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Autore: Brida    08/12/2013    2 recensioni
Questa è la storia dell'infanzia e della tormentata adolescenza di Brida Cousland destinata a salvare il Ferelden dall'invasione della Prole Oscura.
Dal 5° capitolo:
"Mi fai una promessa piccola lady?"
"Una promessa?" chiesi stupita guardando il suo volto.
Quasi automaticamente fissai una delle sue tante, piccole cicatrici. Era un guerriero esperto e quelle cicatrici lo testimoniavano.
"Farai sempre ciò che ritieni più giusto, a dispetto di quello che ti diranno gli altri, me lo prometti?"
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Custode e i suoi compagni'
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L'aria era calda quella mattina. Gli uccelli parevano intonare i loro canti migliori e le piante risplendevano di verde vivo, alla chiara luce del sole.

Io intanto tenevo ancora la lettera di Riddle tra le mani. Lui non era a conoscenza di tutti gli ultimi trascorsi, nemmeno immaginava quante cose fossero accadute rispetto a quanto gli avessi scritto nella lettera che gli avevo inviato settimane prima. Non sapeva di quanto era successo a Petrice e del processo eppure nella sua lettera avevo potuto scorgere parole che mi avevano dato forza. "Non temere nulla" c'era scritto.

"Agisci come credi e cerca di essere meno impulsiva".

Sorrisi tra me e me nel leggere queste frasi. Ormai era troppo tardi per questo, ma certo era un consiglio che forse avrei dovuto sempre tenere in mente.

Dalle mie azioni spesso impulsive e affrettate le conseguenze erano state disastrose e catastrofiche eppure... nel leggere il messaggio di risposta di Riddle mi accorsi che non rimpiangevo tutto, o almeno non completamente.

Ora lui aveva trovato un lavoro, stava anche uscendo con Nigella, l'elfetta che l'aveva fatto arrossire durante la mia "gita" all'Enclave.

Avevo davvero sbagliato così tanto? In fin dei conti la sua vita stava migliorando, e se fosse potuto accadere lo stesso a me, a Jack, a Kai e agli altri? A Pet?

'No' pensai dentro di me.

Mi bastava pensare alla lettera fredda e glaciale di Petrice per capire che la sua vita era stata stravolta, che non sarebbe mai più stata come prima, e che era stata solo colpa mia.

'Alcune cose migliorano, altre peggiorano. Ma è inutile piangersi addosso, i sensi di colpa non servono a nessuno' mi dissi nel piegare la lettera e nel riporla dentro una delle tasche del vestito che indossavo quel giorno.

Mi girai poi verso la grande finestra della balconata e rientrai nel castello.

'Ora devo rimanere concentrata' mi ordinai.

Perchè mancava poco, meno di un giorno al processo e io non sapevo ancora cosa davvero potessi fare. Avevo già consegnato il messaggio diretto all'Anziano dell'Enclave, allo stesso servo elfico che Alfred aveva utilizzato per mettersi in contatto con me il giorno precedente, e ora non riuscivo più a trovare un'occupazione per trascorrere la giornata senza sentirmi inutile

Avrei dovuto solo aspettare ma non era semplice. Aspettare che anche questa giornata terminasse.

'E poi?' mi chiesi dentro, mentre silenziosa scendevo le imponenti scale del mio castello.

'Al processo non potrò mostrarmi in pubblico o mi riconosceranno, ma non posso neanche nascondermi, di nuovo'.

'Cosa posso fare?'

Continuai a camminare in lungo e in largo per le varie sale del palazzo con questi frustranti pensieri in testa mentre i vari servitori e tutto il castello si muoveva intorno a me, come invisibili spettri che nemmeno riuscivo a scorgere.

Solo ad un certo punto avvertii di aver calpestato i piedi di qualcuno "Lady Brida!" mi sgridò una familiare, irritante voce.

"Scusatemi Madre Mallol" spostai i miei piedi dalle sue scarpe lucide e ben curate.

"Come al solito distratta, a camminare avanti e indietro. Possibile non possiate stare ferma per un attimo?" mi sgridò la donna.

Non ero proprio dell'umore adatto, anche se stavolta ero io nel torto.

"Starò più attenta, scusate" le dissi cercando di evitare di prolungare una conversazione che di sicuro non avrebbe fatto piacere né a me né a lei.

"Non dovete preoccuparvi così tanto" continuò lei, mentre io la stavo già per superare.

"Come?" le domandai girandomi verso di lei.

"Il Creatore non ama questo tipo di avvenimenti. Domani qualcuno morirà e a nessuno fa piacere ciò. Ma vostro padre deve giustizia al suo popolo, e il popolo l'avrà" si rivolse verso di me, con un tono meno rigido del solito.

Stava cercando di... consolarmi?
"E se mio padre si sbagliasse? E se tutto ciò fosse solo un terribile errore?" chiesi alla giovane donna di fronte a me.

"Il Creatore guiderà le sue decisione e vostro padre agirà nel migliore dei modi" mi rispose lei, senza mostrare alcuna indecisione.

"Voi non avete risposto alla mia seconda domanda" le feci però presente, senza distogliere i miei occhi dai suoi.

Di un castano intenso, brillavano di decisione e determinazione. Perché quella donna riusciva sempre ad essere così certa nelle sue posizioni? Così assolutamente sicura nelle sue risposta e nei suoi pensieri?

Inaspettatamente avvertii dentro quasi dell'invidia. Non per il suo carattere, non per il suo essere completamente odiosa e nemmeno per avermi portato via Maestro Bryce. Queste erano le ragioni che la rendevano insopportabile ai miei occhi. La invidiavo solo perché avrei voluto avere anch'io tutte le sue certezze e la sua determinazione, una volta nella vita.

"Lo sapete meglio di me che qualcuno deve essere colpevole di qualcosa, che non può trattarsi di un errore. E sono sicura che la risposta meno probabile sia quella più veritiera" disse facendo qualche passo verso una finestra laterale dalla quale entrava una luminosa luce primaverile.

"Cosa intendete dire?" le chiesi, cercando di scrutare per la prima volta in vita mia tra i suoi pensieri.

"Una donna arriva alla nostra corte, con una fama che certo non lascia indifferenti. E improvvisamente tutto ciò accade, coincidenze?" si voltò verso di me, lasciandosi sfuggire un mezzo sorriso amaro.
La bocca mi rimase aperta per qualche secondo mentre mi stupivo che lei stesse suggerendo che la vera colpevole di questa storia fosse Aisha, la Tayka.

Esattamente come la pensavo io.

"Chiudete la bocca o vi entreranno delle mosche" disse lei tornando ad assumere le sue solite maniere antipatiche.

Poi fece qualche passo per allontanarsi da me "Quegli uomini sono innocenti" le dissi in aria decisa costringendola a girarsi ancora nella mia direzione.

"Ne sono consapevole" ammise lei.

"Perché allora? Perché tutto questo?" chiesi più a me stessa che a lei.

"Vostro padre è stato costretto. E ora non c'è più nulla da fare, se non pregare" mi rispose.

"Ma domani potrebbero morire degli innocenti. E se così non accadesse, se fosse quell'altra donna a morire, i nostri rapporti con Antiva verrebbero completamente compromessi e poi..." cominciai a farneticare.

"Pregate, è l'unica cosa che potete fare." mi fermò lei. "Pregate per gli uomini nelle segrete, per coloro che domani li sosterranno. Pregate per Oriana, per Fergus e per loro figlio ancora in grembo. Pregate per vostra madre e per vostro padre. Pregate affinché la luce della verità rischiari il suo cuore, nella mattina di domani. Ma soprattutto pregate per quella donna, colei che ha dato vita a tutto questo." si rivolse a me solennemente.

Io la guardai confusa.

"Pregate affinché il Creatore la perdoni. Pregate perché vi salvi dal divenire come lei. La libidine e la lussuria, gli inganni e i tradimenti l'hanno forgiata e saranno queste a punirla infine" concluse con aria dura.

Madre Mallol era sempre stata una giovane donna severa e autoritaria. Con una forza nella voce che in pochi potevano possedere e io l'avevo sempre odiata per questo.

Eppure era la prima volta che le sentivo dire tali parole.

"Voi... voi la conoscete?" le domandai, senza nemmeno lamentarmi del fatto che non pregavo più da tempo e difficilmente l'avrei fatto. Per odiare così tanto quella Aisha doveva per forza conoscerla o no?

"Nessuno può davvero conoscere donne del genere, non fino in fondo. Ad Antiva le chiamano Tayke, qui nel Ferelden non hanno un nome. Eppure sono sempre presenti. Nobili o contadine, non ha importanza sono tutte uguali. Ingannatrici e seduttrici, strisciano in mezzo alle famiglie altrui e le rovinano" rispose alla mia curiosità.

"Voi ne avete mai incontrata una? Avete mai incontrato una donna simile?" continuai a domandare.

Lei abbassò per un secondo lo sguardo e mi parve di leggerci qualcosa che non era odio, che non era tristezza, era solo la completa consapevolezza che non valesse la pena provare nulla. Nulla nei confronti di certe persone.

Vi era anche la sua durezza, la durezza che l'aveva sempre contraddistinta e che ora si dipingeva di ricordi e lontane immagini.

"La incontrai. Era abile con la lingua, selvaggia e capace di ottenere tutto quello che desiderava con un sorriso. Vestiva come voleva, preferiva le armi all'ago e gironzolava intorno a tutti gli uomini del mio villaggio. Mi portò via mio padre, e l'amore che lui provava per me e per mia madre" mi rivelò, inaspettatamente.

"Era?"

Lei spostò i suoi occhi sui miei e piegò le labbra sottili in un amaro sorriso "Il Creatore la punì, punì entrambi, mio padre e lei. Il fiume che avevano tentato di navigare per fuggire li riportò a riva, senza vita. Avevo pregato per la loro morte e il Creatore mi aveva regalato questa soddisfazione. Da quel giorno chiedo sempre perdono per aver desiderato una cosa così terribile. Sono entrata a far parte delle Venerate Madri solo per espiare questa mia colpa. Ma da tutto ciò mi è stata insegnata una cosa fondamentale: infine il Creatore punirà tutti coloro che lo meritano. Pregate Brida e verrete esaudita, pregate." concluse allontanandosi da me a passi veloci.

Io non riuscivo quasi a credere alle mie orecchie. Era questo il passato dell'odiosa Madre Mallol? Di colei che mi aveva rovinato la vita?

Provai pena per lei. Aveva commesso molte colpe nei miei confronti e mi era sempre stata avversa. E per qualche motivo?

Mossi i miei occhi verso la finestra in cui la giovane donna si era riflessa prima di allontanarsi 'Abile con la lingua, selvaggia... vestiva come voleva, preferiva le armi all'ago' sentii risuonare nella mia testa le sua parole. E improvvisamente compresi, mentre osservavo l'immagine del mio volto riprodotto sul vetro della larga finestra.

'Ma questa... sono io'.

Mi girai indietro improvvisamente come se volessi sfuggire da me stessa, alla ricerca del suo viso, ma Madre Mallol si era già allontanata da tempo.

Per un attimo scusai la sua determinazione, il suo odio. Per un secondo mi parve di capire perchè mi avesse sempre disprezzato.

Ma io non ero una Tayka, non ero seducente e nemmeno mi interessava impossesarmi degli occhi e dei cuori degli uomini. Io ero diversa e non avevo mai meritato tutto quello che Madre Mallol mi aveva fatto.

Non potevo però negare di essere abile nel mentire e nell'ingannare gli altri. L'avevo fatto, lo stavo facendo tutt'ora verso la mia famiglia.

'Io non sono come Aisha. Io non sono come la donna che ha rovinato la vita a Madre Mallol' mi dissi con forza.

Le mie bugie erano sempre state a fin di bene e non erano mai servite per il male di qualcuno. Anche se, senza volerlo, lo avevano spesso causato. Toccai la tasca in cui portavo la lettera e mi ricordai improvvisamente della promessa silenziosa che mi ero fatta prima del dialogo con Madre Mallol.

'Devo rimanere concentrata'.

Dovevo solo stare attenta e sperare in bene.

'Forse pregare?' mi chiesi per un attimo dentro la testa.

No, quella non sarebbe stata la risposta. Madre Mallol aveva ottenuto vendetta così, ma non sarebbe accaduto lo stesso anche con me.

Dovevo agire e non piegarmi.

Dovevo credere nei miei amici e ottenere giustizia.

Perchè quella donna meritava di essere punita.

 

 

 

 

Nessuna insegna mi salutò quella sera.

Fu una catapecchia quella in cui entrai, la stessa in cui mi ero incontrata con Alfred la sera precedente, accompagnata dal mio fedele e, ormai silenzioso, Mabari.

Eppure al suo interno la trovai molto più piena.

C'erano proprio tutti, Hugh, Robert, Jared, Frank, Alfred e Lya, l'elfetta che aveva tra le mani la prova più schiacciante della falsità delle affermazione della Tayka, Aisha.

E sembravano già essere immersi in una discussione abbastanza animata.

"Non potevamo fare di più di così, alla gente davvero non gli importa nulla di chi si trovi in prigione, di chi finisca impiccato!" protestò Jack ad alta voce.

"Sì, lo so... Ma li avete guidati una volta, potevate di nuovo..." cominciò Alfred con aria più rilassata.

"Abbiamo anche promesso dei soldi, abbiamo fatto davvero di tutto. Io sono un mercante, ho contatti e abbastanza denaro ma non posso fare i miracoli" cercò di spiegare Jared.

"E poi senza Steve le cose stanno andando solo peggio. Grazie ad una donna ci siamo messi in affari e ora per colpa di un'altra finiremo per chiudere tutto. Maledizione!" terminò sbattendo violentemente la mano chiusa a pugno sul tavolo e facendo così sussultare la povera Lya che si trovava seminascosta, in un lato in ombra della stanza.

"Manteniamo la calma vi prego" cercò di ricomporre la situazione Alfred, nel mentre in cui il mio Mabari si avvicinava incuriosito ad ognuno dei presenti ed io mi dirigevo verso il tavolo intorno al quale erano tutti seduti. Al centro vi erano due candele ormai in parte  consumate che illuminavano fiocamente il piccolo abitacolo.

"Ehi" salutai, cercando uno sgabello in cui sistemarmi anch'io "Le cose vanno davvero così male?" domandai mentre Jack mi lanciava uno sguardo carico di preoccupazione.

"Non siamo riusciti a trascinare la gente come abbiamo fatto il giorno della protesta. Il problema è..." cominciò lui senza finire la frase.

"Il fatto che siamo degli elfi, non è vero?" terminò per lui l'Anziano Alfred, che nonostante il titolo era tutt'altro che un vecchio indifeso.

"Le persone non vogliono credere alla parola di Lya. Finché abbiamo urlato che Aisha è una bugiarda e che sta mentendo tutti ci hanno ascoltato, ma poi... Quando ci hanno chiesto come facevamo a dirlo, nessuno ha più voluto crederci" spiegò Jack.

"Ci hanno riso in faccia" concluse amaramente Frank.

"Non avete trovato proprio nessuno ad aiutarvi?" chiesi temendo davvero che avremmo dovuto affrontare il processo senza neanche l'alleanza del popolo.

"Qualcuno sì. Famigliari, amici. Ma non so quanti siano davvero disposti ad andare fino in fondo. Temo pochi" amaramente si ritrovò a riconoscere Jared.

"Nemmeno la mia fata ha voluto ascoltarmi" aggiunse Frank, ricevendo un'occhiataccia da parte di tutti gli altri presenti.

"C'era anche lei tra la folla, ne sono sicuro!" protestò lui.

"Mia moglie ha parlato in giro" intervenne il silenzioso Hugh dicendo un numero di parole, una dopo l'altra, che raramente si udiva uscire dalle sue labbra.

"Ma forse non basterà" commentò Jack. La moglie di Hugh era una famosa pettegola, tuttavia non era detto che fosse riuscita davvero a convincere qualcuno a seguirci.

"Dobbiamo comunque provare" intervenne deciso Alfred, prima che qualcuno replicasse alle parole di Frank.

"Avete avvertito i vostri amici di quanto accadrà domani?" mi chiese l'Anziano dell'Enclave.

"Ho detto loro ogni cosa. Erano stupiti, ma anche felici di sapere che non li avevamo abbandonati" risposi.

Avevo riacceso la speranza nei loro volti e nei loro animi, promettendo loro che avremmo avuto alleati, prove.

Ma non ero più così certa che ce l'avremmo fatta, almeno non con il piano che stavamo mandando avanti.

Improvvisamente era calato il silenzio in mezzo all'intero gruppo di persone, interrotto solo dai respiri veloci del mio Mabari che gironzolava tranquillamente per l'abitacolo.

Io guardai i miei compagni confusa "Allora?" ad un certo punto domandai.

"Io sono qui, ditemi cosa devo fare. Ditemi come posso aiutarvi" per quale altro motivo ero giunta se non per discutere con loro di quanto ognuno di noi avrebbe dovuto fare per il giorno successivo?

"Lady Brida" cominciò Alfred a parlare ma da come aveva pronunciato il mio nome capii cosa volesse dire.

"Posso esservi utile! Posso fare davvero qualcosa. Non vorrete dirmi che il piano è solo questo, vero? Vi presentate lì, fate parlare Lya e sperate che mio padre vi creda mentre io osserverò il tutto dalla finestra della mia camera?! Dobbiamo fare di più" mi accorsi solo in ultimo di essermi ormai alzata in piedi e di star urlando ogni singola parola.

"Non fate rumore, vi prego. Qualcuno potrebbe sentirci" cercò di riportare la calma nella stanza l'elfa.

"Non c'è nient'altro che possiamo fare giovane Lady." per la prima volta da quando ero arrivata nella vecchia catapecchia Robert cominciò a parlare "Questo è tutto quello che abbiamo in mano, le parole di un'elfetta".

"Avete il mio sostegno e anche quello di alcune persone all'interno del castello" continuai, non arrendendomi al fatto che davvero dovevamo farci bastare solo la testimonianza di Lya.

"Qualcuno ci appoggia?" chiese stupito Jack.

"Madre Mallol e anche la moglie di mio fratello. Entrambe credono che Kai e gli altri non siano colpevoli. Anche Ser Gilmore, il capitano delle guardie e il Primo Cavaliere di mio padre, ha qualche sospetto nei confronti di Aisha" spiegai.

"E ci aiuteranno?" chiese con voce calma ma allo stesso tempo ferma, Alfred.

Avrei tanto voluto dire di sì, ma sapevo non era così. Mia cognata aveva troppa paura di quanto sarebbe potuto accadere con la morte di una sua connazionale così importante, Madre Mallol si sarebbe limitata a pregare e Ser Gilmore, così devoto e fedele a mio padre, non avrebbe in nessun modo cercato di offuscare il giudizio del Teyrn con i suoi dubbi personali.

Abbassai lo sguardo sconsolata e scossi il capo lentamente.

"Come pensavo" si ritrovò a concludere l'elfo.

Solo a quel punto io rialzai i miei occhi, accesi nel loro verde intenso di determinazione.

"Voi avete me. Sono la figlia del Teyrn e so cosa è accaduto. Io sono Shayna, io so che quella donna mente" dissi certa nelle mie parole.

"Non dirai nulla" mi intimò Jack, con forza. Guardai dentro il suo sguardo cupo.

"Sì, invece. Io vi posso aiutare, sono la vostra ultima speranza" conclusi spostando poi i miei occhi su Alfred e Robert.

"Shayna non sa dove sono i mercenari, Shayna non era lì quella sera e non sa cosa può essere accaduto." cercò di farmi ragionare Alfred.

"Se anche tu rivelassi chi sei stata, cosa cambierebbe?" domandò poi Jared rivolto verso di me.

"Cambierebbe tutto! Imporrei ad mio padre un ultimatum, o la vita di quella donna o la mia. Lui non avrà scelta" continuai decisa.

"Pensi che tuo padre accetterebbe un tale ricatto? Proprio lui che, a detta tua, crede nella giustizia" mi rinfacciò senza troppi complimenti Jack.

"Mio padre non metterebbe mai a rischio la mia vita" risposi.

"No, lui ti rinchiuderebbe nella tua casa. Obbligherebbe tutti noi all'esilio e tratterrebbe Kai e gli altri in prigione insieme alla megera" parlò Robert.

"E nel momento in cui venisse fuori che anch'io ti ho aiutata, non esiterebbe a punire severamente tutti gli elfi. Finirei anch'io probabilmente nelle segrete del tuo castello" aggiunse Alfred.

"E io verrei giustiziato" concluse Jack.

Io lo guardai senza capire "Non gli direi di noi" cercai di spiegare.

"Ma lo farei io. Confesserei di averti sedotta o ingannata e di averti obbligata a venire ogni sera alla taverna a cantare per il piacere degli ospiti" continuò con lo sguardo perso nel vuoto mentre io non riuscivo a vederne il motivo.

Poi spostò i suoi occhi su di me "Credi davvero che permetterei a tuo padre di rinchiuderti e di trattarti come se fosse colpa tua? Preferirei morire che saperti lontana e costretta a piegare la tua volontà a quella di tuo padre" mi rivelò lasciandomi senza parole.

Era disposto addirittura a morire solo per evitare che mio padre si infuriasse con me, era disposto a morire per me.

Eppure io avevo promesso. Avevo promesso ai miei amici che me ne sarei uscita dalla loro vita, l'avevo fatto in un momento in cui credevo Jack mi odiasse, questo era vero, però dentro di me sapevo che forse era la scelta migliore.

La più dolorosa, la più terribile e l'unica che tuttavia sapevo non avrei mai avuto la forza di prendere. Non sarei davvero mai riuscita a lasciarlo.

"E allora cosa posso fare? Cosa possiamo fare?" domandai scoraggiata.

Nessuna risposta giunse alle mie orecchie.

"Rinuncerei ad ogni cosa. Al mio titolo, al mio nome a ogni cosa per poter mettere fine a questa storia nel modo migliore" mi ritrovai ad ammettere ad alta voce, con lo sguardo basso.

"Lya farà il possibile, tutti noi lo faremo" cercò di farmi forza Alfred, con la sua voce calda e sempre serena.

"Lo sai giovane Lady perchè la mia taverna si chiama 'L'orso sbronzo?'" domandò rivolto a me Robert dopo che noi tutti avevamo trascorso un interminabile numero di secondi in silenzio.

Io lo guardai con aria interrogativa.

"Perchè?" gli chiesi.

"Non lo sa nessuno. Questa locanda era appartenuta a mio padre e al padre di suo padre, e così per molte generazioni. Per un periodo l'ho lasciata, andando con i miei fratelli a Denerim, forse mio figlio te ne avrà parlato" io annuii, lanciando uno sguardo a Jack, di fianco a me.

"Ecco. Nessuno sa da dove provenga questo nome. Probabilmente un mio antico parente deve essere stato un tipo come Hugh, silenzioso e burbero. Potrebbe essere, che ne dici vecchio mio?" andò avanti a raccontare dando una forte pacca sulla schiena poderosa di Hugh che reagì con un semplice suono gutturale che doveva essere una specie di affermazione.

"Ma di ipotesi se ne possono fare un milione di altre, nessuno sa la verità" continuai ad ascoltare le sue parole, incuriosita da quale fosse il punto di tutto quel discorso.

"Dove vuoi arrivare, padre?" lesse i miei pensieri Jack, formulando i miei interrogativi ad alta voce.

"Fra anni e anni forse tutta questa storia andrà dimenticata, la gente non si ricorderà di questo processo qualsiasi siano le conseguenze. Perchè noi siamo persone povere e umili e veniamo facilmente dimenticati. Ma lo stesso non accadrà se si scoprisse di te, giovane Lady, e di come tu sia entrata a far parte di tutta questa vicenda" io continuai ad osservarlo silenziosa, leggendo una grande amarezza nelle sue parole.

"Tu sei la figlia del Teyrn. Se tuo padre venisse a sapere di te e di mio figlio, di noi, degli incontri e di tutte queste cose, non solo ognuno di noi rimarrebbe segnato  a vita, ma anche il tuo nome e il nome di tuo padre. Gli scandali rovinano i paesi e le persone. Non potresti più sperare in un matrimonio o in un futuro da Lady." concluse.

"Non voglio sposarmi e riguardo al resto, ci rinuncerei tranquillamente" ribattei "Se davvero servisse lo farei" continuai decisa.

"Forse tu rinunceresti a tutto ciò, non lo nego. Ma neanch'io posso permettertelo. Ho già perduto una figlia, vittima di uomini crudeli. Non perderò Jack, non perderò la mia vita. Tu questo ora devi promettere davanti a tutti noi, che non compirai gesti sconsiderati, che non intralcerai in nessun modo i nostri piani. Perchè se si scoprisse delle tue fughe e di quello che stai facendo, qualsiasi posto ci accoglierebbe come coloro che hanno ingannato la giovane ingenua Lady, per ottenere il suo aiuto, e i nostri nomi, se forse non diverrebbero eterni, resterebbero comunque per tutto il tempo della nostra vita legato allo scandalo che ne risulterebbe e a te" rispose in tono severo.

"E non è questo che desidero. Voglio che la mia taverna rimanga anonima e con un nome dalle origini sconosciute. Voglio tornare alla mia vita di prima, in qualche modo. Lo devo a Pet, ai miei fratelli e a mia moglie" disse con tono sentito, mentre il suo volto rimaneva duro e determinato.

Non si trattava di rinunciare ad agire, era solo provare a comprendere quale fosse la via migliore per tutti.

E se volevo veramente rendermi utile dovevo fidarmi dei miei amici.

Di Jack e di suo padre, di Alfred e della giovanissima Lya.

Di tutti loro che avevano fatto tanto per me e che continuavano a starmi al fianco nonostante tutto.

“Agisci come credi e cerca di essere meno impulsiva” mi vennero d’improvviso in mente le parole di Riddle. Aveva ragione, dovevo cercare di essere più razionale e di affidarmi a chi cercavo di aiutare, invece di comportarmi in maniera istintiva e sciocca.

Quindi annuii semplicemente, rivolta a Robert, e ascoltai silenziosa il piano che avevano deciso di mettere in atto. Decisi, per una volta, di farmi da parte.  

Per loro, per Petrice, per Jack.

Per non combinare altri guai e salvare la vita dei miei amici imprigionati.

Il processo incombeva e noi eravamo pronti. 



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Scusate se tiro un po' in lungo ma bisognava aggiungere ancora qualche pezzettino al puzzle ;) Ormai siamo agli sgoccioli... finirà bene per i nostri amici? Riusciranno a salvarsi? E Brida si terrà davvero fuori dai guai come dice? :) 

Alla prossima! 

  
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