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Autore: Liberty89    08/12/2013    3 recensioni
Storia Incompleta.
Vexen s’inchinò e scomparve in varco oscuro per riapparire nel suo laboratorio. Si avvicinò alla scrivania e prese in mano una fiala di liquido scarlatto.
-Numero XIII… presto sarai mio…- sibilò il Freddo Accademico con un ghigno divertito.
-dal capitolo 2-
Una long-fic sull'arrivo di Roxas nell'Organizzazione e sul suo addestramento, nonché sulla pazza e misteriosa non-vita che conduce con i suoi compagni.
Par: Akuroku, Zemyx, Vekuroku, XemnasxSaix
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Crack Pairing | Personaggi: Altro Personaggio, Organizzazione XIII
Note: Lemon, Lime, OOC | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con | Contesto: KH 358/2 Days, Contesto generale/vago
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*si avvicina piano piano* ...Salve ^^'' Non sono morta né espatriata, semplicemente sono stata privata dell'ispirazione per questa fic. Ispirazione che è migrata verso altri lidi, ahivoi xD Ma state tranquilli! La fic continua come potete vedere, a ritmo lento (non lentissimo per fortuna xD), e mi sono imposta di finire questo capitolo prima di scrivere altro. Indipercui, vi lascio al capitolo! Buona lettura! :3

Ps: all'interno del capitolo ci sono delle citazioni e le metterò in blu per distinguerle dal resto.


Capitolo 37: Destati!

Destati!
Tendi la mano!
È giunta l'ora,
Destati!
Le porte verranno schiuse

Lo scontro era cominciato con un muto segnale della Chiave del Destino, che aveva indirizzato i suoi guerrieri verso i restanti quattro membri dell’Organizzazione, mentre lui si scagliava su Axel e il numero IV ingaggiava battaglia con il primo fondatore. In breve tempo, tutti si resero conto che la stanza era troppo piccola.
Xigbar scoppiò in una delle sue rauche risate e svanì rapidamente in un varco oscuro, ricomparendo all’esterno dell’edificio e richiamando il proprio avversario con un cenno della mano. Il Samurai con la maschera rossa non si fece attendere, scattò in una piccola corsa e con un balzo attraversò la finestra infranta per ritrovarsi di fronte al suo obiettivo. Incrociarono la lama e la balestra e caddero, precipitando verso il suolo, lontano dagli sguardi degli altri.

Il vento del numero III respinse lo spadaccino, costringendolo a puntare i piedi per non essere totalmente travolto. L’attimo dopo, però, portò la katana a protezione del torace, che altrimenti sarebbe stato trafitto dall’acuminata punta di una lancia. Restando inespressivo, il guerriero reagì spingendo indietro l’arma avversaria e schivando abilmente le restanti o deviandole con la lama o l’elsa della spada. Giunse a un soffio dal corpo di Xaldin, per poi scartare lateralmente senza produrre neanche un fruscio, arrivandogli alle spalle come il più subdolo dei Simili e caricando un affondo. Il colpo però non raggiunse mai il suo obiettivo, perché una folata di vento gelido e impetuoso gettò il Nessuno dal volto coperto fuori dalla stanza, dritto contro una parete su cui lasciò una piccola voragine prima di crollare su un ginocchio. Sputato un grumo di sangue, il Samurai rialzò il viso e tornò in piedi con la spada tratta, pronto a riprendere lo scontro.
Xaldin sbuffò, scocciato. -Sarà una roba lunga, almeno finché Roxas non torna in sé.- rifletté, evitando di voltarsi verso i compagni e i rumori violenti che producevano i vari scontri, quindi si lanciò nel corridoio con le lance in pugno.

Per quanta acqua potesse buttargli addosso e nonostante tutti i Ballerini che aveva evocato, quel Senza Cuore continuava a fronteggiarlo e ad avanzare. Colpiva, parava e schivava, cadeva ma era sempre lì di fronte a lui, incrollabile come una possente quercia durante una tempesta, per eseguire l’ordine che aveva ricevuto. Il Notturno Melodico deglutì e passò rapidamente le dita sulle corde del sitar, creando un torrente d’acqua per scagliarlo contro il nemico. Il guerriero si limitò a portare la spada avanti a sé in posizione verticale e aprì il flusso in due parti, che gli passarono accanto senza danneggiarlo.
-Uffa!- si lamentò il biondo, riparandosi dietro il proprio strumento. -Con questo qui non funziona niente! Come faccio?!- proseguì, trattenendo uno sbuffo di frustrazione. -Se solo ci fosse Zexion…- pensò poi con un sospiro, dimenticandosi per un istante dove si trovasse e perché.
Riemerse dai suoi pensieri a causa di un grido di battaglia lanciato da Xemnas, e quando rialzò lo sguardo sul suo avversario, Demyx lo trovò immobile, con la katana riposta nel suo fodero e le braccia lungo i fianchi. Inarcò un sopracciglio, istintivamente stupito da quel comportamento, ma si ritrovò a rabbrividire quando alle sue orecchie giunse la vibrazione prodotta da quelle corde vocali silenziose.
-Tu non possiedi spirito combattivo. Non desideri la lotta.- soffiò, schiudendo appena le labbra, prima di inginocchiarsi e venire inghiottito da un passaggio oscuro, che si richiuse in un attimo.
-Eh?!- esclamò il numero IX, incredulo di fronte a quell’inatteso ritiro. -Non ho capito cos’è successo…- mormorò, grattandosi la nuca. -Però tanto meglio!- aggiunse poi, voltandosi verso i compagni. -Andiamo a dare una mano agli altri!-

Menando un colpo di falce, Marluxia diede vita a una tormenta di petali rossi che investirono il Samurai silenzioso, tagliando in più punti il suo kimono. Dopodiché il Leggiadro Sicario scattò in avanti, mirando al collo dell’avversario, che però reagì, incrociando la lama della katana con la sua ricurva. Rimasero in stallo, spingendosi a vicenda, ma nessuno dei due cedette il passo.
Le iridi blu del numero XI, strette per lo sforzo, erano puntate su quella fredda maschera, che anche se priva di espressione l’aveva attratto immediatamente, come una falena che non riesce a sfuggire al calore della lanterna. Avrebbe potuto guardare qualsiasi cosa di quel raro esemplare di Senza Cuore: le mani che si opponevano alla sua forza, la parte inferiore del viso su cui albergavano le labbra pallide e serrate, ma la sua vista non aveva potuto resistere al fascino di quella maschera vermiglia come il sangue che imbrattava la lama della spada avversaria. E in un attimo gli era venuta un’idea, più simile a uno sfizio che voleva accontentare, cosa sarebbe accaduto se l’avesse rimossa? Marluxia ghignò, tirando la falce verso il basso e con essa l’arma del Samurai che rimase col volto sguarnito. Sollevò la mano sinistra e la allungò verso la maschera, ma non appena la sfiorò con la punta delle dita fu attraversato da un’ondata di gelo, che sembrò inghiottirgli l’animo. Saltò all’indietro, ritrovandosi con gli occhi sgranati e il respiro pesante, come se avesse appena corso per chilometri e chilometri. Quando poi spostò lo sguardo sulla mancina inorridì. Il guanto di pelle nera era lercio di denso fluido scuro, che gocciolava in silenzio sul pavimento candido, quasi non volesse farsi notare, creando una piccola pozza che spiccava come una stella nel cielo.
-Da… da dove viene questo sangue…?- domandò a tutti e nessuno, rialzando il viso verso l’avversario, che al contrario lo teneva rivolto alla propria sinistra, celato dal braccio destro, che tuttavia non bastò per nascondere il liquido scarlatto che si stava amalgamando a mezz’aria, quasi fosse dotato di vita propria.
-Questo è solo una piccola parte del sangue che ho giurato di versare in nome di Kagi-sama.- soffiò il Samurai, una volta che la parte superiore del suo viso fu di nuovo coperta. -Ma tu non puoi capire, poiché sei totalmente incompleto.-
Rabbrividendo, il Leggiadro Sicario fece un altro passo indietro, gettandovi poi un’occhiata di sfuggita per costatare che il numero VII aveva definitivamente perso i sensi. Strinse nuovamente le dita attorno al manico della sua falce, sporcandola di rosso, e si mise in posizione di guardia, pronto a sferrare un nuovo attacco. Il suo nemico fece lo stesso, stendendo la katana avanti a sé, come se volesse nascondersi.
-Stop!- gridò il Notturno Melodico, piazzandosi tra i duellanti. -Fermi, fermi!-
-Ma che…?!- balbettò incredulo il numero XI, fissando la schiena del collega.
-Senti Samurai, noi non vogliamo combattere con te, ok?-
-Demyx, ti si è annacquato il cervello? Che stai facendo?!-
-Ah, giusto! Siamo amici di Roxas, vogliamo solo il suo bene, esattamente come te.- disse infine, ignorando la voce del Leggiadro Sicario, che sbatté le palpebre, sempre più confuso.
Sotto il suo sguardo sempre più stupito, il Senza Cuore abbassò la propria arma, dopodiché la rinfoderò e chinò il capo. -Sei sincero padrone dell’acqua, tu non desideri la lotta. Noi guarderemo le spalle a Kagi-sama.- pronunciò in un sussurro simile a un alito di vento che corre tra le radici degli alberi, quindi s’inginocchiò e svanì nel varco oscuro che si era aperto sotto i suoi piedi.
-…Posso sapere che diamine stai combinando?- domandò il rosato, sporgendosi dal fianco destro del compagno, che sospirò di sollievo.
-Ah… Per fortuna ha funzionato…-
-Cosa?!-
-Era un tentativo, se non avesse funzionato ti avrei aiutato.- rispose allegro il biondo, girandosi. -Dobbiamo portare via Saix, in questo posto non è al sicuro.- affermò, voltandosi in direzione del combattimento tra i due Nessuno più anziani, che dopo un ultimo scambio di fendenti saltarono oltre la finestra infranta per cercare un luogo più spazioso.
Dopodiché, Demyx si avvicinò al muro e raccolse un braccio del numero VII, portandoselo sulle spalle, e sorreggendolo per un fianco, ma prima di attraversare il passaggio che Marluxia aveva aperto davanti a lui, lanciò uno sguardo al proprio amico che si trovava dall’altro lato della stanza.
-Coraggio Axel.-

Okami - Twin Devils~ Lechku & Nechku

Corsero lungo la parete esterna della Fortezza, mentre le lame rosse s’incrociavano con quelle ghiacciate, finché non giunsero a un balcone, ma vi si fermarono solo per un breve istante. Saltarono via di nuovo, rapidi come fulmini e salirono sul tetto di una torre. Ancora una volta le loro armi si diedero battaglia, sfrigolando le une sulle altre, come la carta quando viene gettata nel fuoco. Ripresero a correre, balzando da un terrazzo a un davanzale fino a un torrione, scambiandosi fendenti da ogni angolazione. Quando finalmente si fermarono a riprendere fiato, erano giunti sull’Altare del Niente, sotto la fredda luce di Kingdom Hearts.
Il Superiore dava le spalle alla grande luna a forma di cuore, ma non aveva bisogno di voltarsi a guardarla per avere conferma della sua presenza, poiché sapeva che vegliava su di lui. Puntò quindi gli occhi ambrati sul suo nemico, fermo a una decina di passi di distanza, impegnato a ridare forma e resistenza alle sue spade di ghiaccio. A un tratto, però, lo sguardo gli cadde più lontano, attratto da una macchia scura a ridosso delle scale che portavano al piano inferiore.
-Sangue?- pensò, confuso. -È impossibile…-
-Non ti conviene distrarti, Xemnas.- pronunciò il Freddo Accademico, lanciandosi all’attacco con un ghigno. -Potrebbe esserti fatale!-
Il numero I fece per indietreggiare, ma si accorse con orrore che i piedi e metà delle gambe erano prigionieri del ghiaccio. A quel punto sollevò le spade laser e incassò l’offesa, sforzandosi per non cadere di schiena, perché se fosse accaduto sarebbe stata la sua fine. Spinse l’avversario lontano da sé, dopodiché lasciò svanire l’arma che impugnava nella dritta per puntarla in avanti e liberare una scia di saette oscure.
L’ex fondatore si ritrovò presto circondato da quelle pericolose spire che si gettarono su di lui, colpendolo ovunque e dandogli una forte scossa elettrica. Gridò di dolore, ma non cedette mai il passo, anzi reagì e respinse l’elettricità col proprio potere, che congelò le folgori, riducendole poi in gelida polvere. Quando però risollevò gli occhi verdi sul nemico, non lo trovò dove l’aveva lasciato. Si guardò attorno rapidamente, ormai preda della confusione, cercandolo ovunque, ma solo all’ultimo istante ebbe l’istinto di girarsi e alzare il braccio sinistro a propria difesa.
Nero come la notte più buia, Xemnas si scagliò sul vecchio compagno al pari di un corvo a caccia di carogne, menando un doppio fendente con le lame vicine tra loro e colpì.
La spada di ghiaccio si disgregò, come se non fosse mai esistita, e il sangue denso e scarlatto imbrattò ancora una volta il candido pavimento dell’Altare, che poco dopo accolse con un piccolo tonfo la mano e parte dell’avambraccio dell’ex numero IV.
Il Freddo Accademico cadde in ginocchio, urlando e portandosi al petto il moncone, con le palpebre serrate per la rabbia e per il dolore che niente avrebbe mai potuto fargli dimenticare.
-Avevi proprio ragione, Vexen.- asserì Xemnas, torreggiando sul biondo. -Distrarsi durante uno scontro può rivelarsi fatale.-

Kingdom Hearts Original Soundtrack - Destati

Destati, Destati, Destati
È giunta l'ora!

Senza battere ciglio, il custode era partito all’attacco del numero VIII, che colto alla sprovvista dall’incredibile velocità dimostrata dall’altro aveva fatto giusto in tempo a difendersi con i Chakram. Trattenendo un’imprecazione, Axel puntò le iridi verdi in quelle del biondo e quasi tremò nel vederle ancora più fredde e vuote di quella volta davanti al Grattacielo della Memoria, ma non si arrese. Scosse il capo e spinse, cercando di avere la meglio sul Nessuno più giovane grazie alla sua altezza.
-Roxas!- chiamò a gran voce. -Devi svegliarti, Roxas!- proseguì, prima di notare il tremore delle proprie braccia, che stavano cedendo alla forza del numero XIII. -Svegliati!-

Dormiva così bene che non avrebbe mai più voluto aprire gli occhi.
Quel nero era così invitante e accogliente, che non l’avrebbe mai lasciato. Gli bastava un pensiero e poteva assumere qualsiasi sembianza. Un letto con le coperte calde, oppure una spiaggia di fine sabbia bianca, riscaldata dai raggi di un sole invisibile, che però era sempre presente.
C’era un silenzio incredibile in quel luogo. Era così fitto e profondo che avrebbe potuto sentire i battiti del proprio cuore, se ne avesse avuto uno. Si faceva bastare il rumore del proprio respiro, paragonabile a quello delle onde del mare che fanno avanti e indietro sulla battigia.
Stava così bene, per quale assurdo motivo avrebbe dovuto svegliarsi?

La Chiave del Destino parve non udire nemmeno una sillaba del suo richiamo e un attimo dopo svanì, inghiottita da un varco oscuro. Riemerse alle spalle del rosso e si gettò sulla sua schiena in silenzio, per farne un cadavere nel più breve tempo possibile, esattamente come gli aveva ordinato il suo Signore. Le sue chiavi però non sfiorarono nemmeno il soprabito del suo avversario a causa di una torre infuocata che era nata dal pavimento.
Giratosi velocemente, Axel attraversò la sua difesa e lanciò un disco, mirando alla mano destra del compagno per fargli cadere l’arma, ma la sua tattica fallì miseramente. L’elsa nera del Lontano Ricordo aveva protetto il polso del suo padrone, resistendo egregiamente all’attacco.
-Maledizione.- ringhiò il rosso, accorciando ulteriormente le distanze e incrociando di nuovo le proprie armi con quelle avversarie. -Andiamo Roxas, non mi riconosci? Sono Axel!-
Ancora una volta, la sua voce non generò alcuna reazione nel giovane keyblader, che si limitò a rispondere con un abile movimento di entrambi i polsi. In un attimo, il Soffio di Fiamme Danzanti si ritrovò con la schiena contro il muro, ma fortunatamente con le armi ancora in mano e un occhio aperto, che gli consentì di schivare affondo della chiave bianca, che si piantò nella parete. Rotolò per un paio di metri, dopodiché il numero VIII si alzò, appoggiandosi al letto divelto che ora svettava al centro della grande stanza, e osservò il biondino che si girava con inquietante tranquillità per incamminarsi nella sua direzione.
-D’accordo, passiamo alle maniere forti, anche se non avrei mai voluto.- disse il rosso, che in un paio di secondi si era circondato con una decina di sfere fiammeggianti per poi spedirle verso l’avversario.
Altrettanto veloce fu il pensiero di Roxas, che richiamò immediatamente il Portafortuna nella mancina e lo usò per scagliare una magia di ghiaccio a labbra chiuse. Lo scontro tra i due elementi generò una grande nube di vapore simile al leggero velo della nebbia del primo mattino, che quindi non celò nessuna delle due figure. I due si ritrovarono subito, quasi non si fossero mai separati e di nuovo, le loro armi s’incrociarono, lasciandoli in stallo.

Su rimembra tu trepida!
Su sveglia! Ehi ricorda!

-Ti devi svegliare! Vuoi capirlo o no?!- urlò il numero VIII con rabbia. -Non puoi esserti dimenticato di me! Sono Axel!-
-Io non ti conosco.- replicò atono il custode. -Tu sei solo un altro ostacolo sulla strada del mio Signore e devi essere eliminato.- proseguì, per poi richiamare una coppia di Samurai al suo fianco.
-Qui si mette male…- pensò Axel, guardandosi in giro e rendendosi conto di essere rimasto solo. -Molto male…- aggiunse, quando vide i Senza Cuore saltargli addosso. -Ma ancora non mi do per vinto!- esclamò a gran voce, dando fuoco ai due guerrieri che emisero un singolo sibilo prima di svanire e tornare al Nulla.
Quella distrazione, però, gli costò cara. Fu un istante e si ritrovò privo dei Chakram, che furono scagliati via da un fendente obliquo del keyblade nero, e sdraiato a terra con il Portafortuna che gravava ancora su di lui, puntando al suo addome. D’istinto chiuse gli occhi e si preparò a ricevere la condanna da colui che amava.
Non capì come né perché, ma l’arma che avrebbe dovuto affondare perfettamente nello stomaco l’aveva invece ferito al fianco, piantandosi per metà nel pavimento. In ogni caso, il dolore fu bruciante e gridò, accorgendosi solo nel momento in cui stava riprendendo fiato che non era l’unico a soffrire. Sollevate le palpebre, vide la Chiave del Destino in ginocchio con la testa tra le mani.
-Roxas…?- chiamò flebilmente, sgranando gli occhi l’attimo dopo, vedendo in quella sofferenza un’occasione preziosa. -Roxas!- disse in fretta. -Roxas segui la mia voce! Svegliati!-

All’improvviso, quella culla sicura s’era fatta un lago d’acqua immobile e gelida. Era circondato da un’acqua così fredda da dargli l’impressione di essere trafitto ovunque da mille aghi. Si dimenò, non avvertendo più nulla sotto i piedi e cominciò a nuotare alla cieca, perché persino gli occhi sembravano dolergli ed era costretto a tenerli serrati. Nuotò più veloce che poté, dando bracciate ampie ed energiche, e gli parve d’aver percorso interi chilometri quando le sue dita sfiorarono una superficie liscia e ghiacciata. Cominciò a tempestarla di colpi, senza curarsi dei danni che avrebbe potuto causarsi, e spalancò la bocca per gridare, ma nemmeno un suono lasciò le sue labbra. Oppure era lui a non sentire nulla? Nemmeno il rumore dei suoi pugni giungeva alle sue orecchie.
A un tratto, però, qualcosa cambiò.
La parete di ghiaccio sembrò cedere al suo ennesimo colpo e un richiamo arrivò fino alla sua mente.
-Roxas!-
Non era forse il suo nome quello? Chi era a pronunciarlo? Era flebile e lontana, ma sentì di aver già udito quella voce da qualche parte e la sua anima ne fu attratta istintivamente, esprimendo il desiderio di raggiungerla. Riprese ad attaccare il muro che lo separava dal resto del mondo e quando finalmente riuscì a romperlo, l’ambiente attorno a lui cambiò di nuovo.
L’acqua si fece calda e agitata, e il nero s’era fatto luminoso, invitandolo ad aprire gli occhi.
Sbatté le palpebre un paio di volte e quando guardò davanti a sé scorse un’isola. Non un’isola qualunque: la sua.






E qui si chiude ù.ù
Come avrete visto, ho fatto dei tagli tattici agli scontri, per intenderci: dubito che vedrete il continuo di quelli di Xaldin e Xigbar. E due si sono già conclusi a causa del calo ispirativo. Detto questo, credo che con due capitoli al massimo si concluderà la guerra con Vexen.
Nel frattempo, Roxas sembra rinsavire a causa del danno fatto a Vexen e Axel ne approfitta ù.ù Ce la farà a svegliarlo del tutto, prima che lo faccia a fette? Lo scoprirete nelle prossime puntate ù.ù
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che abbiate apprezzato le citazioni a "Destati".
Concludo ringraziando tutti quanti :3 Chi preferisce, segue e ricorda, ma anche chi commenta e chi legge soltanto :3 Vi adoVo tutti *^* Alla prossima!
See ya!
  
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