Harry guardava fuori dalla
finestra. La sera prima aveva appreso di essere stato scelto come secondo
Campione di Hogwarts nel Torneo Tremaghi e aveva litigato con il suo migliore
amico. La sua mente lavorava febbrilmente, mentre i suoi occhi fissavano Hedwige
che diventava sempre più piccola nel suo volo verso l’orizzonte. Avrebbe voluto
essere lì con lei e volare lontano invece di doversi preoccupare del Torneo. Chi
aveva messo il suo nome nel Calice di Fuoco? Doveva assolutamente scoprirlo e
doveva farlo da solo. Ron lo evitava e Hermione doveva dividersi tra loro due,
limitando il tempo da passare insieme. Si sentiva vuoto e allo stesso tempo
troppo pieno, quasi traboccante. Erano troppi gli avvenimenti di cui doveva
preoccuparsi, ma Ron, con il suo comportamento infantile, era riuscito quasi ad
annullare tutto ciò che invadeva la mente di Harry.
All’improvviso uno strano
baccano invase la Sala Comune ed Harry capì che i Grifondoro avevano finito di
fare colazione e tornavano nei dormitori a prendere i libri per poi andare a
lezione. Si affrettò a scendere con lo zaino in spalla per evitare di incrociare
Ron. Raggiunse di corsa l’aula di Trasfigurazione e vi trovò, appoggiata allo
stipite della porta d’ingresso, Maggie Smith. Era molto bella ed i suoi occhi
color cioccolato lo osservavano timidamente.
“Ciao
Harry”
Il ragazzo rispose al
saluto con un cenno del capo. Non conosceva molto bene la sua interlocutrice,
così si chiuse in un imbarazzante silenzio. Maggie si precipitò nell’aula e si
sedette nel banco in terza fila che occupava di solito. Harry era rimasto
davanti alla porta e contemplava la lunga treccia bruna che la ragazza
mostrava.
“Harry, tutto bene? Non mi
sembra di averti visto a colazione.”
Neville arrivò alle sue
spalle respirando affannosamente.”Credevo di essere in ritardo, invece...”
Il resto della frase si
perse nella lunga treccia di Maggie che Neville fissò con sguardo sognante non
appena si accorse della presenza della ragazza. La fissò per qualche minuto, poi
si avvicinò a Harry e sussurrò:
“E’ proprio bella, vero?
Purtroppo per uno come me è tabù, ma tu...”
questa volta la conclusione
della frase si perse tra il vocio degli studenti che arrivavano da tutte le
direzioni. Harry sgattaiolò nell’aula, mentre Neville si era voltato a curiosare
su chi stesse arrivando. Si sedette accanto a Maggie rivolgendole un timido
sorriso. Lei rispose con una simpatica smorfia e commentò a bassa
voce:
“Povero stupido Ronald
Weasley, io mi chiedo che fine faccia la ragione in certi momenti. Sarò comunque
felice di ospitarti accanto a me finchè non si renderà conto del madornale
errore commesso.” Lanciò uno sguardo penetrante a Ron e Hermione che stavano
entrando nell’aula, poi riprese: “E quella Granger che diavolo fa? Perché non
prova a farlo ragionare? Perchè non gli mette un po’ di sale in
zucca?”
Harry ridacchiò, ma si
zittì alla vista della lunga veste scura della professoressa McGranith che
svolazzava tra i banchi.
La lezione fu abbastanza
noiosa per Harry, intervallata solo da timidi sguardi scambiati per caso con la
vicina di banco. Al suono della campanella ci fu un sospiro generale,
evidentemente il maghetto con gli occhiali non era stato il solo ad annoiarsi a
morte.
Maggie uscì dall’aula al
fianco di Harry e lo seguì al limitare della foresta per la lezione di Cura
delle Creature Magiche. Ron e Hermione camminavano silenziosamente davanti a
loro. Anche Maggie taceva: credeva di aver un po’ esagerato con i commenti
all’inizio della lezione di Trasfigurazione, anche se Harry, con la sua
risatina, aveva dimostrato di approvare le sue tesi. Guardò il ragazzo che
camminava accanto a lei e si rese conto che in quel momento stavano condividendo
qualcosa: la solitudine. Maggie non aveva mai avuto un vero amico ad Hogwarts,
aveva difficoltà a socializzare e spesso e volentieri preferiva starsene da sola
a riflettere piuttosto che correre fuori a divertirsi in compagnia di ragazzi
scalmanati. Anche Harry era solo in quel momento: quasi tutti lo credevano uno
sciocco presuntuoso, troppo avido per rispettare i limiti imposti dal Ministero
della Magia per il Torneo Tremaghi. Maggie sorrise guardandolo dolcemente, ma fu
ignorata poiché Malfoy si avvicinò dicendo:
“Hey Potter, come va?
Secondo noi Serpeverde non durerai molto in questo Torneo!...Beh, peggio per te
che hai voluto partecipare a tutti i costi!”
Harry si voltò dall’altra
parte per reprimere la rabbia ed evitare di reagire e scoprì il dolce sorriso
che Maggie gli stava rivolgendo. Rispose quasi involontariamente, eppure il suo
sorriso era sincero.
Raggiunsero Hagrid chino su
una scatola dalla quale provenivano scintille rosse ed Harry temette il peggio.
Hagrid non era molto cosciente del pericolo che gli studenti correvano ogni
giorno alle sue lezioni a contatto con quelle strane creature che trovava chissà
dove.
“Buongiorno ragazzi! Hey
Harry!” accolse così i suoi studenti, mettendo in imbarazzo il maghetto accanto
a Maggie.
La lezione fu tutt’altro
che noiosa. Diversi studenti rischiarono di andare a fuoco o di morire per
svariati motivi a causa degli Schiopodi Sparacoda, creature oggetto della
lezione di quel giorno. Harry si divertì molto con Maggie, scoprendo, dietro
un’apparentemente invalicabile barriera di timidezza e riservatezza, una ragazza
molto sensibile.
Tra una lezione e l’altra
l’ora di pranzo giunse in un batter d’occhio e per Harry fu la conferma del
detto preferito di Ron: “Come passa il tempo quando ci si diverte”.
“Corro in bagno e ti
raggiungo” si congedò Maggie davanti all’ingresso della Sala Grande. Harry entrò
da solo, ma fu presto raggiunto dai gemelli Weasley.
“Hey Harry, ce lo spieghi?”
chiesero in coro.
Harry aveva paura di porre
la domanda: “Cosa?”, ma la fece comunque.
“Come cosa?” si meravigliò
Fred.
“Com’è che hai fatto a
superare la Linea dell’Età di Silente?” completò George.
Harry si allontanò dai
gemelli senza proferire parola e si sedette accanto a Neville. Il tavolo era
quasi tutto occupato ed Harry si preoccupò per Maggie: avrebbe di sicuro trovato
un posticino, ma purtroppo non accanto a lui. Gettò uno sguardo a Ron e Hermione
che erano seduti poco lontano da lui. Sembrava che Hermione stesse rimproverano
qualcosa a Ron, ma lui la ignorava fissando il piatto occupato da una succulenta
bistecca. Lo stomaco di Harry si chiuse all’improvviso, prese del pane e corse
fuori dalla Sala Grande. Incrociò Maggie nella Sala
d’Ingresso.
“Non dirmi che stai andando
via perché per pranzo ci sono di nuovo i cavoletti? Io ho una gran
fame!”
Harry scosse il capo e
rispose:
“Allora corri dentro, c’è
una bistecca supergigante che ti aspetta!”
Maggie corse nella Sala
Grande solo dopo aver mostrato a Harry il suo miglior sorriso.
Occupò il posto rimasto
vuoto accanto a Neville e divorò la bistecca in pochi secondi. Per Maggie non
esisteva nulla di più gratificante di un buon pasto dopo una giornata di noiose
lezioni. Cercò di non farsi prendere dal panico quando le venne in mente che
quel pomeriggio l’attendevano due ore di Pozioni. Il corso dei suoi pensieri fu
interrotto da Neville che chiese a nessuno in particolare:
“Dov’è finito Harry? Era
qui un attimo fa...”
La domanda fu ignorata da
gran parte della platea, ad eccezione dei gemelli Weasley e qualcun altro che
fecero spallucce con la bocca piena. Maggie ingoiò l’ultimo boccone e
rispose:
“E’ in cortile, credo
volesse stare un po’ da solo.”
Nel pronunciare la frase la
ragazza fissò Ron con una certa insistenza, ma lui non se ne accorse. Hermione
cercò di giustificare l’amico dicendo:
“E’ un po’
stressato...”
Maggie non riuscì a
resistere ed esplose dicendo:
“E ti sei mai chiesta il
perché?” fece un profondo respiro, intercettò lo sguardo di Ron e riprese: “Lo
avete lasciato solo, lo avete abbandonato in un momento così difficile per lui.
Eravate suoi amici, come avete potuto cancellare tutto questo per uno stupido
Torneo. Che c’è Ron, sei invidioso? Non è stato lui a mettere il suo nome nel
Calice di Fuoco, non è così folle e di certo non cerca la gloria...ne ha fin
troppa e farebbe di tutto per poterla scaricare su qualcun’altro.”
Prese due kiwi e corse via
indignata. Neville guardò Ron, poi Hermione e disse:
“Sono d’accordo con lei!”
Harry passeggiava intorno
al lago fissando le sue scure acque. Il viso di Ron continuava ad apparire sulla
superficie del lago e le parole che gli aveva detto la sera prima risuonavano
nella sua testa. Si sentiva solo, abbandonato, ma dopotutto era quello il suo
destino. I genitori lo avevano abbandonato quando aveva soltanto un anno e da
allora gli unici a volergli bene erano stati Ron e Hermione. Ma adesso anche
quella certezza era svanita, lasciando dietro di se una scia di malinconia. Era
stato troppo bello per essere reale, doveva affrontare la vita da solo, senza
nessuno che lo amasse.
Maggie lo raggiunse
silenziosamente, facendolo sobbalzare quando gli offrì uno dei kiwi che aveva
preso dal tavolo del pranzo.
“Non hai mangiato niente,
prendi…”
Aveva gli occhi lucidi,
sembrava avesse pianto o fosse sul punto di farlo. Harry prese il kiwi
sussurrando un timido ringraziamento. Era sbucciato accuratamente, così
accuratamente che risultò fin troppo chiaro che era stato pulito con la magia.
Maggie confermò subito tale supposizione puntando la bacchetta contro il suo
kiwi e mormorando un incantesimo sconosciuto al maghetto che la osservava con
espressione indecifrabile. La ragazza completò la magia tagliando il frutto a
fettine sottili e fece lo stesso con quello che Harry teneva ancora tra le mani.
Mangiarono in silenzio, seduti in riva al lago. Nessuno dei due aveva intenzione
di parlare, condividevano lo stesso desiderio, quello di restare in silenzio
avvolti nei loro pensieri. La superficie del lago era immobile e nella sua
quiete sembrava l’ideale per riflettere. Conciliava qualsiasi pensiero o
riflessione passasse per quelle due menti così simili, cos diverse.
All’improvviso Maggie prese la parola:
“Tu non meriti tutto
questo, Harry.”
Il ragazzo finì il suo kiwi
e lanciò un’occhiata malinconica alla sua interlocutrice.
“Vorrei tanto poter fare
qualcosa...”
Anche lei si voltò a
guardarlo. I suoi occhi erano ancora lucidi ed Harry si accorse che quella
ragazza lo capiva più di chiunque altro.
“Lo stai già facendo...sei
qui accanto a me, no? E questo mi rende le cose molto più
semplici.”
Il suono della magica
campanella interruppe i loro sguardi riportandoli alla realtà: due ore di
Pozioni li attendevano nei sotterranei. Raggiunsero di corsa l’aula di Pozioni
già piena e trovarono due posti in seconda fila. Ron lanciò uno sguardo curioso
ai due nuovi arrivati, ma non fu notato. Malfoy stava per fare una delle sue
viscide battute, ma fu bloccato dall’improvviso ingresso dell’insegnante di
Pozioni. Le lezioni di Piton per Harry erano perfettamente inutili, non riusciva
mai a cavare un ragno dal buco, eppure quel giorno, grazie all’aiuto della sua
nuova amica, la pozione di Harry riuscì ad assumere il colore indicato dal
libro, invece del solito marrone scuro. Si sentì stranamente sollevato quando,
alla fine della lezione, consegnò a Piton la boccetta con la pozione appena
preparata.
Maggie riusciva
incredibilmente a rendergli la vita più semplice e, in quel momento così
difficile, riusciva di certo a rendere il mondo di Harry molto più vivibile. Al
suono della campanella la ragazza si congedò dicendo che aveva l’assoluto
bisogno di una doccia dopo aver trascorso due ore all’aperto in compagnia dei
simpaticissimi Schiopodi di Hagrid. Harry salutò l’amica con un gran sorriso
divertito ed andò ad isolarsi in cortile. Si accoccolò dietro una grande
quercia, in un angolo remoto del prato, lontano da sguardi indiscreti. Cercò di
allontanare i pensieri riguardanti Ron, Maggie, le spille che lo screditavano
invitando tutti a tifare per Cedric Diggory, come campione ufficiale di Hogwarts
per il Torneo e si concentrò soltanto sulla Prima Prova, che tra pochi mesi
avrebbe dovuto affrontare. Cosa poteva essere? Harry provò un moto di paura e
sconforto nel profondo del suo stomaco: se Ron e Hermione fossero stati accanto
a lui avrebbero reso tutto più facile. Abbandonò le preoccupazioni per la Prima
Prova del Torneo Tremaghi, con la speranza di ricevere aiuto da Maggie. Si
appisolò poco dopo, esausto, sul morbido prato verde. Sognò Basilischi,
serpenti, ragni giganti, Schiopodi cercando tra quelle creature una abbastanza
credibile come Prima Prova del Torneo.
“Eccoti, finalmente ti ho
trovato”
Harry aprì gli occhi e vide
apparire la figura sfocata della sua amica dai capelli
crespi.
“Credevo ti fossi
dimenticata di me” rispose ancora assonnato.
“Come va?” chiese Hermione
sedendosi accanto all’amico.
Harry rispose stringendosi
nelle spalle.
“Beh, anch’io credevo ti
fossi dimenticato di me. Adesso hai una nuova amica, quella Margaret
Smith”
Harry rispose con una
risata amara, che non aveva proprio nulla di allegro. Non gli sembrava molto
giusto che Hermione si comportasse in quel modo. Non solo l’aveva “abbandonato”
adesso pretendeva anche che lui non si facesse altre
amicizie.
“Sei gelosa?” chiese
all’improvviso.
Hermione arrossì,
rendendosi conto di quanto fosse stata irriguardosa.
“Scusami” mormorò tra i
denti. Harry le rivolse un timido sorriso.
“Mi dispiace per quelle
spille...” cominciò Hermione, ma Harry la zittì con un cenno: quello era di
certo l’ultimo argomento di cui avrebbe voluto parlare con la sua migliore
amica.
“E comunque Maggie è molto
carina...voglio dire...mi sta vicino...”
Hermione rispose
sorridendo:
“A pranzo ci ha
rimproverati per averti abbandonati. Ron ci è rimasto
malissimo.”
Harry sorrise immaginando
la scena, poi disse:
“Non parlarmi di lui, ti
prego. Mi ha deluso!”
“Lo so” rispose la ragazza
“ma presto si renderà conto di quanto è stato stupido. È tipico di Ron, no? Hai
trovato una buona amica, sono contenta per te!”
Harry non rispose, fissò
intensamente il lago alle spalle di Hermione. Non era sicuro che Maggie fosse
soltanto una buona amica. C’erano stati degli sguardi molto intensi e molto
diversi da quelli scambiati con Hermione durante la loro amicizia, eppure
Hermione era la sua migliore amica. E se fosse stato qualcosa di più? Il cuore
di Harry sorrise al solo pensiero di essere amato da una ragazza così sensibile.
Guardò Hermione e mormorò:
“Andiamo a
cena”
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