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Autore: Nerospirito    08/12/2013    1 recensioni
Aqua è un emblema di speranza per un regno decadente, che assieme al gemello Terra combatte tra le fila del corpo di elite di Eraqus Nomunaga, legittimo erede al trono dell' Impero del Sole, per vincere la guerra civile e portare la pace in un regno ormai devastato per cui il comandante Eraqus potrebbe essere la sola speranza di rinascita.
Xeahnorth Nomunaga, il figlio minore dell' imperatore tetsuya Nomunaga torna dall' esilio al comando della sua temuta compagnia mercenaria, le Spade Nere, deciso a riprendersi il regno a costo di uccidere suo fratello maggiore.
Vanitas è un ladro e un bandito esperto nell' arte della spada e dell'inganno, discendente nientemeno che da Tsukuyomi.
Tra sanguinose battaglie in un impero dai toni del giappone feudale, intrighi di palazzo e brame di conquista la paladina della luce e il figlio della luna incroceranno spade e cuori nel grande gioco del Re..
(Note dell'autore: OOC e Lime possibili nel corso della storia. Xeahnort ha l'aspetto di "Ansem Seeker of Darkness"!)
Genere: Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aqua, Terra, Vanitas, Xehanort
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Altro contesto
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Oriental Tale cap 1(decisioni)

Nel villaggio, dove i gemelli Aqua e Terra vivevano tranquilli, ci fu un gran baccano fin dal mattino di quel giorno.
Una colonna di soldati a cavallo armati di tutto punto stava attraversando in quel momento la strada maestra, i vessilli del comandante dell’ esercito Eraqus, una tigre bianca in campo blu scuro, sbandieravano nella brezza come uccelli legati ad un palo e il rumore di tutti quegli zoccoli ferrati faceva tremare i muri di legno e le stuoia delle casupole degli abitanti.
Aqua, da sempre curiosa e sempre con quella passione per i combattenti che ben strana per una ragazza della sua età, la quale solitamente era impegnata solo nel lavoro con la madre che sognava balli e cerimonie.
Lei invece fin da quando aveva ricordo sognava di cavalcare nel vento e sulle strade polverose con il mantello da viaggio svolazzante e col fodero della katana che le sbatacchiava lungo la coscia sinistra, esattamente come suo padre: un samurai errante.
E come poteva allora, quella ragazza così appassionata, mancare la marcia del comandante in persona? Di certo non poteva, e quindi appena sua madre la perse di vista sgattaiolò fuori in strada e si mise a fissare ammirata tutta quella fila imponente di destrieri da guerra, tutti quegli uomini che cavalcavano fieri di chi erano e dei loro ideali.. E decise che appena ne avrebbe avuto l’età sarebbe entrata in quella compagnia, ad ogni costo, dimostrando che anche una donna ce l’avrebbe fatta a sopravvivere.
Quelle fantasticherie però ebbero vita breve, dato che sua madre aveva scoperto la sua piccola fuga e la stava riportando nella loro piccola locanda per una spalla con la stretta che solo una donna di campagna poteva avere mentre le faceva la tipica ramanzina sul fatto che ormai aveva quattordici anni, che non poteva più fare quello che voleva come da piccola e soprattutto che doveva smetterla con quella storia della guerriera e pensare a fare quello che una ragazza della sua età doveva fare.
La cosa peggiore era però il sogghigno perfido sul volto di Terra, appoggiato allo stipite della porta sul retro della locanda, con una zappa appoggiata lungo il sentiero in ghiaietto.
- Non eri a lavorare, tu? - bofonchiò Aqua, mollandogli un pizzicotto da fargli vedere le stelle.
- Auch! E tu? Non dovevi andare a lavare i piatti?! - la rimbeccò Terra, con un ringhio infastidito sulle labbra.
Odiava ammetterlo, ma questa volta suo fratello aveva ragione: con così tanti stranieri al villaggio, la locanda sarebbe stata quasi sicuramente piena..

Era stata davvero un’ ottima pesca quella, Vanitas ne era orgoglioso.
Stava infatti tornando verso casa con due grossi pesci di fiume legati sulla schiena e il coltello per slamare infilato nella cintura.
Il Sole era quasi tramontato del tutto, ma il cielo nuvoloso era ancora avvolto in riflessi rossi e arancioni.. Arancioni? C’era qualcosa che non quadrava per nulla in quei colori.. Corse a perdifiato su per la strada che portava al suo villaggio, inciampando e ferendosi le ginocchia con i sassi affilati, senza badarvi, ma anzi correndo ancora più forte, il cuore che impazziva per il terrore di ciò che avrebbe potuto scoprire..
Appena fu sulla sommità della collinetta erbosa che lo separava dal villaggio, capì che i suoi timori non erano sbagliati: Incendio, e banditi.. una scorreria.
Di nuovo raccolse le sue forze e corse, corse per andare a cercare l’anziana levatrice che lo aveva adottato dopo la morte della madre.
Il calore era insopportabile, il fumo acre gli stringeva la gola con dita invisibili e forti come l’acciaio. Nulla, la sua casa era bruciata, la donna era bruciata con la casa e il responsabile era ancora lì a guardare il rogo con espressione fredda e sprezzante, capelli bianchi al vento.
Fu in quel momento che per la prima volta Vanitas sperimentò l’ odio: una fiamma oscura, che bruciava dal profondo delle sue viscere e saliva amara e collosa sulla lingua, calda, salata e umiliante sul viso.

"Non ti ha visto, fallo. Starai meglio!" sussurró una vocina malevola nel profondo della sua mente. Uccidere era sbagliato.. Ma quell' uomo se ne era preoccupato quando aveva appiccato fuoco al villaggio?

Lui se ne sarebbe preoccupato dopo, ora doveva solo far per placare il suo odio, quella sensazione schifosamente piacevole...
Senza nemmeno avvertire più il dolore ne la fatica, sguainò il coltello da pesca e si lanciò urlando contro l' uomo dai capelli candidi.
Xeahnorth fermò il patetico attacco del ragazzo a un metro dal viso, sicuro che era un ragazzetto odioso come gli altri, frignante e arrabbiato.
Un bruciore improvviso sulla guancia sinistra e la sensazione di tiepida umidità gli rigò il volto. Lo aveva colpito lanciando il coltello un attimo prima di essere afferrato? Quel bambino aveva talento, forse poteva essergli utile in futuro; ucciderlo sarebbe stato uno spreco.
- Bastardo, lasciami andare! Giuro che ti amma..- Un poderoso manrovescio da parte dell’uomo  lasciò Vanitas impietrito, stupito, scandalizzato.
- Bene, vedo che ti sei zittito. Ora ascoltami bene: questo è un mondo di lupi e di pecore, bimbo.. loro erano le pecore, noi siamo i lupi, e anche tu. Vieni con me, ti insegnerò come diventare imbattibile: nessuno potrá piú sbarrarti la strada, se mi obbedirai.Ormai non hai piú nulla da perdere, o mi sbaglio? - la voce dell’ uomo era diretta e dolorosamente vera: il villaggio in cui viveva era fatto di deboli piegavano la testa alle imposte e ai soprusi sempre crescenti dei membri dell’ esercito, che di volta in volta avevano portato via tutto.. No, non voleva essere debole mai più, anche se gli sarebbe costato fare un patto con un demone, e quell' uomo un demone lo era, anche un bambino come lui lo avrebbe capito...
Vanitas si asciugò quindi le lacrime e strinse la mano dell’ assassino della donna che aveva chiamato madre, col cuore pesante. “Un giorno ti ucciderò, ma fino ad allora.. insegnami tutto quello che vuoi: ti ringrazierò adeguatamente”, pensò.

Iniziò da quel giorno ad alimentare i fuochi bui generati da Xeahnorth nel profondo del suo cuore,  consapevole che il suo essere bambino cessava quel giorno, ad appena undici anni.

Di lí a breve, il mondo delle tenebre e della guerra lo avrebbe inghiottito: nell' abisso profondo del suo cuore, dove l' amore del luogo che chiamava casa non era mai arrivata, Vanitas si sentí finalmente libero...

  
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