avesse mai sorriso sinceramente, l’unico che sembrava capirlo. Poi un giorno avevano litigato. Era successo durante la gita estiva, dopo che Tom era tornato dall’escursione da cui due ragazzini erano usciti terrorizzati. Durante la notte una piccola figura infantile era stata vista allontanarsi dalla albergo. Da quel giorno nessuno rivide più Elizabeth Carson. Per quanto misterioso potesse essere il ragazzo, di una cosa la signora Cole era certa: Tom Riddle aveva cambiato nome da allora.

 
Angolo dell'autrice okay... nn so come mi sia venuta fuori questa cosa... nn dice assolutamente niente di più del libro, quindi... bah, io la lascio qui poi si vedrá :) l