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Autore: Prim_    07/12/2013    3 recensioni
Chi è Lucie? La ragazza che sta sempre in un angolo a leggere un libro o ad ascoltare una canzone triste; quella che non riesce a parlare davanti agli altri ma che quando scrive, vengono i brividi a chiunque legga. Ma non basta, se non sei bella niente basta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Almost is never enough.

Lucie guarda dalla grande finestra dell'ospedale, incurante della gente che sale e scende. Guarda all'orizzonte e si diverte ad immaginare cosa c'è oltre a quei palazzi. Leopardi diceva che oltre ogni ostacolo c'è l'infinito, a Lucie piace credere che ci sia qualcosa di più. 
Sente dei passi, qualcuno come lei si sta godendo il panorama. "Lucie?" mormora quel qualcuno sorpreso. "Che ci fai qui?" 
Lucie non vuole girare la testa, non vuole incontrare i suoi occhi azzurri. Noah non lo sa, non sa quanto le ha fatto male, quanto l'ha distrutta. 
Era successo tutto per caso, si erano incontrati in una delle serate organizzate da Joe ed avevano iniziato a parlare fino a consolarsi a vicenda di tutti i loro mali, a confessarsi le loro paure. 
"Zia Rosie è ricoverata. Tu?" domanda lei. Cerca di trattenere le lacrime, Lucie, abbassa la testa. Le immagini le scorrono davanti agli occhi senza che lei possa far niente per impedirlo. Vede quel giorno in cui lui era in bicicletta fuori al collegio femminile ad aspettarla. Il suo abbraccio quand'è uscita e quel sussurro. "Sono venuto solo per te, eh." Rivede tutti i suoi messaggi,  quelli che la facevano sentire speciale. Quell' "io non me ne vado." 
E dove sei adesso, Noah? Perché non mandi più messaggi? Perché non sei più fuori la scuola il sabato? Perché te ne sei andato via? L'avevi promesso, Noah, e Lucie ti aveva detto che era una bugia. Non ci hai creduto, non ti conoscevi bene come lei conosceva te e il genere umano.
Prendi le botte e impari a difenderti, diceva Lucie, ma sembrava che tu non imparassi mai. "Soliti controlli mensili per il diabete." scrolla le spalle ma continua a fissarla. Sorride e Lucie vorrebbe morire. Prende il cellulare, apre whatsapp e le mostra una foto. "Mi sto sentendo con lei. La conosci?" Lucie fa cenno di no, non ha il coraggio di parlare. "Rebecca Streisand." continua Noah. "Non è bellissima?" 
Lucie sbianca di colpo e annuisce. È veramente, veramente bella. I capelli biondi, gli occhi grigi, un grande sorriso. Sa che non sarà mai bella come lei, le fa male lo stomaco al solo pensiero di come sfigurerebbe accanto a Rebecca. I suoi capelli sono castani, sempre legati, gli occhi dello stesso colore incorniciati dalle occhiaie e i suoi sorrisi sono tirati, finti.
Magari Rebecca è una cheerleader del suo liceo, magari è la ragazza più popolare della sua scuola. E lei cos’è? Chi è Lucie? La ragazza che sta sempre in un angolo a leggere un libro o ad ascoltare una canzone triste; quella che non riesce a parlare davanti agli altri ma che quando scrive vengono i brividi a chiunque legga. Ma non basta, se non sei bella niente basta.
Noah continua a parlare di quanto Becca sia fantastica – “una cantante eccezionale!” – ma le sue orecchie percepiscono un suono ovattato. Anche a me piace cantare, non dico di essere brava ma non sono mica stonata. Lucie si sorprende a paragonarsi a Rebecca, vuole sapere come ci si sente ad essere belle, amate. Poi capisce che vuole solo sentirsi speciale, speciale come Rebecca è per Noah. Vuole che lui parli di lei così, con gli occhi che brillano e la voce emozionata.
Non se lo aspettava, è sconcertata. Si sente il cuore strappato via dal petto e stritolato fino a divenire granelli di sabbia. Vorrebbe morire, piangere, urlare ma non prova niente. Solo stupore, niente di più.
Il cuore inizia a battere forte, il respiro si appesantisce, le mani tremano. Corre via con la scusa della zia, ma va molto più lontano. 
Scappa, Lucie. Allontanati da ciò che, sai, non sarai mai all'altezza. Lo hai capito ora, con quella morsa allo stomaco e al cuore,  che Noah è l'amore impossibile di cui ti piace tanto leggere. Ma questo,  purtroppo,  non si avvera.

 

 

‘sta sera sono tornata a casa piangendo, come tutte le sere in cui esco.
alle volte il dolore è l’arma in più, ciò che serve. Quando si sta male si ottengono le cose migliori, le belle canzoni, le più belle frasi.
Non so cosa sia questo, non ne ho idea. Consideratelo come vi pare, non m’interessa. Bello, brutto, schifo. Non mi sorprenderei affatto.

Sempre con affetto;
Prim.


 

  
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